Percepì di nuovo la notte nella sua immensità, illuminata dalle stelle e non più imprigionata come appariva osservandola dal letto.
Il lungo cipresso era soltanto un’ombra oscura, una sentinella, quasi un corpo estraneo proteso verso il cielo, mentre ai suoi occhi le stelle apparivano come vortici variopinti e ipnotici. La visione lo ossessionava da giorni.
“La notte ha più colori del giorno”, pensò. “Oggi finirò il dipinto. Devo scriverlo a Theo”.