10. LA SCOMPARSA DEL NERO
“Niente, non rispondono”.
Michele continua ad aggrapparsi al telefono nella speranza di trovare o Trezzi Sport, per capire come comportarci con le maglie sbagliate o il Nero, per scoprire dove diavolo si fosse cacciato.
“Secondo me ci vanno bene”.
Il Bolletti sembra il meno preoccupato nel dover indossare le divise fucsia. Sono in tutto quattordici, evidentemente per una squadra di calcio completa, e non fatichiamo a trovarne quattro della nostra misura. Ce ne sarebbe anche una per il Nero, se solo si degnasse di presentarsi.
“Io il Sedici non lo voglio!”
“Michele, non fare i capricci. E’ l’unica che ti possa andar bene.”
“Una maglia fucsia numero sedici. Non oso pensare ai commenti”.
“Commenti o meno, non abbiamo alternative.”
“Le canotte”.
“Prenditi il sedici che tra due minuti si va in campo”.
Mi guardo intorno nello spogliatoio. Siamo imbarazzanti. Veramente imbarazzanti.
E inoltre solo in cinque.
Sarà una serata lunghissima.
“E’ strano che non abbia nemmeno chiamato per avvisare”.
“Non possiamo chiamare a casa? Magari ha perso il cellulare”
“Qualcuno conosce il numero di casa? O almeno nome e indirizzo? Nessuno?”
“Nessuno”
“Vabbè. Andiamo in campo, và. Per le prossime partite ci penseremo. Tanto, peggio di così non può andare.”
Mai frase fu meno appropriata, perché come usciamo dagli spogliatoi ci rendiamo conto che le disgrazie non sono ancora finite per questa sera. E non sto parlando delle risate del pubblico nel vedere quattro quarantenni in divisa fucsia riportante la dicitura “Bellissime Team” e un panzone con la maglia dell’Uomo Ragno, ma lo scoprire tra le fila della Dinamo Maghi la figura agile e snella di Ricardo Gonzales, il gemello equadoregno capocannoniere delle ultime cinque edizioni del torneo.
“Io me ne torno a casa!”.
“Michele, Michele, Michele…”
Riesco a bloccarlo appena prima degli spogliatoi.
“Ma sei impazzito?”
“No! Ed è proprio per questo che me ne torno a casa. Sta andando tutto storto. Dimmi una cosa positiva e io resto. Una sola cosa positiva e io resto.”
“C’è Daniela tra il pubblico”.
“Non è vero”.
“Te l’assicuro!”. Mentendo spudoratamente.
“Andiamo. E mettiamocela tutta”.
E che Dio ce la mandi buona.