Finché l'Inps non vi separi

Se ho ben capito la moglie lavora nella portineria dell'azienda, ma se così fosse non si comprende come mai gli altri non lo sappiano. E, d'altra parte, se invece cosi non fosse allora io non ho capito il finale. Insomma, qualcosa non mi torna ed è un peccato perché l'idea di fondo è molto vera e, sebbene un po' triste, lascia il segno.

Io penso che nel finale Enzo dica che ha intenzione di far compagnia alla ragazza che probabilmente lavora anche lei in portineria. Probabilmente da poco (o magari ha preso il posto di Enzo) visto che gli da del lei. Non so, è un'interpretazione, se la moglie di Enzo ancora lavora, lui sarebbe comunque solo.

Non so, devo essere sincero, non mi è molto chiaro. 

Grazie

Di questo cento di sicuro ho capito che il signor Enzo aveva la moglie più giovane…
Forse Enzo ha incontrato la sua metà proprio al lavoro, forse è geloso visto che lei ha ancora del tempo davanti e può fare nuovi incontri, forse è ancora tanto innamorato di lei che si accontenta di viverle accanto senza che lei lo sappia infatti dici: Se ne andò prima che i colleghi staccassero. 
Quindi la moglie non lo vede anche se lui è lì a due passi…

Mi è piaciuta l'idea di fondo, ma il finale risulta confuso, anche se l'argomento è molto attuale e ci pone davanti a un cambiamento sull' idea del lavoro visto il continuo aumento degli anni lavorativi per la pensione.
Sempre più veritiera la battuta:
"il lavoro nobilita l'uomo e lo rende simile a una bestia."

Bè, io di colleghi in portineria ne ho visti tanti. Gente che non riusciva a fare qualcosa di diverso, a staccarsi dall'Istituto dove aveva lavorato per molti anni. E la portineria diventava una sorta di bar dello sport.
La probabile differenza anagrafica con la moglie aggiunge imbarazzo nel distacco.
Ironia della sorte, io per tanti anni ho lavorato proprio nella sede centrale dell'Inps e tornare in un bar da quelle parti sarebbe stato come sorseggiare un bicchiere di vernice, vernice amara. E non ci sono più passato.

Un'angolazione diversa dal solito che parte nel raccontare una vicenda comune che nel finale del racconto svela quanto rappresenti quel luogo per l'uomo sia dal punto di vista personale del lavoro quanto quello affettivo.
La famiglia in definitiva è raffigurata dal lavoro e dall'affetto trovato lì.
Diventa così chiaro il concetto della famiglia raffigurata con "Il posto do lavoro".
Un buon lavoro che riesce a racchiudere molti concetti in poco spazio.

Ho iniziato a scervellarmi su come stessero realmente le cose, poi però mi sono fermato perché l'intento dell'autore era un altro. Quindi mi sono soffermato su quello che c'è oltre il racconto, lo spaccato di sentimenti e sensazioni che si porta dietro. Da quel punto di vista quindi il testo colpisce.
Un buon lavoro.

Finale non compreso, almeno da me. Tutte le informazioni date fino a quel momento sembrano cozzare con le dichiarazioni di Enzo stesso.
L'aria profuma di libertà all'uscita dall'ultimo giorno di lavoro, ma poi Enzo torna già il giorno dopo. Pensavo: non riuscirà a stare lontano dalla routine, nel più classico dei casi.
Ma anche fosse, sai che noia passare la giornata lì a fare nulla? Un conto è lavorare, un conto è stare seduto a fare niente. Almeno a casa puoi fare qualcosa.
Invece no, Enzo torna per stare vicino alla moglie che ha ancora 5 anni da lavorare, evidentemente in portineria. Ma allora non ha senso che gli altri colleghi lo deridano o lo commiserino, a meno che non sappiano che sua moglie lavora lì, ma lo trovo improbabile.
Oltretutto, che una moglie voglia il marito intorno a lavoro full-day mi sembra altrettanto improbabile, di solito lavorare insieme logora le relazioni. 
Come improbabile che a qualcuno sia permesso stare in portineria tutto il giorno, anche se un ex collega, per stare con la moglie.
Oltretutto, non ha senso la risposta "la mia famiglia era questa" se Enzo una moglie ce l'ha: o forse sono io che do un significato simile ai due termini, non so. Oppure in quella frase c'è qualcosa di non detto che mi sfugge, quasi che Enzo abbia "sposato" l'azienda, ma non credo, non avrebbero senso i 5 anni ancora di lavoro della "moglie".
E infine non capisco perché Enzo vada via prima dell'uscita dei colleghi. Sta mica stalkerando la moglie? E glielo fanno fare?

Insomma, non ho capito, mi sembra che qualcosa nella logica del 100 non funzioni a dovere e non riesco ad apprezzare appieno.

Il titolo sembrava promettermi qualcosa di leggero, magari umoristico ma alla fine – per come ho letto la storia - mi è arrivata malinconia, tristezza e anche dolcezza. E anche una puntina di solitudine.
Quel sentire i colleghi “famiglia” forse è solo nella speranza di Enzo, vista l’indifferenza dei colleghi, da cui si salva solo una ragazza. E in Enzo vedo un compagno di vita che si sente in colpa per potersi godere la “libertà” mentre la moglie, che lavorerà nella stessa azienda suppongo, ha ancora anni da trascorrervi e allora – per solidarietà – se ne sta lì, mentre potrebbe coltivare qualche hobby. Magari sarà una cosa transitoria, lei lo verrà a sapere e risolveranno il momento, da buoni compagni di vita. Troppo libro Cuore? Forse.

Il racconto è chiaro, scritto bene, senza sbavature, ma non ho capito bene il rapporto tra la moglie che lavora e il fatto che lui vada in portineria tutti i giorni e se ne vada prima che i colleghi stacchino... quindi fa compagnia alla moglie ma non la accompagna a casa?... Comunque sia il racconto mi ha messo un'infinita tristezza pensando a tutte quelle persone la cui vita inizia e finisce con i turni lavorativi e che, una volta in pensione, sono persi. Ne conosco, purtroppo e continuo a non capacitarmi.

Ciao autore, quello che ho compreso io è che Enzo semplicemente consideri l'azienda come la sua famiglia e addirittura come sua moglie, il che rende il tuo cento un testo sulla solitudine, ma anche un testo sul totale annullamento delle persone che si appiattiscono sul lavoro e non riescono a staccarsene una volta andati in pensione. L'unica cosa non chiara è il riferimento ai cinque anni, boh. A rileggerci!

Ciao Penna. Purtroppo, per miei gusti, preferisco racconti che "vanno oltre" o che spaccano i cliché. Quello che racconti, nella parte "chiara", è ciò che si pensa sul disagio di molti quando raggiungono la pensione, pertanto non vivo la sorpresa. C'è poi una parte meno chiara che, per miei limiti, non ho compreso bene. A rileggerti.

devo dire che non mi ha preso più di tanto, questo mini.
non mi è chiaro il comportamento di Enzo.
va al lavoro perché ci trova la moglie o perché gli manca l'atmosfera?

Ciao, Penna.

99 parole.
L'unica cosa che aggiusterei è l'imperfetto in "era questa la mia famiglia", mi convince poco accostato in quel modo, come se la moglie non fosse parte della famiglia. Ma è una sottigliezza.
Simpatica la situazione, fa tenerezza dopo tutto. Soprattutto perché la moglie non lo caccia dalla guardiola, e se lo deve sorbire praticamente tutto il giorno! Sorvolo e lascio da parte i problemi di sicurezza, che poi magari non sono problemi in qualche caso particolare. Ci sta.

Grazie e alla prossima.

La considerazione che mi viene da fare è che oggi è difficile considerare l'azienda come a una famiglia: una volta credo fosse davvero così, ma oggi il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore ispira sentimenti poco amorevoli.
Il 100 ripercorre ancora il tema della nostalgia da lavoro, il sentirsi persi avendo tutto il tempo del mondo a disposizione. Non è molto originale ma il messaggio dell'autore arriva forte e preciso

Pensando al commento da scrivere ho sbirciato i commenti precedenti.
Mi sono soffermato su quello di Fante, che elenca esattamente tutte le perplessità che, onestamente, non mi hanno fatto apprezzare il racconto.
Ne aggiungo una: il titolo... ma alla fine l'autore ci svelerà tutto.

Mi dispiace dover dire che il finale del racconto non è molto chiaro. Pare di dedurre che la moglie del protagonista lavorasse in portineria, ma la cosa non viene esplicitata e, come già detto da altri, a quel punto è strano pensare che i colleghi non lo sapessero. Capisco che il limite delle 100 parole tolga spazio all'approfondimento, ma credo che qualche passo nella direzione della chiarezza andrebbe fatto.

Ciao Autor
Non ho capito molto e anche negli altri commenti sono state fatte diverse ipotesi.
Comunque la si giri, il tuo 100 è quello che più di altri mi ha lasciato un profondo senso di angoscia, una grande tristezza. 
Si può aspettare cinque anni, perché la moglie vada in pensione, per riprendere a vivere? Non so.

Ciao Autore.
Tipica scena fantozziana (trita e ritrita, dovrai convenire) in cui l'elemento di novità è rappresentato dal fatto che l'azienda è effettivamente la sua famiglia, visto che ci lavora la moglie (passaggio che richiede più di una lettura per l'errato utilizzo della punteggiatura). 
Apprezzo il guizzo di novità che vuoi introdurre, ma il messaggio è già troppo presente nelle nostre sensibilità personali, quindi non credo che possa riuscire a catturarne l'emotività.
Mi spiace.

Car autor,
Purtroppo il tuo cento non mi ha convinta, non fila liscio e restano troppi dubbi per poter comprendere per benino la psicologia del tuo personaggio ed entrare in sintonia con lui.

Un altro testo che vanta numerosi tentativi di interpretazione. Ci racconterai tu, autore, della moglie del protagonista. Che prende la scusa di voler stare vicino a lei per non ammettere di non riuscire a uscire dalla routine e da quello che per 40 anni è stato il suo mondo. Forse...

Bello lo spunto, marito in pensione, moglie ancora al lavoro. Cosa che accade di seguente e che può destabilizzare.
Un po' meno bella la realizzazione.

Un racconto toccante sulla definizione della famiglia e dei legami che vanno oltre il lavoro. La decisione di Enzo di rimanere vicino alla moglie in attesa che lei vada in pensione è un gesto di amore e dedizione. Una storia toccante che riflette su cosa significhi veramente la famiglia.