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1Bianchità Empty Bianchità Mer Dic 15, 2021 9:29 pm

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Come se già non fosse abbastanza triste, ci si metteva pure la neve a rendere tutto più malinconico. Era dal pomeriggio che fioccava senza pause e il corto viale dove si affacciava il bar era scomparso, nascosto sotto una coltre spessa di neve, così come tutte le strade di Roma.
Samuele pensò che l'indomani gli sarebbe piaciuto andare a fare un bel pupazzo con Filippo, a passeggiare senza meta, bagnarsi i guanti e le scarpe. Chissà com'era bello il lago di villa Borghese con la neve. Invece niente, non avrebbe potuto, perché Giulia aveva deciso che sarebbero dovuti andare a Termoli, dai nonni. Una scusa, pensò digrignando i denti, un'altra scusa. Quei vecchi li potevano andare a trovare anche il giorno dopo...
Alzò il bicchiere che stava finendo di asciugare e attraverso ci vide il bar deformato e riflessi i lampi delle luci intermittenti che aveva ammassato vicino al bagno, di fianco all'albero di Natale spelacchiato con le palle rosse e gialle. Cercò di calmarsi, di fermare il montare della rabbia e riprese a strofinare il bicchiere, anche se ormai era asciutto e senza aloni.
Avrebbe potuto evitare di aprire, quella sera, ma doveva tenere la mente occupata perché era davvero giù di morale. Invece non era venuto nessuno, tranne un tizio silenzioso e mezzo ubriaco, che nonostante il freddo e la neve indossava solo un giubbotto di pelle e un paio di occhiali da sole.
Samuele gli diede un'occhiata distratta e lui, come se si fosse sentito chiamare, si alzò e barcollò verso il jukebox. Ogni tanto muoveva la mascella e sembrava che masticasse. Davanti alla macchina si fermò e quasi ci precipitò sopra, ma all'ultimo, con l'aria di chi la sapeva lunga, si salvò poggiando una mano al muro, mentre con l'altra frugava nella tasca dei jeans cercando una moneta.
Le luci colorate del jukebox si specchiavano sulla giacca di pelle lucida e sulle lenti degli occhiali da sole.
Quando trovò la moneta emise un gridolino di gioia e la sollevò trionfante, per mostrarla in giro, ma il locale, a parte lui e Samuele, era vuoto. Mugugnò qualcosa e si piegò come un riccio sul vetro, per cercare una canzone da mettere. Si levò gli occhiali e iniziò a leggere, ma ci mise qualche secondo di troppo, forse per mettere a fuoco le parole.
Fuori la neve continuava a cadere placida e lui per un po' la osservò attraverso la porta a vetri, con la coda dell'occhio, e forse per ripicca, per cancellare tutta quella pace, chissà, tutta quella solennità natalizia, mise un pezzo dei Ramones.
Si trascinò di nuovo al posto e fece appena in tempo a rimettersi seduto che subito si addormentò, con la fronte sul tavolino e le braccia penzoloni. Samuele scosse la testa, mise via il bicchiere e diede una rapida occhiata all'orologio: mancavano venti minuti a mezzanotte.
I Ramones smisero di suonare nell'attimo esatto in cui la porta del bar s'aprì: una sagoma, scura, in controluce sui lampioni della strada e le luminarie natalizie, che esitò un attimo prima di entrare. Il silenzio, dopo la musica alta, era ancora più duro, e si sentiva solo il respiro rauco dell'ubriaco addormentato e i passi croccanti sulla neve dei rari passanti.
«Prego» disse Samuele, «venga dentro.»
La sagoma si scosse e qualche fiocco precipitò sul pavimento.
«Mi scusi» bofonchiò, «mi son portato dentro un poco di questa bella neve.»
Fece qualche passo e chiuse la porta dietro di sé.
«Brrr, cavoli, che freddo» disse. In testa aveva un cappello da Babbo Natale bagnato, con il ponpon sporco, che dondolava a ogni passo. Teneva sottobraccio un pacchetto, con la carta regalo stropicciata, bianca e dorata, e un borsone a tracolla. Il lungo impermeabile che indossava sfiorava il pavimento e gli stava largo sulle spalle, come se non fosse il suo. Una tasca era strappata per metà.
«C'è un apparecchio telefonico?» chiese.
Samuele indicò la parete in fondo, tra la porta del bagno e l'albero di Natale.
«Le lascio queste cosucole in custodia» disse l'uomo, posando il pacco e il borsone sul banco e facendo l'occhiolino. Samuele notò che aveva le iridi chiarissime, d'un celeste annacquato.
«Faccia pure» disse. L'uomo annuì, ma invece di andare al telefono si lasciò cadere su uno degli sgabelli.
«Quanta poca gente che c'è in giro questa sera, no? Che va pure bene, è la serata della vigilia, ma dài, non è esagerato?»
«Sarà per la nevicata» disse Samuele, alzando le spalle, «non ci siamo abituati.»
«E poi la gente preferirà starsene con la famiglia, a smangiucchiare e fare la tombola, già» annuì l'uomo, mentre si grattava la barba ispida sul mento.
Samuele fece una smorfia, ma non rispose, posò invece le mani sul banco, aspettando che ordinasse qualcosa.
«Lei ad esempio» continuò invece l'uomo, «perché non sta in casa?» Sorrise sbilenco, alzando solo la parte sinistra delle labbra.
«Sto lavorando» rispose secco Samuele, «e lei?»
«Oh bella, anche io lavoro!» esclamò l'uomo, alzando le mani e lasciandole ricadere sulle ginocchia.
«E sia, quindi lavoriamo tutti e due. Le servo qualcosa?»
«Io e lei lavoriamo, certo, ma quello là?» chiese l'uomo, girando sullo sgabello e indicando l'ubriaco addormentato.
«Non lo conosco» disse Samuele, «è la prima volta che lo vedo.»
«Ci credo, l'ho convinto io a venire a bere qui» disse l'uomo, gonfiando il petto, «era fermo qua fuori, al riparo sotto la pensilina del tram, e gli ho detto: eccoti qua cinquantamila lire, ma te li do solo se te li sbevuzzi in quel bar! Non è che ha bisogno di soldi, questo lo so, ma di sicuro ha bisogno di bere. Sa, finalmente la moglie lo ha mandato via di casa perché picchiava il figlio. Ma giù botte pesanti, cavoli. L'ho fatto entrare qua per prendere due piccioncini con una fava.»
«Ma che sta dicendo?» chiese Samuele.
«Facciamo che mi serve una cioccolata e io dopo le racconto una storia. Ci metta anche la panna montata, che mi piace corposa di dolcità.»
Samuele fece un passo indietro e osservò meglio l'uomo. Era molto magro, alto, le dita secche, immobili sul bancone, arrossate dal freddo. Sorrideva sbilenco, un occhio rosso e cisposo, dove il celeste spento degli occhi risaltava ancora di più.
Iniziò a preparare la cioccolata senza perderlo di vista. L'uomo si mise a girare sullo sgabello per giocare, come un bambino. Quando la cioccolata fu pronta si fermò e si accese una sigaretta. Fumava e beveva, ogni tanto cercava di fare dei cerchi di fumo, ma proprio non gli venivano.
«Ho tipo un'ossessione per il Brucaliffo» disse, «sa, quello di Alice nel Paese delle meraviglie? Quello che fumacchia.»
Samuele annuì.
«Certo che lo conosce, che domande» sorrise l'uomo, schiacciando la sigaretta, «suo figlio Filippo avrà visto la videocassetta del film almeno un centimigliaio di volte.»
Samuele sbarrò gli occhi.
«Come conosce mio figlio?» sibilò.
«Su, su, non preoccuparti» sbottò l'uomo, alzando i palmi, «non ho brutte intenzioni, tu sei nella lista dei buoni. E dammi pure del tu, piccolo Samuele, abbasso le formalità. Senti, ti do un indizio per capire chi sono, così ti tranquillizzi. Mi chiamo Klaus. In realtà è tipo un nome d'arte, ecco...»
L'uomo fece l'occhiolino e si indicò la cuffietta.
«Non mi interessa chi sei, voglio sapere come conosci mio figlio.»
«Sono Babbo Natale!» gridò Klaus, «e sono qua per consegnarti un regalo» indicò il pacco sul bancone, «e per confezionarne un altro. Adesso mutino però, che ti racconto la storia che ti ho promesso.»
«Ma che cazzo dici? Sei fuori di testa?»
«La nostra, quella mia e dei miei collaboratori al polo nord, è una missione importante, capisci? A noi è dato il compito di dividere buoni e cattivi, giudicare chi si è comportato bene e chi male… discernere, no? Cavoli, un po' come Dio, se ci rifletti. Noi osserviamo… ti abbiamo osservato, mio piccolo Samuele, sappiamo cosa hai passato. Cosa stai passando. E nella nostra benignità ti abbiamo fatto un regalo. Meglio, direi meglio sì, abbiamo esaudito un tuo desiderio, una cosa che speri accada nel profondo del cuoricino.»
L'uomo si portò una mano al petto e socchiuse gli occhi.
«Tua moglie. Ex. Meglio sì, ex moglie, non ti fa mai vedere il bambino, birichina… ecco, lei ad esempio è nella lista dei cattivi. Aih aih per lei. Adesso però scusami, devo fare un'interurbana, gli elfi aspettano una mia chiamata.»
Andò al telefono e inserì un mucchio di monete, quindi digitò un numero lunghissimo. Mentre parlava nella cornetta, accarezzava una delle palle appese all'albero di Natale. Samuele cercò di intercettare qualche parola, ma Klaus parlava a voce molto bassa. Quando smise di sussurrare nella cornetta, annuì convinto un paio di volte e la lasciò a dondolare, come un impiccato, prima di tornare a sedersi. Samuele lo guardava come ipnotizzato, da qualche minuto non riusciva più a muoversi.
«Scusa per la cornetta» disse Klaus, indicando il telefono, «vogliono sentire.»
Socchiuse un poco gli occhi, prese un'altra sigaretta, la rigirò tra le dita ma non l'accese. Fece invece quel sorriso asimmetrico che lo faceva sembrare malinconico, come un attore di un vecchio film in bianco e nero di cui tutti si sono scordati il nome.
«Si sta facendo tardi» sospirò, «tra cinque minuti è mezzanotte... Sai, una volta conoscevo un tizio... era tipo uno che credeva a tutto quello che gli dicevano, un credulone che usava cure alternative, omeopatia, si dice così? Non lo so. Uno rimasto indietro a venti anni fa, figlio dei fiori, roba così, hai presente?»
Aspettò un gesto d'assenso di Samuele, ma non arrivò nulla.
«Ecco» riprese, «a questo tizio gli avevano detto che lavarsi faceva male, cavoli, che ti avrebbe rovinato la pelle o chissà cosa, tipo una dermatite, non lo so. Gli avevano anche detto di non preoccuparsi, che smettendo di lavarsi avrebbe col tempo attivato tipo un processo che avrebbe prodotto un sapone naturale. Cioè la pelle, secernendo sebo, che ne so, o altro, si sarebbe auto lavata. E niente, questo ci aveva creduto e aveva smesso di lavarsi. L'ingenuità, riesci a crederci? Sta di fatto che dopo quattro mesi era ricoperto di uno strato spesso così di sporcizia e puzzava come un cane e, come posso dire... alla fine lo hanno lavato, ecco.»
Fece una smorfia e alzò le mani, come a dire che il lavaggio non era stato tanto piacevole, ma lui non ci aveva potuto fare nulla.
«Tu dirai, piccolo Samuele, ma cosa c'entra? E in effetti hai ragione… ma ho riflettuto e ho visto tipo una metafora, no? Cioè, stiamo tutta una vita senza lavarci, non dalla sporcizia, dico, ma dalle ingiustizie. Le cose che ci fanno subire, la malvagità. E cosa stiamo aspettando, dico io, per pulirci? Di sicuro col tempo la situazione non migliora, aspettando, la sporcizia aumenta e basta. Siamo pieni di lordità, ecco cosa siamo. Ma per un giorno, il giorno di Natale, cavoli, io, Babbo Natale, vado in giro a fare doni ai bambini buoni, ai bambini ingenui che non si sono mai lavati. Io li rendo puliti.»
Afferrò il borsone e si diresse verso il jukebox. Diede una rapida occhiata ai titoli e diede un colpetto col dito sul vetro, indicandone uno.
«Ma che fortunello! Jingle Bell Rock nella versione di Johnny Mathis!» esclamò e inserì una moneta.
La musica riempì subito la sala e Klaus accennò qualche passo di danza mentre si dirigeva verso l'ubriaco addormentato. Posò il borsone sul tavolino e lo aprì.
«Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock, jingle bells swing and jingle bells ring… poi non lo so come fa… snowin' and bowin... e invento tipo le parole… up busce of fun no…»
Estrasse dal borsone una mannaia e la soppesò un poco.
Samuele ebbe un sussulto, fece per dire qualcosa, abbozzò un passo di lato, pensò di scappare, ma le ginocchia sembravano bloccate, le gambe rigide. Guardò la porta a vetri, in cerca di aiuto, ma fuori il vento era aumentato e alzava piccoli mulinelli sulla strada deserta, come sbuffi di farina. Nessuna macchina, non un passante.
Klaus si afferrò il ponpon della cuffietta e lo lanciò dietro la testa, facendo volare qualche gocciolina d'acqua sporca. Prese il braccio dell'ubriaco, lo stese sul tavolino e mentre con la mano sinistra teneva immobile il polso, con la destra alzò la mannaia.
«Questo signore è finito dritto dritto nella lista dei cattivi, una macchia nella bianchità del Natale. Una macchia nella vita di un bambino buono.»
Agitò un poco la mannaia in aria e la lama catturò per un attimo il riflesso intermittente dell'albero di Natale.
«That's the jingle bell rooooooock!» cantò Klaus e calò la lama.
La mano dell'ubriaco cadde giù dal tavolino con un tonfo e rimbalzò, lasciando dietro di sé una scia rossa. L'ubriaco si svegliò e alzò il viso, gli occhiali da sole storti sul naso, la bocca socchiusa, un leggero rivolo di bava sul mento. Levò il braccio monco e cercò di sistemarsi gli occhiali con la mano che non aveva più. Ci rimase male, perché inclinò la testa, come un cane curioso, e mise su una specie di broncio, arricciando il naso. Si immobilizzò, per qualche secondo non disse nulla e non mosse un muscolo. Poi si accorse di cosa era successo e iniziò a urlare, tenendosi il moncherino, che intanto schizzava sangue a fiotti ritmici.
Anche Samuele provò a urlare, ma riuscì solo ad aprire la bocca, senza emettere nessun suono.
«Tranquillo» gli disse Klaus, mentre si chinava a raccogliere la mano mozzata, «tra non molto perderà i sensi e puff, a terra.»
L'ubriaco intanto aveva cominciato a girare in cerchio, tenendo alto il moncherino, poi, piano, fu come se si spegnesse, rallentò l'andatura, si mosse un attimo verso la porta avanzando a zigzag, rovesciò una sedia, si accasciò, smise di urlare, si guardò intorno, gli caddero gli occhiali, batté le palpebre esterrefatto una decina di volte, sempre più adagio, fino a tenere gli occhi chiusi, barcollò, lasciò andare il braccio e svenne.
Klaus gli diede un calcetto.
«Visto?» disse, «è andato.»
Tirò fuori dal borsone una scatolina, ci mise dentro la mano mozzata e fischiettando cominciò a confezionare un pacchetto con la stessa carta bianca e dorata del regalo che aveva lasciato sul bancone.
Quando finì, chiuse il borsone, lo mise a tracolla e si diresse verso la porta a vetri. La spalancò e di nuovo fu solo una figura in controluce.
«Be'» disse, «è mezzanotte. Tanti auguri di buon Natale, piccolo Samuele. Io devo consegnare questo regalo a un altro bambino buono, altrimenti mi fermerei ancora un poco a chiacchierare con te.»
Si voltò e fece un respiro rumoroso, il viso contro il gelo della notte. I fiocchi di neve gli vorticavano attorno, come satelliti.
«Quanta bianchità» disse «che meraviglioso candore.»
Uscì, richiuse con delicatezza la porta e sparì dietro l'angolo.
Samuele rimase per qualche minuto immobile, senza sapere cosa fare. A turno guardava l'ubriaco, il pacco sul bancone e la cornetta del telefono. Il respiro era irregolare, cercava di prendere aria e rantolava. Quando riuscì a muoversi, raggiunse l'uomo disteso a terra e si assicurò che respirasse ancora, quindi recuperò un panno di stoffa pulito e gli fasciò il polso, cercando di fermare l'emorragia.
Cercò di calmare il respiro e andò al telefono, afferrò la cornetta che dondolava, fece per riattaccare, così da poter chiamare la polizia, ma d'istinto, quasi senza riflettere, la portò all'orecchio.
«C'è qualcuno?» bisbigliò, ancora ansimante.
Sentiva un battere ritmico, in sottofondo, come se ci fosse un macchinario in azione. Gli sembrò anche di sentire delle risate soffocate, ma poteva essere qualunque cosa, era un rumore come il gracchiare di un corvo, come lo strisciare di una sedia sul pavimento.
«Apri il tuo regalo» gli disse una voce.
«Chi… chi siete? Io…»
«Ti interessa davvero chi siamo?»
«Sì… cioè…»
Si sentì un fruscio, come se una mano fosse stata appoggiata sul microfono, e la voce, stavolta ovattata, lontana, parlò ancora, ma non rivolto a lui.
«Vuol sapere chi siamo… cosa gli dico?» la sentì chiedere.
Un gracchiare, forse ancora risate. Qualcuno rispose, ma Samuele non capì. Di nuovo un fruscio, stavolta per togliere la mano dal microfono.
«Siamo gli elfi» disse infine la voce, tutta allegra.
«Voi… bastardi…»
«Buon Natale» disse la voce e chiuse la comunicazione.
Samuele deglutì, quindi chiamò la polizia e si sedette ad aspettare. Le luci intermittenti dell'albero di Natale gli diedero fastidio e chiuse gli occhi.
Il silenzio era tale che sentiva nelle orecchie il battito del cuore.
Rivide Klaus che mozzava la mano dell'uomo ubriaco, il suo sorriso storto, gli occhi trasparenti. E lui non aveva fatto nulla, era rimasto paralizzato dalla paura. Klaus aveva preparato un pacchetto, un regalo per un bambino buono: una mano. Una mano che lo aveva picchiato, chissà in che modo, chissà per quanti anni…
Il suo regalo invece, il suo pacchetto, quello che per tutto il tempo gli era rimasto davanti al naso, era troppo grande per contenere solo una mano.
Riaprì gli occhi, a fatica si alzò e raggiunse il bancone.
Il pacco era là. Guardandolo meglio notò un angolo macchiato.
Una macchia scura.
Accarezzò il fiocco.
Era contemporaneamente disperato ed euforico.
Cominciò a piangere, per se stesso. Perché lui il desiderio perverso di ricevere quel regalo lo aveva avuto davvero. La rabbia, la disperazione, l'impotenza, quante volte gli avevano fatto fare pensieri distorti, sbagliati, perversi. Si sentì sporco, al contrario di ciò che gli aveva raccontato Klaus, non si sentiva certo meglio, tantomeno pulito.
Tremante, cieco di lacrime, scartò il regalo.

2Bianchità Empty Re: Bianchità Ven Dic 17, 2021 1:23 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Cavolo, seconda lettura e anche questa mi è piaciuta.
Bella l'atmosfera, un'immersione negli anni '80 col telefono a gettoni, il juke-box e i Ramones. Mancava solo che avessi fatto prendere a Babbo Natale un Cynar o un Biancosarti invece della cioccolata e tutto sarebbe stato da 10 e lode.
Davvero, ho trovato la storia inquietante, con quel tocco di surreale, d'indefinito, che contribuisce a far sconfinare l'inquietudine nel perturbante.
Mi è piaciuto molto lo slang alla Cetto del tuo Klaus, serve a fornirgli quel tocco in più di pazzia.
Da migliorare forse il finale, è troppo brusco. Non che tu debba spiegarci cosa c'è dentro quella scatola più grande, lo sappiamo, anzi, forse come colpo di scena alla Seven è anche troppo telefonato. Solo il lettore avrebbe avuto bisogno di essere accompagnato un pò di più, con l'ultima frase si ha la sensazione di vedere un segnale di STOP grande come una casa e d'istinto quasi inchiodi pigiando il pedale del freno. 
Comunque ripeto che la storia trova tutto il mio apprezzamento.

3Bianchità Empty Re: Bianchità Dom Dic 19, 2021 9:28 am

Valentina

Valentina
Younglings
Younglings

Ciao Autore!
L'evoluzione della tua storia mi ha sorpreso molto, lasciandomi spiazzata.
Avevo appena incominciato a pensare che la storia stesse prendendo una piega tale da essere quasi adatta alla sezione ragazzi quando è arrivata di colpo la mano mozzata!
Sei stato molto abile ad "ingannare" il lettore. Mai ci si sarebbe potuti immaginare che quel Babbo Natale, seppur smilzo e strano, potesse utilizzare "la legge del taglione" come regalo di Natale, come un giudice, che giudica chi è buono e chi no.
Poi a ripensarci, è lui stesso a paroganarsi a Dio, per il grande potere che ha... E questo forse era un indizio.
Quindi ripeto, complimenti, perché il genere intrapreso dalla storia mi ha sorpreso e mi è piaciuto.
Scritto molto bene, non ho trovato errori ortografici. Un bel ritmo, dei bei dialoghi, credibili. Tutto molto scorrevole.
Una bella apertura iniziale, che con semplicità ha dato indizi rispetto al tormento del protagonista. Una conclusione invece interrotta, suggerirei una piccola finestrella sul futuro, magari di lui e il figlio che passano il Natale successivo assieme, sottolineando la mancanza della mamma.
È intuibile cosa sia successo, non serve descriverlo, dico solo che avrei avuto bisogno di una o due righe in più per digerire il finale, senza sentire questo senso di incompletezza.
Concludo facendoti ancora i complimenti per l'idea originale e la scrittura.

4Bianchità Empty Re: Bianchità Dom Dic 19, 2021 12:53 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

Adoro "la vita è meravigliosa". Lo considero uno dei più bei film in assoluto, non soltanto fra i film natalizi.
Adoro crogiolarmi  nell'utopia che almeno a Natale, venga qualcuno a punire i cattivi e a premiare i buoni. Sono fra coloro che pensano che esistano molti cattivi, qualche buono e una quantità indefinita e indefinibile di persone che come me stanno nel mezzo. In quello spettro continuo e infinito di tonalità di grigio che passano dal nero del cattivo, cattivo al bianco candido del buono.
Il tuo racconto per certi versi mi ha ricordato il film. Ovviamente reso più moderno con quella parte pulp che però ci sta tanto bene.
Il ritmo è buono, a parte forse l'inizio un po' lento. La scrittura è matura.
I limiti maggiori?
a) troppo non detto/non scritto. Senza nemmeno dare al lettore - magari sono io che son tontolone - la capacità di indovinare e capire;
b) un finale tronco che ti lascia insoddisfatto, che non placa la curiosità.

5Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Dic 20, 2021 3:08 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

E' stato giusto metterla nel reparto adulti. E' una storia veramente terribile ed è scritta con una tranquillità che mentre la leggi non ti fa impressione poi alla fine rinasce completamente e ti mette quasi quasi la voglia di non averla letta. Accipicchia che Babbo Natale carogna! D'ora in poi starò molto attento coi miei desideri e qui subito dichiaro che... mi sei piaciuto moltissimo! Scherzo l'ho veramente apprezzato ma volevo metterti un po' d'ansia, la stessa che hai messo a me lasciando quel pacco alla mia/nostra curiosità.

6Bianchità Empty Re: Bianchità Mer Dic 22, 2021 11:15 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

beh, cacchio...
alla fine sono rimasto piacevolmente sorpreso.
la storia mi era parsa, inizialmente, piatta e monotona, quasi volesse descrivere la naoia di certe situazioni. poi è cambiato tutto con l'entrata in scena di Klaus che ha stravolto non solo il povero barista ma anche la trama e l'atmosfera della storia.
il finale può piacere o non piacere, io lo apprezzo parecchio e, come ha scritto qualcun altro, meglio stia attento a certi miei desideri, non vorrei poi ritrovarmi in una situazione simile.
complimenti


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Bianchità Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

7Bianchità Empty Re: Bianchità Mer Dic 22, 2021 2:04 pm

Nellone


Younglings
Younglings

Storia ben scritta e con una giusta ambientazione quasi-contemporanea (anni ’80, penso…). La tristezza e la malinconia del protagonista sono palpabili nella prima parte, forse un po’ troppo lunga ma nel complesso non eccessiva. L’idea del Babbo Natale “vendicativo” è una gran bella idea, rappresenta molto bene il concetto di giustizia “sommaria” che attrae (purtroppo…) molte persone al giorno d’oggi. Lo stile è pulito e scorrevole, con frasi giustamente articolate e periodi non troppo lunghi (che poi, non è che mi dispiacciano), manca giusto un “cambio di ritmo” quando si passa ai fatti, ma nel complesso non se ne sente troppo la mancanza. Il finale è forse leggermente prevedibile: cosa ci sarai mai nel grosso pacco? Il finale è aperto, ma lo sviluppo della vicenda chiude abbastanza la prospettiva del lettore. Qualche difettuccio, insomma, che non pregiudica il piacere di leggere una racconto piuttosto interessante.

8Bianchità Empty Re: Bianchità Gio Dic 23, 2021 12:52 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Sai che c’è? Leggendo questo racconto ho rivisto e riassaporato le sequenze di Arancia Meccanica.
Il tuo psicotico Babbo Natale mi ha ricordato Alexander Delage sia per il suo eloquio pieno di diminutivi, sia per la violenza intercalata dal canto (ricordi la sequenza di singing in tre rain quando, cantando, ammazza di calci il barbone). 
Dunque atmosfera angosciante, descrizioni che rasentano la perfezione, climax crescente (finale scontato). Alla fine, comunque, una interpretazione originale del contest e quel titolo col neologismo che impreziosisce e rende un ottimo servizio a questo testo così strano e angosciante.
Complimenti.

A Arunachala garba questo messaggio

9Bianchità Empty Re: Bianchità Dom Dic 26, 2021 3:10 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Storia strana.
E' riuscita bene la dualità tra prima parte lenta, d'attesa, e la seconda di follia e sangue.
C'era qualche segnale: la solitudine del momento, il bar vuoto, lo scorno di Samuele.
Dall'entrata in scena di Klaus cambia tutto e la storia assume connotati diversi e molto più coinvolgenti.
Però ci sono dei però.
Credo sia fuor di dubbio che Klaus sia un essere soprannaturale, e non uno psicopatico, anche se a lungo ne sono stato incerto.
Non ho capito la funzione degli elfi e della telefonata che Klaus fa loro, nonché del telefono che rimane aperto per farli ascoltare. Ascoltare cosa?
E che senso ha lo scambio di battute tra Samuele e gli elfi?
Penso solo aggiungere la dimensione soprannaturale, oltre a calcare l'atmosfera horror.
Mi immagino poi la gioia del figlio dell'ubriaco nel vedersi regalata la mano mozzata del padre. Eh beh.
A meno che non sia come per Samuele, una sorta di monito "attento a cosa desideri." Ma non mi pare che la forza motrice di Klaus sia quella di esaudire alla lettera i desideri della gente, il discorso sui buoni e i cattivi porta in tutt'altra direzione.
Anche questo aspetto narrativo non l'ho compreso del tutto.

Il problema più grande che ravviso, a livello di trama, però è un altro: all'inizio della vicenda non si capisce assolutamente che Samuele è divorziato o separato. Sembra che Giulia abbia deciso di portare la famiglia dai nonni e questo a Samuele non piaccia, magari perché non sopporta i genitori di lei (li definisce "quei vecchi").
Per cui, okay, nel finale si capisce che nel pacco c'è un pezzo di Giulia, ma la mia reazione istintiva è stata qualcosa tipo PERCHE' MAI SAMUELE DOVREBBE AVER DESIDERATO MORTA LA MOGLIE???
Ho dovuto rileggere tutto da capo per capire il sottinteso, e questo mi ha un po' smorzato l'intero racconto.
Secondo me serviva molta più "rabbia" nell'incipit per far inquadrare bene la situazione di Samuele e quindi giustificare il finale splatter.

Infine, la parlata strana di Klaus è caratteristica, ben pensata, ma i dialoghi in sé non mi hanno conquistato. In più di un passaggio sono teatrali, studiati a tavolino, poco spontanei.
Non so come li avrei gestiti io, beninteso, ma mi lasciano almeno in parte insoddisfatto.

Nel complesso il tuo è comunque un buon lavoro.

A Akimizu garba questo messaggio

10Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Dic 27, 2021 4:22 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Buona la regia che ci fa vedere quasi tutto di questo magnifico racconto. In effetti ricorda molto Il capolavoro di Frank Capra, e questo è un pregio della storia, non un difetto. Pensavo di stare tranquillo con la mia decina di racconti. Nevvero, tu ci entri a capofitto.
Molto bravo. Un abbraccio.

11Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Dic 27, 2021 6:26 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Autore,
bellissimo questo racconto, complimenti!!!
Forse ho trovato la prima parte leggermente lenta rispetto al resto del testo e, alla luce dei fatti, poco chiara: Samuele è giù di morale perchè è costretto ad andare a Termoli dai suoceri. Invece poi si capisce che saranno Giulia e Filippo ad andarci e lui rimane da solo, da qui la sua tristezza: ecco, avrei chiarito meglio questa situazione.
Mi piace leggere scene impossibili calate in scenari di ordinaria normalità: credo che sia l'effetto horror che preferisco! L'inquietante inimmaginabile che si avvera!
Mi piace proprio tanto questo Babbo Natale giudice e carnefice!
Il finale è un tocco di classe.

12Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Dic 27, 2021 9:30 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è l’ultimo racconto che commento nella sezione adulti.
Interessante come il Natale sia stato associato, in metà dei racconti, all’emergere dal profondo di sentimenti oscuri, desideri di vendetta, malinconia, tristezza.
Direi che qui abbiamo l’apoteosi di tutto questo. L’oscurità qui non è personale (come in All I want for Christmas), non è limitata a una parte del mondo (il demone che affligge un solo villaggio in L’uomo che abitava alla fine del bosco), ma è addirittura cosmica: comprende figure – Babbo Natale e gli elfi – che svolgono un lavoro “universale”, che coinvolge tutti. Perché qui non abbiamo un Babbo Natale “non del tutto buono” come in I bambini del condominio Albanella Reale, qui abbiamo un vero e proprio demone – circondato da una corte di piccoli demoni, gli elfi – che si aggira per il mondo dispensando senza scrupoli la sua personale legge del taglione (e mai definizione fu più precisa che in questo caso).
Quante volte, autore, hai desiderato, magari negandolo subito dopo a te stesso, che un Babbo Natale come questo arrivasse a vendicarti dei torti subiti?
E quante volte magari questo è capitato anche a tante altre persone?
Hai preso una bolla di oscurità dal profondo comune di ogni essere umano e ne hai fatto un personaggio.
Al netto del fatto che è veramente un racconto atroce (come contenuti, intendo), quindi per me difficile da affrontare, questo è un bel racconto: bella idea, ben elaborata e costruita, ben raccontata e scritta.
Ho passato la notte a chiedermi perché tu abbia scelto un’ambientazione pre-euro (qualcuno ha riconosciuto gli anni Ottanta) e mi sono data due possibili risposte: la prima è che il periodo ti piace; la seconda è che tu avessi bisogno di inserire un elemento presente in modo esclusivo solo fino agli anni Ottanta. Tolti il denaro e la musica (avresti, credo, potuto scegliere altre canzoni), la mia attenzione si è fermata sul telefono a gettoni a muro: Babbo Natale doveva andarsene lasciando la comunicazione aperta con gli elfi, per inserire quell’elemento inquietante.
Avevo anche pensato che il racconto fosse stato scritto molti anni fa poi riadattato, ma non credo sia così: avresti potuto comunque adattare anche quegli elementi. Credo che la tua sia proprio una scelta molto intenzionale.
La testa della moglie nella scatola è una citazione del film Seven?
Anche io non avevo capito subito che Samuele era divorziato. Hai lasciato apposta l’ambiguità iniziale? Perché per toglierla ti sarebbe bastato inserire qualcosa nelle prime frasi, in particolare in questo punto:
“perché Giulia aveva deciso che sarebbero dovuti andare a Termoli, dai nonni”= “perché Giulia aveva deciso che lei e Filippo sarebbero dovuti andare a Termoli, dai nonni”
La forma è corretta, ma c’è qualche parola che non capisco se tu abbia scritto apposta in un certo modo, per rendere un modo particolare di pensare e di esprimersi di Babbo Natale, o ti sia sfuggita:
- “due piccioncini”= l’espressione indica due innamorati; si dice invece “prendere due piccioni” nel senso che tu hai usato
- “corposa di dolcità”= dubbio che ho espresso sopra
- “Sbevuzzi”= sbevazzi; ma torno al dubbio di sopra
- “Aih aih”= la forma corretta sarebbe “ahi”

A Marcog garba questo messaggio

13Bianchità Empty Re: Bianchità Mar Dic 28, 2021 10:06 am

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Anche questo è un racconto che va riletto, perché non tutto si percepisce in prima lettura e, anche dopo, non sono sicuro di averne compreso tutti i dettagli.
Certamente se ne coglie subito l’atmosfera e questa mi è piaciuta subito. Sono evidenti citazioni, non so quanto volontarie, di Kubrick e Tarantino. Fino dalle prime battute mi è parso di entrare in un set cinematografico o una rappresentazione teatrale e questo per me è un grande pregio della tua idea e del tuo stile di scrittura.
Ti segnalo alcune piccole cose.
“una sagoma, scura, in controluce sui lampioni della strada e le luminarie natalizie”. È un effetto che usi poi una seconda volta. Credo, ma potrei sbagliare, che l’effetto (molto teatrale) si avrebbe completamente se il luogo in cui si svolge l’azione fosse al buio o in una semi oscurità, cosa di cui dubito per un locale pubblico.
“C’è un apparecchio telefonico?”. Perché non dire semplicemente: “c’è un telefono?”
Il titolo non mi convince molto, come pure “… la panna montata, che mi piace corposa di dolcità”
“Samuele deglutì, quindi chiamò la polizia”. Perché non prima un’ambulanza?
Su quella scatola avrei preferito qualche piccolo dettaglio in più, se non altro per poter formulare ipotesi che avessero una certa plausibilità.
A parte queste considerazioni, il racconto va senz’altro a finire nella mia lista dei preferiti.

14Bianchità Empty Re: Bianchità Mar Dic 28, 2021 10:42 am

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Bianchità. Bianchità e dolcità. Invece di bianchezza e dolcezza. E poi cosucole, centimigliaio, sbevuzzi e fumacchia. Questo Klaus folle è un trionfo di piccoli dettagli, a cominciare dal linguaggio. Il racconto è quasi la sceneggiatura di un corto cinematografico. Me lo vedrei bene in un film a episodi, qualcosa tipo Natale Rosso Sangue. Mi sa che questa storia ce l'avevi in testa da un po' e aspettavi il Natale giusto per tirarla fuori. Ottimamente gestita, piena di rimandi (persino Alice nel Paese delle Meraviglie, mi sa che qualcuno ha perso la testa...), inizia lenta, si prende il tempo per costruire un'atmosfera e poi la incrina, la rende storta. Il lettore è Samuele. Non può fare a meno di osservare gli eventi, terrorizzato. Mi è piaciuto molto.


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Bianchità Senza_10

15Bianchità Empty Re: Bianchità Mer Dic 29, 2021 1:55 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

"Fai attenzione a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo". Questo aforisma si sposa alla perfezione alla situazione del piccolo Samuele. Racconto particolare che sorprende il lettore risvegliandolo da un'atmosfera grottesca seppur ovattata dalla bianchità della neve. Funziona tutto il meccanismo. I personaggi, l'ambientazione, il linguaggio surreale. Forse... e dico forse... metterei solo un poco di ordine nella parlata di Klaus. Un kaos ordinato, altrimenti si rischia di perdersi un po'.
Molto bello davvero.
Complimenti.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

16Bianchità Empty Re: Bianchità Mer Dic 29, 2021 7:01 pm

gemma vitali

gemma vitali
Padawan
Padawan

E quindi questo Klaus diventa un giusiziere della vigilia di Natale.
Ben scritto ,dettagliate le immagini delle scene: babbo natale che gira sullo sgabello che canticchia la canzone natalizia e poi fa cadere la mannaia sulla mano provocano un brivido inquieto.
singolale la tua bianchità e complimenti per la creatività.

17Bianchità Empty Re: Bianchità Mer Dic 29, 2021 11:13 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Questo racconto mi ha riportato fin dall'inizio agli anni della mia adolescenza. Perché? Perché il tuo Babbo Natale è talmente inquietante da ricordarmi fin da subito André Linoge, dello zio King. Con quel modo di parlare bizzarro, un po' alla Ned Flanders, avevo già capito dall'inizio la svolta che avrebbe preso il racconto, tanto che la mano mozzata per me non è stata una sorpresa, anzi...a un certo punto, ben prima della svolta sanguinolenta, avevo cominciato a canticchiare la filastrocca de "La Tempesta del Secolo", pensa te. Oltretutto la neve e la condizione di isolamento del bar creano altre analogie con quel bellissimo romanzo. Scommetto che è proprio da lì che hai preso ispirazione. Chissà, forse me lo dirai a giochi fatti se ci ho preso o no. E ho anche la quasi certezza, non so perché che dietro questo racconto ci sia una mano maschile. In ogni caso questo per me è sicuramente uno degli scritti più belli di questa sezione. Ed è quando leggo uno scrittore così capace, mi rendo conto quanto ancora io debba lavorare per raggiungere questo livello. Accomodati pure in antologia, la meriti tutta. Complimenti!


______________________________________________________
"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? 
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."

A Akimizu garba questo messaggio

18Bianchità Empty Re: Bianchità Ven Dic 31, 2021 12:02 am

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ottimo racconto, macabro al punto giusto, Tatantiniano in certi punti.
Ti tiene incollato alla lettura, con un giusto mix tra scene lente, ben descritte, e improvvise accelerazioni.
Bianchità, dolcità: anche le parole “sbagliate” hanno un loro perché.
Forse un Babbo Natale così non era proprio da cioccolata, ma si va sulle scelte personali.

19Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Gen 03, 2022 7:48 am

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Fantastico questo Klaus vendicatore e sbrindellato. La parlata (gli strani vocaboli, i continui cavoli…, che ne so…), è un tocco di classe stilistica eccellente.
Gli anni settanta-ottanta non sono del tutto giustificati nell’economia del racconto ma, se ho capito bene, l’autore è un assiduo frequentatore di quel periodo nei suoi racconti e dunque è solo gusto personale.
Anche la telefonata e i presunti elfi non hanno una funzione chiara, forse servono solo a completare l’immagine di Babbo Natale con il suo tradizionale entourage di esseri soprannaturali, anche qui distorti. Si potevano introdurre allora anche le renne, che so, antropofaghe.
Una nota sul finale: all’inizio avevo pensato che anche Samuele fosse picchiato da piccolo e dunque il regalo potesse essere la mano del padre, poi però in effetti può essere la testa della ex-moglie. Con un piccolo indizio all’inizio sul desiderio di morte di Samuele per Giulia si poteva dare al finale più chiarezza, almeno per me.
La scrittura è ottima: frasi quasi perfette. Un paio di consigli:
- Si trascinò di nuovo al posto. Al posto fa un po’ scuola. Forse meglio al tavolo.
- Invece non era venuto nessuno, tranne un tizio silenzioso e mezzo ubriaco. Questa frase per introdurre il cliente ubriaco sembra riferirsi a un evento precedente al tempo della narrazione, invece non è così. Mi aspettavo un trapassato remoto nelle frasi successive che invece non c’è stato. Si potrebbe modificare la frase per dare continuità temporale agli eventi.
Comunque bello bello bello.

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20Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Gen 03, 2022 12:30 pm

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Buongiorno autore,
A differenza di altri che hanno commentato a me è piaciuta molto la prima parte. Hai reso bene l’atmosfera, la descrizione dei personaggi, l’ambientazione. La seconda parte rimane, a gusto mio un po’ troppo pulp, avrei preferito tu mantenessi lo stesso registro nel raccontare. (La scena dell’ ubriaco che si guarda il moncherino, rischia di diventare quasi divertente).
Come ti hanno già scritto, manca un piccolo indizio per capire la separazione dalla moglie (io avevo capito che tutta la famiglia doveva andare dai vecchi), e la telefonata agli elfi è un po’ fuori contesto.
Pochi refusi, già segnalati.
Bravo

21Bianchità Empty Re: Bianchità Mar Gen 04, 2022 4:06 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Capita che leggendo un racconto mi ritrovi dentro alle scene di un film, magari il titolo non arriva, ma la sequenza sì. Questo racconto mi riporta a pellicole di Tarantino.
Soprattutto quando Babbo Natale racconta pare di essere sulle scene di Pulp Fiction, quando Travolta e Samuel (??) Jackson, impegnati a “terminare”, disquisiscono nel frattempo persino su passi della Bibbia. Tantissime parole per una scena in cui si succedono diverse azioni - tutte molto importanti e minuziosamente preparate – e dove le parole surclassano le azioni, le azioni primeggiano sulle parole. Pare che i dialoghi fossero un incubo per sceneggiatori e autori, dati i ritmi serrati e la quantità di parole che il regista pretendeva fossero inserite in un minuto di film.
Per me è vincente la medesima scelta di narrazione che hai utilizzato, per di più mi hai portata alla scena clou tranquillamente, direi ingannandomi se non legandomi alla sedia: sta’ lì e non muoverti e poi bam!
Un tranquillo bar anni ’80 forse '90, una serata di Natale con nessuno in giro ormai, la neve, un barista scoglionato. Un bar da poco con un triste albero di Natale, dove può giusto entrare un ubriacone buttato fuori di casa – decisamente riuscita la descrizione dell’uomo quando si avvicina al jukeboxe e sceglie il brano e poi quando si accorge di non avere più la mano: grande! – e un Babbo Natale che forse ha finito il turno al centro commerciale o in una via piena di negozi, in vena di chiacchiere, perché di tornar a casa non ne ha voglia. Chiacchiere filosofiche a ruota libera di un qualcuno che magari nessuno sta più a sentire e che ora si è trovato un ascoltatore di cui sa tenere alta l’attenzione.
Certo che quando compare la mannaia... mammaiut, questo altro che Babbo Natale: o è un pazzo scatenato o... un Babbo Natale finalmente deciso a dare alla gente quel che si merita e a qualcuno il regalo desiderato o meritato. La mano che picchiava e nel pacco... una testa che ha pensato bene come rovinare il Natale al barista? Forse. Dopo qualche Babbo Natale cattivello che si pente, uno che non torna indietro.
Il finale non mi è parso troppo affrettato: c’è ben poco brodo da allungare, anzi non sempre dare spiegazioni o raccontare cosa succede dopo è opportuno: caro lettore io t’ho portato lì, mi è costata fatica, ora arrangiati un po’ con del tuo.
Quindi un bel racconto davvero, lo stile è sicuro e deciso, ottime le descrizioni e ho trovato equilibrio tra le varie parti.
Molto originale la storia sottostante. Decisamente fuori dalle righe. Curiosa di sapere chi sei. Penso che un posto te lo riserverò nella mia decina.

Dimenticavo: il titolo è molto curioso e, anche se lo si trova all’interno del testo, è comunque una sorpresa.
 
A parte le cose che ti hanno già segnalato, ecco le mie piccole note:
viale dove su cui si affacciava
 Aih aih per lei. Ahi Ahi...
sangue a fiotti ritmici. lo toglierei perché è troppo. Ovvio che tu vuoi dirci che i fiotti hanno il ritmo dei battiti cardiaci, ma anche senza rende parecchio bene
per stesso


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

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22Bianchità Empty Re: Bianchità Mar Gen 04, 2022 5:09 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Siccome è già stato detto molto, quasi tutto su questo racconto io mi limito a un paio di osservazioni personali, magari poco originali ma che sentito di condividere con te aut*
Anch'io non avevo capito all'inizio che Samuele e Giulia fossero separati ma alla fine anche questo particolare (non so quanto volutamente) sottaciuto è stato estremamente funzionale alla riuscita della sorpresa del pacco di natale destinato al protagonista.
Qualcuno ti ha scritto che leggendoti si è reso conto di quanto ancora debba lavorare per raggiungere il tuo livello qualitativo: ecco, a me sembra di avere davanti una montagna da scalare, per cui per il momento mi accontento di moto meno.
L'ultima osservazione, forse un po' banale e scontata, è che con questo racconto hai (facilmente?9 dimostrato che si può uscire dai soliti schemi natalizi eppure uscirne ugualmente vittoriosi.
Non ho altro da aggiungere.


______________________________________________________
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23Bianchità Empty Re: Bianchità Gio Gen 06, 2022 12:14 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore. Il titolo non mi piace proprio, partiamo da questo. Una parola che non esiste che ne suggerisce una che invece esiste non mi soddisfa. Non so se conosci una canzone di Pierangelo Bertoli che si intitola “Bianchezza”: quando ho letto il tuo titolo ho pensato solo al perché tu non abbia utilizzato la parola corretta, e in effetti in tutto il racconto ho poi cercato traccia di questa risposta. Che arriva, certo che arriva, ma ciononostante mi ha un po’ indisposto questa cosa.
La trama è costruita con molta cura e capacità, si segue bene e conduce il lettore verso un finale non inaspettato ma comunque apprezzabile.
I tuoi personaggi sono caratterizzati sulla fiducia. Cioè, abbiamo un ubriaco, un barista e Klaus, nessuno dei quali ha un’evoluzione o una caratterizzazione vera e propria, e resta il dubbio se Klaus esista davvero. La paralisi di chi assiste a un gesto del genere è più che verosimile, ma non appartiene al tuo personaggio in misura diversa alla possibilità che lui avesse preso un mitra da sotto il bancone e avesse crivellato di colpi il povero Babbo Natale. Insomma, bisogna fidarsi di te, amico Autore, per credere ai tuoi personaggi. Va bene eh, ma se devo valutare la voce “caratterizzazione dei personaggi” resto un po’ deluso.
Niente da dire, invece, sulla scrittura e sull’ambientazione natalizia, nelle quali guadagni il massimo dei punti. Giusto “Aih aih” andrebbe scritto con l’acca in mezzo, ma magari fa parte del discorso “bianchità”.
In conclusione, detto quello che ti ho detto, non ho dubbi sul fatto che tu abbia scritto un ottimo e che esso rientrerà tranquillamente nella mia decina finale.
Complimenti e alla prossima lettura.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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24Bianchità Empty Re: Bianchità Ven Gen 07, 2022 11:33 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao.
Che ci sia l’ex moglie di Samuele nel pacco grande?
In fondo non gli faceva vedere il bambino, era proprio malvagia con lui! (secondo lui, certo) Solo un’ ipotesi per un racconto bellissimo, un film con tanto di colonna sonora incorporata.
Spiazzante al punto giusto, scritto in modo esemplare che ti inchioda facendo crescere man mano la tensione.


Non ho capito il passaggio del credulone che usa l’omeopatia, forse una tua convinzione che hai voluto inserire per toglierti un rospo.


hai scritto, comunque un gran bel racconto. Piaciuto tanto.
Il titolo è strano forte, ma ci sta anche quello!
Complimenti

25Bianchità Empty Re: Bianchità Lun Gen 10, 2022 11:06 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto pazzesco. 
Parto dal titolo, che a differenza di Nic ho amato tantissimo, è così intrigante che mi sono tenuto il tuo racconto per ultimo. Sapevo che potevo rimanere deluso e invece hai superato le mie aspettative. 
Il racconto nella sua struttura è perfetto, parte piano e poi cresce. Ma non cresce in modo repentino, ci tieni con il fiato sospeso mettendo ansia. In un paio di occasioni mi sono trovato a pensare, "ecco adesso succede questo." e invece tu cambi facendo accadere altro. 
Una menzione speciale alla chiamata con gli elfi quelle le risatine e i rumori di sottofondo sono dannatamente inquietanti. 
In conclusione vai al top, in tutti i sensi. 
Complimenti e grazie.

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