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1Infermiera a noleggio monouso Empty Infermiera a noleggio monouso Mer Apr 07, 2021 9:17 pm

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12 giugno 82 - Via dei Gelsi n. 8, ore 12
Una donna, decisamente scarmigliata, uscì sbattendo con forza la porta di una villetta anni ’60.
La vetrata che dava su un ampio giardino tremò e quando la donna chiuse dietro di sé il cancelletto che dava sulla via, dalla colonnina che lo sosteneva si staccò dell’intonaco, mentre la cassetta delle lettere piombò a terra.
Un ciclista che transitava, forse soprappensiero, per lo spavento tamponò un’Apecar.
Se non fosse stato per l’incredibile garbuglio creato da un salice piangente, cespugli di rose, piante di pomodoro, di fagioli, di zucchine e cetrioli che popolavano il giardino, chi si fosse fermato a soccorrere il ciclista avrebbe visto che, sotto al portico su cui si apriva la vetrata, c’era un uomo, in pigiama, un po’ stizzito.
«Ma perché se ne va? E poi così, senza preavviso. Adesso chiamo la sua capa e mi sente! Prima però, pillolina per star calmo.»
Dino, così si chiamava l’uomo, rientrò in casa, ingoiò una pillola e prese il telefono.
«Agenzia Noleggio Infermiere, sono Gioia Felice, dica pure.» Inesperienza di genitori primipari!
«Pure. Sono Dino Cori. Il solito, grazie.»
«Dino, ancora! – sospirò la donna – Ma lei mi fa fuori le infermiere come il pane. Vedrò cosa posso fare, ma non le assicuro niente.»
«Posso resistere al massimo fino a domani, poi… non ci voglio pensare!» Una vocina flebile, con un singulto finale.
La donna consultò un elenco e decise: la Betta. L’aveva tenuta come soluzione estrema per questo cliente, ma con le ferie che incalzavano, alternative zero.
Dino era sanissimo, ma da tempo viveva da recluso volontario nella casa che i suoi gli avevano lasciato. Non erano morti, si erano solo trasferiti: un figlio scapolone – andava per i trentacinque – si sopporta, ma uno scapolo ipocondriaco e con la fissa per l’orto-giardinaggio, no.
E pazienza se intasava la segreteria telefonica con lamenti, allarmi per presunti infarti, per un taglietto da 0,3 millimetri.
Dino era stato normale fino a due anni prima.
Poi sfortuna volle che il ramo su cui si era sistemato per disegnare un nido avesse ceduto ed era finito sul greto roccioso di un torrente. Fratture multiple, immobile a letto per tre mesi, collezionando infezioni urinarie, congiuntiviti, orticarie, gastriti e quant’altro: girò tutti i reparti dell’ospedale ma, fratture a parte, non aveva nulla.
Il risultato per aver rimuginato su chiacchiere ospedaliere era lì: un malato immaginario che necessitava di inutile e costosa assistenza continua.
Una manna per Gioia, meno per i dipendenti, che resistevano con Dino al massimo un mese.
«Betta, mi devi aiutare. Dino Cori.» Gioia le allungò il corposo dossier sul cliente.
«Domani mattina va bene? Peccato, pensavo di godermi i mondiali.»
«Ti piace il calcio? Non l’avrei mai detto.»
«Solo i mondiali. Mi rilassano.»
 
13 giugno 82 – Via dei Gelsi n. 8, ore 9
La mattina dopo Betta di presentò in via dei Gelsi: dopo aver aggirato un roseto, insalate, rosmarino e salvia, trovò un cartello con istruzioni e relativi disegni: soprascarpe da ospedale o scarpe dalla suola pu-li-tis-si-ma.
Impassibile, Betta obbedì: era attrezzata.
Dino l’aspettava in corridoio: magrolino, capelli corti, un filo di barba, in pigiama e con una mascherina da ospedale, anzi due, sovrapposte. Occhialini da intellettuale e orecchie a sventola.
«Sana? Pulita?»
«Sanissima, pulitissima, vaccinata per tutto il vaccinabile.»
Bassina, sui cinquanta e un po’, tracagnotta e con braccia da palestra, Betta era in divisa, come la più classica delle infermiere: cuffietta d’ordinanza, camicetta bianca che scricchiolava tanto era inamidata, gonna al ginocchio anti-tentazioni, calze spesse e scarpe silenziose.
Al collo, una catenella cui erano appesi occhiali dalla montatura rossa.
Con cipiglio deciso, squadrò Dino da capo a piedi, poi incrociò le braccia, aspettando la prima mossa.
«Faccia vedere la suola delle scarpe? Bene.»
«Mi mostri la casa. Poi la visito.» Betta detestava perdere tempo. Dino adorava le visite mediche.
«Questa è la mia camera, io sto sempre qui dentro, pasti compresi. Qui o in veranda, o in giardino. C’è anche il mio bagno, che pulisco io. Per le altre stanze faccia da sola, c’è scritto sulla porta cosa sono.»
La camera dava direttamente sul giardino, era molto spaziosa e luminosa: forse in origine era stata un piccolo salone.
Il letto a due piazze ricordava molto un letto d’ospedale, con a fianco comodini con tavolino per i pasti incorporato e asta porta flebo. Su uno dei comodini, la lettura serale di Dino: un quaderno con gli anelli per la collezione di bugiardini.
Un armadio a due ante ospitava il suo guardaroba: solo pigiami. Tutti uguali: azzurri a righine blu, ben stirati, uno per ogni giorno della settimana.
Accanto, un mobile con cassetti tipici delle farmacie, ognuno con un cartellino: muscoli, digestione, neurologia, cuore, primo soccorso. Farmaci in stretto ordine alfabetico e le scadenze ben evidenziate.
Parte di un’ultima parete era occupata da un tavolo da disegno professionale e da scaffali con un assortimento di cancelleria degno della più fornita cartoleria.
Una nicchia era occupata da una libreria: solo tomi di medicina, con un’aria vissuta che indicava frequenti consultazioni, e lì accanto una poltrona relax.
Un mondo piccolo, o un piccolo mondo.
Betta, impassibile, prendeva appunti stenografici, che Dino tentò inutilmente di decifrare: forse ci voleva una visita oculistica.
Si accordarono sui compiti di Betta: somministrare le medicine, ovviamente soccorrerlo, e fare qualche piccola commissione: lui usciva solo in giardino, per via di microbi e virus in agguato nei negozi, in posta... Cucinare era il meno: il menu era da ospedale.
Per Betta, mezzo pomeriggio libero, salvo complicazioni.
Poi Dino le presentò le piante: su alcuni carrelli posizionati appena dentro la stanza, accanto alla vetrata, c’erano piante da appartamento, ciascuna con appeso un foglietto: nome in latino, il disegno della foglia e il nome che Dino aveva dato loro: Bruno, Zoe, Lisa...
«Mi danno tanto buon ossigeno! Senta, senta, però non me ne respiri troppo.»
«E di notte? In camera da letto le piante di notte non vanno bene.»
«Ah, le metto fuori, in veranda. Vede, rotelline. Anche in inverno: la veranda si chiude e l’ossigeno non scappa.» Convinto lui, convinti tutti.
«Io lavoro qui, sono un disegnatore: raviolatrici, mobili, disegni per libri di botanica, manifesti, roba così. Quando lavoro non voglio essere disturbato, per via dell’ansia. Metterò fuori un cartello dalla porta.»
Alla fine, Betta lo visitò, indifferente alle proteste di Dino che non voleva spogliarsi, per via che poteva buscarsi una bronchite per il freddo… 25 gradi all’ombra, e sorda all’elenco dei disturbi che via via venivano sciorinati: condì la visita con ahah, mmm, però, no no, non ci siamo. Altri appunti e diagnosi silenziosa, ansia per Dino.
Da ultimo Dino le diede un foglio: l’elenco dei farmaci che assumeva, a che ora e modalità di somministrazione, anche per le supposte.
Più tardi il medico confermò, telegrafico: malato immaginario, problema recente, curabilissimo, ma occorreva polso fermo, meglio una terapia d’urto. Auguri.
La giornata passò in fretta, tra vitamine, minestrina di verdure, frullato e una promessa, o forse una minaccia:
«Tre mesi e lei guarisce, parola di Betta. Ultima cosa: le partite del mondiale in cui gioca l’Italia le voglio vedere tutte, senza essere disturbata.»
«E se io sto male in quel momento?»
«Ci sono 581 Dino Cori in Italia: 580 e facciamo cifra tonda. Oppure guarda le partite con me.»
«Ma il calcio non mi piace!»
«Neanche a me, ma il tifo per la nazionale dovrebbe essere obbligatorio per legge.»
«E se veniamo eliminati?»
«Si adotta un’altra squadra. Prendere o me ne vado.»
 
Occuparsi di Dino risultò molto impegnativo, il suo secondo lavoro era quello di “malato molto malato”, ma Betta non era una che si lasciasse intimorire: chi l’aveva sperimentata sapeva quanto fosse tosta. Per le iniezioni correva addirittura voce che fosse una campionessa di lancio della siringa: chiappa centrata a tre metri con paziente in fuga.
Dino pareva soffrire anche di sdoppiamento della personalità: finché era al tavolo da disegno, nessun problema, anzi. Ogni tanto le mostrava orgoglioso i disegni: erano molto belli, accuratissimi, soprattutto quando si trattava di fiori, piante, piccoli animali. Per i tecnici, una precisione certosina.
Ma per il resto era una lagna unica: e caldo, e freddo, e stitichezza e diarrea, batticuore e ronzii. Pillole, sciroppi, pomate: per sopravvivere a tutti quei medicinali una persona normale avrebbe dovuto avere un fisico bestiale.
Per fortuna l’orto-giardino lo impegnava per un paio d’ore al giorno, anche se col sole non andava per niente d’accordo per via di eritemi e scottature.
Tempo dopo, al termine dell’incarico, Betta riprese il diario di quel periodo e si accorse che le giornate in cui Dino aveva dato il meglio di sé erano quelle in cui l’Italia aveva giocato. E che le sue note, di solito sintetiche come una cartella clinica, raccontavano tanto di quei giorni.
 
14 giugno 1982 – Italia Polonia 0 a 0
“Paziente tranquillo. Pressione ok. Leggero attacco di ansia. Tolte vitamine. Secchezza oculare davanti alla tv: collirio speciale: acqua distillata. Un’ora in giardino, solo all’ombra. Un chilo di zucchine.”
A metà mattina, post pillole, Dino le aveva chiesto a bruciapelo:
«A proposito, cosa usa per lavarsi i capelli?»
«Shampoo neutro.»
«Provi questo, lo preparo io. Di quelli industriali non mi fido.»
Betta invece non si fidava degli intrugli altrui: testò lo shampoo sull’odioso cagnetto della vicina. Il giorno dopo la bestiola aveva il pelo a chiazze.
All’ennesima richiesta di provare la pressione, Betta cominciò la sua terapia.
«Circolazione a fisarmonica: troppe vitamine intasano il ganglio mediano. Potrebbe essere fatale. Sospendiamo.»
 
18 giugno 1982 – Italia Perù 1 a 1
Giornata campale: non so se lo ha fatto apposta, ma proprio oggi che c’era la partita si è scatenato. Stamani disturbi visivi, mal di testa, perdita di capelli (tre), dolori muscolari.
Pranzo leggero. Pomeriggio: gomito del tennista, storta alla caviglia, da seduto, frullato troppo dolce. Misurata glicemia: bassa. Reintrodotto zucchero.”
Quel giorno per Betta, semipartita ma senza audio, per via delle continue chiamate, nonostante l’accordo. Il gol dell’Italia era stato segnato proprio mentre Dino era convinto di morire per diabete fulminante. La replica al TG non fu la stessa cosa.
 
23-6.1982 – Italia Camerun 1 a 1
“Stamattina giardino, due ore. Potatura rose: stranamente possibili allergie ai pollini non lo impensieriscono. Comunque, mi sono inventata una pomata che spalmata sotto al naso impedisce ai pollini di passare: Glysolid allungata con camomilla e curcuma. Punto da un’ape: adrenalina per scongiurare shock anafilattico. Venti metri di corsa urlando all’infarto.”
Betta riuscì a vedere solo il primo tempo. L’indomani avrebbe controllato se in casa ci fossero dei sonniferi.
La terapia intanto continuava.
«Oggi si inizia l’elioterapia: sole per due ore. Sbrigati col lavoro - ora si davano del tu - che sei pallido come un morto.» Morto, parola magica.
«Ma se mi scotto?»
«Ti vengo a girare, come l’arrosto. Cortesemente, raccogli frutta e verdura, che siamo senza.»
«E se mi viene il mal di schiena?»
«Sono i muscoli che si lamentano perché non li fai lavorare. Tre giorni e passano.»
 
29 giugno 1982 – Italia Argentina 2 a 1
Lo fa apposta: oggi c’è la partita e lui è intrattabile. Prima era troppo caldo, ma niente aria condizionata o ventilatore, per via di bronchiti, polmoniti e cervicale. Poi era troppo freddo, ma il plaid lo fa sudare e prudere. Per fortuna domani sarà impegnato con del lavoro urgente. Insalata anche per i vicini.”
A Betta i sonniferi non garbavano, ma forse, adesso, avrebbe dovuti prenderli lei: di notte si svegliava un sacco di volte, sentendosi chiamare da Dino, che invece russava alla grossa, nonostante affermasse di soffrire di insonnia cronica.
Betta di accorse di avere qualche capello bianco in più e un occhio che tremolava.
Quel giorno, in attesa della partita, Betta aveva messo al lavoro Dino: via tutti i libri di medicina, sostituiti con i romanzi di Dino ragazzo, recuperati in soffitta.
«E che non ci siano storie! Più leggi e più ti ammali, testone.»
«Ma questi sono pieni di polvere!»
«Massimo dieci grammi, mentre per quegli altri ne ho calcolata un etto e mezzo.»
«E se ho bisogno di consultarli?»
«Chiedi a me, sai no che le infermiere ne sanno più dei dottori? Forza, che devi finire la raviolatrice superveloce.»
 
5 luglio 1982 Italia Brasile 3 a 2
Oggi Dino sembra un’anima in pena: fiacco, letto/poltrona, poltrona/letto, ha carezzato le piante come fosse l’ultimo giorno di vita. Ho dovuto temperargli le matite, male al polso. Pressione normalissima, ma fa caldo quindi è normale la fiacchezza. Per me chilometri e una storta. Però la partita ce la siamo goduta: spuntino proibito compreso.”
«E voilà Dino, pop corn e coca cola, se vuoi ci sono anche le patatine.»
«Il mais mi fa venire i gonfiori di pancia, flatulenza.»
«Strombettar de culo, sanità de corpo.»
«E la coca cola mi gonfia lo stomaco.»
«Poi facciamo la gara di rutti, fanno bene anche all’ugola.»
Di prima mattina si era anche lamentato di strani ronzii neurologici notturni. Una zanzara che aveva superato la zanzariera che pendeva sopra il letto.
 
8 luglio 1982 – Polonia Italia 0 a 2
Dramma: Zoe, il photos, ha perso due foglie: considerando quanto è rigogliosa, ci può stare. Attacco di asma, ha passato la giornata in poltrona, circondato dalle piante. Inappetenza, solo un po’ di latte (speriamo non mi venga la diarrea) e poi del tè (che stringe). Per fortuna gli hanno sollecitato dei disegni dall’orto botanico e mi sono goduta la partita.”
Quella mattina citofonò Alba, la mamma di Dino: «Non vengo in casa, non ho voglia del riassunto delle malattie settimanali. Dopodomani è il compleanno di Dino e come al solito festeggiamo assieme. Cena dalle sette di sera in poi, l’ora in cui più o meno stava nascendo. Lei ci deve essere.»
«E la finale dei mondiali?»
«Perché, c’è la finale? Ma toh, che coincidenza!»
Per i sani, arrosto e cappelletti, che anche se fa caldo si godono.
Per il malato, pasta in bianco e scaloppina al limone, senza burro e coi fagiolini nostrani.
La torta l’avrebbe preparata Betta, pasticcera per hobby. Poco zucchero.
 
11 luglio 1982 – Italia Germania 3 a 1
 Alba, al posto dei fiori, aveva portato una composizione di ortaggi, molto salutare.
«Ah, già che ce ne sono nell’orto! Pazienza, li riporto a casa. Spesa fatta.»
Elegante, aveva anche una nuova pettinatura: un bel caschetto che copriva bene le orecchie.
Betta era nervosa: niente divisa e si era fatta pure lei un nuovo taglio di capelli. Uguale a quello della mamma di Dino. Inaudito.
Inaudito anche che si cenasse in soggiorno e non in camera di Dino.
«Betta, ma come ha fatto?»
«Ingessatura promessa: o mangi ‘sta minestra o salti dalla finestra, quella della soffitta.»
La cena sembrava essere uscita da un film di Buñuel: Betta era tutto un andare e tornare dalla cucina, spesso passando non si sa perché dal giardino, con strani tempi morti e ancora più strani tramestii dietro la porta. Rifiutò decisamente ogni aiuto.
Alba era silenziosissima: disse di avere un principio di mal di testa e un po’ di cervicale, per giustificare la sciarpina di seta attorno al collo che aveva impensierito Dino. Faringite contagiosa?
«Scusate se non faccio conversazione: vado un attimo in giardino, ho bisogno di aria.»
La conversazione a tavola languiva, a tratti surreale, imbarazzante.
Dino continuava ad occhieggiare la porta della sua camera.
Finalmente arrivò il momento del dolce, poi ci sarebbe stato il caffè (decaffeinato), un liquorino e finalmente, se Dio vuole, la parola fine a quella tortura cinese.
Doveva essere una torta difficile da allestire per l'entrata in scena, ma finalmente la porta della cucina si aprì: Betta era molto tesa, rossa in viso e con uno strano tremito alle mani.
All'improvviso, un urlo, anzi due: “GOOOOL!” e la torta finì appiccicata al soffitto, dove rimase indecisa per un paio di secondi prima di finire in testa a un esterrefatto Dino, che svenne di botto.
Betta e Alba cominciarono a saltare per il soggiorno, incuranti dello svenuto, ridendo e urlando: due tifose scatenate. Da sotto le nuove pettinature spuntarono gli auricolari di minuscole radioline.
Premurosamente fecero rinvenire Dino e poi vai di telecomando per rivedere i gol che si erano perse causa capelletti e arrosto.
 
12 luglio 1982 – senza voce per via dei festeggiamenti
Non è dato di sapere se per la caparbietà di Betta, per lo svenimento che aveva smosso qualcosa o per intercessione dei gol segnati, ma il giorno dopo nella villetta ci fu gran movimento di mobili e scatoloni.
Dino venne obbligato da due megere senza voce ma con un linguaggio universale, a smantellare la camera da letto: quello era il soggiorno e soggiorno doveva tornare.
Mal di schiena? Zigulì alla banana. Taglietto? Cerottino con Topolino. Vista annebbiata per il caldo? Canottierina di puro cotone e acqua fresca di rubinetto.
Calo di zuccheri? Pane e mortadella, un bicchierotto di lambrusco e zitto e mosca.
Fu costretto a bruciare i bugiardini e a inscatolare le medicine, donate a Don Mario per i veri malati poveri.
Tempo due giorni e sarebbe toccato al giardino e poi all’orto: settori ben divisi, lavoro ce n’era a iosa e per il mal di schiena, massaggino e una bella dormita.
La meno felice fu Gioia: aveva perso un cliente di quelli altro che buoni!, ma aveva sempre la Betta: un po’ provata, come ammise lei stessa qualche giorno dopo, ma con vitamine e ricostituenti tutto si sarebbe sistemato. Certo, quella punta di ernia, l’occhio che tremava… Però che mondiali!
«Adesso ti prendi una settimana… scusa. Noleggio Infer… signor Cori? Ancor… ora vedo. Betta? Betta!»
Niente Betta, solo una sedia vuota e un cappellino da infermiera che ancora non si era posato per terra.

2Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 08, 2021 6:45 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao autor
Azzardo il primo commento a caldo. Posso dire Wow! Mi hai lasciata senza fiato!
Questo pezzo (di bravura) ha il  ritmo travolgente di uno scioglilingua. 
Le parole rotolano via come sassi da una frana e ti portano rapidamente a valle.
I risultano ben caratterizzati, i paletti imposti sono tutti ben inseriti, il titolo è una bomba. 
Ti confesso che la struttura “diario” mi aveva fatto storcere il naso, prima di leggere, ma devo dire che ė efficace all’interno della narrazione.
Volendo trovare il pelo nell’uovo, tutto questo ritmo alla fine affatica un po’. Considerato che il concetto dell’ipocondria è forte e chiaro, in alcuni momenti risulta ripetitivo e dunque, in ottica di una futura revisione, taglierei qualcosa. Meno sondato è il personaggio mamma di Dino che meritava qualcosa in più. Per quanto riguarda il genere, l’umorismo c’è. La situazione è tutta una caricatura paradossale per cui non ci sono punte strapparisate, ma si sorride durante tutta la lettura. 
Ci ritornerò sopra. Per ora, ti dico che hai fatto un ottimo lavoro.

3Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 08, 2021 8:53 am

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao. Il racconto è scritto molto bene, ed è simpatico. Si sorride per le vicende di Dino e per le "ricette" di Betta. I due personaggi emergono perfettamente caratterizzati, e nel racconto li ha fatti apparire quasi in simbiosi. Per quanto riguarda i paletti sono più dubbioso. Il genere umoristico: come detto prima, il racconto è simpatico, fa sorridere, ma "simpatico" non corrisponde a "umoristico". Si, ci sono una manciata di situazioni umoristiche ma il racconto in se non mi sembra lo sia pienamente. 2. Orto, giardino, camera da letto: si, ci sono, come in ogni villetta. Ma cosa accade di così "importante" in quei ambienti? Nemmeno "l'ultima cena" è avvenuta in quelle stanze. A mio parere descrivere quei luoghi e come abitualmente venivano vissuti dai personaggi non centra appieno il parametro richiesto. Ma sono curioso di leggere anche gli altri commenti, per avere conferma o essere, spero, smentito. Comunque, a prescindere dai paletti, devo dire che è proprio un bel racconto, sia per la trama che per come è stato condotto. Brav autor (alla Cattivik, personaggio di un fumetto che parla così).

4Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 08, 2021 9:35 am

mirella


Padawan
Padawan

Le avventure del povero Dino Cori, novello malato immaginario, destano un sorriso, ma non fanno ridere. Manca quel guizzo che avrebbe potuto caratterizzare il racconto. Se posso essere sincera non mi ha coinvolto particolarmente. Nel complesso, tuttavia, non male.

5Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Ven Apr 09, 2021 10:29 am

Ospite


Ospite

Il pragmatismo di Betta vince su tutto.
Una bella mano arriva dalle partite dei mondiali, funzionali nel racconto, anche se spezzettano
e sparpagliano le idee dell'autore.
Pure il cambiamento delle letture aiuta, mai più bugiardini sul comodino, ma libri impolverati e interessanti.
Racconto decisamente sobrio, piacevole.
Non me la sento di recriminare qualche paletto o di chiedermi se sia umoristico o umorale.
A me è piaciuto tanto.
Un bell'abbraccio, autore.

6Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Ven Apr 09, 2021 4:03 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Partito benissimo con quell'agenzia (A.N.I.) e continuato con un umorismo ben appropriato al racconto e ai tre protagonisti. La mamma un po' in sottotono ma poi si riprende nel finale. Straordinaria quella Betta che alla fine fugge come l'indemoniata delle prime righe. Ottima scelta la tua perchè si vede che hai l'ironia nella penna. Tutti  paletti ci sono anche se non li ho potuti controllare a fondo preso com'ero con la storia. Bravo. Qualche punto in classifica da me lo prendi di sicuro.

7Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Ven Apr 09, 2021 11:12 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il titolo è quasi una sinossi, andrebbe proposto alla fine, per non anticipare qualcosa del contenuto.
I personaggi ci sono: un azzardo metterli assieme, con professioni così diverse.
I personaggi di contorno (la prima infermiera, il ciclista) non sono necessari, ma mi sono immaginata la sequenza di un film e come riempitivo ci possono stare. I genitori, anche se solo accennati, alla fine aiutano nella costruzione del finale. Gli ambienti ci sono: la villetta un po’ vecchiotta in periferia, la camera da letto che è anche rifugio per il protagonista, in cui ha racchiuso tutto il suo mondo. Le altre camere non pare abbiano importanza: è alla sua camera che occhieggia quando la situazione durante la cena si fa difficile. Così come il giardino.
Il periodo anzi l’evento 1982 scelto è presente in molti dei racconti che ho letto, penso che per tanti sia stato un evento da ricordare, anche per i non tifosi. Io di quella serata ricordo la statale intasata e una piccoletta di quattro mesi urlante, in auto, col biberon a casa!
Il genere: l’umorismo è una questione anche soggettiva, oltre che di genere fine a sé stesso. Una barzelletta fa sperticare dalle risa una persona, lascia indifferente un’altra. Nel rileggerlo in certi punti ho sorriso, mentre in altri ho riso, però romanzi umoristici che ho letto avevano un altro taglio.
Comunque non è un genere facile.
I dialoghi mi hanno ricordato alcune sit com degli anni 80, che i diversamente giovani ricorderanno: i Jefferson, Mi benedica padre, George e Mildred… oggi fanno scuotere la testa, ma allora ci si divertiva una mezz’oretta.
Per la trama unire “la cartella clinica” con un fatto ideato per ogni data in cui l’Italia ha giocato, in primis l’ho interpretato come una sorta di forzatura, anche un risparmio sui caratteri, ma torta finita volendo inserire l’evento paletto scelto nella trama, come soluzione non è malaccio.
A parte un paio di virgole che mi hanno intralciato la lettura, mi ero appuntata di segnalare due “:” nella stessa frase, poi li ho ritrovati anche in un romanzo che sto leggendo e ho fatto qualche ricerca:“In realtà la regola di non usare i due punti nella stessa frase non è così perentoria. Autori come Carlo Emilio Gabba, in effetti, ne fanno uso frequente.”
Devo dire che dopo la lettura di tutti i disturbi immaginari del povero Dino ho fatto la conta dei miei acciacchi veri e mi sono sentita benissimo. Che un così dettagliato elenco fosse l’esagerazione di un aspirante scrittore/scrittrice che non sa ancora dosare i personaggi? Forse, ma l’armadio tipo farmacia di Dino mi ha rammentato un/una collega che nella scrivania teneva una piccola (e utilissima salvariunioni) farmacia, con rimedi per un tot di disturbi, sciarpine d’emergenza, colliri. Aggiornata/o come un informatore farmaceutico.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

8Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Dom Apr 11, 2021 11:50 am

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è un racconto che mi ha convinto.
L'idea alla fine è semplice ma è realizzata molto bene.
Si ride? Si sorride? È soggettivo, la cosa chiara, almeno per me, è che sei riuscito a creare una storia chiara, divertente, con un impianto solido, rispettando i paletti e mantenendo un ritmo di buon livello.
Voglio dire che invenzioni particolari non ce ne sono, però riesci a creare quell'atmosfera leggera, simpatica, a tratti leggermente surreale e la mantieni per tutto il corso della narrazione.
Ti confesso che all'inizio anche io vedendo la suddivisione temporale in base alle partite ero rimasto dubbioso, poi però leggendo le ho trovate funzionale e devo dire che sono le parti che mi hanno divertito maggiormente.

9Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Lun Apr 12, 2021 1:48 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Cara Autrice, caro Autore.

La partenza è davvero con il botto. La prima scena infermiera, ciclista, Dino, è stupenda. Geniale. Poi il racconto si appiattisce un poco, pur risultando comunque divertente, alcune scene rimangono solamente abbozzate. Ed è un peccato perchè la struttura portante è davvero carina.
La vicenda dei mondiali è relegata a metronomo che scandisce il tempo che scorre. Forse anche lì avrei giocato di più. Il lavoro è comunque buono e la lettura piacevole.
Complimenti.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

10Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 8:24 am

Yoghi69


Viandante
Viandante

L'idea mi è piaciuta molto. L'inizio veramente ottimo. Poi il racconto, a mio parere, perde un po' della sua verve. I paletti sono tutti rispettati. Per quanto riguarda l'umorismo, non ho riso molto ma l'ho trovato comunque piacevole da leggere. Se avrai voglia di lavorarci ancora io approfondirei di più il personaggio della madre e taglierei qualche punto su Dino perché la descrizione della sua ipocondria a volte diventa troppo ripetitiva.

11Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 9:06 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Eccomi di nuovo qui. Ho riletto il racconto e confermo la prima impressione. 
Il racconto è uno di quelli che per stile umoristico funziona meglio. Tuttavia, a mio parere, necessità di una bella asciugatura. Si sente che c’è stato del divertimento durante la scrittura, ma la forza della caricatura si perde talvolta a causa delle spiegazioni che inserisci a favore del lettore.
Questo uccide qualsiasi comicità o comunque qualsiasi storia venga raccontata. 
Nell’ottica di esserti utile ti faccio degli esempi:

Si accordarono sui compiti di Betta: somministrare le medicine, ovviamente soccorrerlo, e fare qualche piccola commissione: lui usciva solo in giardino, per via di microbi e virus in agguato nei negozi, etc



Quando lavoro non voglio essere disturbato, per via dell’ansia.



Pillole, sciroppi, pomate: per sopravvivere a tutti quei medicinali una persona normale avrebbe dovuto avere un fisico bestiale.


Quelle specificazioni  uccidono la risata.

Inoltre taglierei un bel po’ di passaggi. Il messaggio del “malato immaginario” era già forte. Insistere sul concetto risulta stancante e ci si distrae perdendo delle vere chicche che ci sono all’interno. Tipo questa che trovo davvero efficace per mostrare le ansie del sig. Cori

Su uno dei comodini, la lettura serale di Dino: un quaderno con gli anelli per la collezione di bugiardini. lol!


Questa semplice frase è di una efficacia pazzesca. Dovresto lavorare in questo senso. Più immagini di questo tipo e meno spiegazioni! Booom ci avresti stesi.


Questa novella Mary Poppins fa di tutto per ottenere quello che fior di dottori non hanno ottenuto:
 
Comunque, mi sono inventata una pomata che spalmata sotto al naso impedisce ai pollini di passare: Glysolid allungata con camomilla e curcuma.


Ė spicciola: E se io sto male in quel momento?»
«Ci sono 581 Dino Cori in Italia: 580 e facciamo cifra tonda. Oppure guarda le partite con me.» (bella anche questa!) lol!


Poi entra in gioco la mamma. Pare che a lei del calcio non importi nulla e poi alla fine ce la ritroviamo con tanto di parrucca alla Bond Girl inclusa di auricolari per sentire la partita e con la complicità della stessa infermiera! 
Non funziona a dovere.

Insomma, un po’ troppa troppa roba. Tagliare, asciugare, eliminare le ridondanze e concentrare la storia a un unico momento.
Poteva essere efficace proprio partire dal giorno della finale. Le due donne con parrucche e auricolari chiuse dentro una camera da letto a mangiare cappelletti con un ragazzone ipocondriaco. 
Via tutti i riferimenti ai personaggi esterni. 
Secondo me, se ci lavori, viene fuori un racconto davvero esilarante.

Comunque brav@. Si sente che questo genere ti piace.

12Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 12:12 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

“Luisa inizia presto, finisce presto e di solito non pulisce il water”. Era un famoso spot proprio di quei primi anni ’80 che mi è tornato in mente di fronte al personaggio energico e deciso di Betta. Il racconto è ben scritto e certamente molto simpatico. Può diventare esilarante, visto che il personaggio dell’ipocondriaco si presta molto bene, affinando alcuni segreti della scrittura umoristica. Uno di questi credo che consista proprio nel dare al lettore flash comici, senza esagerare nelle spiegazioni, anche perché per il lettore che non ha proprio il minimo senso dell’umorismo è tutto tempo sprecato: non coglie ugualmente.
Tutto è perfettibile, ma il tuo lavoro è comunque ben costruito e si legge volentieri, proprio come deve essere per un brano leggero.

13Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 3:56 pm

gdiluna

gdiluna
Younglings
Younglings

Mi è piaciuta molto la fluidità della scrittura e la caratterizzazione iniziale dei personaggi (meno la madre un po' sottotono e incoerente). Nel complesso però ho trovato il racconto un po' sovraccarico di dettagli, qualche ripetizione, già segnalata nei commenti precedenti, e soprattutto carente di motivazioni per quanto riguarda l'evoluzione dei personaggi. Della madre abbiamo già accennato l'incoerenza: abbandona il figlio (solo perché ipocondriaco?) ma non rinuncia al rito del pranzo di compleanno da sola, senza marito che si deduce ancora esistente dal racconto del loro trasferimento. "Dino era stato normale fino a due anni prima" da allora i genitori avevano deciso di lasciarlo solo e la madre aveva creato l'abitudine di cenare insieme al compleanno? Decide di vederlo ma le interessa meno di una partita?
Ma soprattutto: che cosa convince Dino a cambiare atteggiamenti e comportamenti? Solo la caparbietà di Betta? Mi sembra improbabile. Se qualcuno ha avuto la sfortuna di avere a che fare con un maniaco, ipocondriaco o altro, sa che l'opporsi ha come risultato unico l'ulteriore richiudersi in sé stesso e nella mania.
Certo un racconto che si vuole umoristico non deve necessariamente essere coerente in tutto ma la mancanza di credibilità di quel "pane mortadella, un bicchierotto di lambrusco" mi ha davvero cancellato un possibile sorriso.

https://parolemiti.net/

14Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 10:36 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Comincio dai paletti in quanto tra tutti quelli letti finora mi sembra sia il primo che li centra tutti senza che essi appaiano forzati (e questa mi sembra già una grande nota di merito).
La stanza è il centro del racconto e il giardino accanto gli fa da perfetto paggetto.
Abbiamo il disegnatore e l'infermiera come protagonisti e l'estate del 1982 è inequivocabile.
Il genere: è stato richiesto umorismo, non comicità; lo scritto comico fa ridere di situazioni impreviste, fuori dall'ordinario e da ciò che ci si attende, l'umoristico fa (sor)ridere nello stesso istante fa nascere riflessioni sul perché si stia (sor)ridendo.
Io credo che qui lo scritto è molto vicino a quell'umoristico richiesto.
Il racconto è gradevole, si legge d'un fiato, non presenta refusi evidenti (a meno che non mi siano sfuggiti), probabilmente è perfettibile, come ogni cosa a questo mondo ma a me è piaciuto veramente tanto.


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A vivonic garba questo messaggio

15Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 13, 2021 10:37 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Dimenticavo: di gran lunga il miglior titolo tra quelli fin qui letti.


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A miichiiiiiiiiiii garba questo messaggio

16Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 15, 2021 11:24 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Leggendo i commenti precedenti mi chiedo: ma dov'è tutta questa sovrabbondanza di dettagli? Ma dov'è l'eccesso nelle descrizioni / spiegazioni che fiaccano, o meglio, offuscano, il genere umoristico che l'aut ha voluto scegliere per il suo racconto? 

Piuttosto penso che questo racconto, preso nel suo insieme, non avrebbe la stessa forza che ha senza "l'abbondanza di dettagli", senza il suo dilungarsi in "descrizioni / spiegazioni". Nulla è superfluo a mio avviso, anzi. Se è vero che il genere umoristico può farti ridere o farti soltanto sorridere, soggettivamente vivaddio, penso che non ci sia proprio niente da tagliare in questo testo, almeno per ciò che concerne la trama. Sulla forma, magari sì, ma senza scardinare l'impianto più che solido che il testo ha proprio grazie alle sue qualità descrittive ed esplicative. Mi chiedo: che personaggio sarebbe Dino senza tutti i dettagli, per esempio, sulle medicine? Quanto potremmo considerare Betta come personaggio protagonista così risoluto se Dino non ci fosse stato presentato con dovizia di dettagli per l'ipocondriaco che è?

Concordo invece, sulla posizione decisamente più anonima della madre di Dino. Vero, entra in scena solo nel finale, ma proprio per tutto ciò che ho detto sopra, avrebbe meritato di essere maggiormente caratterizzata.

Con i paletti, direi che ci siamo. Camera da letto e giardino hanno la stessa importanza nell'economia del racconto, ma questo non pregiudica l'aderenza ai temi proposti. Centrati i personaggi e la collocazione temporale.

Bella l'idea di utilizzare il "diario di Betta" nei giorni delle partite della nazionale. Potrebbe essere uno spunto per tutti noi, a giugno ci sono gli europei.

Buona la scrittura, lettura leggera e divertente. Un buon lavoro.

17Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 15, 2021 1:39 pm

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Mi piace.
Mi piace perché è divertente, la lettura è molto piacevole; il titolo è molto originale ed esilarante proprio per come si presenta il racconto.
Ho apprezzato la forma che hai utilizzato, un dubbio però mi si presenta sulla punteggiatura, soprattutto all'inizio, forse solo distrazione...
I personaggi sono perfetti, rispettano le caratteristiche richieste, così come l'ambientazione e il tutto.

Complimenti, uno dei miei pochi preferiti!

18Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 15, 2021 6:53 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

piaciuto.
certo non è il massimo della comicità, ma fa sorridere e si legge con piacere.
buone le varie descrizioni, soprattutto a livello descrittivo.
molto ben caratterizzati i due protagonisti. Dino viene alla fine disintegrato nelle sue certezze di malattia da una Betta davvero capace (mi ricorda un'altra Betta, conosciuta di persona e altrettanto capace).
insomma, un buon lavoro


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

19Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 15, 2021 9:52 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ci sono tanti tipi di comicità, secondo me. Non si ride tutti per le stesse cose e le stesse cose non fanno ridere tutti. Lo dico per mettere le mani avanti, perché io sono uno ride dietro le risate registrate delle sitcom, ma sono cresciuto con Chaplin e Keaton. Diciamo quanto di più basso e quanto di più alto allo stesso tempo. Metto le mani avanti perché il racconto è perfetto e non cambierei una virgola e il divertimento c'è, la comicità c'è e le risate non sono di quelle registrate o di quelle che ti fanno rotolare dal divano ma di quelle che ti fanno ridere dentro, nelle profondità di un cervello che viene sollecitato di continuo, bombardato di parole e alla fine è soddisfatto, davvero molto. Il mio lo è. Vado a dormire con il sorriso sulle labbra, di questi tempi non è roba da poco.

"Mal di schiena? Zigulì alla banana. Taglietto? Cerottino con Topolino. Vista annebbiata per il caldo? Canottierina di puro cotone e acqua fresca di rubinetto."

Questo non so perché mi ha ricordato il 1982 più di ogni altra cosa. Quella canottierina la indosso ancora adesso.
Bellissimo

20Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Sab Apr 17, 2021 12:42 pm

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

e all'improvviso arriva il testo che mi fa ridere. Ma non ridere e basta, ridere tantissimo. È un racconto che cresce, la prima parte la sfoltirei un pochino perché appesantisce. 
Credo che tu dovessi solo prendere familiarità con il racconto e infatti poi fortunatamente ti sei ripres* alla grande facendo segno.

L'unica cosa che ti chiedo in ginocchio proprio è di togliere.

"dica pure"
"Pure"

Per piacere. mi sono cadute le braccia tanto che volevo smettere di leggere. 
 
Detto questo non ho altro da aggiungere. Uso brillante dei paletti, scritto bene, fa ridere. 
Complimenti.

21Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Lun Apr 19, 2021 12:40 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo è forse il migliore, per me, tra i racconti umoristici letti.
Non fa sbellicare, ma ti accompagna per tutta la lettura con un mezzo sorriso di compiacimento, raggiungendo qualche punta di ilarità qua e là, coi dettagli o certe espressioni perlopiù.
Anche lo stile di scrittura è funzionale al tipo di storia: si legge bene, è fluido, perfettibile in qualche descrizione o scelta lessicale, ma si vede, nel complesso, che la mano dietro è esperta.
C'è davvero, ma te l'hanno già segnalato, qualche problema col finale e la cena di compleanno, troppo costruita, artificiosa, ma questo non inficia un giudizio più che positivo.

Per me pollice su.




"chiappa centrata a tre metri con paziente in fuga"


lol! 

22Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Lun Apr 19, 2021 3:16 pm

The fallen

The fallen
Younglings
Younglings

L'umorismo ha un effetto personale e differente su ogni lettore. Fa ridere tutti allo stesso modo non si può, non ci riesce Brignano o Pucci, non ci riusciamo noi. Io sono fra quelli che hanno molto apprezzato il testo, ho sorriso, non mi sono pisciato addosso ma ho sorriso e siccome non sto leggendo un testo con presunzione di comicità va benissimo. Tutto gira intorno alla stanza e all'orto, i due personaggi principali sono caratterizzati molto bene e l'unico difetto per me è l'eccesso di informazioni, che ci sta ma con tremila battute in meno avresti aumentato il ritmo e fatto sorridere in successione più rapida. Ma è solo una mia opinione. 
Prost

23Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Lun Apr 19, 2021 4:23 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto molto scorrevole, corretto e ben gestito.
Sia Betta che Dino convincono e intrattengono più che bene durante la lettura: trovo che la strana coppia funzioni e il loro continuo scambio di battute (alcune davvero fulminanti!) mi hanno fatto sorridere più volte.
Concordo con i suggerimenti che ti ha lasciato Petunia: spesso la voglia di aggiungere particolari alle scene non paga come dovrebbe, anzi, proprio questo genere, a mio avviso, viene in particolar modo premiato dalle frecciatine secche e senza fronzoli che dovrebbero colpire il lettore all'improvviso.
Forse il testo perde qualcosa verso la fine: non ho capito perchè non ci sia il padre e perchè non si faccia nessun riferimento a lui; alla data dell'8 giugno la madre dice che dopodomani è il compleanno del figlio, ma dopodomani sarebbe stato il giorno 10 e invece lo fai coincidere con la finale dell'11.
La scena della cena silenziosa è un pò rigida: la coincidenza della solita pettinatura si svela forse un pò troppo tardi e senza indizi che insospettiscano il lettore, quando sarebbe stato più interessante un coinvolgimento più profondo (considera che c'era in atto il vincolo di guardare insieme le partite, quindi non capivo questa cena silenziosa: pensavo mangiassero presto per guardare tutti insieme appunto, la partita: quando decade questo vincolo?).
La miracolosa guarigione di Dino è poco convincente, in compenso il cappello da infermiera che volteggia in aria è uno dei finali più riusciti del contest!

24Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Mar Apr 20, 2021 2:07 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Dino e la Betta sono due personaggi strepitosi, un duo comico perfetto. 
L'idea dell'ipocondriaco e dell'infermiera burbera non è nuova, ma l'hai sviluppata bene e in modo originale. 
Ottima l'idea di descrivere tutto il periodo di pemanenza dell'infermiera tramite le note del diario: Ti ha permesso di riassumere i fatti in maniera efficace, dando al testo un ritmo serrato e dei tempi comici che non avrebbe avuto altrimenti. 
I paletti mi sembrano ben centrati e il tuo scritto è uno dei pochi che si può definire senza dubbio umoristico, anche perché il tuo è un umorismo costante, che pervade tutto il racconto dall'inizio alla fine. 
Leggendoti mi hai ricordato a tratti Mary Poppins (le infermiere che scappano esasperate, come le tate dalla famiglia Banks), a tratti Fantozzi ("Chiappa centrata a tre metri con paziente in fuga." l'ho letta con la voce di Paolo Villagggio).
Non ho molte critiche da farti, ti segnalo giusto un piccolo errorre di concordanza: 

E se mi viene il mal di schiena?»
«Sono i muscoli che si lamentano perché non li fai lavorare. Tre giorni e passano.» (passa, visto che il soggetto non sono i moscoli ma il mal di schiena)

Comunque una buona prova, complimenti!

25Infermiera a noleggio monouso Empty Re: Infermiera a noleggio monouso Gio Apr 22, 2021 4:54 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Come sapete tutti, non posso svelare troppi retroscena dei "lavori preparatori" allo step, ma poi ogni tanto qualcosa salta fuori, la dico lo stesso.
Di questo racconto, la cosa che faccio saltare fuori e poi mi taccio è che ho difeso questo racconto dal primo momento in cui è arrivato contro gli altri cattivoni della commissione, perché è nata la diatriba su cosa dovessimo aspettarci, se dovessimo accettare racconti comici, quale potesse essere il limite oggettivo il più possibile di un racconto umoristico eccetera.
Diciamo che, in un certo qual modo, questo racconto ha fatto da spartiacque sull'atteso e il ricevuto. Io, i racconti umoristici, me li sarei aspettati (o li avrei desiderati, forse è meglio dire) tutti così.
E all'obiezione di chi potrebbe affermare che non fa ridere, rispondo: appunto. 

Poi ci sono altre cose che non ho apprezzato del racconto: per esempio (forse lo sai già Very Happy ) quei dannatissimi marcatori temporali che mi rompono l'anima a intervalli regolari. Ma davvero hai ritenuto che fossero necessari all'economia del racconto? Io ti invito/sfido a fare questo: toglili completamente, e prova a riscrivere il racconto esattamente come lo vuoi tu, facendo intendere al lettore gli stessi salti temporali ma senza l'ausilio dei dannati titoli in grassetto Wink Mi saprai dire...

A me è piaciuto proprio tanto. Paletti tutti centrati, coniugati perfettamente nella narrazione. Ottima caratterizzazione, scrittura sicura, trama che si segue e le riflessioni proprie del genere umoristico non mancano.

Poi salterà fuori che volevi scrivere un monologo, tanto per smentirmi...  lol! lol! lol!

Complimenti, davvero!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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