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Quartetto per la fine del tempo (Primo e Terzo movimento)

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Different Staff

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Admin
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Niente da fare, Monsieur Messiaen. Mio caro passeggero triste; ci sei sempre così vicino, a un passo dal capire, e invece niente, d’improvviso tutto sfugge, fa un salto in avanti (o indietro) e tutte le certezze precipitano. Aveva ragione Claire, la tua “Mi”, che mentre trascrivevi sul quaderno il canto degli uccelli appollaiati sugli alberi lungo la Senna ti prendeva in giro e ti disturbava, baciandoti dietro le orecchie. Certo, hai ragione, Dio è nelle piccole cose, nel grano della senape, come dite voi uomini, ed è difficile distinguerlo dalla Natura. Ecco perché ti ostini a chiedermi lezioni, ma io, il piccolo pianeta dove vivi, cosa posso fare più di così?


Liturgia di cristallo”
(Primo movimento)

Tra le tre e le quattro del mattino
il risveglio degli uccelli: un merlo o un usignolo solitario
improvvisa un canto
circondato da uno scintillio di suoni,
da un alone di trilli che si perdono alti tra gli alberi.



Tutte le mattine, anche ora che si gela, mio caro Olivier, siedi sui gradini della baracca dodici e ascolti gli uccelli che si risvegliano. Le macchie indistinte alla luce dei fari delle torrette di guardia, il frullio d’ali d’un merlo, il vento gelido che solleva sbuffi di polvere bianca dalle creste di neve, leggera come zucchero a velo. Ci sono dei passeri appollaiati sui recinti di filo spinato, il loro canto è un chiacchiericcio concitato. Il soldato di ronda li spaventa, quelli fanno un volo in cerchio e poi tornano a posarsi.
Olivier, mio caro passeggero triste, dunque questi uccelli sono davvero i più grandi musicisti del creato? E io dunque sono il più grande direttore d’orchestra? Sembri un bambino, con gli occhi enormi di stupore così piccoli dietro le lenti spesse degli occhiali. Nella disperazione del campo di prigionia hai capito che la bellezza non scompare mai del tutto.

Siedi ancora sui gradini della baracca dodici quando i prigionieri escono per lavorare. Una lunga processione curva, piedi strascicati, teste basse, sulla strada che da Gorlitz porta a Reichenau. Escono la mattina, tornano la notte. Sono così stanchi che non riescono a dormire. Li senti grattarsi e lamentarsi delle pulci mentre si rigirano nei pagliericci.
Non vai con loro a lavorare in città, sei un sottufficiale e poi il Feldmaresciallo ti ha affidato il compito di scrivere della musica.

Quando sei arrivato allo Stalag VIII-A, insieme ad altri ventimila prigionieri francesi e belgi catturati a Verdun, vi hanno ammassato nelle poche baracche disponibili con altri diecimila uomini già presenti. In attesa che tirassero su altri alloggi, molti dormivano all’aperto o in tende provvisorie.
«Le hanno fatte costruire ai polacchi» ti ha detto un soldato tedesco. Era un bel ragazzo, con delle macchie scure sul naso e la pelle trasparente, sorriso e fucile spianati «ma si sa come sono i polacchi, sono sempre stanchi e il lavoro è rimasto a metà.»
Dove fossero finiti i prigionieri polacchi non era dato saperlo, il soldato dalla pelle trasparente ha alzato le spalle.
«Saranno a riposare» ha detto.
Io so dove sono, non tutti certo, ma molti di loro stanno davvero riposando, sotto una cava di sabbia e argilla, dietro il campo.

Era il luglio del ‘40 e dal fiume Neisse, acqua scura e lenta, arrivava il canto delle cicale e nugoli di moscerini. Quattrocento uomini si ammalarono di dissenteria, ne morirono venti e ti, che tuo malgrado eri sottufficiale medico, li dovetti seppellire nelle foresta, con una vanga e un fazzoletto stretto su bocca e naso.
Quella notte il Feldmaresciallo ti fece chiamare.
«Mi hanno detto che lei compone» disse, «che è titolare del posto di organista della Sainte-Trinité a Parigi. Mi pare sprecato come becchino.»
Parlava un ottimo francese. Stava seduto con le gambe incrociate, gli occhi duri, mentre sbucciava con calma una mela vicino alla finestra aperta.
Tirasti su gli occhiali col pollice. Una stecca si era allentata, ma non avevi idea di come fare a sistemarla.
«Sì» mormorasti, ci pensasti qualche secondo, «signore» aggiungesti.
«Mi piacerebbe scrivesse qualcosa da suonare qua.»
«Nel campo?»
«C’è un capanno molto grande che possiamo usare come sala da concerto.»
«Signore, non abbiamo gli strumenti e…»
«Quello non è un problema, li troveremo. So che conosce già altri due musicisti, monsieur Henri Akoka e monsieur Étienne Pasquier, eravate insieme prigionieri a Nancy. Io ne conosco un terzo, monsieur Jean Le Boulaire, che suona il violino in maniera claudicante, ma via, date le circostanze direi che possiamo accontentarci.»
Scosse il capo e iniziò a masticare uno spicchio di mela. Il crocchiare sotto i denti ti fece riempire di saliva la bocca.
«Potrei provare.»
«Provare, bah. Lo deve fare, e lo deve fare entro gennaio. Potete suonare nel lavatoio, per ora.»
«Ma signore, entro gennaio mi pare azzardato, senza…»
Il Feldmaresciallo ti fermò alzando un braccio. Lanciò la mela in terra, ancora quasi intatta e ti venne voglia di chinarti e raccoglierla e divorarla.
«Avremo delle visite a gennaio,voglio che sia tutto pronto per allora. Ecco» disse il tedesco, afferrando dalla scrivania dei fogli bianchi, una matita e una gomma consunta, «credo questo basti per scrivere le partiture.»
Facesti una smorfia, non perdevi di vista la mela. Da quanto non mangiavi una mela? Da quanto non mangiavi qualcosa che non fosse zuppa di chissà cosa o patate al cartoccio?
«Monsieur Messiaen, dovrebbe essere grato per quello che le sto offrendo. Lei qua al campo è inutile. Sa cosa facciamo fare alle donne polacche che non sanno fare nulla?»
«Le donne? Non sapevo ci fossero donne.»
Il Feldmaresciallo fece un gesto vago, indicando dietro di lui un punto imprecisato.
«Abbiamo dato loro un paio di forbicine e per tutto il giorno devono stare chine a tagliare l’erba. Dodici fili d’erba d’uguale misura. Con undici di questi fanno un mazzetto e il dodicesimo filo lo usano per legarli assieme. Vuole aiutarle?»

Olivier, mio caro passeggero triste, in una società dove la sopraffazione del più forte sul più debole diventa l’unico legame sociale non c’è posto per i sentimenti umani. Hai fatto bene a prendere quel foglio e quella matita e ringraziare.
Sulla strada per Gorlitz ora ci sono solo chiazze di neve scura e fango. Ti sollevi a fatica, vedi il tuo respiro, ti si appannano gli occhiali quando entri nel capannone.
Henri ti sta aspettando. Si è fatto una sigaretta con l’angolo di un foglio di carta, dentro non ci ha messo nulla e fa finta di fumarla. Ha l’aria indolente da ragazzino, il ciuffo ribelle sulla fronte, i piedi nudi davanti alla stufa a legna, le scarpe aggiustate con spago e cartone buttate lì accanto. Quando ti avvicini, vedi le righe del pentagramma e qualche nota sulla carta della finta sigaretta. La indichi, fai per dire qualcosa, ma Henri dà una manata per aria, due boccate piene, fa finta di buttare fuori il fumo mentre dimena le dita dei piedi.
«Cosa darei per una sigaretta vera» dice.
«Andiamo, ci stanno aspettando.»
Ti metti a raccattare i tuoi appunti e con i fogli sottobraccio (da uno manca un angolo) aspetti che Henri si infili le scarpe.

Il lavatoio è aperto su un lato e fa freddo e tocca suonare con i cappotti e le sciarpe. C’è un catino d’acqua calda di fianco agli strumenti e ogni tanto voi quattro musicisti ci immergete le dita. Un lenzuolo irrigidito dal gelo separa la zona dove sono sistemati gli strumenti dalla sala delle vasche e dà un poco di riparo dal vento. Il pianoforte è arrivato da poco, vecchio e con due tasti che faticano a tornare su dopo essere stati premuti, mentre il violoncello è arrivato da un liutaio di Gorlitz dopo una colletta tra i prigionieri per poterlo pagare. Per qualche giorno è rimasto con sole tre corde ed Étienne ha dovuto suonarlo così com’era, scuotendo la testa tutto il tempo e bestemmiando a bassa voce. è un tipo particolare, Étienne, tutto ossa e alto poco più del suo strumento, i baffi curati anche là, in mezzo alla disperazione. Mentre suona si getta sul violoncello quasi a volerlo strangolare, con odio o amore eccessivo, vai a saperlo.
Jean è invece taciturno, con un principio di calvizie e le dita lunghissime, come le gambette di un ragno.
«Ho finito il primo movimento» annunci, alzando gli spartiti «mancava solo questo, ora abbiamo tutto.»
«Manca anche il terzo» dice Étienne, le mani immerse nella tinozza e il naso rosso e screpolato.
«Per il terzo ho un’idea, sarà un assolo di clarinetto, quindi ci penseremo io e Henri.»
Un botto sordo e non troppo lontano, forse un colpo di fucile, nessuno ci fa caso o fa finta di non sentire.
«Suoneremo tutti e quattro» continui, «io sul piano scorrerò una serie di ventinove accordi sempre uguali, con ritmo immutabile, per dare l’impressione di qualcosa che non ha né inizio né fine, intanto il violoncello suonerà note lente e lunghe mentre il violino e il clarinetto imiteranno il canto degli uccelli, un merlo e un usignolo.»
«Un merlo e un usignolo.»
«Sì, Henri.»
«Uccelli.»
«Non ti sfugge niente.»
«Sei un filino fissato con gli uccelli. Perché?»
«Ho sempre pensato che gli uccelli sono i nostri grandi maestri e che hanno trovato tutto: i modi, i neumi, la ritmica, le melodie, i timbri, e perché no, anche l’improvvisazione collettiva. La musica è sempre esistita nei rumori della natura, il suono armonioso del vento negli alberi, il ritmo delle onde marine, il timbro delle gocce di pioggia, dei rami spezzati, dell’urtarsi delle pietre, dei vari gridi degli animali. E soprattutto nel canto degli uccelli. Quel suono è musica di sfere celesti.»
«Sfere celesti, bah» sbotta Étienne, «che ne sai che il canto della cincia che viene dal felceto non sia invece il lamento dei dannati, come raccontano dalle mie parti? Il mondo è un posto ingannevole.»
«E poi, come facciamo a riprodurre esattamente il loro canto?» chiede Jean, è seduto sul bordo della sedia e tiene il violino stretto tra le braccia, come un neonato.
«Gli uccelli» spieghi, «essendo più piccoli di noi, con un cuore che batte più rapidamente, cantano in tempi che sono troppo veloci per i nostri strumenti, dunque lo trascrivo in un tempo più lento. Per di più questa rapidità è associata a dei registri così alti da essere inaccessibili ai nostri strumenti, perciò li trascrivo fino a tre ottave sotto. Inoltre sopprimo gli intervalli troppo piccoli. Tutto è ingrandito, ma ciò che restituisco in musica è esatto.»
«Ma perché tutta questa fatica?»
«Perché il loro è il linguaggio dell’amore cristallino, e sa Dio quanto c’è bisogno qua dentro d’amore.»

Con l’ultima posta è arrivata una lettera di Claire, la tua piccola “Mi”. Cammini in questa sera di neve che sta diventando notte, con la fotografia che lei ti ha mandato davanti al naso. Nella foto Mi e tuo figlio Pascal sorridono. Cammini, a ogni lampione al mercurio ti ferma e sotto la luce livida accarezzi l’immagine. Una lunga traccia di orme ti segue, subito si riempiono di neve.
Accarezzi la foto.
«Cip, cip» dici.


Abisso degli uccelli”
(Secondo movimento)

Clarinetto solo.
L’abisso è il tempo, con le sue tristezze, i suoi scoramenti.
L’uccello è il contrario del tempo;
è il nostro desiderio di luce, di altezze, di arcobaleni,
di canti gioiosi!



«Dov’è Henri?»
Jean sta pulendo con un panno il suo violino, non alza nemmeno la testa, si limita a scuoterla. Étienne invece sbuffa e alza gli occhi al soffitto.
«Quell’imbecille si è fatto sbattere dentro la celletta di rigore perché ha sputato in terra mentre passavano gli ospiti del Feldmaresciallo.»
Non credi alle tue orecchie, mio piccolo passeggero. Non riesci neanche a imprecare. Scuoti in aria i fogli con le partiture del terzo movimento, tutte correzioni e rimandi e segnacci, tutto ancora da provare e da discutere con quel… non hai un insulto adeguato per Henri. Non lo hai neppure per il Feldmaresciallo, a dire il vero, che a due settimane dal concerto rinchiude uno dei musicisti in isolamento.
Ti volti ed esci dal lavatoio, nel gelo. Tutto è ricoperto da un leggero strato di neve e dai tetti imbiancati salgono in volute lente piccoli arabeschi di foschia. C’è silenzio, fitto, tremendo. Non senti i tuoi passi mentre ti dirigi alla baracca adibita a prigione. È uguale alle altre, nel centro preciso del campo, non fosse per le sbarre alle finestre e i soldati di guardia e il filo spinato che la circonda non la noteresti neppure. Provi a parlare con i soldati, ma ottieni solo dei no. Poi le vedi, due braccia penzoloni da una finestra, sul lato a nord, i polsini della giacca consunti, una sigaretta di carta tra indice e medio. Fai il giro della baracca, pestando i piedi sulla neve che da quella parte è più alta e bagnandoti i calzoni. Un’altra cosa da mettere in conto a quel… niente, non ti viene nulla di abbastanza offensivo.
«Henri» urli. La tua voce si consuma assorbita dala neve. Un soldato si affaccia da dietro un angolo, fa per dire qualcosa, poi sputa in terra e se ne va.
«Buongiorno» ti dice Henri. Ne vedi solo le mani. Una si muove per salutarti.
«Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?»
«Non lo so, è stato più forte di me.»
«Senti, ho finito di sistemare le ultime cose, dobbiamo…»
«Si fotta quel nazista. Mi sembra di essere come l'orchestra del Titanic, che suona mentre la nave affonda.»
«Ma cosa stai blaterando? Noi non suoniamo per lui! Noi suoniamo per dimostrare che nonostante tutto non siamo "non ancora morti", ma siamo vivi! Noi suoniamo per dimostrare a tutti i ragazzi che ci sentiranno che anche se siamo prigionieri in realtà siamo liberi!»
«Liberi un cazzo.»
Rimani a bocca aperta, gli occhiali scivolano lentamente sul naso.
«Henri, brutto idiota, rifletti su questo: la musica non cede mai alla disperazione. L’uomo ha la forza di reagire a ogni forma di umiliazione, di andare oltre la vita contesa ogni giorno alla morte; ha il bisogno insopprimibile di sperare. Perché la sofferenza fa parte della condizione umana e bisogna sopportarla, ma l’infelicità è una scelta. Tu cosa scegli?»
Passa del tempo, in mezzo a quel silenzio sembra l’eternità.
«Passami quei cazzo di spartiti» dice Henri, «Magari mi ci faccio anche qualche sigaretta.»
«Non hai il clarinetto, forse potrei…»
«Ce l’ho. Quel malato di mente me l’ha fatto portare. Non ho neanche un secchio per cagare, ma dopotutto non devo esibirmi con quello. Parole sue.»
Ti allunghi, ti graffi con il filo spinato, riesci a consegnare i fogli.
«Scommetto che questi trilli alla fine sono degli stramaledetti uccelli» dice.
Inizia a suonare e la musica è così grave da entrare nello stomaco e far fatica a uscire.
«Supponiamo che ci sia stata una singola pulsazione in tutto l’universo» spieghi, mentre fa una pausa «una sola pulsazione; con l’eternità dopo di essa. Un prima e un dopo, è la nascita del tempo. Immaginiamo ora quasi immediatamente, una seconda pulsazione. Dato che ogni pulsazione si prolunga nel silenzio che la segue, la seconda risulterà più lunga della prima, è la nascita del ritmo. Ma a noi interessa suonare i silenzi, l’intervallo tra una pulsazione e l’altra, il dramma dello scorrere del tempo. Fino all’arrivo della gioia finale, del canto degli uccelli, della fine del tempo stesso, l’eternità.”
Henri lancia una bestemmia.
«Suonare il silenzio? E come Cristo faccio a suonare il silenzio?»
Alzi le spalle.
«Non lo so, ma ammetterai che era davvero una bella frase.»
«Vaffanculo» dice Henri.
«Cip, cip» cinguetti.

Il capannone è stipato di prigionieri. In prima fila gli ufficiali, alcuni con un fazzoletto al naso. Come biasimarli, l’odore è davvero atroce. Lungo le pareti i soldati, come antiche statue guardiane.
Il Feldmaresciallo è venuto a salutarvi prima di iniziare. Un gran sorriso, una pacca sulla spalla. Tira fuori una scatoletta d’argento, la apre, estrae una sigaretta lunga e candida come latte.
«Questa è per lei» dice e la incastra sull’orecchio di Henri.
Lui rimane immobile, non sorride, non ringrazia, non respira.
Il Feldmaresciallo richiude la scatoletta e la fa cadere nella tasca della giacca.
«Va bene» dice ed esce.
Henri si leva il ciuffo dalla fronte con una manata, prende la sigaretta, la rigira davanti agli occhi, la annusa, chiude gli occhi, la annusa di nuovo.
Olivier, mio caro passeggero triste, è una lacrima quella che scivola lungo lo zigomo di Henri mentre accartoccia la sigaretta e la getta via?

Poi iniziate a suonare. Cosa posso raccontare, io, povero spettatore non invitato, di questa meraviglia? Racconti l’Apocalisse, la fine del tempo, per spiegare la vita. La musica è forte, cattiva, profonda, poi sale, impazzisce, rotola. I vostri strumenti riempiono di gioia i volti delle persone che stanno ascoltando. Jean, Étienne, tu. Ed ecco il silenzio, Henri inizia il terzo movimento, tiene gli occhi chiusi, tra una nota profonda e l’altra si sente solo il vento sui vetri delle finestre e i singhiozzi di qualcuno che piange, in fondo alla sala. E quel silenzio…
Sì, questi pochi fortunati che stanno ascoltando, imbacuccati nei loro stracci, sporchi e puzzolenti, distrutti, lo vedo, me ne accorgo anche io che sono così distante da voi uomini, questi piccoli passeggeri si stanno riscattatando dalla mediocrità, dalla prigionia, da loro stessi. Vivono.

Monsieur Messiaen, mio caro passeggero triste, alla fine dunque qualcosa sei riuscita a capirla e a metterla in musica. E così, per colpa tua, in questa notte gelata, mi costringi a piangere. Lacrime che diventano neve e coprono tutto. Coprono il capannone dove state suonando, lo Stalag, la cava di sabbia e argilla e i cadaveri che ci sono sepolti, coprono la fame, la sete, le piaghe, i geloni ai piedi. La sopraffazione, la pietà.
Visto da lassù, da dove volano gli uccelli, tutto è ora silenzio, l’armonioso silenzio del paradiso. Un silenzio che durerà fino al loro prossimo canto.

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Una bella storia, toccante come possono essere i racconti di guerra soprattutto delle vicissitudini, dolori e disumanità perpetrate nei campi di concentramento. Mi capita spesso di leggere racconti che affrontano queste tematiche, è un modo per mantenere viva la memoria e colpire la sensibilità dei lettori.
Questa è una buona storia anche se ho avuto la sensazione che sia il frutto di una rielaborazione “ad hoc” per via del narratore che poteva essere chiunque e non la Terra. L’ho sentito un filo artefatto come se il racconto fosse già lì nel cassetto con la sua musica e i suoi uccelli e che gli sia stato fatto spiccare il volo considerato l’argomento richiesto. Pensiero mio ma che mi ha accompagnata per tutta la lettura, il che non significa nulla… il racconto è un bel racconto e l’ho letto volentieri.
Ci sarebbe voluta qualche rilettura in più per correggere alcuni aspetti . Ti segnalo quelli che mi sono appuntata “al volo” mentre leggevo:

arrivava il canto delle cicale e nugoli di moscerini. (arrivavano)
venti e ti, che tuo malgrado eri sottufficiale (e tu, che  tuo malgrado eri sottufficiale, ecc)
li dovetti seppellire nelle foresta, (li dovesti seppellire)
il violino in maniera claudicante (claudicante? sceglierei un altro aggettivo per definire, meglio zoppicante addirittura)
Ma signore, entro gennaio m (Ma, signore, ecc)
gennaio,voglio che (manca lo spazio dopo gennaio)
imiteranno il canto degli uccelli, un merlo e un usignolo.» (imiteranno il canto di un merlo e un usignolo)

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una storia incredibile, ma vera, come si diceva un tempo. Io conosco la genesi del Quatuor grazie al bellissimo pezzo dei Baustelle "il finale". Consiglio col cuore di andarla ad ascoltare, ma soprattutto di ascoltare il terzo movimento dell'opera di Messiaen, un pezzo sconvolgente, ascoltatelo pensando a dove è stato scritto e a dove è stato suonato la prima volta. Fidatevi. Il racconto ha qualche licenza probabilmente, ma secondo me neanche tante. C'è qualche refuso, uno mi è saltato all'occhio, l'abisso degli uccelli è infatti il terzo movimento, non il secondo, come tra l'altro anticipato dal titolo, una distrazione credo in fase di revisione. Il racconto è migliorabile, ma di lettura piacevole. Mi ha colpito la cura con cui sono caratterizzati i personaggi, quasi come se il pianeta alla fine ci tenesse davvero a questi piccoli passeggeri che viaggiano sul suo dorso. A rileggerci!

A vivonic garba questo messaggio

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Voglio fare una premessa prima di commentare il racconto. 
Sin dall'inizio di questo concorso, da quando è stato annunciato, mi sono fissato con l'idea che i racconti dovessero parlare del pianeta Terra, passando per i vari paletti, ma di base immaginavo una serie di racconti che parlassero del nostro pianeta. Questo non vuol dire che non ci debbano essere storie parallele, storie di uomini, donne, ecc., ma sullo sfondo il pianeta ci deve essere.
Per questo, molto spesso vado contro corrente su racconti che, pur essendo stupendi e meravigliosi, io li trovi "fuori tema" o comunque non mi danno quella sensazione.

Detto questo, il racconto è meraviglioso e la trovata di centrare il paletto attraverso la musica è veramente geniale. Il testo a volte è pesantissimo, ma la maestria nella scrittura lo rende comunque facilmente leggibile.
Quello che mancata è la Terra: Pachamama. Il che è un peccato perché in questo step gli si dava voce e quindi sarebbe stato più inteso sentirla.
In questo racconto lo fa all'inizio e alla fine ma poi nel centro sembra sparire e la cosa compromette il mio giudizio.

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Magari questo è il racconto che tutti ci aspettavamo, fonte di incubi per gli scrittori di Different, ma che alza l'asticella di mezzo metro.
Abilità?
Degenerazione della scrittura amatoriale?
Colpo di fortuna ripescato nel cassetto?
Certamente il racconto barcolla un po' di fronte al tema e ai paletti, ma chi si sentirebbe di escludere un lavoro così bello e importante senza avere serie vertigini.
E poi dobbiamo preoccuparci noi per delle idee ingiuste?
C'è il comitato di lettura a farlo.
Io posso solo poggiare le mani sul tavolino, bere l'ennesimo caffè e dire che mi è piaciuto tanto il tuo racconto, nella speranza che il mio elogio ti porti sfortuna e dia spazio agli altri. Ma la vedo difficile.

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

E' un racconto splendido, inutile girarci attorno, molto intellettuale, molto profondo, scritto da una mano esperta. Che per qualche motivo non riesco proprio a geolocalizzare, per cui sono curioso di vedere chi ne sia l'autore.
Non conoscevo il personaggio né la vicenda storica, anzi, non mi sono neanche sentito in necessità di andare a googlare, perché il racconto si regge davvero bene ed è così atipico che avrei detto fosse una storia di pura fantasia.

Non ha particolari difetti, se preso in sé, anzi, pur trattando di un tema difficile, molto elitario, come la musica intesa nella sua creazione, si fa leggere con una facilità disarmante e colpisce i sensi.
Non era facile.
Forse il titolo suona troppo ampolloso. Avrei optato per qualcosa di più poetico ma d'effetto.

Però un difetto davvero grande ce l'ha, ed è che il narratore-pianeta è talmente evanescente che si fa fatica a sentirlo. Ci sono interi tratti nei quali mi sono totalmente dimenticato che c'era una voce narrante, tanto la storia prende e si lascia visualizzare: e se questo è un pregio in senso assoluto, non lo è laddove invece il narratore Terra era un requisito importante.
Sia chiaro, non è una critica sulla pertinenza, il narratore Terra c'è, è che proprio non si riesce a percepirlo come tale. Potrebbe essere la voce di letteralmente chiunque.
Ed è davvero l'unico punto debole di questo splendido racconto.
Ci ragionerò in sede di punteggio finale.

C'è qualche refuso qua e là, ma nulla di grave.
L'unica cosa che salta tanto all'occhio, almeno per uno storico, è che il comandante del campo di prigionia non è certamente un Feldmaresciallo. Questo grado era riservato alla più alta carica della Wehrmacht, sarebbe l'equivalente di un capo di stato maggiore, o qualcosa del genere.
Non può essere il direttore di un campo di prigionia, ruolo assegnato di solito a graduati delle SS con il titolo, appunto, di "comandante del campo X".

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Bellissimo raconto. Ma il pianeta terra si sente poco e poi non ci sono abbastanza uccelli!
Ovviamente sto scherzando, perdonatemi.

Non conoscevo la storia ma l'ho trovata così coinvolgente e così bella che, mentre leggevo, mi sono detto: ma chi se ne importa se è vera o no! 
Con un po' di editing o, forse, con un po' più di tempo a disposizione, sarebbe stata perfetta.
Buonissime le caratterizzazioni dei personaggi, descrizioni di alto livello.


Per la questione dei paletti, invece, non ci siamo. Soprattutto sul narratore. 
Ovviamente questo influirà sulla classifica finale dei racconti ma non sulla mia probabilmente.
Certo, se dovessi trovare un altro racconto altrettanto bello e che centrasse meglio anche i paletti, allora avrebbe un punteggio più alto di questo.
Ma, parere mio assolutamente personale, secondo me la priorità va data sempre alla bellezza della scrittura e se il paletto è rispettato per il CDL non credo debba essere un problema per noi.
Ripeto, parlo solo per me, ed è giusto che ognuno giudichi come ritiene opportuno.
Intanto ringrazio l'autore per il bellissimo racconto (e Akimizu per il brano dei Baustelle Very Happy

Una cosa soltanto, oltre quelle già segnalate:
"nessuno ci fa caso o fa finta di non sentire."   Così sembrerebbe che nessuno faccia finta di non sentire. Forse meglio: nessuno ci fa caso o fanno finta di non sentire.

Grazie

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ci sono parecchie cose da dire a proposito di questo racconto.
I personaggi sono ciò che mi è piaciuto di più: Olivier, Henri, ma anche le brevi pennellate che cerano di farci comprendere come sono fatti Etienne e Jean.
Anche la scrittura è buona, al netto di qualche refuso che non inficia la lettura.
Nel complesso il racconto lo considero davvero buono, non eccezionale, ma buono.
All'interno del contest specifico non tutto mi torna.
Come hanno già detto altri, il ruolo della Terra non è molto marcato e specifico, potrebbe essere "rubato" da qualsiasi altra entità, senza cambiare di una virgola il peso specifico del racconto. Gli uccelli, anche loro ci sono, ma la protagonista della narrazione è la musica, una protagonista ingombrante che ruba la scena a tutti, personaggi e campo di prigionia. E di musica deve intendersi l'autore o autrice, per il modo in cui ne parla, per la conoscenza della sua struttura, per l'elogio che alla fine esce fuori in queste pagine, di una musica come bellezza, in grado di vincere sempre e comunque sulla crudeltà e la sopraffazione.
Sarà proprio per questa tematica e per la reclusione che mi è giunto un rimando da Le ali della libertà, il pezzo in cui Andy Dufresne si chiude a chiave nell'ufficio del direttore e irradia per tutto il carcere della musica classica, avvicinando per un pò i reclusi alla libertà.
Un'ultima cosa: i dialoghi, che trovo ben gestiti, non mi hanno convinto solo in una parte, quando Olivier va ha trovare Henri nella cella d'isolamento. La parte su disperazione, sofferenza e infelicità mi suona un pò costruita, poco naturale.

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto intenso e doloroso, come sempre quando di parla di guerra, di prigionia, di prevaricazione e cattiveria fine a sé stessa. Di inutili crudeltà che sdoganano la parte peggiore dell’animo umano in ogni epoca. Ma la memoria va mantenuta, anche se l'uomo dalla Storia impara davvero molto poco, e quel poco...

Questo aspetto del racconto - le vicende dei musicisti, quello che emerge della loro vita di prigionieri, il loro obbligo ad essere musicisti in un contesto che mortifica l’arte - è sicuramente interessante e ben sviluppato, non vi è dubbio alcuno.
Ma il legame con il contest è labile. La mia personale impressione è che i paletti dello step siano stati martellati dentro ad un racconto scritto in precedenza, slegato da essi.
Non che sia un delitto, assolutamente, ma è questo che ho percepito. L’inserimento dei riferimenti agli uccelli ad un certo punto interrompeva la storia, anziché completarla. Ma, ripeto, è la mia impressione. Così come la presenza della Terra narrante è poca cosa nell'economia del racconto nel suo complesso.

Sulla scrittura, lo stile e il ritmo poco da eccepire, se non che alcune frasi sono poco naturali (le comparazioni dei canti degli uccelli agli aspetti più morali ed etici della vita), costruiti per ottemperare al tema del concorso. Sono sicuramente pensieri e riflessioni importanti, a cui di certo si sono aggrappati coloro che hanno vissuto momenti così drammatici.
Questo aspetta penalizza un poco la qualità globale del racconto, che rimane comunque un ottimo lavoro.
I personaggi sono ben tratteggiati, si completano proprio come gli orchestrali sanno fare, indipendentemente dalle singole personalità.
Le mie note
Ci sono diversi refusi, alcuni in una sola frase, e altri che ti ha già segnalato @Petunia

 
arrivavano il canto delle cicale e nugoli di moscerini. Quattrocento uomini si ammalarono di dissenteria, ne morirono venti (?) e ti, che tuo malgrado eri sottufficiale medico, li dovetti dovestiseppellire nelle nella foresta


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una storia struggente, scritta molto bene, coinvolgente, profonda, con messaggi importanti mai banali.
I personaggi sono ben delineati, naturali nella loro sofferenza.
Anche il ritmo del racconto non lascia dubbi sulla qualità della scrittura.
È il racconto più bello che ho letto? Sicuramente.
Lo voterò? Non so; è in gara e non discuto ma una Terra narrante proprio non la vedo.

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Bellissima storia, potente, scritta molto molto bene. La costruzione è perfetta, come anche la caratterizzazione dei personaggi. Non conoscevo il fatto, allucinante, quindi ti ringrazio per avermelo descritto così bene. Ho percepito molta passione nella narrazione e l’hai trasmessa in modo chiaro e inequivocabile al lettore. Forse per questo ti viene rimproverato di aver fatto sentire poco “la voce” del pianeta terra, quella che sento urlare è la tua.
Il titolo, senza aver letto il racconto, mi sembrava altisonante, ma grazie anche alle spiegazioni di Aki, capisco che fosse necessario.
Insomma, il mio gradimento è davvero alto per cui ti faccio molti complimenti.  

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Credo sia il mio ultimo commento del terzo step. Il racconto è intenso e scritto bene, per questo non capisco come mai siano presenti diversi refusi, un vero peccato, anche perché risplendono come pezzi di metallo colpiti dal sole. Inoltre, l'impressione è che la terra e gli uccelli siano stati inseriti solo per rispettare il regolamento e centellinati. Una maggiore armonizzazione e spazio avrebbe reso perfetto il testo. Aggiungo che l'idealismo e i nobili intenti del protagonista compositore sembrano inverosimili in un ambiente di morte e privazione di ogni più elementare diritto.
Detto ciò come faccio a non inserirlo nella cinquina? 
«Noi suoniamo per dimostrare a tutti i ragazzi che ci sentiranno che anche se siamo prigionieri in realtà siamo liberi!»
Frasi come quella appena citata bastano per farlo volare alto, insieme alle atmosfere e la caratterizzazione dei personaggi. 
Nonostante le difficoltà è stato uno step con ottimi racconti. Grazie a tutti gli autori.

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

come tanti altri racconti letti, anche questa è una storia che potrebbe raccontare chiunque e tu incarichi la Terra.
va bene, serve per rispettare i paletti, però ai miei occhi perde parecchio.
la storia è bella e ben  esposta, pur con svariati refusi, e riesce a colpire il lettore.
un buon lavoro.


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

primo - Quartetto per la fine del tempo (Primo e Terzo movimento) Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Come non apprezzare un racconto come questo, che parla di temi universali come la libertà, la potenza salvifica della musica, l’amore per la vita, l’incombere della morte…?
Non conoscevo nemmeno io le vicende da cui è tratta la storia e devo riconoscere che l’autore ha saputo tenere alta l’attenzione del lettore, nonostante in alcuni punti mi sia un po’ persa e abbia dovuto rileggere il testo.
Al termine del racconto, dunque, la sensazione è stata quella di avere per le mani un bellissimo brano, ma…
Ma il narratore di questo step era la Terra e il tema era rappresentato dagli uccelli: l’impresa si è rivelata ardua per tutti, credo, proprio per il tentativo di ottemperare ai vincoli e nello stesso tempo creare una storia interessante. E in questo brano personalmente vedo una storia molto interessante, ma fatico a considerare “gli uccelli” come tema principale. D’altro canto il narratore avrebbe potuto essere chiunque, ma non necessariamente la Terra.
Forse, come ha già rilevato qualcuno prima di me, tema e narratore avrebbero potuto essere maggiormente integrati in questo bellissimo racconto, che in realtà vola un po’ troppo alto e fatica a incasellarsi nei paletti di questo step.
 
Segnalo anch’io alcuni refusi che mi hanno un poco sorpresa, proprio in considerazione del livello del testo:
 - “e ti invece di “e tu”.
 - nelle foresta” invece di “nella foresta”.
 - “a gennaio,voglio” dove manca lo spazio dopo la virgola.
 - “a bassa voce. è un tipo particolare”, dove manca la maiuscola dopo il punto
 - “assorbita dala neve”, invece di “dalla”.
 - “si stanno riscattatando, invece di “riscattando”.

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un bel racconto, corposo e intenso, dove ogni frase sembra un ricamo e la profondità delle parole accarezza e al tempo stesso disturba la mente.
Questo tipo di scrittura, molto evocativa, ha la proprietà d'immergere il lettore nei fatti, di fargli vivere l'esperienza di essere lì, con i personaggi e patire e gioire con loro: senz'altro una qualità da elogiare da chi, come me, ricerca nella lettura quella sottile magia che mi fa vivere mille vite diverse dalla mia.
Quindi complimenti all'autore, alla sua finezza espressiva e alla capacità immersiva che è riuscito a incastrare tra le parole.

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi è già capitato altre volte, anche in DTRooms di leggere un racconto così bello da pensare che al narratore premeva più di ogni altra cosa regalarlo a noi lettori, fa niente se poi il doverlo incastrare nei paletti diventava opera ardua al limite dell'impossibile. Ci hai provato e, se sei stato ammesso, per lo staff ci sei riuscit*, quindi lo considero esattamente come gli altri anche se la sua bellezza li supera, per il momento, tutti. Piuttosto attenzione alla rilettura, un prodotto così bello non merita i refusi di cui è infarcito: tutti di piccolissimo conto ma un po' troppi.


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primo - Quartetto per la fine del tempo (Primo e Terzo movimento) Badge-3

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Un racconto davvero splendido, toccante e ben costruito, che affronta con maestria un tema difficile e delicato come quello della guerra e dei campi di concentramento. La storia è densa di emozioni, e la narrazione riesce a coinvolgere, portando a riflettere profondamente su temi di grande importanza.

Tuttavia, mi sono trovato a pensare che la voce narrante della Terra, pur presente, non sia così percepibile come dovrebbe. La sua presenza, seppur interessante, si affievolisce nel corso del racconto, e a tratti sembra che il narratore potrebbe essere chiunque, non necessariamente il pianeta. Questo aspetto, sebbene non tolga valore alla storia in sé, potrebbe essere migliorato per rendere il racconto più coerente con i paletti del concorso, dove la Terra avrebbe dovuto avere un ruolo più centrale e riconoscibile.

Il titolo, che suggerisce già molto della storia, è comunque ben scelto, anche se forse un'opzione più poetica e meno ampollosa avrebbe potuto dare un tocco ulteriore di profondità.

In definitiva, è un racconto meraviglioso che si legge con facilità nonostante il tema complesso e che colpisce per la cura nella caratterizzazione dei personaggi e nella descrizione delle vicende storiche. Forse qualche rilettura in più avrebbe potuto correggere piccoli refusi e migliorare alcuni dettagli storici, ma nel complesso è un lavoro di altissimo livello che lascia un segno profondo. Complimenti per la capacità di trasmettere emozioni così intense e per aver saputo trattare un tema così difficile con tanta sensibilità.

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Ammetto che sono in difficoltà, perché il racconto è molto bello ma ha tutta l'aria di essere qualcosa che avevi nel cassetto, non ancora rifinito, e che hai adattato ai paletti, in particolare la Terra narratrice. Tutto sommato, non posso dire che il narratore non sia riuscito, diciamo che è riuscito in particolare in apertura e in chiusura ma poi si assenta nel corpo della narrazione.
Il punto debole di tutto il racconto è l'assenza di rifinitura. In particolare, a parte alcuni refusi che non ti sto a ripetere (ho curiosato tra gli altri commenti e li ho ritrovati tutti), c'è un errore grossolano sul terzo tempo, che è correttamente riportato nel titolo ma è indicato come "secondo tempo" nel testo del racconto. E mi chiedo come mai, spero nei chiarimenti del terzo tempo.
In merito agli uccelli, per quanto mi riguarda il tema è centrato. Anzi, mentre leggevo il racconto ho visualizzato una scena che non c'entra niente o forse sì: una fotografia che vinse un concorso dal tema "musica" e ritraeva degli uccelli che riposavano sui fili della luce (o del telefono, chissà?) e sembravano delle note su un pentagramma.

Grazie e alla prossima.


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primo - Quartetto per la fine del tempo (Primo e Terzo movimento) Badge-2
https://linktr.ee/Achillu

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Car autor,
Mi trovo in difficoltà.
Questo racconto è davvero una piccola perla (refusetti a parte, ma già sai), i personaggi sono caratterizzati in maniera magistrale anche con poche pennellate, il registro narrativo è coerente e scorrevole con una spolverata di visione poetica che conquista. Un racconto che mi ha conquistata dalla prima riga e dalla prima lettura.
Ma la voce narrante dell terra è poco incisiva. È poco personalizzata, potrebbe trattarsi di un qualsiasi altro narratore e non farebbe differenza, e non che mi importi di fronte al meraviglioso racconto che ho letto. Ma mi importa per quando mi troverò a scegliere i racconti da votare; per quanto il tuo racconto sia, ripeto, una vera perla e una lettura davvero intensa, dovrò tenere conto del narratore terra "debole", poco presente, poco incisivo.
Restano i miei complimenti sinceri per questo racconto "speciale".
Ele

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Uno dei più bei racconti di tutta Pachamama, qualcosa che è inutile commentare perché non ci sono consigli, a parte quello di tenersi un po' di tempo per le correzioni finali.
Io ero abbastanza perplesso sul narratore, e credo che non sia poi così determinante ai fini del racconto che sia la Terra; mentre, purtroppo, è determinante ai fini dei voti...
Per il resto, si vede che hai cucito il racconto proprio sui paletti dello step, quindi grazie di aver concepito un simile capolavoro apposta per noi.
Complimenti davvero!


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Concludo i commenti con un racconto molto ben scritto. Ringrazio l'Autore per avermi fatto conoscere una storia che non conoscevo. Forse è questo il motivo per cui non tutti i passaggi mi sono subito risultati chiari. Questo aspetto non pregiudica la validità del racconto poiché è evidentemente un problema mio.

Anche qui, un modo diverso di interpretare i paletti. Circa la Terra narratrice, non è così evidente si tratti di lei, tuttavia credo che una maggiore forzatura su questo aspetto avrebbe snaturato il racconto. Stessa cosa circa gli uccelli: sono in secondo piano secondo me, attori non protagonisti, ma non per questo meno centrali.

Adesso andrò a documentarmi meglio. Lo ritengo necessario per rispetto verso l'Autore e il suo racconto.

Grazie e Buone Vacanze!

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Dunque, il racconto è senza rilettura, alla fine mi è andata pure bene, i refusi potevano essere decisamente di più, chiedo perdono, non ho scuse. La Terra poco incisiva, sì, ci sta, io non sono d'accordo, ma almeno è un parere sul racconto e che ha un senso.
Sono stato invece molto stupito, più amareggiato a dire il vero, dai commenti su di me, autore, invece che sul racconto. Specie perché fatti da persone che stimo particolarmente. Non mi nascondo, ho scritto anche a Viv al riguardo e insieme a Pier abbiamo deciso di lasciar correre. Ma qualcosa vorrei dirla comunque. Il racconto è stato ideato e scritto per questo contest. Ho pensato: quale storia potrebbe narrare la Terra su di un suo passeggero che parli di uccelli? Mi è subito venuto in mente Messiaen, uno dei più grandi musicisti, filosofi e soprattutto ornitologi del secolo scorso. Attinente? Forzato? A me sembrava perfetto. Ma non è questo il punto. Il punto è che non era in nessun cassetto, non è stato modificato per farlo entrare nei paletti, no. Anzi, ci ho messo su parecchio tempo il mese scorso. Ho fatto ricerche, accurate, ho letto gli studi su Messiaen, i suoi scritti, documenti sullo Stalag, perfino l'aneddoto dei fili d'erba è documentato. Étienne dice in un'intervista: non è vero che il violoncello aveva tre corde, Olivier è sempre stato melodrammatico. Ecco come nasce il personaggio di Étienne, mi sembrava burbero, e Olivier così pieno di svolazzi e drammi, ecco l'intensità dei suoi dialoghi. Ecco, ogni dialogo di Olivier che spiega come mette in musica il canto degli uccelli e spiega il perché lo fa è preso dagli scritti di Messiaen stesso (anche se a leggervi pare volesse adattarsi a tutti i costi ai paletti con un anticipo di 80 anni). Ect ect. Ora, pronti via, primo commento: "il racconto sembra fosse già nel cassetto e adattato" (Pet). E va be'. "Colpo di fortuna ripescato nel cassetto?" (Tom). E va be'. "La mia personale impressione è che i paletti dello step siano stati martellati dentro ad un racconto scritto in precedenza, slegato da essi." (Susanna). Mmh. "ha tutta l'aria di essere qualcosa che avevi nel cassetto, non ancora rifinito, e che hai adattato ai paletti" (Achi). Ora, va tutto bene, ma questi sono commenti sull'autore, non sul racconto, che viene neanche troppo velatamente tacciato di essere pigro nella migliore delle ipotesi o furbo nella peggiore, e questo sino a prova contraria va contro lo spirito non del contest, di cui mi frega poco, ma del forum, di cui invece mi frega eccome. Naturalmente non è successo nulla, non ne faccio un dramma, non sono mica Olivier, capisco che non volevate attaccarmi davvero, che è scappato, ma credo sia opportuno per la buona salute della nostra comunità stare attenti anche a queste cose, specie se nei commenti si va oltre il racconto e si inizia a speculare e a fare congetture sull'autore. Scusate lo sfogo, vi voglio bene.

P.s: l'unica licenza me la sono presa sul Feldmaresciallo, che naturalmente Fante ha sgamato, ma dovevo un favore a un personaggio di un mio vecchio racconto, tutto qua.

A Hellionor, vivonic, paluca66 e Fante Scelto garba questo messaggio

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Aki, il tuo racconto è una perla e anche se ho trovato il narratore debole alla fine ti ho messo in cinquina comunque, perché questo racconto meritava davvero.
Ci vediamo al prossimo step, daje 😊🎈

A Akimizu garba questo messaggio

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Una cosa per me è indiscutibile: il tuo livello di scrittura e la straordinaria bellezza di ciò che scrivi. In un modo o nell'altro sei sempre sul mio podio, anche quando scappa qualche refuso di troppo per mancata rilettura come da tua stessa ammissione. Leggo, prendo appunti sperando un giorno di riuscire ad avvicinarmi alla tua scrittura... chissà che la perseveranza prima o poi...


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primo - Quartetto per la fine del tempo (Primo e Terzo movimento) Badge-3

A Akimizu garba questo messaggio

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il Feldmaresciallo era in effetti troppo strana, come cosa, per essere una svista. Mi chiedevo se non avesse un senso diverso, pensavo a una citazione a qualche film.

A parte questo, penso che sia uno dei tuoi racconti più riusciti dal punto di vista dell'espressività.
Non ero sicuro che fosse tuo, tra l'altro, anche e soprattutto per la forma un po' spezzata. Ma ultimamente state tutti modificando le vostre impostazioni abituali, quindi non azzecco (quasi) più un toto-autore che sia uno.

Mad

A Akimizu garba questo messaggio

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