Rise, di una risata sguaiata, di quelle che aveva dovuto dimenticare per non fare la figura della popolana. Che poi è quello che era sempre stata.
«Lei pensa davvero di poter fermare il tempo, esimio Generalissimo? Lei è proprio uno sciocco arrogante. Voi fascisti non cambiate mai. Tocchi quanto è freddo l'elisir. Ogni giorno il tempo si fermerà e lei perderà un po' della sua anima, anche se nel suo caso temo che di anima da perdere ce ne sia ben poca. Ma se lo goda. Le passo la staffetta. Io nuda a 88 anni sulla piazza del Louvre: questo è fermare il tempo per renderlo eterno. Quello che farete voi sarà solo usarlo a vostro piacimento. Ma si ricordi, esimio...» si voltò di nuovo verso l’uscita, con decisione «Spesso sarà il tempo a usare voi».
I passi svelti di Sofia si allontanarono.
La sua mano grinzosa si infilò nella borsetta, stringendo tremante un piccolo telecomando, con un leggero sorriso crudele.
Dopo tutti gli anni in cui aveva dimostrato il suo valore, pensavano ancora tutti che fosse manipolabile. In quanto vecchia. In quanto donna. In quanto vecchia e donna e pertanto evidentemente menomata dalla vita.
L’esimio Generalissimo era convinto di aver vinto.
Sofia, sul palco, sentì l’anca pulsare come un metronomo, e strinse i denti; la sua missione era quasi compiuta.
Nel silenzio rispettoso della sala, la sua voce rimbombò con carisma.
«Grazie, miei cari, per avermi invitata oggi a questo incontro davvero speciale. Siete contenti, sì, vero? Il fascismo da oggi non è più un reato, e finalmente potrete nuovamente goderne tutti.»
Sfilò il telecomando dalla borsetta «Potrete goderne, diciamo, per circa dieci secondi. Che è l’unico tempo che si merita il fascismo. Addio».
L’elisir esplose nelle mani del Generalissimo e l’onda d’urto avvolse tutto l’edificio in meno di dieci secondi.
I dieci secondi che Sofia la vecchia avrebbe ricordato come i migliori della propria vita.