Claudio Bezzi ha scritto:6) Il blocco in corsivoNon è piaciuto a @Giammy e a @Fante Scelto (ma a qualcun altro sì, giusto per segnalare la bellezza delle differenze). Non discuto sul piace/non piace questa soluzione, ma mi permettete di spiegarne il senso. Quella parte è un racconto entro il racconto, dove il narratore esterno cede il posto a un inserto soggettivo, giustificato come ampliamento di una parte dialogica (Gino che racconta alle persone presenti nello spaccio) che non ha la forma del dialogo ma del ricordo; lungo, senza interruzioni. Allora - mia opinione - serviva uno stacco, la visibilità del cambio di registro narrativo che, a mio avviso, contribuisce a movimentare il ritmo. Penso - se non ricevo obiezioni più circostanziate - di lasciare così.
Più o meno ho capito cosa intendi, uso anche io a volte questo sistema, però ti spiego perché secondo me in questo caso non è il massimo a livello estetico.
Perché non c'è cambio di registro o di pdv.
Se l'inciso, che appartiene ai ricordi di Gino, fosse scritto "in terza persona", cioè come il flashback di un film, distaccato, allora sì, ti do ragione e lo avrei fatto anche io.
Non so bene come spiegarlo, ma se il pezzo raccontasse la storia di Gino come vista dall'esterno, cioé non da lui stesso che la racconta, creerebbe (secondo me) quell'effetto che intendi tu. Ma non c'è differenza di punto di vista, o di stile di scrittura, rispetto al resto della storia, specie rispetto al parlato normale di Gino (d'altra parte è sempre lui che racconta) e quindi crea più che l'altro l'effetto di una evidenziatura, come se l'autore avesse voluto evidenziare a più passate quel particolare pezzo.
E quindi io lettore mi chiedo "perché ha fatto questa evidenziatura?" e in quel momento spezza l'atmosfera.
Non ti dico di cambiarlo o che è un errore, solo che a me ha fatto quell'effetto lì. Piuttosto cambiarne il pdv, ma ripeto, è il modo in cui lo farei io, non per forza quello che funziona meglio.
Sono invece d'accordo con te sul discorso delle virgole, io le uso in maniera similissima a come hai fatto tu, perché davvero rendono il senso della fatica, dell'emozione, della pausa lessicale.
Però nell'esempio della frase che hai portato trovo che ce ne sia una o due davvero di troppo.
“Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.”
Per me è eccessivamente zoppicante, cioé enfatizza troppo quello che volevi fare, la lentezza di Gino e la sua fatica.
Ne toglierei una o due, con effetto finale a scelta, tra:
- “Gino, con passo malfermo, entrò e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.”
- “Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò con procedere incerto fino al bancone.”
Ti direi la prima, a gusto mio.
Ottima quella nel titolo, a me è piaciuta perché davvero dà un senso diverso rispetto a "Il deserto dentro". Che non è meno bello ma ha un diverso retrogusto.
Non l'ho scritto nel commento ma lo scrivo qui.
Per il resto, ottimo lavoro!