I giochi di Nneke
Sei così bella Nneke.
Volto perfetto, onde d'inchiostro nero i tuoi capelli e pelle d'ebano ad avvolgere – guaina sottile – un corpo che fa impazzire.
Sei troppo bella Nneke, per un misero villaggio di capanne di fango impastato col sangue.
Troppo bella per fuggire, attraversare il mare, rinchiusa in una stiva nera di buio e di corpi accatastati.
Troppo bella, per affrontare tutto senza esser segnata da cicatrici invisibili e profonde.
E poi, ancora in balia delle onde pur sulla terraferma, arriva lui: corpo massiccio e dolce, mani grandi e gentili, morbida roccia per annidarci il cuore.
Adesso sì che puoi chiamare vita ciò che era solo un miserabile trascorrere di giorni.
E cosa importa se certe volte le sue richieste sembrano un po' strane: a lui piace giocare, lo sai, e ciò che piace a lui a te va bene.
Così, come d'incanto, ecco del fumo... poi della polvere sottile... e ogni gioco appare già più bello.
Si può giocare in due ma anche in tre oppure ancora in due ma senza lui...
Ma se poi, a volte, vorresti chiedere perché o – peggio ancora – vorresti dire no, allora può accadere che ti parli, ti blandisca, spiegandoti che i soldi servono, non sono mai abbastanza, che lo fai perché entrambi possiate vivere felici...
Più spesso però capita che roccia torni roccia; che le sue grandi mani, non più così gentili, facciano male... Senza lasciare segni, ché al tuo corpo ci tiene.
Sei troppo bella Nneke, anche quando rannicchiata piangi e gridi biko, biko, ka m gaa.
Lui ti guarda, dall’alto, e ride.
Sì, forse ti lascerà andare un giorno.
Ma non ora: sei troppo bella...