14. IL MESSAGGIO
Altra notte insonne.
Ormai ho perso il conto.
L’incontro con Eliana mi ha scosso.
Mi ha fatto piacere rivederla, mi ha fatto piacere ritrovare in lei la bella ragazza che ricordavo.
Un po’ meno sapere che è fidanzata. So che è infantile sperare che un incontro possa riaccendere dei sentimenti sopiti da tempo. Sono così disperato? Quarant’anni. Sempre questi maledetti quarant’anni.
Eliana era nelle classe accanto la nostra al tempo del liceo. Abbiamo iniziato a frequentarci che io ero in quarta e lei in terza. E’ minore di noi di un anno.
Poi l’università. Io mi iscrissi a matematica. A Milano. Che abbandonai dopo tre anni e soli otto esami dati.
Lei si iscrisse ad astrofisica. A Padova. E ci perdemmo di vista.
Conobbi un’altra ragazza e ci sposammo.
Durò poco.
Molto poco.
E ora mi perdo nei rimpianti.
Le sette e venti.
Mi alzo, tanto di dormire non c’è verso. Vorrà dire che per una volta il negozio lo aprirò io.
L’aria è frizzante. Una passeggiata mi rinfrescherà le idee.
Da quando vivo da solo posso permettermi di andare al negozio a piedi, da casa mia non dista più di trecento metri. Pochi. Oggi troppo pochi. Non sono sufficienti neppure per una veloce riflessione. In un attimo mi trovo davanti la saracinesca abbassata del negozio.
Apro.
Il suono dell’antifurto mi desta dal mio tepore sonnacchioso.
Strano. Si dovrebbe disattivare automaticamente alle sette e trenta, e ora sono quasi le otto.
Suona il cellulare.
E’ Daniela.
“Oscar, scusa se ti sveglio. Sta suonando l’antifurto del negozio. Potresti andare a controllare?”
“Ciao Daniela. L’ho fatto suonare io. Ma non dovrebbe disattivarsi automaticamente alle sette e trenta?”
“Sì, ma non la domenica.”
“Cazzo!”.
“Torna a dormire, Oscar. E’ meglio. Così eviti di fare danni”.
Daniela ha ragione. I fatti di questi giorni mi hanno isolato dalla realtà.
“Questo pomeriggio hai da fare?”
E’ ancora al telefono.
“No. Mi pare di no. Però non lo so. Non so neppure che giorno sia”.
“Vabbè. A Milano c’è la mostra di Goya a Palazzo Reale. Se ti va possiamo andarci insieme”.
“Perché no?”
“Potresti proporlo anche a Michele”.
Daniela non me la racconta giusta.
Ritorno verso casa. Non ho voglia di rimettermi a letto, anche se non posso dire di essere completamente lucido. Magari meglio un bagno caldo. O una doccia.
Devo ricordarmi di messaggiare Michele per questo pomeriggio. Verrà di sicuro, c’è Daniela.
Oppure proprio per questo motivo si tirerà indietro inventando migliaia di scuse.
Prendo il telefono per scrivergli e trovo l’avviso di un messaggio ricevuto.
“Ho bisogno di parlarti. Ti aspetto questa sera alle nove al bar di Tony”
Il numero del mittente non è salvato in rubrica. Finisce con 4672. Strano. Chi può essere.
Magari hanno sbagliato numero. Devo rispondere?
Potrei chiedere “Scusa, chi sei?” ma se è uno che conosco che figura ci faccio?
Cominciamo a mandare il messaggio a Michele. Poi ci penseremo.