Il bagno

Il racconto offre uno sguardo potente sulla persistenza e sulle prove che l'individuo affronta nella ricerca del lavoro. La decisione di rinunciare al bagno fino a trovare un'occupazione aggiunge un elemento unico e simbolico alla narrazione, mettendo in luce la frustrazione e l'umiliazione che possono derivare dalla mancanza di successo. La trama si sviluppa con una sottile ironia, e la conclusione inaspettata, con il cambio di colore dell'acqua, aggiunge un tocco di drammaticità. Un racconto toccante e riflessivo sull'ostinazione e sulle sfide della ricerca di lavoro.

Nel brano non ci sono toni eclatanti o frasi che accendono l'attenzione facendo fare un balzo sulla sedia. Tutto è raccontato con tono pacato, quasi distaccato e nessuno pare dare importanza alla bizzarra decisione del protagonista di non fare il bagno.
Nemmeno il lettore.
Il protagonista viene descritto come un tipo originale, che fa un fioretto insolito e recita con ironia i rifiuti ricevuti davanti ai parenti.
Ma l'umiliazione brucia dentro fino ad arrivare al terribile finale. Finale che, devo confessare, ho apprezzato meglio alla seconda lettura perchè alla prima non mi tornava. Rileggendolo invece ho colto meglio le sfumature di questo dolore, difficile da esternare e sopportare.
E difficile anche da comprendere: forse avrei tolto il discorso diretto (lo dici nella riga precedente che interpreta teatralmente le lettere di rifiuto) per entrare meglio nella mente depressa del protagonista e finire il brano senza lasciare dubbi sospesi.

Vorrei condividere qualcosa con voi...

Fate attenzione e cercate di essere più vigili, più accoglienti. Quando vi trovate di fronte a un testo simile, basta accoglierlo e dire, anche solo in senso metaforico, "sono qui". Non è necessario risolvere i problemi al posto mio; per quello, c'è la mia terapista. Tuttavia, di fronte a certi commenti, la forza svanisce e tutto diventa buio. Mai avrei immaginato che gli utenti di un forum di scrittura creativa potessero essere così poco empatici.

Non volevo scrivere questo testo perché dentro di me sapevo che non sarebbe stato compreso, alla fine avevo ragione. Scriverlo è stato parte del mio percorso terapeutico e va bene così.

Vorrei analizzare il testo per spiegare ogni parola, perché questa volta ogni parola aveva un significato particolare. Ma non ho voglia di riporre nuovamente speranze in una platea che sarebbe sorda a certi richiami.

Non so cosa riserverà il futuro nel forum; sicuramente continuerò a trarre beneficio dagli stimoli creativi che date, ma dal lato umano, mi vedrete scomparire nel fondo. E non sono parole dette senza senso; sono veramente rimasto deluso e ferito. Quindi, se non siete d'accordo, evitate di commentare con le solite frasi sui gusti e sulle preferenze o su quanto io debba prendere la giusta distanza emotiva da ciò che scrivo, perché non servirebbe. 
Ho scoperto già da tempo che i gusti generali sono altri; basta guardare chi è sempre al top. Mi avete fatto notare in più occasioni quanto io sia di nicchia e particolare a livello letterario, e ne sono contento. Ma in questo caso sto parlando a livello umano.

Senza mettere tutto me stesso, il bello e il brutto, in quello che scrivo, non posso vivere. Alla fine, quello che volevo era attirare la vostra attenzione e farmi accogliere, ma mi sento di non aver raggiunto nessuno dei due obiettivi.

Un grande abbraccio, di quelli grandiosi che rimangono nella memoria per almeno dieci anni.

Ciao  @ImaGiraffe ti invito a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Il tuo racconto ha ottenuto 23 preferenze ed è al quarto posto ben più apprezzato di altri autori che da anni popolano attivamente e con successo questo forum. Quindi penso che la tua storia abbia coinvolto e sia stata capita. Ci sta che possano esserci letture più affrettate o se sensibilità diverse che non abbiano raccolto il tuo messaggio. La nostra piccola platea rispecchia, a suo modo, quella più grande dei lettori in genere e per questo trovo che sia un’ottima cartina di tornasole.
Non devi adeguare il tuo stile ai gusti dei lettori, continua a essere te stesso e a scrivere ciò che ti fa stare bene e sii consapevole che qui ci vogliamo tutti bene.

Io, nel mio piccolo, mi associo ad Ele e a Pet.
Ho commentato il tuo racconto in un modo molto forte, ti ho messo al primo posto, e capisco quello che dici. Non ti rispondo: non serve. Ma ti urlo, come dice Monica, che qui - per fortuna - ci vogliamo davvero tutti bene. E tu che hai visto i nostri raduni sai che siamo sinceri. Scusaci se a volte la fretta, l'emotività o qualsiasi altra cosa ci allontanano dal lato umano, che dovrebbe sempre prevalere.
E comunque sei uno dei miei scrittori viventi preferiti. Scrittori: non aspiranti.

@ImaGiraffe

Parto da qui:

 Fate attenzione e cercate di essere più vigili, più accoglienti. Quando vi trovate di fronte a un testo simile, basta accoglierlo e dire, anche solo in senso metaforico, "sono qui". 


Scusami ma io, a questa cosa non ci penso quasi mai: commento un testo presentato a un contest letterario. Segnalo refusi, discordanze nei tempi verbali, cambi ingiustificati di pov e le sensazioni che mi da.
Ma mescolare lo scritto con chi scrive, ecco, quello no.
Si critica il testo, mai l'autore.
Se, a tuo avviso, il testo ha attirato poca empatia (comunque ti sei classificato in ottima posizione!), è un problema di parole o frasi non perfettamente riuscite e gli amici del forum, con i loro commenti, ti hanno aiutato a comprendere le criticità.
Tutto qui.
Mi dispiace l'amarezza che trapela dalle tue parole, la tua volontà di scomparire nel fondo (non ci andare, è un postaccio: ci sono stata per anni ed è scomodo da morire! E' brutto, puzza e si vede solo Rete4... Rimani qui con noi, con il tuo spettacolare sorriso! Ricordo indelebile di Biella).
E' sempre e solo il testo, Ima, le emozioni e le sensazioni che suscita: delle volte viene fuori un lavoro più incisivo, delle volte no, capita.
Si mette da parte e si ricomincia da capo, ogni volta.
Personalmente non abbino quasi mai l'autore a quello che scrive, altrimenti avrei dovuto credere che l'aspirazione dell'autore de Il mantello rosso fosse quella di fare il boia, per dire. 

Dopo questo messaggio, sono ancora più incline a scomparire nello sfondo. 
Continuerò a scrivere e a commentare racconti, ma nient'altro. 
Ero convinto di trovare qui una sorta di famiglia, un luogo sicuro in cui sentirsi accolti, ma forse ho elevato troppo le mie aspettative. 
Il mio testo poteva essere l'opportunità per discutere di un argomento difficile. La frase che ho riportato non era solo riferita al mio racconto, ma era un invito a porre più attenzione, anche nella vita reale. perché troppo spesso disgraziatamente poi ci si trova a dire "com'è potuto succedere?"
Sicuramente sono troppo coinvolto sull'argomento quindi, va bene così.
Festeggiamo i vincitori e andiamo avanti.

ImaGiraffe ha scritto:Dopo questo messaggio, sono ancora più incline a scomparire nello sfondo. 
Continuerò a scrivere e a commentare racconti, ma nient'altro. 
Ero convinto di trovare qui una sorta di famiglia, un luogo sicuro in cui sentirsi accolti, ma forse ho elevato troppo le mie aspettative. 
Il mio testo poteva essere l'opportunità per discutere di un argomento difficile. La frase che ho riportato non era solo riferita al mio racconto, ma era un invito a porre più attenzione, anche nella vita reale. perché troppo spesso disgraziatamente poi ci si trova a dire "com'è potuto succedere?"
Sicuramente sono troppo coinvolto sull'argomento quindi, va bene così.
Festeggiamo i vincitori e andiamo avanti.

Ciao Ima.
Da una parte ci sei tu, con i tuoi 23 punti (significano che c'è chi ha capito e ha ascoltato e accolto,no?)
Dall'altra c'è l'autore di un racconto a 0 punti che commenta così
"Un terzo tempo per un racconto a zero punti forse non ci dovrebbe stare, ma nel nostro bellissimo gruppo c’è ascolto e attenzione per tutti, quindi… vi spiego."

Ciao.