1. MICHELE
Quando Michele decide di venirmi a trovare in ufficio, cosa che avviene con cadenza pressoché giornaliera, inforca la sua bici e svolta a destra uscendo dalla rampa dei box. Percorre via Francesco Baracca per la quasi totalità, per poi voltare a sinistra prima dell’ultima villetta. Imbocca via Amatore Sciesa, il patriota, rimasto famoso per la sua ultima frase sulla via del patibolo, per poi voltare a destra dopo il negozio di animali. Qui prende viale Diaz. Il generale, non l’ex centravanti dell’Inter dei record. Lo percorre tutto fino alla rotonda dopo il cavalcavia ferroviario. Ora la prima a destra, via Pietro Nenni, il socialista, poi la prima a sinistra, via Giorgio La Pira, democristiano. Poi ancora a destra in via Giorgio Amendola, comunista, per par condicio. Dopo il bar della Giovanna prende a sinistra, via Ciro Menotti, e davanti al numero 7 lascia la bicicletta fuori dalla cartoleria. Entra. Saluta impacciato Daniela, della quale credo abbia una cotta fin da quando aveva 12 anni e, finalmente, mi raggiunge nel retrobottega, luogo che ho adibito a ufficio personale.
Michele è Michele Arcangeli, 39 anni. Mio compagno di classe, nonché di giochi, dai tempi delle scuole elementari. Una laurea in matematica in tasca, una carriera da supplente precario e un sogno nel cassetto. Quello di diventare autore di libri fantasy.
“Oscar, ho trovato un’idea!”
“Buongiorno Michele. Anch’io sono felice di vederti.”
“Non c’è tempo per i convenevoli. Ho un’idea fantastica. La chiave di volta!”
“Per il manifesto del Cortesi?”
“Ma cosa c’entra il manifesto del Cortesi? Sto parlando di cose importanti!”
“Per me il manifesto del Cortesi è importante, dato che finché non lo finisco quello non mi paga. E non mi viene in mente niente di niente.”
“Visto che paga te, l’idea devi trovarla tu. Non io. Quello è il tuo lavoro”.
Già, il mio lavoro. Grafico pubblicitario. Può sembrare anche un lavoro importante ma, in una cittadina come questa non è che ti dia proprio da vivere. Infatti ho aperto un ufficio in coabitazione con la cartoleria dei miei e, in cambio dello spazio, a volte sostituisco mia sorella Daniela al bancone. Ora devo trovare delle idee per realizzare il manifesto dell’avvocato Sandro Cortesi per le prossime elezioni comunali. E, come al solito, navigo in alto mare.
“Un’idea favolosa!”
“E sarebbe?”
“Il signore delle mosche!”
“Il libro o il film?”
“In che senso?”
“Voglio sapere se ti riferisci al libro di Golding o al film?”
“Voglio sapere se ti riferisci al libro di Golding o al film?”
“Ah…”
“Beh?”
“No, nulla.”
“Non sapevi che esisteva un libro con questo titolo?”
“No, mi sembrava molto originale per il mio”.
“Direi che a questo punto originale non lo è proprio. Però…”
“Però?”
“Però puoi usarlo lo stesso. Il libro di Golding non è un fantasy”.
“Però puoi usarlo lo stesso. Il libro di Golding non è un fantasy”.
“Ah no?”
“No, racconta di un gruppo di ragazzi su un’isola deserta…”
“Però non è originale?”
“Michele, non è originale no! L’hanno già usato.”
“Però peccato.”
“Già peccato.”
“Vado dalla Giovanna per un caffè, guardi tu il negozio?”
Daniela è minore di noi di due anni e, dopo qualche relazione poco stabile, è attualmente single. Felicemente single, sentendo la sua versione. Sempre che questa categoria possa esistere in natura.
“Michele, mi accompagni?”
Ho sempre avuto l’impressione che l’interesse che Michele prova per lei non le sia del tutto indifferente ma, conoscendo la controparte, potrebbe attendere decenni prima di ricevere una sua dichiarazione.
“Mah. Veramente”.
E’ visibilmente imbarazzato.
“Allora, Signore delle Mosche. Vogliamo far attendere le signorine?”
“Finiscila!”
Lo sguardo di Michele mi fulmina.
“Perdonalo Daniela, dobbiamo decidere delle cose importanti”.
“Cose importanti? Cosa avrete mai da decidere di così urgente?”
Che curiose le donne.
“E’ per la squadra di calcetto.”
“Ah. Se è il calcetto, allora vi lascio soli. Questione di vita o di morte. A dopo”
“A dopo. Comunque sei davvero un idiota”
“E perché mai?”
“Mia sorella non la conquisterai di certo continuando a fare il timidone”.
“Non è semplice”
“Se non cogli la palla al balzo, non è semplice no”.
“Comunque, tornando alla squadra”.
“Non stavamo parlando della squadra”.
“Hai tirato fuori tu l’argomento”.
“Era una scusa per cavarti dagli impicci”.
“Però dobbiamo decidere veramente qualcosa di importante”
“E sarebbe?”
“Il torneo del bar Luna”.
“Lo fanno anche quest’anno?”
“Lo fanno tutti gli anni”.
“Avevo sentito dire che dopo la morte di Gigione non l’avrebbero più organizzato”.
Il bar Luna è lo storico bar di Castello, una delle frazioni di San Martino, il nostro paese. Il vecchio proprietario, Luigi Minighelli detto Gigione, è venuto a mancare lo scorso anno pochi giorni dopo la conclusione del torneo di calcetto. La sua famiglia ha venduto il bar che è stato rilevato da una famiglia cinese che, a quanto pare, oltre a mantenere il nome, ha deciso di continuare anche la tradizione del torneo.
“Beh, allora dobbiamo iscriverci”
“Pippo dovrebbe essere andato a prendere i moduli”.
Pippo sarebbe Filippo Romelli, terzo componente della nostra compagnia nonché punta d’attacco della squadra. Non perché sia un bomber provetto, tutt’altro, ma siccome sarebbe un disastro in qualsiasi altro ruolo lo lasciamo su per non far danni.
Ah, dettaglio non trascurabile, il padre è nostro principale sponsor.
“Perfetto.”
“Devo solo contattare il Nero e poi la squadra è al completo”.