Metti un po' di musica leggera... Anzi leggerissima. Ecco, questo è il riassunto di questo racconto. E non so, sinceramente io non ho avuto dubbi a collocarlo nel genere umoristico, che non per forza deve essere urlato o esilarante o coinvolgente, ma può essere anche solo e semplicemente leggero e ironico. Almeno, io la vedo così, ma a questo giro le interpretazioni dei generi sono un po' alla carlona, non me ne abbia nessuno. Il paradosso è che gli stessi, cioè noi, che abbiamo scritto dei racconti che non rientrano nel genere ci mettiamo a giudicare se i racconti degli altri rientrano nel genere. Boh, alla fine penso che il rientrare nel genere o no, visto che probabilmente non so di cosa parlo, non rientrerà nei parametri di scelta. È in concorso? Tanto basta. Sei in concorso, caro autore? Direi di sì, quindi ciccia.
Detto questo e tornando al racconto ho davvero poco da dirti, in senso positivo, perché è scritto molto bene, senza picchi stilistici o chissà che, ma in maniera corretta e lineare, semplice come richiedeva la storia che ci hai raccontato. Una storia che sa di realtà, di accaduto davvero, non ci sono margini, se non minimi, all'incredulità, e questo è un grosso punto a favore. A sfavore c'è che questa semplicità è purtroppo un'arma a doppio taglio, nel senso che il racconto, seppur piacevole, incide poco e poco si fa ricordare.
In conclusione una buona prova, ma che ai fini puramente concorsuali avrebbe dovuto e potuto graffiare di più.