- https][/spoiler][spoiler="https://www.differentales.org/t636-devo-trovare-una-porta:
Fare a pezzi il corpo fu più difficile di quanto mi fossi aspettato, ma ero determinato a cucinarlo per la cena tra amici e fare in modo che i presenti si mangiassero le prove dell'omicidio, insieme a un bel contorno di patate e formaggio. Il fatto potrà sembrare alquanto macabro e ripugnante, ma di certo non illogico. Chi mi conosce bene sa che al mondo due sono le cose che mi regalano un po' di gioia e mi fanno sentire vivo: la cucina e le storie dell'orrore. Unire i due aspetti quindi mi regalò una doppia dose di benessere. Ciò che mi fa incazzare e deprimere invece è il traffico, ma come spesso accade la vita si diverte a prenderci tutti quanti per il culo.
Lo caricai sul mio taxi all'uscita di Milano Centrale il mercoledì, due giorni prima della solita cena mensile con gli amici delle superiori. All'inizio non lo riconobbi neppure, poi mi comunicò l'indirizzo dove desiderava essere portato e allora tutto divenne più chiaro. Mentre parlava al cellulare lo fissavo dallo specchietto retrovisore, riascoltando nella mente le parole che aveva pronunciato in una recente intervista televisiva: la narrativa di genere ormai è morta, non ha più alcun senso. A parte il fatto che al giorno d'oggi ha poco mercato, ma poi, anche dal punto di vista qualitativo, lascia parecchio a desiderare. Prendete il weird, tutti che si riempiono la bocca con questo termine. Sinceramente se c'è una cosa che trovo strana, se non misteriosa, è che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere certa roba.
Questo era ciò che aveva detto quel tipo su un canale nazionale in un'ora imprecisata della notte. Ricordare quelle frasi non mi fece piacere, così come non mi rasserenava procedere a passo d'uomo nel caos cittadino.
«Maledetto traffico» esclamai, cercando di controllarmi. «Se vuole conosco un percorso alternativo per aggirare questo intasamento.»
Lui fece di sì con la testa, gli occhi immersi in un libro di proporzioni mastodontiche. Il solito polpettone di alta narrativa, pensai dentro di me. In quel momento seppi già con precisione quello che avrei fatto: imboccai tutta una serie di stradine poco trafficate e mi diressi fuori città. Lo rassicurai su ciò che stavo facendo, che sapevo dove stavo andando, poi, quando vidi la strada completamente sgombra accelerai, spingendo la macchina al massimo, quindi inchiodai di colpo. Il denigratore della narrativa di genere andò a sbattere col muso contro il sedile del passeggero, rimanendo leggermente stordito. Io ne approfittai per sporgermi sui sedili di dietro e lo colpii ripetutamente alla testa fino a fargli perdere i sensi. Infine, presi i suoi smartphone e li gettai al lato della strada. Quando raggiunsi la zona isolata che faceva al caso mio, “mister so io cosa leggere” era ancora svenuto. Lo presi e lo calai giù dal taxi, poi andai al bagagliaio. Dentro c'era un'ascia simile a quella che aveva usato Jack Nicholson in Shining, che avevo acquistato su internet per poco meno di sessanta euro. Non l'avevo mai usata sino a quel giorno. Spogliai quell'uomo e poi cominciai a macellarlo. La lama affondava nella carne per poi andare a intaccare le ossa. Il lavoro non fu facile, ci misi parecchio tempo, però mi gratificò enormemente. Le persone si dividono in due categorie: quelle che si divertono a fare a pezzi gli altri, in senso metaforico, e quelle che invece lo fanno per davvero. Io avevo deciso di appartenere al secondo gruppo. Quando finii quella mattanza, il terreno aveva assorbito gran parte del sangue, come un vecchio irlandese nel suo ultimo giorno da alcolizzato. Caricai l'ascia e il corpo smembrato nel bagagliaio e prima di partire incendiai i vestiti del morto.
Mentre mi dirigevo lentamente verso casa mi sentivo bene. Stranamente leggero.
«Stasera il ragù delle tagliatelle è stato fenomenale» disse Mirella scolando l'ennesimo bicchiere di rosso.
«Io ho apprezzato di più il brasato» asserì invece Leo. «Carne tenera, saporita, speziata al punto giusto. Che tipo di taglio hai usato, Fede?»
«Leo, mi stupisco di te. Lo sai che non si chiedono mai i segreti allo chef.» Risi a quella mia battuta e al contempo mi divertii a immaginare le loro reazioni se solo avessero saputo ciò che gli avevo propinato.
La cena era stata un successo, tutti avevano gradito e nessuno si era fatto pregare per spazzolare via anche l'ultima fettina di carne. Ora rimanevano
da smaltire solamente le ossa, ma con tutti i randagi che bazzicavano nel
quartiere anche quello non sarebbe stato un problema.
Mi versai due dita di amaro poi accesi la televisione. Stando a quanto diceva il conduttore del telegiornale, non c'erano particolari novità sul caso Alberti.
«Dopo due giorni è ancora avvolta nel mistero la scomparsa di Matteo Alberti, il direttore editoriale della più importante casa editrice del paese. L'ultimo contatto telefonico è stato col presidente della casa editrice nella tarda mattinata di mercoledì, al suo rientro a Milano dopo la trasferta di Roma. Gli inquirenti stanno vagliando tutti gli elementi in loro possesso per giungere a una rapida soluzione del caso.»
«Per me è scappato con una delle sue donnine» commentò Leo accendendosi una sigaretta. «Non sarebbe mica la prima volta.»
«Non ne sarei così sicura» disse Mirella. «Avete presente la nuova moglie? Per una cosa del genere potrebbe farlo a pezzi.»
«Addirittura a pezzi» dissi io, ridendo di gusto. «Mirella, te sei la solita esagerata.»
«Credi davvero?» riprese lei. «Hai visto in che mondo viviamo? C'è da aver paura. Non sai mai chi ti puoi trovare di fronte.»
Sorrisi, poi riempii il calice vuoto di Mirella. Chiusi gli occhi e affondai il naso nel mio bicchierino di amaro, in una insensata parodia di Hannibal Lecter che potevo capire solo io. Aveva ragione lei comunque. C'era da aver paura per come stava andando il mondo. Tanta paura. La guardai tracannare anche quel bicchiere e pensai di chiederle se sentiva ancora urlare gli agnelli. Ma non lo feci.