In questa casa fa un caldo infernale. Il ventilatore appeso al soffitto del salotto sposta folate di aria calda senza provocare una minima sensazione di sollievo. Continuo a sudare e ad asciugarmi con il fazzoletto. E questo divano in pelle non aiuta, amplificando la sensazione di appiccicaticcio. Anche Bud suda ma, seduto al mio fianco, non si muove e non parla. Sembra seguire con lo sguardo dei piccoli scarafaggi che corrono veloci lungo la parete. Come se fosse assente. Chi invece non smette di parlare è il nostro accompagnatore, un certo Colucci, un ex calciatore che ora si occupa anche di cinema, e non solo. Da quando ci siamo incontrati all'aeroporto di Alice Springs non fa altro che raccontare, con quello strano accento che è un misto di americano e calabrese, parlando di sé, della sua carriera nel calcio prima in Italia e poi in Australia, a Sydney, nel Marconi, come solo Bob Vieri prima di lui. Una città meravigliosa Sydney, o almeno così dice. Io non posso confermare. L’abbiamo usata solamente come scalo aeroportuale da Los Angeles a qui, una villetta prefabbricata nel bel mezzo dell’Outback Australiano. Vale a dire nel bel mezzo del nulla, se non per quella strana collina rossa che riempie il panorama dalla finestra del soggiorno.
Siamo stati invitati da un certo Mario Catanesi, il proprietario dell’abitazione. Vuole farci conoscere due giovani attori locali con un progetto cinematografico importante e la volontà di diffondere il cinema australiano nel resto del mondo.
“Chi meglio del nostro Bud può darci una mano in tutto questo?” continua Colucci con una fastidiosa euforia nella voce.
Anche Catanesi è entusiasta, ci offre un liquore alla liquirizia che fa arrivare direttamente da alcuni suoi parenti in Calabria. Bud decisamente meno. Continua a sudare. E a tacere. Da quando abbiamo lasciato Los Angeles le sue parole si possono contare sulle dita di una mano. Ricordo un “Anto’, non facciamo stronzate” appena prima di decollare, e poco altro. Da quando ha finito di girare l’ultimo film, Superfantagenio, più di un anno fa, lo vedo spesso stanco e pensieroso. Forse un nuovo lavoro potrebbe fargli bene.
“Bud è un attore conosciuto in America e in Europa, i mercati target per il nostro progetto. Con lui sarà sicuramente un film di successo.”
“Ci diceva che sarà una produzione totalmente australiana?” provo a interrompere questo soliloquio del nostro accompagnatore cercando di capire meglio di che si tratta.
“Sì, esatto. Ci sono questi due ragazzi molto famosi qui che vogliono farsi conoscere nel mondo.”
“E sarà girato in Australia?”
“No, sarà ambientato a New York. Negli USA.”
“Bene! Bud è di casa negli States, vero Bud?”
Ma non mi sta ad ascoltare. Continua a seguire con lo sguardo uno scarafaggio che si infila a tutta velocità in un buco nella parete. È assente e decisamente a disagio. Il caldo, il rumore delle pale del ventilatore, il fiume di parole di Colucci, gli scarafaggi. Tutto in questo ambiente lo mette a disagio. Non voleva venire e non aveva tutti i torti. L’unico lato positivo è la vista dal finestrone. Quella collina rossa è davvero affascinante.
“Ayers Rock!”
“Come?”
“Notavo che stava fissando il panorama. Quella è Ayers Rock, o Uluru come la chiamano i nativi. La collina sacra. Non è ancora molto conosciuta ma presto porterà tanti turisti. Vogliamo costruire un resort qui nel terreno dietro la casa.”
“Diventerà un luogo turistico?”
“Sì, ed è per questo che ci serve il film. Dobbiamo far conoscere l’Australia e le sue bellezze nel resto del mondo.”
“E vorreste costruire un resort qui? In mezzo al nulla?”
“Esattamente. È un luogo con grande potenzialità. Molti turisti vengono e soggiornano in tenda, nei loro camper o addirittura in macchina. Noi faremo un resort con tutti i confort. Lo chiameremo “Sails in the desert”, “Vele nel deserto”, perché il progetto prevede proprio delle strutture con quella forma. Dovrei avere le carte da qualche parte, adesso gliele mostro in anteprima. Mi raccomando, la notizia è ancora riservata. Vogliamo evitare speculazioni che…”
Colucci continua a parlare di argomenti senza interesse, almeno per me. Fino a ieri non sapevo neppure dell’esistenza di questo posto, figuriamoci se mi interessano informazioni su un resort costruito in mezzo al deserto a centinaia di chilometri di distanza da ogni forma di civiltà. Bud mi guarda e tace, ma con gli occhi sembra dirmi “Anto. Che cazzo ci siamo venuti a fare qui?” Io rivolgo lo sguardo fuori dal finestrone, verso quella strana collina rossa. Ammicco: “Guarda che bellezza.” Lui risponde con un’occhiata inequivocabile: “Anto. Ma vaffanculo va.”
Provo a rientrare nei binari della discussione. “Tornando al film, dicevate che Bud non sarà l’unico protagonista, giusto?”
“Sì, proprio così. I due attori dei quali vi parlavo prima hanno scritto la sceneggiatura e affiancheranno Bud nella storia. Poi ci saranno animali selvaggi e…”
Bud fa una smorfia di disappunto.
“Abbiamo già fatto qualcosa di simile alcuni anni fa in Africa. Animali selvaggi, ippopotami, non sarebbe qualcosa di già visto?”
“No, assolutamente. Molto diverso. Bud dovrà impersonificare lo spirito australiano che raggiunge l’America e…”
Bud si alza all’improvviso, di scatto. “Andiamo Anto’!”
Annuisco. “Signori, mi spiace ma non siamo interessati alla proposta.”
“Ma è un grosso potenziale e…”
“È una strunzata!” Bud è categorico.
“Signori, ci rincresce ma ci vediamo costretti a declinare la vostra proposta. Non crediamo che Bud sia l’attore adatto a questo progetto.”
“Riflettete ancora un attimo. Tra poco ci raggiungeranno gli autori e…”
“Iamme Anto’!”
“Mi spiace signori. È stato un piacere conoscervi.”
Sulla via del ritorno siamo soli in macchina. In realtà noi due e l’autista. Che però sta sulle sue e non proferisce verbo. Chi invece continua a parlare è Bud. È rilassato, ride e scherza. L’essersi liberato da quella seccatura l’ha risollevato nel morale e nello spirito.
“Anto’, abbiamo fatto bene. Questa chiavica ‘e film nun se lo vedrà nessuno! Un australiano che se ne va a New York, a chi vuoi che gli possa fregare una storia del genere. Forse a questi quattro cafoni che vivono da queste parti, ma quale America ed Europa! Una strunzata! Una grandissima strunzata!”
“Sì Bud, hai ragione. Hai perfettamente ragione. Un film del genere sarà un fiasco colossale…”