Demetrio scosta il paravento e grida: «Ah! Chi sei?»
Sento la voce di Andrea: «Io sono Gla… Glauco!»
Demetrio fa un passo di lato e mi libera la visuale: oh, Iside! Andrea si è rivestito con il mio peplo celeste.
«Glauco?» lo incalza Demetrio. «Figlio di…»
«Ma come ti perme…» si interrompe. Poi, con voce affettata: «Oh, ma certo. Mia madre è una gran pe… peripatetica.»
Mi vede che gli faccio cenno di no dal letto.
Enfatizza: «Era una peripatetica. Poi incontrò un so… sommo sacerdote.»
Demetrio lo guarda perplesso. «Un sommo sacerdote?»
«Sì. Nel pro… pronao.»
Demetrio insiste: «E dimmi, Glauco: cosa ci facevano una peripatetica e un sommo sacerdote nel pronao?»
Stavolta mi intrometto: «Suvvia; a chi vuoi che interessi una cosa del genere?»
«A me interessa.»
«È una bellissima sto … storia!» fa eco Andrea e inizia a fissarmi.
Iside, ti prego: dammi la forza. «An… Glauco! Tu non sei qui per raccontare storie, vero?» Gli faccio cenno di venire al dunque.
«Giusto! Infatti io sono Gla… Glauco!»
«Figlio di?» chiede Demetrio.
Gli faccio un cenno labiale: “Poseidone”, nella speranza che lo colga.
«Pe… Persefone.»
Mi metto le mani sul viso.
«Berenice, a te risulta che la moglie di Ade abbia generato un figlio con un mortale fingendosi una peripatetica?» Per mia fortuna non stacca gli occhi da Andrea.
«Avevo letto qualcosa del genere su Rosetta Duemila.» dico, incrociando le dita.
«Ma non dare retta a quei chiacchiericci da quattro once! Forse c’è scritto qualcosa sulle stele ufficiali?»
«Tesoro, in questo periodo i notiziari parlano solo della morte del faraone Flavio Vespasiano e della consacrazione di Tito Flavio.»
Demetrio si volta verso di me. «Per Zeus! È morto Vespasiano?»
Lo guardo male. «Ma dove vivi, nel deserto di Cirene, che non sai la notizia della settimana?»
«Sì, infatti intendo dire: per Zeus! È morto Vespasiano! Ma sai, quasi non me ne sono reso conto, visto che faccio un sacco di turni all’ospedale.»
Scuoto la testa. «Eh, lo vedo che non sei mai a casa.»
«Mia cara, ma tu non sai che mi tocca fare. In questo periodo gira uno strano malessere che si manifesta con un forte prurito sulla testa.»
«E ne so… soffri anche tu?»
Andrea ha ragione: e chissà quanta altra gente?
«Che Zeus me ne scampi! È una grossa sofferenza e nessuna medicina tradizionale sembra funzionare. Per fortuna i medici hanno trovato una cura sperimentale.»
«E in che co… cosa consiste?» Ma perché non se n’è stato zitto? Io non sarei così curiosa di scoprirlo.
«Si prende una cannula e la si infila nell’ano del paziente, poi ci si soffia delicatamente dentro.»
Non riesco a trattenere il disgusto: «Che schifo! Ma funziona?»
«Ancora no; però questa attività mi tiene occupato in ospedale, sempre.»
«Qua… quasi sempre.» si intromette Andrea.
«E tu che ne sai?» chiede Demetrio.
«Pe… perché…» esita.
«Perché è Glauco, no?» rispondo io.
«E ce… certo.»
«Già, ovvio. Però adesso io vorrei sapere cosa ci fa un semidio balbuziente nella camera da letto di mia moglie, visto che io sono un comune mortale e non ho il dono della veggenza.»
«Passavo di qui pe… per caso.»
Demetrio lo guarda con sospetto. «Lo so, a voi semidei, che cosa passa per la testa quando vedete una bella donna. Cosa credi, che io sia stupido?»
Forse un pochino, ma me lo tengo per me.
«Ma in verità tua moglie non l’ho mai nemmeno vi… vista prima.»
«E allora che ci facevi qui, a casa nostra?»
«Ce… cercavo…» Ci manca solo che rimanga senza parole.
«Allora? Racconta, Glauco!»
«Certo, volentieri. Se vuoi, conosco una bella storia: parla di una pe… peripatetica e di un sommo sacerdote che…»
Oh, Iside! Aiutami tu.
«No. Io voglio sentire la storia del semidio e dell’adultera!»
Cosa hanno appena sentito le mie orecchie? «Ehi, ma come ti permetti?»
Demetrio punta il dito verso di me. «Quindi è la verità?»
«Ma di che parli?» Sempre negare, soprattutto se si hanno ancora le dita incrociate. «Io questo Glauco non l’ho mai visto in vita mia!»
Gira il dito verso Andrea. «Tu. Ringrazia tua madre che sei un semidio. Racconta cosa stai cercando nella nostra casa!»
«Ecco, ve… veramente…»
Ho un’idea. «Magari hai perso qualcosa? Che ne so, la tunica?»
«Che cosa? Ma certo! La mia tu… tunica.»
Demetrio scuote la testa. «E come avresti fatto a perderla?»
Iside, aiutalo tu!
«Allora. Mi trovavo sulla riva del fiume a fare le mie cose da se… semidio.»
«Quali cose?» lo incalza Demetrio.
Intervengo io. «Eh, ma sì, in fondo che cosa ci interessa? E poi io non andrei a fondo, hai presente chi è la madre, no? Non sia mai che qualche spirito degli inferi ci venga a tormentare la notte perché siamo stati troppo invadenti.»
Annuisce. «Hai ragione. Dunque, continua pure, che sono proprio curioso.»
«Sicuro che non vuoi sentire la storia della pe… peripatetica e del…»
«Glauco!» gli urliamo in coro.
«Certo. La tunica. Allora, ero lì al fiume, faceva molto caldo e così me la so… sono tolta.»
«E poi?»
Provo a mimargli la scena.
«All’improvviso si è sollevato il vento e l’ha fatta vo… volare via.» Iside, ti ringrazio.
«Per Zeus. Anzi per Zefiro.» commenta Demetrio.
«Zefiro in effetti mi sembra molto più indicato.» aggiungo io.
«Forse è stato proprio lui, magari per invidia.»
«O chissà per cosa.»
Poi Demetrio, rivolto ad Andrea: «Spogliati.»
«Scu… scusa?»
«Spogliati. Facci ammirare il tuo corpo semidivino.»
Andrea è titubante, allora aggiungo: «Non vorrai mica uscire di qui con addosso un peplo, vero?»
«Hai ra… ragione.»
Si spoglia e appoggia il mio peplo celeste così, come gli capita; me la pagherà, un giorno.
Demetrio lo guarda perplesso: è poco muscoloso e appena sovrappeso. «Mah; un fisico… dionisiaco, che dici?»
Forse è meglio non fargli sapere che, in altre circostanze, è più devoto a Priapo. «Sì, sono d’accordo.»
«Chissà che cosa invidia in lui Zefiro?»
«Forse ha delle doti nascoste.»
Cercando di non farsi sentire: «Hai visto? È circonciso.»
«Sì; e allora?»
«Non è che questo ci sta prendendo in giro?»
«Ma cosa vai a pensare? Si vede che sua madre, dopo averlo partorito, l’ha affidato a una famiglia del quartiere Giudaico. In fondo che ne sappiamo della vita di dei e semidei?»
«A parte quello che scrivono su Rosetta Duemila? Ben poco, in verità.»
«Appunto.»
Andrea interrompe le nostre riflessioni: «Posso ri… rivestirmi?»
«Certo, fa’ pure.» dice Demetrio.
«Non con quello!» mi affretto a dire, quando mette le mani sul mio peplo.
«Eh già,» dice Demetrio con voce affettata: «dobbiamo risolvere il mistero della tua tunica. Dove sarà volata?»
So bene dove si trova: «Prova a guardare la massa informe delle tue vesti lì sullo sgabello; magari è entrata dalla finestra e c’è finita sopra.»
Demetrio si avvicina: «Per Zeus! Quale prodigio è mai questo? Guarda, Glauco: ecco la tua tunica.»
«Ge… gentilissimo, grazie.»
Mentre Andrea si riveste, Demetrio deve aggiungere qualcosa: «Per me è un onore esserti stato d’aiuto. Il destino ha scelto la mia umile dimora ed eccomi qui, al tuo servizio. Desideri qualcos’altro dalla mia famiglia?»
Gli faccio cenno di andare.
«No, grazie. Va be… benissimo così.»
«Aspetta; forse ho un dono per te.»
Alzo gli occhi al cielo: oh, Iside, perché a me?
Demetrio insiste: «Stiamo sperimentando in ospedale una cura per la balbuzie.»
«Da… davvero?»
Gli faccio cenno di no.
«Sì,» insiste Demetrio; poi dice, accompagnandosi con gesti inequivocabili: «È abbastanza facile. Si tratta di inserire una cannula nell’ano e soffiarci delicatamente dentro.»
Andrea si schermisce all’istante. «Magari un’altra vo… volta.»
«Guarda, faccio in un attimo. Devo solo recuperare una cannula. Resta qui, intrattieniti pure con Berenice, che è molto brava a conversare.» Se ne va nell’altra stanza.
«Che fa… faccio?»
«Se non vuoi una cannula nell’ano ti consiglio di sparire subito!»
«Ma di là c’è tuo ma… marito.»
«Fuori dalla finestra; attraversa il cortile, dall’altra parte c’è un piccolo uscio. Corri!»
Andrea scavalca il davanzale e Demetrio rientra, con una cannula in mano.
«Eccomi! Ma dov’è Glauco?»
«È andato via così com’è arrivato, si vede che non poteva più restare.»
«Che peccato. Mi sarebbe piaciuto tanto soffiargli nell’ano.»
«Oh, Iside! Ma per la balbuzie funziona?»
«Ancora no, però è divertente.»
«Ma Demetrio! Che schifo.»
«Fidati che mi capitano cose molto più schifose in ospedale. Piuttosto, pensi che Glauco sarà di nuovo nostro ospite, un giorno?»
Certo che tornerà. «Lo sa solo il destino. Perché? Gli vuoi davvero soffiare nell’ano?»
«In verità no; il fatto è che mi è rimasta una curiosità.»
«E quale?»
«Chissà cosa ci facevano una peripatetica e un sommo sacerdote nel pronao?»
Oh, Iside!