4. PIPPO
Entrare a casa di Pippo è da sempre un’impresa epica. Intendiamoci, non perché sia complesso superare il cancello d’ingresso, il cane Dodo, il gatto Fuffo e le decine di vestiti sparsi per casa. Ma perché non sai mai se è in casa o meno. E, se in casa, non sempre risponde. E tu non capisci se è perché dorme, o sta giocando alla Playstation, o sente musica con le cuffie ad altissimo volume, o è più semplicemente morto.
“Ma sei sicuro che sono da me?”
“L’ultima volta le hai portate a casa tu”.
“Non mi ricordo mica”.
Se entrare in casa è un’impresa, trovare qualcosa ha del titanico. Pippo non è un disordinato qualunque. Lui ne ha fatta una religione. Dice sempre “se le cose volessero essere riordinate lo farebbero da sole”. Pertanto ogni oggetto mantiene la collocazione in cui viene lasciato. Questo per mesi. A volte anni. Compresi i vestiti sparsi per il pavimento.
Dopo lo scorso torneo abbiamo avuto la brillante idea di lasciare le divise della squadra a Pippo. Ora, non ricordo se fossimo troppo ubriachi per pensare oppure l’abbiamo deciso in un conscio masochismo, sta di fatto che non si trovano. O, a dirla tutta, abbiamo trovato solamente un paio di pantaloncini dietro il televisore. Ovviamente mai lavati.
“Ma sei sicuro che sono da me?”
“Sì Pippo, sì. Non chiedermi perché ma le hai portate via tu”.
“E allora mi sa che le ho perse”.
“Ottimo!”.
“E ora?”
“E ora è un casino. Tra tre giorni inizia il torneo. Prova a pensare bene. Se un pantaloncino era dietro il televisore, il resto della combriccola dove può essere finito?”
“Ovunque”.
“Non avevo dubbi su questa risposta.”
Siamo a tre giorni dall’inizio del torneo e non abbiamo una divisa. Le cose si mettono subito per il verso giusto. Provo a sentire Michele al telefono.
“Pippo non trova le divise”.
“E’ stato geniale lasciarle a lui. Davvero geniale. Complimenti”.
“Come se fosse una mia idea”.
“E ora cosa facciamo?”.
“Dobbiamo ricomprare qualcosa”.
“No, che ricomprare. Magari cercando meglio potrebbero saltare fuori…”
Michele fa appena in tempo a completare la frase quando vedo comparire Pippo con in mano quello che, all’apparenza, potrebbe essere un vecchio cencio dai preoccupanti colori bianco e verde.
“Michele, ti richiamo appena possibile”.
“Le avete trovate?”.
Abbandono Michele senza una risposta che non vorrebbe assolutamente sentire e guardo, sconsolato, Pippo.
“E quello?”
Non risponde ma, dai lembi strappati non è difficile intuire che le nostre divise siano finite tra le grinfie del cane Dodo e del gatto Fuffo. Mi lascio cadere su una poltrona che emette il suono di un pollo di gomma, evidentemente sepolto da almeno tre camicie, e chiudo gli occhi.
Tre giorni all’inizio del torneo e non abbiamo una divisa.
“Trova una soluzione, Pippo. Non voglio sapere quale ma trovane una.”