Il treno si muove nel buio che aspetta l’alba.
‒ Gentili ospiti, benvenuti a bordo del Treno per le nuvole.
Il cicaleccio eccitato si smorza, le mani corrono a sfogliare il depliant illustrativo.
‒ Il Treno per le nuvole, ‒ prosegue l’altoparlante ‒ un nome antico di duemila anni, che risale alla prima realizzazione della linea ferroviaria. Secondo una leggenda, intermediario tra la terra e i sogni, fusione tra terra e cielo. La tradizione trova nella realtà di oggi il suo pieno compimento. Le pareti e il tetto del vagone passeggeri, realizzati in materiale trasparente, offrono allo spettatore un’esperienza immersiva ed appagante.
Rumore di argani. Decine di occhi si alzano. Seguono il dispiegarsi dell’apparato dell’esecuzione. Appare infine la forca, al limitare della passerella che si protende nel vuoto.
‒ Il condannato viene impiccato in modo tale che il soffocamento sia lento e duri diversi minuti, così da permettere a tutti gli spettatori di godere delle varie fasi. Durante l’esecuzione, l’argano fa scorrere il corpo accanto a tutti i finestrini del vagone passeggeri. Potrete toccarlo sia intanto che ancora si dibatte sia dopo, perché saranno fatti fare alcuni giri anche post mortem, mentre passeremo sul Viadotto della Polvere. L’esecuzione diventa così per il condannato un vero viaggio per le nuvole e verso la polvere. Uno spettacolo unico.
Uomini armati si arrampicano sul tetto tramite le scalette agli angoli del vagone passeggeri.
Ultimo appare il Boia.
Incede sulle passerelle trasparenti che portano alla forca. Si ferma. Si gira. Attende i tre ora apparsi sul tetto del vagone cella.
Due guardie tengono saldamente per le braccia una ragazza, le mani legate dietro la schiena. Arrivano di fronte al Boia.
Il treno procede a passo d’uomo. All’orizzonte il viadotto e il primo chiarore dell’alba.
‒ Luz Escondida…
La voce del Boia, amplificata dall’altoparlante, risuona fuori e dentro il treno.
‒ … sei condannata a morte perché colpevole di avere violato le leggi dell’Immagine dello Stato. Hai coltivato fiori ornamentali. Hai sparso semi di fiori. Hai lasciato piante fiorite in aree pubbliche. Hai portato piante fiorite sulle fosse comuni dei nemici dello Stato.
Il Boia passa il corto cappio attorno al collo di Luz.
Sostituisce le manette che stringono le mani con il laccio sottile ideato perché il condannato provi a liberarsi dibattendosi mentre è appeso.
Afferra le braccia della ragazza.
Le guardie la lasciano.
Il Boia sfila l’arma dalla fondina di una delle guardie e spara.
Due colpi. Le teste dei due uomini esplodono.
Con una mano, il Boia spezza il laccio che lega Luz. Con l’altra, spara in rapida successione ai soldati sul tetto. Schiva i loro colpi.
Un soldato precipita. Tre si accasciano feriti.
Luz si sfila il cappio. Gli occhi sbarrati, fissa il Boia.
‒ La scaletta! Corri! ‒ ordina l’uomo. La spinge verso l’estremità del tetto.
Luz si aggrappa alla scaletta. Inizia a scendere.
Nuove guardie salgono dal vagone cella. Sparano al Boia, che risponde al fuoco.
I soldati si abbassano. L’uomo si aggrappa alla scaletta e scende dietro a Luz.
Un’altra guardia corre lungo il corridoio della carrozza passeggeri.
Si fa largo a spintoni attraverso la calca degli spettatori che gridano.
Si sporge da un finestrino con l’arma spianata. Non fa in tempo a sparare, il Boia lo centra per primo.
‒ Giù! ‒ grida l’uomo.
Luz salta sulla stretta pensilina che passa tra i binari e l’abisso di centinaia di metri sotto il Viadotto della Polvere. Corre via.
Il treno si ferma.
Anche i soldati saltano sulla pensilina. Raggiungono Luz. La buttano a terra. Due la immobilizzano e la tramortiscono a botte. Gli altri sparano al Boia che sta tentando di raggiungerli.
Il Boia risale sul tetto del treno.
Le guardie lo inseguono. Lo spingono verso la passerella della forca, che sporge dal viadotto.
In bilico, il Boia tenta di schivare i colpi. Uno lo centra al fianco.
L’uomo perde l’equilibrio.
Precipita nel vuoto.
Sente il vento.
Vede il viadotto allontanarsi in alto.
Rotola giù dalle scale.
Avverte la violenza degli urti contro tutti i gradini.
Atterra su un pavimento di pietra.
Dolore. Dolore reale.
Non è un sogno.
Sbatte gli occhi nella penombra.
Un posto grande, sembra. Fresco, umido.
Una luce si accende. Un uomo ha la mano sull’interruttore, in cima alle scale.
‒ Mi era sembrato di sentire un bel fracasso. Tutto intero? È un po’ che non vedo qualcuno atterrare in cantina. In modo abbastanza brusco, direi.
Il Boia balza in piedi. O almeno ci prova, piegato in due dal male per la ferita e gli urti.
Cerca d’istinto la sua arma.
Perduta.
L’uomo sulle scale coglie il gesto: ‒ Ti manca qualcosa?
‒ Lasciami uscire.
‒ Non sei in pericolo e nessuno ti trattiene. Sei stato tu a voler venire. E credo sia la prima volta.
‒ Dove?
‒ Questo è un luogo all’incrocio tra i mondi e le dimensioni della realtà. Non tutti possono arrivarci. Molti ci riescono con facilità, altri no. La prima volta, spesso, avviene all’improvviso, in situazione di necessità. E mi sembra sia questo il tuo caso. Hai bisogno di aiuto?
‒ In una cantina?
Il Boia gira lo sguardo sulle basse volte di mattoni a vista, sugli angoli bui dove la fioca luce della lampadina non arriva.
‒ Di solito si entra da altre parti, più accoglienti e luminose, a volte perfino dalle porte. Ma tu sei piombato in cantina, uno dei punti più profondi e oscuri. C’è un motivo, anche se non so ancora quale sia. Dimmi qualcosa di te. Il tuo nome, ad esempio.
‒ Io sono il Boia.
‒ Va bene, niente nomi, per ora. Tu puoi chiamarmi il Viaggiatore. Sono un frequentatore abbastanza assiduo di questo posto.
‒ Io non ho nome. Il Boia non ha nome. È chi sono e quello che sono. Da dove vengo io, certi mestieri si ereditano, di padre in figlio. E non ci si può rifiutare.
‒ Anche se riluttanti.
‒ Mi ci sono abituato. Non è un problema. Io sono il Boia, e la morte accompagna i miei passi.
‒ Sì, può essere, ma non ne sarei così sicuro. In fondo, sei arrivato qui, e qui arriva chi sa vedere oltre e spezzare catene. Chi cerca la vita.
‒ Devo tornare da dove sono venuto. Subito.
‒ Ci vorrai tornare vivo, immagino. Aspetta.
Il Viaggiatore se ne va e ricompare dopo pochi minuti con bende e disinfettante.
‒ Racconta, mentre ti impedisco di morire dissanguato.
Gli tampona il sangue, lo fascia. Ascolta.
‒ Potrebbero averla già uccisa?
‒ Non subito. Spero. Gli spettatori hanno pagato, e caro. Vogliono un’esecuzione e un’esecuzione devono avere. Sul Treno per le nuvole. Non è previsto che il Boia scompaia durante lo spettacolo. Devono fare arrivare un sostituto, e ci vuole un po’.
‒ Un altro boia?
‒ Non sono l’unico. Ma occorre portarlo. Forse in elicottero. Devo andare. Dimmi come si fa.
‒ Il passaggio è una combinazione di energia, necessità e desiderio, unica per ognuno, unica ogni volta. Se sei arrivato, sei anche in grado di tornare… Oltre a quello che mi hai raccontato, c’è qualcos’altro che ti potrebbe guidare? Un desiderio… Un legame…
‒ Potrebbe… forse…
Il Boia fissa il muro.
Il muro non c’è più.
C’è uno dei piloni a graticcio che reggono il viadotto. Il Boia ci si aggrappa. Sotto di lui, l’abisso. Sopra, a pochi metri, la ferrovia.
Il Treno è fermo.
Il Boia si arrampica. Si sporge sulla pensilina, di fianco al vagone cella. Nessuno all’esterno.
Attraverso le pareti trasparenti della carrozza passeggeri, vede decine di teste che guardano in su, concentrate sul nuovo spettacolo.
È il tramonto.
Avrebbe potuto essere troppo tardi, ma devono avere aspettato un nuovo momento suggestivo. Il Boia tira un sospiro di sollievo.
Spinge lo sguardo fino alla piazzola di sosta in cui, anticamente, gli abitanti del luogo vendevano le loro merci a turisti di altro tipo.
C’è l’elicottero che ha portato il suo sostituto.
Si arrampica sul vagone.
L’esecuzione è in pieno svolgimento.
Luz è sostenuta di peso dalle due guardie. Due guardie non armate, che devono reggerla anche mentre il nuovo boia le infila la testa nel cappio, per evitare che soffochi subito.
I soldati sul tetto hanno le armi spianate. Metà sono puntate sul nuovo boia.
Gli occhi di tutti sono su di lui e su Luz.
Il Boia sta per lanciarsi sul soldato più vicino.
Un rombo lo trattiene.
L’elicottero si alza dalla piazzola e si lancia verso il treno. Gli uomini sul tetto si abbassano. Sparano all’elicottero.
Il Boia si getta sulle guardie che tengono Luz. Le colpisce e le atterra. Sorregge Luz e la porta alla più vicina scaletta. Saltano sulla pensilina. Corrono verso la piazzola, dove ora anche l’elicottero si dirige.
Il portellone si apre mentre ancora non è a terra.
‒ Dentro, forza! ‒ grida il Viaggiatore per sovrastare il frastuono.
Il Boia spinge Luz all’interno, poi si aggrappa al carrello di atterraggio. L’elicottero riprende rapido quota per evitare le pallottole dei soldati che li hanno raggiunti.
Il Boia si tira su ed entra nella cabina.
Il Viaggiatore si volta: ‒ Ho pensato che potessi avere bisogno di una mano.
‒ Ma come hai fatto…?
Il Viaggiatore tira fuori una benda sporca: ‒ Il tuo sangue ha funzionato bene.
Il Boia scuote la testa e sorride, poi spezza il laccio che ancora stringe le mani di Luz.
La ragazza passa lo sguardo da un uomo all’altro.
‒ Grazie. Ma non capisco… perché…
Il Boia abbassa gli occhi: ‒ Non importa. Non è importante…
Dopo mezz’ora, il Viaggiatore fa atterrare l’elicottero.
‒ Fine di questa parte del viaggio. Fuori. Ci saranno addosso in poco tempo, se restiamo qui. Dobbiamo andare. Tutti e tre.
Guarda il Boia accennando a Luz: ‒ Credo che anche lei possa farcela. Se ho visto giusto, ci deve essere qualcosa di te, in lei.
‒ Non capisco… ‒ sussurra Luz.
‒ Diglielo, può aiutare. E forse è arrivato il momento.
Il Boia fissa la ragazza, poi si decide: ‒ Sei mia figlia, Luz. Ho abbandonato tua madre quando ho saputo che ti aspettava. Le ho chiesto di non raccontare che eri mia figlia.
‒ Perché…?
‒ Il mestiere di Boia è ereditario. Non volevo per te il mio destino di morte.
‒ Vedi, ‒ ammicca il Viaggiatore ‒ hai spezzato la catena. E Luz ha scelto la vita.
‒ Io sono stato il Boia…
Sua figlia gli prende le mani e gliele stringe: ‒ Non lo sei più. Quella di prima è stata la tua notte. Questa attorno a noi è ancora la notte. Ma nulla potrà la notte contro di me e contro di te… se tu non lo vuoi. Ora potrai avere un nome. Vivi per scoprirlo.
‒ C’è qualcosa, nel vostro esservi ritrovati qui, oggi, insieme, in questo intreccio tra morte e vita… ‒ mormora il Viaggiatore ‒ qualcosa che non mi è ancora chiaro… ma non è questo il luogo e il tempo. Pronti al passaggio?
Afferra la mano a entrambi.
‒ Luz, ‒ le chiede suo padre ‒ ti fidi di me? Non ho le parole giuste per spiegartelo, ma tienimi stretto, tieni gli occhi su di me, dimentica il male e la notte…
Le dà un bacio in fronte.
E le tenebre scompaiono.