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Il gioco delle nuvole
Claudio sfreccia con la vespa sul lungomare quasi deserto. Nadia è dietro di lui e lo stringe con forza. Ha la testa appoggiata contro la schiena del suo ragazzo e sorride. Adora la velocità, la fa sentire libera. Percorrono il lungo rettilineo per tutta la sua lunghezza e si fermano in prossimità della spiaggia libera. Claudio aiuta la ragazza a scendere, poi estrae dal vano portaoggetti il telo mare della IP che suo babbo ha vinto coi punti benzina.
«Si sta bene oggi» dice Nadia tormentandosi con l'indice una ciocca dei lunghi capelli neri.
Il sole di fine aprile accarezza i loro volti con un tepore carico di speranze e belle promesse. Claudio posiziona il telo al riparo di una piccola duna di sabbia, poi lui e Nadia si siedono.
«Si sta proprio bene» ripete la ragazza, volgendo il viso in direzione della fonte di calore.
«Già, è vero» conferma Claudio baciandola sul collo. Mentre la bacia, la mano si sofferma sui seni, accarezzandoli con dolcezza.
«Frena i tentacoli, piovra!» esclama Nadia, ridendo di gusto. «Perché non giochiamo un po' a indovina la forma?»
Il ragazzo guarda in alto. Il cielo è una tela blu senza schizzi. «Ma non c'è neppure una nuvola, Nadia.»
«E allora? Ha importanza?» replica lei, arricciando il naso e costruendosi all'istante un broncio più buffo che mai.
«No, ma lo sai che non ho una grande fantasia.»
«Dai, comincio io» tira dritto Nadia alzando il viso in su, verso il cielo. «Lì a destra, guarda. Sta passando una ragazzina in sella alla sua bicicletta. Va così forte che le treccine, invece di starle sulle spalle, svolazzano ai lati della testa come due serpenti agitati. Tocca a te.»
Il latrato lontano di un cane giunge in aiuto di Claudio. «Cavolo, la vedo! E lo sai perché pedala così forte? Un cane la sta inseguendo. Ha i denti scoperti, mi sa che vuole morderla.»
«Complimenti per l'udito» gli dice Nadia. «La bambina in bicicletta e il cane ora non ci sono più, sono fuori visuale. Ora sta arrivando un'aquila. È maestosa ed elegante: le ali sono ben distese, la coda è aperta a ventaglio e le zampe sono protese in avanti, con gli artigli pronti a ghermire una preda. Sta a te.»
«Io invece vedo un treno. È immenso. C'è la motrice e poi ci sono quindici, anzi no, venti vagoni. Sembra non finire più. Poi c'è una cosa strana: da una delle carrozze centrali è come se spuntassero due ali, sì, sono proprio due ali, le ali di un'aquila.»
Nadia scoppia a ridere e si sdraia per terra, un po' sul telo e un po' nella sabbia. «Ma dai, non sei credibile, hai esagerato. Venti vagoni, ma non finisce più! E poi cosa c'entrano le ali? Sembra che il treno abbia messo sotto la mia povera aquila.»
«Infatti, è proprio ciò che è successo. Nel magico mondo delle nuvole tutto può accadere, anche passare da predatore a preda.»
Nadia continua a ridere e quella risata gli scalda il cuore. Si sdraia su di lei e la bacia, con lo stesso trasporto di sempre.
Quando si staccano per riprendere fiato lei gli tocca il viso. Oramai lo conosce a memoria, ma non basta mai.
«Vorrei tanto poterti vedere» gli dice senza smettere di accarezzarlo. «È la cosa che desidero di più al mondo.»
Claudio si immerge per un attimo negli occhi malati della sua donna, occhi colmi di ombre, di tenebre, poi la stringe a sé.
«Non mi lasciare mai» dice Nadia in un sussurro.
«No che non ti lascio» risponde lui.
Si stringono ancora più forte e sopra di loro il cielo sembra sempre più blu.