alla carcassa spigolosa e triste
d’un cingolato. Esplodono risate
fameliche e sfottenti e gli stivali
s’abbattono con forza sul terreno
al ritmo di due pifferi e un tamburo.
Loro son forti e svegli e sanno tutto:
lo sanno bene che non è il tramonto
ad arrossare l’aria all’orizzonte;
lo sanno che non son stelle cadenti
i graffi luminosi sulla notte.
E sanno che non è l’autunno a dare
color granata all’erba violentata.
Riflesso cremisi dell’alba ai vetri,
e tu, gli occhi sbarrati e il fiato corto,
confuso in echi che non son di tuoni,
li guardi e ancora attendi di sapere
che giostra ti darà l’ultimo giro.