Il vostro testimone, la mia voce: Fritz Brenner Junior
1. Qualsiasi cosa dicano di me i cuochi - non ignoro, infatti, quanto la categoria sia portata per bocca anche dai più folli - tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io solo, dico, ho la ricetta originale delle Salsicce Mezzanotte. Io, io solo, posso cucinarle e chiamarle così. Quando, in occasione della ventunesima edizione del Nero Award, assieme a altri famosi cuochi e ai partecipanti alla gara letteraria, sono stato invitato da Solomon Goodwin nella villa al 918 della 35° strada, ho constatato con sorpresa e fastidio – se non fossi elegante direi “schifato” - che quel presuntuoso “figlio di suo padre” aveva violato la meravigliosa serra di orchidee all’ultimo piano per adattarla a sala da ballo. Nero Wolfe, se non fosse che anche nella bara pesava un ottavo di tonnellata e che si è fatto fatica a incastrarcelo dentro, si rivolterebbe nella tomba. Ma l’affronto sprezzante a cui avrei assistito più tardi sorpassò, di gran lunga, questo sgarbo alla memoria del grande investigatore. Per questo sono qui a accusare e sfidare pubblicamente Solomon Goodwin, uno scagnozzo improvvisatosi chef, senza arte né parte, che suo padre era il galoppino del grande investigatore. E se qualcuno vorrà imputarmi di spirito mordace, gli risponderò che si è sempre concessa agli scrittori la libertà d’esercitare impunemente la satira sul comune comportamento dei cuochi da strapazzo, ancorché diventi attacco circostanziato.
2. Da non crederci. Un vero sfrontato.
— Signore e signori, ho il piacere di annunciare che per questa occasione speciale, al rintocco delle ventiquattro verranno sospesi i balli per la designazione del vincitore del Nero Award. In considerazione che l'argomento proposto per il contest letterario era l'indagine denominata "Alta Cucina", in onore al Maestro seguirà la degustazione delle originali e famose Salsicce Mezzanotte, delle quali ho l'onore di possedere in esclusiva la ricetta che il "Signore e Donno" di mio padre Archie custodiva gelosamente — e giù applausi degli ingenui astanti, compresi quegli pseudo chef, invitati per l'occasione, che ballano meglio di quanto cucinano e che conducono delle bettole abbellite da lampadari di volgare vetro comune. Da cristiano mi asterrò da improperi ed espressioni volgari, che quell'impostore meriterebbe. Ma è giunto il momento di sbugiardarlo e nessuno meglio di me può farlo.
3. A mezzanotte, con la neve che fuori fioccava e ammantava le luminarie del vicino Natale, davanti agli autori in lizza, alle dame e ai ballerini che li accompagnavano, agli chef e ai clienti dei più raffinati ristoranti di New York, ho aspettato il mio turno, per rispetto dei partecipanti all'ambito concorso letterario. Una volta designato il vincitore, mi sono seduto e, superando un evidente disturbo, ho purtroppo assaggiato quelle salsicce "mezzatacca". È stato istintivo, non potevo far altro, ho guadagnato di prepotenza il palco e ho smascherato pubblicamente l'impostore. L'ho detto a tutti, sono l'unico chef in possesso degli ingredienti segreti, e di colpo tutti i volti degli altri cuochi presenti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità. D'improvviso le loro fronti si sono spianate, e mi hanno applaudito con una risata così divertita e dileggiante che tutti loro presenti, da qualunque parte mi girassi, mi sembravano ebbri del miglior champagne della Côte des Blancs. Ma gli autori in lizza e i loro accompagnatori, di loro appena m'importa, mi hanno ascoltato e hanno cambiato subito faccia, come di solito avviene quando il primo sole mostra alla terra il suo aureo splendore, o quando, dopo un crudo inverno, all'inizio della primavera, si assaggiano i miei bignè ai fiori di pesco glassati al bergamotto, e tutte le cose, mutando di colpo sapore, assumono nuovi appetiti e profumi e tornano a vivere all'olfatto e al gusto un'altra giovinezza. Così col mio solo presentarmi sono riuscito a ottenere subito quello che volgari presenti manipolatori di ingredienti, peraltro insigni, ottengono a stento con lunga e lungamente meditata cucina.
4. Ora, tuttavia, devo esprimere la mia meraviglia per l'ingratitudine, o, come dire?, per l'indifferenza dei miei colleghi. Tutti mi fanno la corte, mi adulano per conoscere segreti ingredienti, e riconoscono invidiosi i miei manicaretti. Eppure non si è trovato nessuno che ammettesse che le mie Salsicce Mezzanotte sono deliziose, sono le migliori, sono vere, mentre non è mancato chi con lodi elaborate e acconce, e con grande spreco di olio e di sonno, ha tessuto l'elogio di Charles Crachetto, di Jean Francois Vignanì, di Joe Bestianich, ma anche della febbre quartana, delle mosche, della calvizie, e di altri flagelli del genere.
5. Ma è giunto il momento di dimostrare a tutti, col mio scritto, che Solomon Goodwin è tanto "cuoco" quanto uno che, appena traccia tre linee col compasso, si crede Euclide. In primo luogo, tutti sono persuasi della verità di un notissimo proverbio: "Quando una cosa manca, ottimo sistema è fingere che ci sia". I pistacchi! Nelle salsicce cucinate dall'impostore emerge chiaramente che ha usato come ingrediente i pinoli anziché i pistacchi. Non mi stupisce, certamente avrà assaggiato le uniche, originali salsicce nel mio bistrot, e sono anche certo che, di nascosto, se ne sia messa almeno una in tasca per poi studiarla nella sua cucina. Avrà sentito quella consistenza, quell'ingrediente appena granuloso, ma non l'ha riconosciuto. Già è un errore grave, il profumo dei pistacchi che mi faccio arrivare da Pantelleria danno un'impronta alla salsiccia che è ineguagliabile, ma soprattutto è insostituibile. Ma poi, poi, e mi trattengo dall'impropero, i pinoli li ha anche tostati! Ma non è nemmeno la mancanza principale, questa. Quelli che mi danno sulla voce sono certi friggitori meschini che s'ingegnano di cavare il grasso d'oca alle cornacchie, spargendo in giro il fumo selvatico delle padelle a fuoco altissimo, quando il grasso va fatto solamente ammorbidire alla luce diretta del sole. No, non credo che la sugna usata dall'impostore sia di una cornacchia, ma è certo che la fa bruciare e che non si tratta di grasso d'oca, fondamentale nella ricetta originale. E vogliamo parlare, poi, del cioccolato? Me lo faccio arrivare direttamente da Zurigo e ha un unico ingrediente, le fave di cacao Ecuador. Hanno note aromatiche di nocciola, banana e agrumi. È invece così evidente che l'impostore grassottello, lustro, senza una ruga, proprio come i porcelli d'Acarnia, usi scelleratamente nell'impasto fave di cacao di ovvia provenienza, da Trinidad, troppo amaro, con sentore, oh! povero me! poveri voi che vi arrischiate a mangiarle! di fagioli! E, per non deludere chi può senza alcun dubbio dissacrarlo, raddoppia la dose di cacao, e quindi raddoppia il difetto, distorcendone la propria natura, che a lui sicuramente sembra una scelta virtuosa.
6. Ma perché mi affanno tanto con solo questi esempi? Tutti riconoscono agli chef il diritto di manipolare il cielo, ossia le ricette dei migliori maestri, tirandole in qua e in là come la pasta della pizza. Penso che quei mistificatori, sopprimendo a casaccio quattro o cinque ingredienti e, all'occorrenza, anche alterandoli, li adattino ai loro scopi. Poco importa, poi, se le pietanze che servono a tavola non c'entrano per nulla o, addirittura, sono in contrasto con le più chiare norme dell'alta cucina. Lo fanno, certamente il nostro pingue porcello d'Acarnia lo fa con le salsicce mezzanotte, con una tale impudenza, che spesso i panettieri sono tratti a invidiare i cuochi.
7. Comunque, visto che una volta tanto ho vestito la pelle del leone, andrò più in là mettendo in chiaro un'altra cosa: le salsicce mezzanotte vanno prima bucherellate e poi cotte a bassa temperatura sotto il grill del forno, non sopra una griglia di ghisa, a fuoco alto per renderle rinsecchite e immangiabili!
8. Solomon Goodwin non doveva annunciare pubblicamente la bugia, soprattutto non doveva cucinare quelle salsicce e farle mangiare a chi conosce il mestiere. Che c'è infatti di più sciocco, dicono, di un cuoco che lusinga i clienti in tono elegiaco, che compra i voti, che va in cerca degli applausi di tanti stolti, che si compiace delle acclamazioni, che si fa portare in giro in trionfo, come una statua da mostrare al popolo, che fa collocare nel foro il proprio simulacro di bronzo?
9. Dimentico di me stesso, della mia eleganza, ho passato da un pezzo i limiti. Tuttavia, se vi pare che la mia dimostrazione abbia peccato di petulanza e prolissità, pensate che chi vi scrive è Fritz Benner Junior, e che mio padre è stato, fino alla sua morte, l'unico e insostituibile cuoco di Nero Wolfe.
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— Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata a un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: "Odio il convitato che ha buona memoria". Oggi ce n'è un altro: "Odio l'ascoltatore che ricorda". Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.
Explicit feliciter liber de “L’elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam