3. IL BAR LUNA
Il Bar Luna è da tempo il ritrovo degli sportivi di San Martino e dintorni. E’ una vecchia costruzione risalente a prima della guerra, proprio accanto al teatro parrocchiale. Nel vecchio cortile il buon Gigione aveva fatto costruire un impianto polifunzionale. Dietro a questo termine tecnicamente ricercato si nasconde una colata di cemento che, all’occorrenza, può trasformarsi in campo da tennis, campo da calcetto, da volley o da pallacanestro a seconda degli accessori che vengono aggiunti al momento.
Ma il vero segreto della popolarità del Bar Luna erano i famigerati taglieri del Gigione. Un’infinità di salumi di buona qualità forniti dalle cascine circostanti e serviti in porzioni proporzionate alla stazza del proprietario, spesso accompagnati da formaggi, polenta, frutta e verdura a seconda della stagione in corso. Pare che la nuova gestione cinese voglia mantenere queste tradizioni anche se Alfio (così si fa chiamare il nuovo proprietario anche se dubito sia il suo vero nome) ha una stazza differente da quella del povero Gigione e le porzioni si sono conseguentemente ridotte, con l’aggiunta di salsa di soia e alcune altre prelibatezze orientali.
“Buonasera, siamo qui per iscrivere la squadra al torneo”.
“Dale nome squadla”.
La giovane barista parla come una caricatura in un fumetto da quattro soldi.
“Sporting XXI”
“Venti uno?”
“Sì. Cioè, in verità sarebbe Ventunesimo. In numeri romani.”
“Venti uno?”
“Sì. Ma non scritto in numeri arabi”
“Alabi?”
“Sì. Cioè. I numeri arabi sono quelli che usiamo noi. Ma in questo caso è da scrivere in numeri romani”.
“Lomani?”
“Sì, romani. Quelli antichi. Giulio Cesare. Capisce?”
“Cesale?”
“Sporting ics ics i. La squadra si chiama Sporting ics ics i”
“Bene Spoltingicsicsi. Aspetta dale licevuta”.
Ottimo, la squadra era iscritta.
“Ci mangiamo qualcosa?”
Non che ne avessi una gran voglia ma la qualità dei salumi di Gigione era famosa e volevo vedere se fosse rimasta intatta dopo il cambio di gestione.
“Ma sì, volentieri.”
“Due birre medie e un tagliere di salumi, grazie”.
La ragazza cinese ci fa accomodare in un piccolo tavolino. Il locale è rimasto quasi immutato dalla scomparsa di Gigione. La bacheca con i trofei, la lavagnetta in sughero con i ritagli di giornale dedicati al triplete dell’Inter, i santini di Padre Pio, al fianco del quale è comparso un piccolo Buddha dorato.
Le uniche aggiunte esotiche sono un grosso gatto di ceramica che saluta con la zampina e la musica cinese di sottofondo al posto del Liga.
“Forse i ragazzi delle case gialle non si iscrivono”.
A causa del mio stupore parte della schiuma della mia birra finisce sulla felpa di Michele.
“Scusa?”
“Pare che i gemelli abbiano litigato. Quasi una rissa. Sono arrivati i Carabinieri a dividerli”
“Ma stai scherzando, vero?”
I gemelli sono Pedro e Ricardo Gonzales. Due fratelli equadoregni da anni residenti a San Martino. Con la loro squadra, Los Diablos, hanno vinto le ultime due edizioni del torneo e Ricardo è capocannoniere da 5 anni.
“Sembra che i due gemelli non si parlino da mesi.”
“Oh, oh. Magari qualche speranza possiamo averla anche noi”.
Le nostre speranze sono poche, come ogni anno. La scorsa edizione abbiamo passato il turno a gironi per venire “asfaltati” (termine che detesto, ma che Pippo ha ripetuto fino alla noia dopo quel 5-0 ed è rimasto il simbolo di quella partita) nei quarti dalla Dinamo Maghi, poi finalista contro i diavoli sudamericani.
“Cerchiamo di passare il primo turno, poi si vedrà. Però, non male questo prosciutto”.
“Non male davvero. Buon appetito”.