Era un'afosa giornata di fine aprile. Il suo fido compagno, un vecchio cammello perennemente stanco, era già stato caricato della merce che, quel giovane mercante, doveva portare al bazar del Cairo, tra circa un mese.
Il padre, un mercante di tappeti marocchino, era ormai troppo anziano per poter attraversare il deserto ed andare in Egitto; così aveva incaricato il figlio trentenne di andarci al posto suo. Pur di sapere il padre al sicuro dal grande caldo, aveva accettato di buon grado. Così, era iniziato il suo lungo viaggio nel Sahara.
Voltandosi malinconicamente verso la madre in lacrime, il giovane salutò la sua bella casa e si mise in viaggio.
Il caldo era quasi insopportabile, ma, se voleva essere in Egitto entro l'inizio del mese di giugno, non doveva perdere tempo. Il suo cammello camminava a passo costante, instancabile e, tra il caldo e l'andatura dell'animale, il giovane si stava quasi addormentando. Ogni dieci minuti, doveva stirarsi la schiena e le gambe, per tenersi sveglio e non rischiare di cadere a terra.
Arrivata la notte, finalmente, si poté fermare un attimo. Intorno a lui, solo deserto. Quella desolazione lo turbava e, per tenersi compagnia, si mise a ripensare ad una storia che si tramandava nella sua famiglia: la storia della dea del deserto.
“Esisteva, in un tempo lontano mille anni, una dea mostruosa che, introdottasi tra i cittadini di una piccola comunità, si mise a disposizione di essi. Nonostante i buoni propositi, il suo aspetto terrorizzava i cittadini che voleva aiutare.
Successe che, in quel periodo, venne nella comunità, una seconda dea, bellissima e gentile. Tutti le vollero bene. La bella dea, mise in mostra i suoi poteri mistici, iniziando ad esaudire i loro desideri.
Gelosa, la dea mostruosa, cercò di attaccare la bella dea, uccidendola. Furiosi, i cittadini decisero di cacciare via la dea mostruosa, la quale, stizzita, iniziò a ricoprire la terra di sabbia rovente, coprendo, per sempre, il verde della natura. Da quel giorno, nacque il deserto più grande del mondo, segno della furia di quella dea mostruosa.”
Il giovane si mise a ridere: non aveva mai creduto a quella leggenda metropolitana. Eppure, si mise a pensare a come sarebbe stato bello il grande deserto ricoperto dalla foresta. Con quel pensiero in testa, si mise a sognare. Era un sogno distorto: c'era una donna bellissima che aveva ucciso un mostro e rideva delle sofferenze di quest'ultimo.
Un forte brivido lo pervase e, riaprendo gli occhi, si rese conto che era ancora notte, forse verso le tre. Il deserto era implacabile: di giorno era caldissimo, mentre, di notte, freddissimo. Si avvolse in uno dei tappeti che avrebbe dovuto portare al bazar del Cairo.
Provò ad addormentarsi, ma il cammello non era della stessa opinione: si mise di scatto in piedi ed iniziò a correre via, lasciando il giovane indietro. Lui si alzò, cercando invano di richiamare l'animale, ma lui non volle saperne di fermarsi.
Un fortissimo brivido, lo pervase: era solo in mezzo al deserto... cosa avrebbe fatto? Si voltò; il peggio non era ancora arrivato. Una tempesta di sabbia stava arrivando verso di lui. L'unica cosa che gli venne in mente di fare, fu di proteggersi sotto il tappeto che aveva usato come coperta. In un attimo, la tempesta di sabbia lo travolse; quella, però, non era una tempesta comune, dato che, una misteriosa forza, lo fece alzare dal suolo e, per lo spavento, il povero mercante, perse i sensi.
Non si sa quanto tempo rimase incosciente.
Riaprendo a fatica gli occhi, a momenti svenne di nuovo! Una piccola creatura volante lo stava fissando. La creatura era simile ad una volpe del deserto, con delle zampe piccole e leggermente tozze, una lunga coda a strisce e due ali da colomba. Aveva una gemma verde incastonata sulla fronte e due occhioni blu intenso.
Intorno c'era un'oasi verdeggiante, poco distante, un piccolo boschetto e dietro al mercante, uno specchio d'acqua e una piccola casetta di pietra e sottili fasci di rami come tetto. La casetta non aveva una porta, ma un telo ingiallito dal sole e dal tempo.
Alzandosi a fatica, il giovane rimase a bocca aperta dinanzi a tale bellezza! Sembrava un luogo incantato. Lo strano animaletto, lo stava fissando, mentre lui si avvicinava alla casetta; un senso di pace lo stava pervadendo e, sebbene le mistiche origini di quel luogo, si sentiva al sicuro. Volendo seguirlo, l'animale si attaccò alla camicia del ragazzo.
D'un tratto, forse sentendo i passi del giovane, una ragazza si affacciò sull'uscio della sua casetta. Lui si bloccò, mentre l'animaletto, staccandosi dalla sua camicia, corse in braccio alla ragazza. Era molto bella: i ricci capelli neri erano adornati da una coroncina di fiori, il viso era fine; era scalza ed indossava un abito bianco e semplice, legato in vita da dei fili intrecciati d'argento.
Lei fece per rientrare, ma il giovane cercò di rassicurarla.
“Lo so che sei buono: solo i puri di cuore possono arrivare fin qui.” La voce della ragazza era dolce e calma. “Se vuoi, puoi entrare.”
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte ed obbedì. Dentro, era un'unica stanza, con un letto, un tavolino, una cucina ed uno specchio da parete. Al ragazzo sembrava di essere entrato in una casa per fate.
Fin da subito, la ragazza, di nome Ilaria, lo aveva accolto con il cuore e, lui, aveva capito che, ogni momento con lei era prezioso. Tuttavia, c'era qualcosa, nel volto di lei, che lo turbava: era come se fosse perennemente triste. Un pomeriggio, il ragazzo, chiese ad Ilaria il motivo della sua tristezza.
“Devi sapere che io sono la dea della natura.” Rispose lei. “Tantissimi anni fa, giunsi in un piccolo villaggio. Tutti erano gentili, tranne una strega invidiosa del fatto che tutti mi volevano bene e, un giorno, rubò i miei poteri e li usò per farsi voler bene, iniziando ad esaudire i loro desideri. Solo che, non sapeva come usarli, diventandone schiava. Io ho cercato di salvarla, ma i miei stessi poteri si sono rivoltati contro di me... la strega perì e, tutta la natura che avevo fatto nascere, venne ricoperta dal deserto.”
“Non si può fare nulla?” Chiese il ragazzo, asciugandole una lacrima.
“Purtroppo no... quella magia è troppo potente e si nutre del rancore e dell'odio; finirà per ricoprire tutto il mondo... questo posto è l'unico che riesco a mantenere ancora in vita, ma solo allontanando le persone non pure di cuore. Se così non fosse, anche quest'angolo di paradiso verrà sommerso. Sono preoccupata perché lo spirito della strega cerca ancora di sopraffarmi e di distruggermi.”
Ilaria, gli spiegò che, la leggenda, era solo il frutto del passaparola: con il passare del tempo, la storia era stata inevitabilmente modificata, finendo per farla sembrare la cattiva della storia. Lei si mise a piangere.
Lui le fece una promessa importante: la avrebbe protetta anche a costo della vita.
Una notte, il ragazzo si svegliò all'improvviso. Aveva una strana sensazione. Si alzò dal suo giaciglio, di fianco al letto della dea, e andò fuori dalla casa. Faceva un po' freddo. Il giovane aveva regalato, alla dea, il tappeto che era stato trascinato con lui, notti addietro e messo al posto del telo ingiallito. Una cupola mistica, faceva in modo che il deserto non potesse penetrare al suo interno. Fuori, c'era una tempesta di sabbia e, lui, rabbrividì.
D'un tratto, un grosso animale arrivò all'oasi; era il suo cammello, con ancora la merce addosso. Zoppicava e cercava riparo nell'oasi, ma la cupola lo respingeva. Mosso a pietà per l'animale, lo aiutò ad entrare.
La volpe magica gli ringhiò contro, nascondendosi dietro il giovane. Lui si girò di scatto: il cammello si era messo... a ridere? In un attimo, l'animale si tramutò in una vecchia donna vestita di viola e dai capelli stopposi e grigi.
“Ma grazie, finalmente potrò vendicarmi su quell'inutile dea!”
Involontariamente, il ragazzo aveva permesso alla strega di arrivare ad Ilaria! Lui cercò di avvisarla, ma, la strega, muovendo un dito ossuto, lo tramutò in una statua di cristallo, per poi distruggerla. Il forte rumore, attirò l'attenzione della dea, la quale ebbe lo stesso trattamento.
Ridendo di gusto, la strega si sentiva già vincente, quando la volpe magica, usò i poteri del suo gioiello per colpire la strega e ucciderla. Per incanto, Ilaria e il giovane mercante vennero salvati dalla volpe magica.
Il giovane era inconsolabile: la strega era stata sconfitta per sempre, ma aveva deluso la fiducia della dea. Lei, tuttavia, non era né delusa, né arrabbiata: lei aveva capito che, lui, lo aveva fatto in buona fede e lo perdonò.
Il ragazzo fu, così, libero di tornare a casa, anche se con tanta malinconia. I due si amavano, ma lei capiva che, per quanto volesse, non poteva condannarlo a rimanere lontano dal resto del mondo. Il giorno della sua partenza, il ragazzo si mise a piangere e, dopo un bacio appassionato, i due si separarono per sempre.
I due non si videro mai più. La dea rimase per sempre nell'oasi, a proteggere quel paradiso. Il suo compito rimaneva quello di preservare quell'angolo di paradiso, seppur in completa solitudine, ma con il cuore pieno d'amore per quel giovane che, con il cuore puro, aveva aiutato l'umanità a sconfiggere la desertificazione delle foreste!