C’era una volta, là dove d’inverno il sole non fa capolino, una donna conosciuta in tutto il mondo come “La madre degli alberi di Natale”.
Madre Gherda viveva in una capanna circondata dagli abeti e ogni anno, per Natale, confezionava decorazioni luminose che appendeva agli alberi della foresta per rischiarare il buio delle lunghe notti del nord. Quando le notti sulla Terra divennero sempre più tenebrose, i suoi abeti brillarono così tanto da essere notati dagli abitanti delle città vicine, i quali presero l’abitudine di richiedere a Madre Gherda sempre nuovi alberi decorati. Lei, che era buona, non osava mai dire di no; così, Natale dopo Natale, per molti anni si dedicò al suo compito con gran passione fino a diventare, appunto, “La Madre degli alberi di Natale”.
Madre Gherda era sicuramente stata, in passato, una donna alta e fiera, ma era ormai invecchiata: la schiena ripiegata su se stessa, i capelli candidi tirati in una crocchia severa, il viso segnato da molte rughe e labbra sottili, sempre allungate in un lieve sorriso, gli occhi lunghi e penetranti, le mani un tempo grandi e affusolate ora rachitiche ma sempre in movimento.
Viveva sola e nessuno sapeva nulla di lei. Soltanto durante il periodo di Natale riceveva le visite degli abitanti di tutto il mondo, ma per il resto dell’anno nessuno si faceva domande.
Ogni anno, puntuale, il primo di Dicembre, la foresta veniva rischiarata dalla luce degli alberi addobbati da Madre Gherda. Era quello il segnale che tutti aspettavano per recarsi da lei e prendere uno di quegli splendidi alberi.
Le Nazioni, per preservare quella tradizione, iniziarono a piantare due abeti per ogni abete che veniva decorato, in un ciclo continuo che permetteva alla Madre di avere sempre nuovi alberi da addobbare ogni anno.
«Scusa papà, ma Madre Gherda è felice?»
«Mio piccolo Poika. Ma che domande fai. Certo che è felice. Non vedi come brillano le sue decorazioni? Gherda è la madre degli alberi di Natale e ama ognuno di loro come un figlio.
Noi, quando li portiamo in giro per il mondo, spandiamo la sua luce ovunque, rendendo le nostre feste serene. Questo deve senz’altro renderla felice, non trovi? Ora andiamo, scegliamo il nostro albero di Natale, è tardi.»
«Papà, io voglio dirle grazie.»
Poika aveva lasciato la mano del padre e si era fermato nel mezzo della via con le braccia conserte e il viso imbronciato. Hans sapeva che quando faceva così non cedeva facilmente. Mancavano pochi giorni a Natale e il viaggio per arrivare fin lì era stato più faticoso del previsto.
Erano stanchi, e i loro cuori pieni di tristezza. Le notti erano così scure che i due si erano trovati spesso a singhiozzare per il dolore, ma nessuno era deciso a mostrarsi sofferente. Avevano intrapreso quel viaggio in onore di Leea, madre di Poika, venuta a mancare l’anno precedente.
La donna, che aveva sempre amato il Natale, negli ultimi anni della sua vita non aveva mai smesso di parlare degli alberi di Madre Gherda. Sentiva che splendevano di una luce particolare, ma purtroppo la sua prematura scomparsa non le aveva permesso di assistere a una tale meraviglia.
Era per quella ragione che Hans aveva speso molti risparmi per permettere a Poika di esaudire l’ultimo desiderio della madre, sicuro di farlo per aiutare anche se stesso.
Il viso corrucciato del ragazzo ricordò ad Hans la moglie e, intenerito dalla gentilezza del figlio, lo prese per mano e lo condusse nel folto della foresta.
Gli abeti decorati erano splendidi: ognuno era speciale e diverso dall’altro. In giro c’erano molte persone felici e sognanti, ma la luce non era così brillante come tutti avevano sempre decantato. Anzi, era così ambrata e calda che in poco tempo Hans sentì il cuore riempirsi di malinconia.
«Papà. Eccola là, la capanna di Madre Gherda!»
Poika corse alla porta e bussò con molto ardore. Quando il padre gli andò vicino, lo vide battere i piedi a terra agitato per l’attesa.
«Perché non viene ad aprire la porta?»
«Mancano pochi giorni alle feste… Forse è impegnata.»
Poika scosse la testa, raggiunse la finestra e, alzandosi sulle punte dei piedi, diede un’occhiata alla casa.
Il focolare era acceso e Madre Gherda sedeva su di una grossa sedia di legno con lo schienale alto. Rivolta verso il camino, con la testa china lavorava con solerzia. Ogni tanto si fermava, perché le sue mani erano scosse da tremori; allora lei le portava alla bocca, ci soffiava dentro, e poi tornava a lavoro senza cedere alla stanchezza.
«Poika. È tardi, è ora di andare.»
«Ma Papà… Io volevo parlare con Madre Gherda. Anche solo per dirle grazie.»
Nel momento in cui Hans lo portava via, il ragazzo, voltandosi un’ultima volta verso la capanna, gridò: «Grazie, Madre Gherda! Grazie per rendere i nostri Natali più luminosi.»
Se Poika avesse potuto vedere dentro la piccola casa, avrebbe sicuramente visto il viso della donna distendersi mentre la decorazione su cui lavorava le scivolava dalle mani.
Quel Natale, Hans e Poika trascorsero le feste rischiarati da un magnifico abete decorato con piccole palline rosse e brillanti nastri dorati. Il padre regalò al figlio due gatti, certo che gli avrebbero fatto compagnia. Anche se erano sereni, nel loro cuore il dolore e la mancanza di Leea erano troppo grandi per essere sopiti. Fecero del loro meglio ma, dopo un anno, si ritrovarono a essere più distanti che mai e chiusi nel loro dolore.
Hans, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere Poika felice, ebbe un’idea.
«Cosa ne pensi se quest’anno andassimo prima a trovare Madre Gherda? Potremmo scegliere l’albero più bello di tutti e in più potrai ringraziarla per il suo duro lavoro.»
Gli occhi del ragazzo, per la prima volta dalla morte di Leea, brillarono all’istante e, senza dire una parola, organizzarono il viaggio.
Arrivarono ai margini della grande foresta con largo anticipo e notarono, con stupore, che non erano stati gli unici ad avere quell’idea. Molte persone erano già radunate in attesa che il bosco si rischiarasse con la luce degli alberi di Madre Gherda.
Poika, per l’attesa, non la smetteva di battere i piedi per terra. Vide al suo fianco una ragazza infagottata in un grande cappotto bordato di pelliccia: aveva lo sguardo fisso sulla foresta.
Curioso, le chiese: «Anche tu sei arrivata così presto per avere l’occasione di ringraziare Madre Gherda?»
«… Come scusa?»
«Ti stavo chiedendo se anche tu quest’anno abbia deciso di arrivare prima degli altri per incontrare Madre Gherda e dirle grazie per lo splendido lavoro che fa.»
«Sì, certo, per dirle grazie… E per accaparrarmi un albero grande con le decorazioni di vetro rosa e quei magnifici fiori di stoffa turchese. Sono anni che sogno così il mio albero. Sono voluta venire prima perché l’anno scorso gli alberi non sono bastati per tutti, sai? Sembra che la nostra Madre Gherda, raggiunto il successo, si sia stancata di lavorare. Mia madre dice che è un’egoista e che dovrebbe assumere degli assistenti… È così triste che per colpa sua qualcuno debba rinunciare a un albero di Natale splendente.»
Poika rimase senza parole. Guardò la ragazza incredulo e poi rivolse lo sguardo agli altri presenti. Non sapeva cosa pensassero, ma i loro sguardi erano avidi e ingordi.
«Poika, vieni qui tesoro. Manca poco.»
I grandi guardavano gli orologi, mentre i ragazzi la foresta; i minuti passarono e, allo scoccare della mezzanotte, tutti trattennero il respiro, ma nessuna luce si accese.
Lo splendore che tutti aspettavano non si manifestò. In breve, nel circondario si levarono grida di dissenso. Quell’evento scosse tutto il mondo e da ogni dove si presentarono i curiosi.
La misteriosa scomparsa della “Madre degli alberi di Natale” era su ogni telegiornale e tutti si chiedevano che fine avesse fatto.
La foresta non poteva essere setacciata tanto era buia in quel periodo dell’anno; quindi, dopo i primi giorni di gran clamore, tutti tornarono alle loro vite.
I più, con l’approssimarsi delle feste, per salvare il salvabile si recarono nei negozi e comprarono le solite decorazioni e le luci colorate. La ragazza ebbe il suo albero rosa e turchese ma si lamentò con la madre ugualmente perché non brillava come quelli di Madre Gherda.
Insomma, tutti erano scontenti e arrabbiati perché credevano che “la Madre degli alberi di Natale” li avesse abbandonati nel momento peggiore, rovinando loro le feste.
Solo Poika se ne stava chiuso in camera sua a piangere per la scomparsa della donna.
Si arrabbiava perché vedeva che era l’unico a cui interessasse davvero, mentre gli altri erano intenti a lamentarsi per il nulla. Era triste perché era certo che fosse successo qualcosa a Gherda e voleva sapere a tutti i costi la verità. Non chiese nulla per regalo al padre, che si sentì impotente. Non aveva voluto neanche comprare una singola decorazione.
Sarebbe stato il Natale più buio di sempre.
La notte della vigilia, Poika era disteso a letto insieme al padre in silenzio, quando udirono una voce acuta.
«Che si siano di già addormentati?»
«Fai piano e non parlare ad alta voce. Non lo sappiamo ancora se sono svegli o meno.»
«Chi è la?» Disse Hans preoccupato.
«Cavolo! Ci hanno scoperto… scappa!»
Un rumore assordante venne dal corridoio. Poika si precipitò in salotto e accese la luce.
Kissa e Kisu, i loro gatti, erano sdraiati sul divano, ma sembravano affannati. Le finestre e la porta d’ingresso erano chiuse. Il ragazzo continuava a guardare i gatti ansimare e chiese loro: «Eravate voi a parlare poco fa?»
Hans lo raggiunse dopo aver controllato ogni altra stanza. Poika era seduto sul divano con i gatti in grembo: stavano parlando.
«…in teoria voi non dovreste ascoltarci mentre parliamo. Ma possiamo farlo solo nella notte di Natale, quindi c’è sempre una certa eccitazione.»
L’uomo, senza parole, rimase in disparte a riflettere mentre teneva lo sguardo posato sul figlio che sembrava leggermente meno triste. Tempestava i gattini di domande, mentre sul viso comparve l’ombra di un sorriso.
«Ora vorrei farti io una domanda» chiese Kissa che era il gatto più anziano. «Per quale motivo eravate svegli al buio in una notte tanto speciale?»
«Io? Non lo so con precisione. Sento un vuoto dentro e credo che questo buio si addica al mio stato… E poi Madre Gherda è scomparsa. Nessuno sa nulla di lei o se stia bene. Anche lei vive al buio in questo periodo. Come mai? Perché nessuno fa niente per scoprirlo?»
«Mi stai dicendo che nessuno conosce la sua vera storia?» esclamò stupefatto Kisu, saltando giù dal divano.
«Noi credevamo che ogni singolo umano conoscesse il suo passato. In fondo ogni anno avete decorato le vostre case con i suoi alberi. Veramente non avete mai sentito la sua storia?»
«Quale storia? No. Non conosciamo nulla su di lei… Io voglio saperla.»
Anche Poika si era sollevato dal divano, mentre Hans si era avvicinato per ascoltare meglio.
«Bene.» Kissa scese sul tappeto, si sedette al centro e iniziò il racconto.
«Molto tempo fa, prima di diventare la Madre degli alberi di Natale, era semplicemente la mamma di due bambini e la moglie di un bravo boscaiolo. Erano poveri e vivevano isolati nella foresta. Ogni Natale, per non far mancare nulla ai suoi piccini, Gherda confezionava delle bellissime decorazioni con quello che trovava. Le appendeva a un grande abete e poi la notte di Natale tutta la famiglia ci danzava intorno per festeggiare. Ma un terribile inverno una malattia misteriosa si portò via la sua famiglia. Il marito prima, e poi i due bambini. La donna venne avvolta da un’oscurità che la fece vivere nell’ombra per molti anni a seguire. Il dolore di Gherda non si placò finché un giorno, mentre camminava per l’oscura foresta, vide appeso a un abete un fiocco ricoperto di ghiaccio. Quella semplice decorazione le fece ricordare il passato con la sua famiglia. Tornata a casa, iniziò a fare delle decorazioni con una vecchia coperta. Piangeva, e le lacrime che cadevano sul tessuto lo illuminarono. Le mani di Gherda non si fermarono, e neanche i suoi occhi. Quelle decorazioni intrise di lacrime splendevano più che mai, e pruficavano la sua anima. Il buio in cui era vissuta Gherda venne rischiarato dalla luce del suo albero per prepararla al nuovo anno. E così, per tutto il corso della sua vita, con il suo lavoro manuale e costante ha continuato a riversare il dolore in ogni singola decorazione, fino a diventare la “Madre degli alberi di Natale” che tutti conoscete.»
«Ma questo non spiega dove sia finita!»
«Questo non lo so, caro ragazzo. Forse il suo cuore è libero dal dolore, o forse vuole che ognuno faccia la sua parte, non lo so.»
Poika, con lo sguardo fisso nel vuoto, capì ogni cosa. Dentro di lui sentiva la mancanza della mamma e il suo cuore era colmo di tristezza. Quando la prima lacrima scese dagli occhi, vide il nastrino colorato al collo di Kisu illuminarsi. Hans si unì presto al figlio, e insieme lavorarono con le mani mentre piangevano. Dopo molte ore avevano confezionato svariate decorazioni meravigliose che appesero alla finestra, visto che non avevano un albero.
La loro casa non era mai stata più luminosa di così; padre e figlio si abbracciarono e danzarono felici nel ricordo di Leea, certi che, ogni anno per il resto dei loro giorni, avrebbero onorato e diffuso questa nuova tradizione lasciata da Madre Gherda.