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Il risveglio di Aurora Rosaspina

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1Il risveglio di Aurora Rosaspina Empty Il risveglio di Aurora Rosaspina Ven Mag 05, 2023 7:43 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

C’era, poco tempo fa, una famiglia nobile: i principi Rosaspina. Il papà Stefano e la mamma Leila erano genitori amorevoli e gentili; la figlia Aurora era una bambina di quattro anni, allegra e vivace. La bambina amava giocare con i suoi amichetti; ma un pomeriggio, mentre inseguiva una farfalla, all’improvviso si irrigidì e cadde a terra piangendo disperata. Aurora sembrava vittima di un incantesimo che le bloccava le braccia e le gambe.
I genitori la portarono a un grande e famoso ospedale dove fu ricoverata in una stanza bianca e silenziosa. Fu visitata dal famoso dottor Malfatti, che le prese anche una siringa di sangue e le attaccò una lunga cannuccia al braccio.
Dopo un tempo interminabile, il dottore uscì dalla stanza di Aurora e si avvicinò ai principi Rosaspina. Aveva in mano una cartella con i risultati delle analisi. «Ho scoperto cosa ha la vostra bambina», disse con voce grave. «Aurora è stata colpita da una malattia che le fa gonfiare le articolazioni e le provoca forti dolori. Si chiama poliartrite.»
La principessa Leila si coprì la bocca con la mano e sospirò: «Povera Aurora! C'è una cura per questa malattia?»
Il dottor Malfatti cercò di consolarla: «Non disperate, i bambini sono pieni di energie, con le medicine possiamo tenere la malattia sotto controllo finché non guarirà. Ma devo avvertirvi di una cosa: Aurora ha nel sangue una sostanza chiamata fattore reumatoide.»
Il principe Stefano lo guardò preoccupato. «E che cosa significa?»
Il dottore proseguì: «Se Aurora dovesse avere un incidente durante la sua adolescenza, la malattia potrebbe ritornare più potente di prima, sotto forma di artrite reumatoide, imprigionando le sue gambe e le sue braccia per sempre.»
Dopo qualche giorno Aurora tornò a casa. Aveva ritrovato il sorriso e la voglia di correre e giocare. I principi Rosaspina erano felici di riabbracciare la loro bambina ma non si rassegnavano a quella che sembrava essere una maledizione che pesava su di lei. Così la portarono dalla più grande specialista della sua malattia, la dottoressa Bonafede.
La luminare non poté fare altro che confermare ciò che aveva già detto il dottor Malfatti, ma provò a tranquillizzare i due genitori. «Vostra figlia è forte e coraggiosa, crescerà nel corpo e nello spirito nonostante la presenza del fattore reumatoide nel sangue. Vi posso assicurare che, nel malaugurato caso di un incidente durante la sua adolescenza, Aurora non rimarrà paralizzata per sempre: con l’aiuto di bastoni, carrozzine e altri strumenti potrà superare le difficoltà a muoversi e camminare.»
I principi Rosaspina non si sentirono in realtà molto rassicurati, ma tornarono a casa e ricominciarono a vivere come prima, cercando di proteggere Aurora da ogni pericolo.

Quando Aurora diventò adolescente, i suoi genitori cominciarono a essere più severi con lei. Le proibirono di uscire con gli amici, di andare alle feste, di fare sport e di viaggiare. Le dissero che era per il suo bene, che doveva stare attenta a non farsi male, che la malattia poteva tornare da un momento all'altro. Aurora non capiva perché i suoi genitori fossero così preoccupati. Lei si sentiva bene, non aveva più avuto nessun malessere e voleva vivere una vita normale, come gli altri ragazzi della sua età.
Appena compiuti sedici anni, volle ribellarsi a tutte quelle regole e una sera riuscì a scappare di casa per raggiungere i suoi compagni di scuola, che avevano organizzato una festa in una villa fuori città. Aurora era euforica per questa bravata e non vedeva l’ora di divertirsi insieme con i suoi amici. Ma la festa presto andò fuori controllo: invece di ballare iniziarono a spintonarsi; altri compagni si tiravano addosso i panini e le patatine o rovesciavano per terra le bibite. Aurora si sentì spaventata e fuori posto, non era per niente quello che si aspettava. Decise così di chiamare i suoi genitori e li supplicò di venirla a prendere.
Aurora attese seduta sul marciapiede, con il vestito sporco e piena di sensi di colpa. Il principe Stefano arrivò ed era furioso per la rabbia. La fece salire in macchina e cominciò a rimproverarla duramente. Le disse che era stata irresponsabile, che aveva messo in pericolo la sua salute, che doveva ubbidire ai suoi genitori. Aurora avrebbe voluto rispondere che desiderava solo essere libera come gli altri, ma aveva la voce rotta dal pianto e non riusciva a parlare. In quel momento, da una via laterale spuntò un’automobile; il guidatore era distratto dal telefono cellulare e si schiantò contro di loro con un boato terribile.
Un’ambulanza portò Aurora in ospedale: non aveva niente di rotto, ma era piena di dolori per le botte ricevute. Il dottor Floris, medico del pronto soccorso, le infilò una canna nel braccio e le prelevò una siringa di sangue.
Poco dopo il dottor Floris tornò con una cartella in mano. «Aurora, devo darti una notizia che ti cambierà la vita: il fattore reumatoide si è attivato a causa dell’incidente.»
Distesa sulla barella, la ragazza provò a piegare le ginocchia, poi a stringere i pugni, fece altri tentativi e riuscì a fare tutto. «Ma che cosa dice? Riesco a muovermi come sempre.»
Il medico sospirò. «L’artrite reumatoide è una malattia progressiva. Anche se oggi ti senti bene, se non ti curerai sarai destinata a perdere gradualmente la tua libertà di movimento.»
Aurora fece una smorfia. «Sciocchezze! Adesso mi sento male perché ho sbattuto forte dappertutto, ma poi mi passerà. Anzi, mi sta già passando.»
Il dottor Floris firmò un foglio e glielo consegnò. «Non sottovalutare quello che c’è scritto qui.»
I principi Rosaspina portarono di nuovo Aurora dalla dottoressa Bonafede, che confermò ciò che aveva detto il medico del pronto soccorso. Poi aggiunse: «Queste medicine sono molto importanti, aiutano a rallentare la malattia. Prendine una ogni giorno. E quando ti sentirai male, puoi prenderne anche due ma mai più di tre. Hai capito?»
La ragazza fece spallucce.

Era una tradizione di quelle terre che il ballo delle debuttanti fosse aperto da una ragazza della famiglia dei Rosaspina e, nel giro di pochi mesi, sarebbe stato proprio il turno di Aurora. Per questo motivo a settembre di quell’anno le toccò iniziare il corso di danza. Aurora detestava ballare, perché pensava che i movimenti della danza fossero poco naturali; affrontò la prima lezione controvoglia e tornò a casa affaticata e dolorante.
Alla seconda lezione cominciò a sentirsi fuori luogo; le sue compagne di corso sembravano nate per ballare mentre lei si sentiva un tronco di legno.
Alla terza lezione subentrò il senso dell’orgoglio e la vergogna di vedersi diversa dalle altre; si sforzò perfino di sorridere, ma le gambe sembravano fare un po’ quello che volevano loro, cioè tutto tranne che andare a tempo.
Soffrendo per le delusioni di Aurora, il principe Stefano e la principessa Leila chiesero e ottennero che l’insegnante della loro figlia fosse un ballerino professionista. Aurora fu dunque seguita da Filippo, un giovane dal fisico armonico e dai movimenti fluidi.
Il giovane era anche molto comprensivo e provò subito a tranquillizzarla. «Ballare è come camminare, proviamo a fare qualche passo così, in libertà.»
Ma la ragazza non riusciva a mantenere nello stesso momento un ritmo e una direzione.
Filippo era sorpreso, non aveva mai visto una cosa del genere; però non si perse d’animo. «Andiamo avanti finché non ti verrà naturale.»
Aurora provò a lagnarsi. «Ma le mie compagne fanno già le coppie.»
Il giovane rispose con voce ferma ma gentile: «Prima o poi tutte avranno un momento di blocco, sta’ tranquilla che recupereremo; ora concentrati su te stessa e cerca di non farne una malattia.»
Le ultime parole risvegliarono qualcosa in Aurora. Si rese conto che non riusciva a mantenere un passo regolare perché provarci le causava dolore. Pensò: “E se fosse vero ciò che ha detto la dottoressa Bonafede? Se avessi davvero l’artrite reumatoide?”
Quella sera Aurora non cenò; si chiuse in camera e pianse tutte le lacrime che aveva. Poi si ricordò delle medicine: dal giorno dell’incidente le aveva prese solo qualche volta, giusto quando se n’era ricordata. Si sentì stupida, perché lo era stata davvero. Ma si fece forza e promise a sé stessa che da quel momento sarebbe stata regolare.
Alla lezione successiva Filippo si complimentò. «Oh, finalmente ti sei smollata.»
A quella dopo, Aurora rispose: «Avevi ragione: devo concentrarmi su me stessa e lo sto facendo.»
Alla seguente Filippo iniziò a portarla. «Visto che adesso riesci a fare anche la coppia?»
A quella ancora successiva Aurora si lasciò portare. «Certo, e bisogna recuperare; devo diventare la più brava di tutte! I miei genitori saranno orgogliosi.»
Lei sorrideva, ma qualche volta le articolazioni tornavano a farsi sentire. Aveva scoperto però che, se aumentava la dose delle medicine, il dolore passava e riusciva ad affrontare la lezione sorridendo di nuovo e sentendosi meglio.
A metà del corso di danza ci fu un breve saggio e a tutte le ragazze venne confezionato un bellissimo vestito argento e fucsia. Aurora si vedeva bellissima e aveva gli occhi lucidi per l’emozione. Poi, man mano che si avvicinava il momento di esibirsi, tremavano le gambe e sudavano le mani. Si sentiva investita da un turbinio di sensazioni che col passare del tempo diventavano sempre più fastidiose.
Durante l’esibizione le cose peggiorarono: sentì nausea e giramenti di testa; si muoveva meccanicamente, di fatto trascinata da Filippo, che doveva ricordarle di continuo i cambi di passo. Ritornati dietro le quinte, Filippo non fece nemmeno in tempo a chiederle che cosa le stesse succedendo: Aurora svenne.
Un’ambulanza la portò in ospedale. Al pronto soccorso c’era di nuovo il dottor Floris, che le infilò una canna nel braccio e le prelevò una siringa di sangue.
Poco dopo il medico tornò con i risultati delle analisi. «Aurora: quante volte hai preso le medicine, oggi?»
La ragazza era distesa sulla barella. «Non mi ricordo, credo cinque o sei.»
Floris scosse la testa. «Da quanto tempo prendi una dose così alta?»
Aurora gemette. «Dottore, mi fa male dappertutto.»
Il medico continuò con voce ferma: «Ti abbiamo dato l’antidoto perché ti stavi letteralmente avvelenando. Da quanto tempo prendevi una dose così alta?»
La ragazza si mise a singhiozzare. «Dall’inizio del mese. Ahi! Avevo sempre più male.»
Floris la rimproverò. «Non dovevi prenderne più di tre al giorno, te l’aveva detto anche la dottoressa Bonafede! Adesso dobbiamo tenerti in ospedale per qualche giorno, poi ti cambieremo le medicine.»
Aurora tornò a casa dopo una settimana, durante la quale scoprì che la malattia aveva progredito. Faceva fatica a camminare; poteva però spostarsi in modo abbastanza fluido usando un bastone. Per non forzare troppo le gambe, la soluzione migliore sarebbe stata una sedia a rotelle; ma Aurora non ne voleva nemmeno sentir parlare.

I principi Rosaspina, di fronte alla nuova condizione della figlia, a malincuore dovettero prendere una decisione triste: non sarebbe stata lei ad aprire il ballo delle debuttanti ma la cugina Viola, come l’anno precedente. Fu forse questo, più che la disabilità, a gettare Aurora nella disperazione.
Dopo aver pianto a lungo nella sua stanza, Aurora telefonò a Filippo per dirgli addio.
La voce del ragazzo era triste. «Perché mi dici queste cose?»
Lei rispose: «Come “perché”? Non riesco più a ballare.»
Filippo rimase in un breve silenzio. Poi ricominciò: «Ti ricordi quando ho detto che ballare è come camminare? Beh, dimenticatelo! Ballare significa vivere il proprio corpo come un’opera d’arte in movimento.»
Aurora si lamentò. «Il mio corpo fa schifo.»
Lui insistette. «Dammi la possibilità e scoprirai che non è vero. Io ti aspetto domani per la lezione.»
Arrivò il giorno del ballo delle debuttanti. Aurora entrò nella sala appoggiandosi a un bastone e al braccio di sua madre, la principessa Rosaspina. Anche Aurora era vestita di bianco, come tutte le ragazze che avrebbero partecipato alla serata. Molte delle persone presenti guardarono la ragazza con commiserazione e borbottando fra loro parole come “poverina” e “sfortunata”, ma lei fece finta di non sentire.
Il principe Rosaspina fece gli onori di casa. Come previsto, Viola aprì le danze: portata dal suo cavaliere, volteggiò alcune volte per la sala. All’arrivo della nota prevista, anche tutte le altre coppie entrarono in sala e si unirono alla danza. Aurora e i suoi genitori osservavano, seduti in silenzio nel loro posto d’onore.
Dopo alcuni minuti, l’orchesta cambiò musica. Vestito da cadetto dell’esercito, Filippo entrò nella sala e, leggiadro ed elegante, si avvicinò ad Aurora e si inchinò davanti a lei. La ragazza sembrò esitare qualche secondo, poi tutta tremante si alzò e diede la mano al suo maestro di danza, portando con sé l’inseparabile bastone. Insieme raggiunsero il centro della sala e iniziarono a ballare.
Aurora non aveva molte libertà di movimento, eppure Filippo la portò in modo che ogni figura seguisse l’altra in modo fluido e naturale; perfino il bastone fece la sua parte nella coreografia. Aurora si sentì libera e felice, leggera come una piuma. Mentre ballavano, Aurora e Filippo si guardarono negli occhi e si sorrisero. Una sedia a rotelle comparve quasi dal nulla e Aurora vi si sedette con grazia. La danza si concluse con lei che ringraziò il suo cavaliere e lui che la accompagnò al suo posto d’onore.


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2Il risveglio di Aurora Rosaspina Empty Re: Il risveglio di Aurora Rosaspina Ven Mag 05, 2023 8:54 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Bello.
Sei un maestro, Achi.
Fai diventare le difficolta' qualità ed emozioni.

A Achillu garba questo messaggio

3Il risveglio di Aurora Rosaspina Empty Re: Il risveglio di Aurora Rosaspina Ven Mag 05, 2023 10:28 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

tommybe ha scritto:Bello.
Sei un maestro, Achi.
Fai diventare le difficolta' qualità ed emozioni.
Magari non un maestro, ma cerco di essere un allievo diligente. Grazie mille, To’.

A tommybe garba questo messaggio

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