Buongiorno, ragazzi! Innanzitutto, vi ringrazio uno a uno per il passaggio e per i commenti che mi hanno fatto spesso sorridere. Mi sono sentita in un imbarazzo tremendo, per quel congiuntivo mancato, scusatemi, di solito non sono così sbadata (ma ben mi sta, mi sono ridotta all'ultimo momento per scrivere e nonostante un paio di riletture non me ne ero proprio accorta), ma per il resto mi mordevo di continuo la lingua e tenevo a bada la voglia di rispondere (e non è stato facile, lo ammetto).
L'uomo a metà mi perseguitava da una decina di giorni e al di là del contest, avevo già una mezz'idea per un racconto che avrei scritto più avanti. Siccome l'idea per il cento non mi veniva, ho deciso di dargli la voce in anticipo. Mi rendo conto che così com'è risulta piuttosto criptico, ma è un limite mio, non amo imboccare il lettore e mi piace che ognuno interpreti a modo proprio quello che scrivo e che non necessariamente coincide con quello che ho in testa io.
No, Viv, il covid non c'entra per niente, anche se quei profumi potevano portare il lettore in quella direzione, ma francamente — lì per lì mentre scrivevo — non ci avevo proprio pensato. Il mio protagonista si sveglia in un'ambiente che crede di conoscere però non ne ha certezze in quanto non ricorda nulla. L'allarme in testa era proprio per far vedere il panico che deriva da questo e dell'impossibilità di sentire le proprie gambe. Ho scelto la parola passi consapevolmente — no, Stefi, non era per crearvi la confusione — per rendere la fatica che ha, è una sorta di metafora, se volete, non sentendo le gambe sono altre parti del corpo, le mani appunto, a compiere i passi. La ripetizione, caipi, era decisamente voluta, proprio per sottolineare che sta tornando alla vita poco a poco. I passi erano da intendere come tentativi. Si sospinge sui gomiti cercando di alzarsi. Resdei aveva visto giusto riguardo alla doppia interpretazione, anche se la resistenza era più al fatto di non ricordare più nulla, quindi alla morte dei ricordi, ma anche la resistenza al fatto di non poter muovere le gambe. Almeno è vivo e questa era la cosa più importante. Vittorio Veneto aveva capito giusto a cosa mi riferivo con i passi, così come paluca che stava già tutto nel titolo.
Per l'uomo a metà mi sono ispirata a una persona che ho conosciuto da giovane, e che in seguito a un incidente grave era rimasta paralizzata e in coma per anni, e i cui familiari lo avevano fatto trasferire dall'ospedale a casa. I profumi, anche se come qualcuno, mi sembra Petunia, mi aveva detto che era forse meglio mettere la parola odori, volevano far capire che l'uomo si risveglia in un'ambiente familiare. Avevo immaginato i fiori nella stanza, ma non sono riuscita a esplicitarlo. Ero focalizzata su 100 parole, le volevo esatte questa volta, e quindi non sono riuscita a calibrare in modo migliore il resto.
Quello che ho scritto nel mio stesso commento al pezzo vale, ho l'intenzione di ampliare la storia e sarà il mio racconto d'esordio qui. Sulle tempistiche non prometto nulla, ma sarà sicuramente a febbraio.
Grazie ancora a tutti, soprattutto a Buc, che mi dà sempre consigli utili. Ero convinta di poter usare per quanto tempo, invece da quanto (mi piaceva di più, ahimè), ma ho sbagliato. Non me lo scorderò più! Sono stata molto felice di partecipare, è stata una bellissima esperienza. Mi sono divertita tanto, tanto. Al prossimo contest! Un caro saluto a tutti!