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Per chiudere una storia che ormai storia non è più, che si trascina faticosamente senza una ragione, ci vuole fantasia, si deve giocare sulla sorpresa, battere l’avversario, perché ormai di avversario si tratta, sul tempo.
Sorprendere. E allora sì che si chiude in bellezza!
La soluzione? Angelica, e non ha importanza se il lui con cui volete chiudere è una lei.
Certo, non è un addio alla portata di tutti, ma ne vale la pena.
Angelica.
Un nome, una promessa. Una speranza.
È bella, Angelica, come vuole il suo nome: alta, bionda, occhi chiari e sguardo limpido, pelle luminosa e incedere armonioso.
Ti conquista con uno sguardo, ti ammalia con un sorriso appena accennato, quasi a nascondere una sfida. Ti stordisce con le sue risate cristalline e allo stesso tempo morbide e sommesse. Ti sussurra frasi con una voce calda e avvolgente che pare creata apposta per te.
Ricorderai il suo profumo per giorni, intenso e amaro come la delusione di non poterla avere, delicato e dolcissimo come il ricordo di lei che non riuscirai a cancellare dalla mente. Mai.
Una creatura perfetta, che spadroneggia senza ritegno nei sogni di ogni uomo, lasciandolo poi preda dello sconforto all’idea di non incontrarla mai più.
Ma Angelica conquista anche le donne: le fa sentire complici, indissolubilmente legate a lei da un segreto perverso e intimo. Nessuna donna è gelosa o invidiosa di Angelica.
State pensando che una persona così eccezionale esiste solo nella fantasia di qualche scrittorucolo alle prime armi, che esagera non avendo ancora imparato a dosare i suoi personaggi, vero?
Non ve lo posso impedire.
Però non posso neanche mentire: Angelica esiste ed è proprio così.
Potrete conoscerla solo se sarete invitati al "Giglio d’oro", un ristorante molto esclusivo: l'ambiente elegantemente sobrio e riservato si combina perfettamente con la classe e la personalità di Angelica.
Non avrete certamente scelto questo ristorante su qualche guida turistica o per via di una pubblicità accattivante, men che meno perché ve l’ha consigliato un amico: ben pochi ne conoscono l'esistenza e si tratta di una élite che mantiene il più stretto riserbo su questa piccola meraviglia.
Inoltre "non si va al Giglio d’oro": al Giglio d’oro si può solo essere invitati e un invito al "Giglio d’oro" è un evento che ricorderete per tutta la vita, un'esperienza unica e irripetibile.
Ad incuriosirvi sarà un semplice cartoncino color avorio: una data, l'ora e l'indirizzo.
Non dubiterete che a organizzare la cena sia stato il vostro lui o la vostra lei, ma l'invito sarà firmato da Angelica: forse ne sarete incuriositi, o resterete indifferenti. Non ha importanza.
Vi sarà raccomandata la massima puntualità: al Giglio d’oro ogni ospite ha il suo spazio temporale, organizzato espressamente. Non potete deluderli, sarebbe molto scortese.
Il "Giglio d’oro" è in realtà “Villa Giglio d’oro”, una villa liberty, immersa in un giardino un po' inselvatichito ma armonioso, dove potrebbero abitare facoltosi avvocati o industrialotti arricchiti, dal passato molto poco borghese e dal denaro ancora fresco di stampa. Non certamente un ristorante.
Tutto al "Giglio d’oro" è all'insegna della discrezione: il pannello di ottone con il nome del locale sembra fatto apposta per non attirare turisti rumorosi e la piccola hall, con i suoi tappeti preziosi ed illuminata da eleganti lampade, per intimidire clienti occasionali, per i quali non c'è comunque mai posto.
Se invece presenterete l'invito, il mâitre vi accoglierà con il massimo riguardo, vi scorterà ad uno dei tavoli, pochissimi peraltro, sei per l'esattezza e mai tutti occupati, che un sapiente gioco di luci e di piante rigogliose isola dalla compagnia non gradita.
Gli altri commensali volgeranno lo sguardo su di voi, senza darlo a vedere apertamente, forse senza vedervi veramente. La novità di un momento.
Non vi saranno mai vostre conoscenze, su questo la direzione è attentissima.
Sono le regole del Giglio d’oro: discrezione, puntualità, indifferenza tra gli ospiti.
Nessuno vi avrà mai incontrato in quel locale. Nessuno.
Arriverà il momento di conoscere Angelica e sarà l'esatto momento in cui inizierà la magia di questa indimenticabile serata.
Angelica si occuperà di voi, con leggerezza e competenza: sarà accanto a voi, invisibile, mentre gusterete delicatissimi e azzardati accostamenti di sapori.
Si accorgerà ancora prima di voi se una pietanza non vi piace, vi proporrà piatti misteriosi per solleticare la vostra fantasia e farvi scordare quel piccolo disagio del palato, i vini avranno bouquet che cercherete inutilmente di riconoscere.
Si defilerà silenziosamente quando la vostra conversazione diventerà intima.
Se vi mancheranno le parole e il silenzio vi avvolgerà pericolosamente, assieme ad una piccola delicatezza inaspettata, Angelica vi servirà lo spunto per riprendere una conversazione stanca.
I dolci vi conquisteranno definitivamente, vi arrenderete di fronte a nomi bizzarri, che vi ricorderanno paesi lontani. I sapori! Spezie sconosciute vi regaleranno emozioni racchiuse in una lacrima per una punta di amaro o di piccante inaspettata, che combatterà con una nuvola di aromi zuccherini impalpabili.
In attesa del conto non avrete sicuramente l'ardire di rifiutare l'offerta di Angelica di accomodarvi in un piccolo salotto: avete passato una serata indimenticabile, quel leggero torpore che vi avvolge non sarà stato cancellato neanche dal caffè, forte e dall'aroma misterioso.
La vostra signora - al “Giglio d’oro” non interessano i vostri reali rapporti - la vostra signora dicevamo, dedicherà questi minuti a rifarsi il trucco.
Se è lei che invece paga il conto, voi discuterete strategicamente con il sommelier di quel vino o di quello champagne che tanto vi ha intrigato, accetterete il suo invito per una visita alle cantine: pochi minuti però, non sarebbe permesso.
Poi, quando il conto è stato saldato, salirete sulla vostra automobile e tornerete alla vostra ricca e, chissà, forse noiosa esistenza.
Da soli.
Al massimo in compagnia del vostro autista o del gentilissimo addetto al parcheggio che, senza proferire una sola parola, vi accompagnerà a casa.
Non gli dovrete neanche indicare l'indirizzo.
Nessuno al “Giglio d’oro” si chiederà mai il perché una cena a due, così intima e con un degno finale tanto scontato quanto obbligato, si concluda invece con un ritorno solitario.
Nessuno si chiederà che fine ha fatto il vostro accompagnatore o la vostra gentile signora.
Al Giglio d’oro solo gli ospiti d'onore di una cena così straordinaria fanno domande, anzi una sola domanda: "Perché?", ma, dimenticando la buona educazione, non aspettano mai la risposta.
Sono sempre molto impegnati a morire in modo elegante, senza volgari schizzi di sangue e senza espressioni atterrite che rovinerebbero il trucco sofisticato o l'aristocratico alzare di un sopracciglio.
Angelica.
Morirete annegando nei suoi occhi, soffocati dalla sua voce: in un attimo, l'ultimo di cui sarete coscienti, lei non vi sembrerà più così angelica, nei suoi occhi leggerete il suo odio per tutti e tutto. Non è mai riuscita a capire il perché di quel suo odio così gratuito e da tempo, per non perder tempo, ha smesso di chiederselo.
Angelica non ha rimorsi di coscienza né coscienza che la possa rimordere. Non prova pietà, non avrà mai un ripensamento, nessun dubbio che potrebbe fare per voi la differenza tra vivere e morire l'assalirà nell'ultimo atto.
Ecco perché potete affidarle senza alcun tentennamento il destino di chi non sopportate più, o di chi sta interferendo troppo nella vostra vita, o ancora chi dalla vostra vita proprio non vuole andarsene.
A voi la scelta di un dolore ipocrita e mascherato da veli preziosi e cerimonie funebri che rasentano il mondano, oppure affogato in segreti che devono rimanere tali.
Ad Angelica l'onere di ammaliare l'ospite d'onore, con un sorriso che diventa ogni secondo più freddo e cattivo.
Sarà l'ultima cosa che Voi, caro ospite, vedrete: quel sorriso, forse anche quegli occhi chiari improvvisamente vuoti e senza spirito.
Certamente quel colpo al cuore o al fianco che sentirete vi parrà strano e fuori luogo: uno stiletto o un lungo e affilatissimo coltello da cucina vi sembreranno una presenza assolutamente inopportuna, soprattutto perché è entrato dentro di voi senza una ragione.
Una ragione c'è. Non preoccupatevi.
Angelica e Bernardo accettano solo incarichi che abbiano un senso. L'omicidio fine a sé stesso o per vile denaro non li interessa.
Solo se avete scatenato in qualcuno l'odio più nero, solo se la voce e l'espressione dell'altro o l'altra, nel concordare il “menù”, lascerà trasparire quanto godrà della vostra morte, gustando i vostri ultimi atti di vita al pari delle pietanze che state scegliendo con cura, assaporandone piccolissime porzioni… solo in questo caso sarete degni di considerazione.
Bernardo avrà scelto con estrema cura la lama con cui uccidervi: niente deve essere lasciato alla sciatteria o al caso. Il nostro amico è un cuoco sopraffino: ha girato il mondo, imparando a cucinare per vivere e ad uccidere per sopravvivere.
È libero, impunito e detesta il disordine: di voi non resterà nulla, neanche una minuscola goccia di sangue nella piccola stanza segreta dove si occuperà del vostro destino.
Bernardo e Angelica avranno preparato tutto con cura per la vostra dipartita, compresa una serie interminabile di piccoli dettagli che toglieranno ogni dubbio circa il fatto che il vostro compagno o la vostra compagna siano assolutamente estranei a tale evento. Non ci sono mai lamentele sul loro operato: accettano pochissime sfide, si prendono tutto il tempo che occorre. Non hanno mai fallito.
Il compito di Angelica è quindi finito: ha reso la vostra morte indimenticabile. Peccato non possiate raccontarla… noi l'abbiamo solo spiata.
Gli altri ospiti della serata? Semplici comparse, ben felici di godere ogni tanto di una serata speciale, di indossare abiti lussuosi e gustare pietanze sopraffine: a questo mondo ci sono persone che possono permettersi giochi di ogni tipo, anche quello di fingersi gestori di un ristorante che non esiste.
Di solito sono discreta e a questo punto me ne vado, silenziosamente come quando sono arrivata.
Ma oggi è San Valentino e se qualcuno ha voluto regalarsi una serata speciale proprio il giorno dedicato agli innamorati, l'amore che è finito deve essere stato un grande amore davvero.
Oppure era una enorme falsità, e allora la scelta del giorno è stata subdola e infida.
Gerardo Cottini si allontana dal "Giglio d'oro" sollevato: quella storia si stava trascinando pericolosamente da troppo tempo. Ambra era avida, lo sapeva fin dall'inizio che era il fascino della sua posizione, dei suoi soldi, del suo vivere sempre una spanna sopra agli altri ad attirare la donna.
Gerardo conosce le regole del gioco, e ancora meglio come giocarsele a proprio favore.
Ambra invece non le aveva volute accettare, rifiutando l'idea che storie come la loro durassero sempre poco e che al primo segnale di tensione vanno chiuse, elegantemente, con tatto e con un congruo numero di zeri.
Ambra non era neanche passata attraverso la solita sequenza di pianto, crisi isteriche, minacce di farla finita con ricatto finale. No, lei era passata direttamente al ricatto finale: il matrimonio in cambio del silenzio su amicizie pericolose e affari ancora più pericolosi in cui Gerardo era coinvolto. Non pretendeva e non avrebbe promesso fedeltà: voleva semplicemente vivere da gran signora.
La piccola, sciocca e superficiale Ambra lo aveva ingannato davvero per bene, mascherando dietro le sue vanità e le risatine insulse una mente scaltra e intelligente.
La rabbia di essersi lasciato ingannare aveva cancellato quel poco di coscienza che Gerando aveva nascosto per bene.
Angelica era stata all'altezza: una serata magnifica, un inganno perfetto per una vendetta totale.
Controllò nella tasca della giacca: sì, la scatoletta era lì. Rossa, di velluto, al suo interno un anello con uno splendido diamante, che aveva catturato le luci della saletta e l'avidità di Ambra, convinta che fosse il degno sugello della loro storia.
La piccola goccia di sangue finita sulla pietra, dura come il cuore di Gerardo, era stata accuratamente cancellata, così come l'esistenza di Ambra.
Non ha avuto un solo attimo di pietà per la donna, la sua proverbiale freddezza non lo ha abbandonato. Torna velocemente verso casa: quel che resta della notte lo spenderà con un sonno ristoratore e senza sogni.
E' talmente concentrato che quasi non si accorge dell'auto ferma sul ciglio della strada, una Jaguar nera, da cui sta scendendo una giovane donna che sembra in difficoltà.
Rallenta. La riconosce. Era anche lei al Giglio d'oro, in compagnia di un uomo dagli occhi scurissimi, vivaci, sempre in movimento.
Lo aveva sentito ridere, una risata vuota e falsa.
Non aveva afferrato le frasi, ma il tono gli era sembrato strafottente, cattivo.
Si era fatto notare e ciò non era nello stile del Giglio d'oro.
Lucinda Dallari era sollevata e allo stesso tempo spaventata, molto spaventata.
Non si aspettava una tale reazione: la determinazione di quella scelta si stava sciogliendo nell'ansia per quello che sarebbe potuto succedere nelle prossime ore o nei prossimi giorni.
Il dubbio di essersi fidata troppo ingenuamente si stava facendo largo nella miriade di pensieri che l'avevano assalita dopo essere uscita dal Giglio d'oro.
Poco prima si era sentita libera finalmente, leggera: Paolo Roversi finalmente non era più il suo incubo.
Una conoscenza occasionale dapprima, una storia destinata a finire velocemente poi: una giovane e bella avvocatessa e un industrialotto sulla cinquantina, quante se n'erano viste!
Ma Paolo Roversi non è… non era il tipo che si lascia prendere e poi abbandonare, semmai è lui che decide a chi e che cosa può rinunciare. Sicuramente non a Lucinda, che lo fa sentire giovane, che tanti gli ammirano come le sue auto di lusso e gli abiti firmati. Lucinda non può lasciarlo, è persino disposto a tenersela accanto giocandosi l'arma più subdola, quella dello scandalo di una sordida storia a sfondo sessuale che coinvolgerebbe una stimata stirpe di principi del foro come è la famiglia di Lucinda.
Uno scandalo come tanti, la gente non si sorprende più di niente, qualche settimana di chiacchiere e poi avanti il prossimo! Ma lo studio Dallari era famoso proprio per il non apparire, per lavorare nell'ombra. Lucinda non poteva essere da meno, ma non aveva trovato dentro di sé le risorse per fronteggiare freddamente la situazione.
La confidenza di una cliente aveva spadroneggiato nei suoi pensieri fino a quando si era decisa a contattare Angelica.
Tutte le sue sicurezze erano però miseramente crollate quando era risalita in auto, dove aleggiava ancora il profumo di Paolo.
Gerardo e Lucinda si riconoscono, non hanno bisogno di spiegazioni per il loro ritorno solitario, ma mentre Gerardo è freddo e distaccato, il pallore di Lucinda e il freddo che l'avvolge improvvisamente raccontano tutto della sua paura.
Quasi in trance, si affida completamente a Gerardo, che la porta a casa sua, le fa bere qualcosa di forte che finalmente risveglia la donna dal torpore. Nessuna presentazione, a parlare sono solo i loro occhi: cupi e indagatori.
Quel che rimane della notte lo passano a farsi l'amore, in modo strano dove la dolcezza si alterna a qualcosa che assomiglia alla violenza. Un desiderio furioso, con cui annientare il ricordo di quella cena.
Non una parola neanche adesso, avvolti dal buio e da un silenzio irreale, dove persino i sospiri e l'ansimare di due corpi disperati vengono trattenuti, affinché niente li riporti alla realtà.
Il sonno li coglie che ormai è l'alba: nessun sogno, nessun incubo, solo l'oblio.
Quando Lucinda si sveglia, è sola. La giornata è iniziata da un pezzo, ma il fatto la lascia indifferente. Con circospezione gironzola per la casa: non c'è nessuno, tutto è in ordine.
Un ordine asettico per una casa senza spirito. Ancora stordita, si prepara meccanicamente un caffé, che sorseggia su un piccolo terrazzino.
In giardino è parcheggiata la sua macchina, lucida e senza un filo di polvere.
Il cancello in fondo al vialetto è spalancato: un chiaro invito ad andarsene, ma lei vorrebbe rimanere lì per sempre, che si dimentichino di lei, invisibile al mondo e a se stessa.
Pensieri, sono solo pensieri, dettati dalla paura di affrontare giornate piene di incognite.
Adesso lo sa ma è troppo tardi per i di rimorsi.
Sospirando si avvia verso il bagno: una doccia bollente l'aiuterà forse a schiarirsi le idee ed a trovare un po' di energia per cominciare il primo giorno di una vita nuova, una vita che non nulla avrà mai più a che fare con il suo passato.
Poche ore che assomigliano a interi anni la dividono dall'altra Lucinda.
Solo mentre si ravvia i capelli si accorge del piccolo brillante che Gerardo le ha infilato al dito.
Su di un tavolino, una scatoletta rossa di velluto e un semplice bigliettino:
"Per l'amore che non c'è stato e che non sarà mai, il pegno di un addio infinito che ci riporti alla vita."
Lucinda lo accartoccia e lo butta nel cestino, dove da qualche ora giace abbandonato un piccolo cartoncino color avorio:
"Non potrà che essere indimenticabile questo San Valentino
indimenticabile e unico… affidato alle ali leggere di ricordi lontani."
Angelica
Ultima modifica di Susanna il Lun Lug 26, 2021 5:19 pm - modificato 2 volte.