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1La fame - Akimizu Empty La fame - Akimizu Dom Nov 03, 2024 6:54 pm

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«Ho fame.»
Il fascio di luce che arriva dalla porta la illumina per metà. La ragazzina ha bussato e le è stato aperto e ora si sforza di sorridere, ma le viene fuori un ghigno sghembo. I capelli le si sono attaccati alla fronte, la bambola che tiene per il collo sgocciola sul pantano che è diventata la strada.
La donna che sta sull’uscio si pulisce le mani nel grembiule e la osserva. Quell’esserino emaciato diviso in due dalla luce deve incuriosirla, perché piega la testa di lato, come farebbe un cane.
Intanto ha ripreso a piovere e si sente solo il rumore delle gocce sul fango e il respiro ansante della ragazzina. Si passa una manica sugli occhi per levare la pioggia dalle ciglia.
«Ho fame.»
La donna allunga una mano, la ragazzina si ritrae. Le dita della donna sono calde, le spostano i capelli dalla fronte.
«Vieni dentro ad asciugarti e a mangiare un boccone» dice e si scosta per invitarla dentro.
La ragazzina abbassa il capo e fa un passo all’asciutto.
«Grazie, siete molto gentile» sussurra. Sente nell’aria un buon odore e le viene l’acquolina in bocca. Non si era sbagliata.
«Aspetta qua» le dice la donna e scompare. La sente dare spiegazioni a qualcuno e poi la vede tornare con un telo pulito.
La ragazzina si fa asciugare senza fiatare. La donna le fa togliere le scarpe prima di accompagnarla in cucina. I vestiti sono ancora umidi e le si sono appiccicati al corpo scheletrico, dalla gonna orlata di fango spuntano due piedini lerci. La donna la fa sedere vicino al fuoco che arde in un grande camino. La ragazzina sistema per bene la bambola di pezza davanti alle fiamme, così che si asciughi per bene anche lei. I capelli della bambola sono pagliuzze irte e gli occhi due bottoni diversi. Non ha la bocca.
«Ciao» le dice un uomo. È seduto davanti al tavolo apparecchiato e sta tagliando il pane. Sorride. La ragazzina alza una mano, le unghie sbeccate e sporche di terra per quanto ha scavato nei giorni precedenti.
«Sei di queste parti?» chiede l’uomo.
«Sì» risponde la ragazzina.
L’uomo pare perplesso, probabilmente quei lineamenti secchi, le guance scavate, gli occhi enormi e scuri gli dicono poco. Sono paesi minuscoli e ci si conosce tutti
«Sei di Ales?» indica col coltello per il pane sulla sua destra.
«No.»
«Mogoro?» e indica dall’altra parte.
«No.»
«E quindi?»
«Non conosco la località dove sono nata, mi dispiace.»
L’uomo posa il coltello sul tavolo e si gratta la barba.
«Almeno un nome lo avrai» dice la donna. Le sistema una coperta sulle spalle e le porge un paio di calze di lana.
«Non ho un nome» dice la ragazzina, infilandosi i calzini, « i nomi sono prigioni, ma se sentite la necessità di etichettarmi nell’ultima casa dove sono stata mi chiamavano Dalia, è la stata la prima e unica volta che ho avuto un nome.»
«Be’» dice l’uomo, «non ci capisco nulla.»
«Io sono Caterina e lui è Giuseppe» interviene la donna.
La ragazzina annuisce.
«C’è anche qualcun altro.»
«Sì» risponde la donna, anche se la ragazzina non aveva fatto nessuna domanda, lei sapeva che c’era qualcuno altro. «Nostro figlio Giacomo, ha solo un anno. Adesso dorme di sopra.»
La donna porta in tavola tre piatti di minestra. C’è anche del formaggio e delle patate cotte nel brodo.
La ragazzina fissa il suo piatto, le chiazze di grasso di pollo sono isole giallognole.
«Ma non avevi fame?» chiede la donna.
«Sto morendo di fame» risponde la ragazzina.
«Domani ti accompagno in caserma» annuncia l’uomo, «con tutta evidenza sei scappata. Eri a servizio in quella casa dove ti chiamavano Dalia? Devono essere ricchi, i tuoi vestiti, anche se sporchi, sono bei vestiti…»
La ragazzina lo squadra, gli occhi enormi, che riflettono il fuoco.
«Non sono scappata» dice, «e questi vestiti li ho rubati. Per convenzione sociale è imposto il non andare in giro nudi.»
«Santo cielo» mormora l’uomo, grattandosi la barba.
«È evidente da come si esprime che Dalia sia una signorina di buona famiglia, che ha potuto studiare, che è schizzinosa col cibo e che non vuole raccontarci la verità.»
«Non vi ho mentito e non intendo farlo. Non sono usa alla falsità. Se volete conoscere la storia della famiglia che mi chiamava Dalia non ho difficoltà a raccontarla, ma non so quanto possa essere utile.»
«Su, sono curiosa.»
«Come volete. È passato meno di un secolo, era l’ultima notte senza luna del milleottocentotrentasei…»
«Oh Gesù…» dice l’uomo, posando il cucchiaio e iniziando a tagliare il formaggio.
«Lasciala finire.»
L’uomo scuote la testa, sconsolato.

Scavò per tre giorni e quando mise fuori la testa pioveva ghiaccio. Aveva fame, un appetito atavico, intrinseco nel suo essere. L’erba era ghiacciata, si spezzava sotto i piedi nudi. L’alba spazzò via le nuvole, una luce itterica inondò le colline e la brina la catturò, diventando luminosa come diamanti. Rubò un lenzuolo rigido per il gelo e lo usò come veste, stringendolo in vita con una corda di canapa.
Seguì l’odore. Non era facile trovare il cibo giusto, perché troppo grande sarebbe stato coriaceo e troppo piccolo non l’avrebbe sfamata. Trovò ciò che cercava in una fattoria isolata. Una casa di mattoni di fango e pietra nuda. Una stalla, qualche pecora e un cavallo docile. Confezionò un pupazzo usando un sacco di juta che riempì di paglia, il crine del cavallo come capelli e due palline di fango per gli occhi.
Bussò alla porta che il sole calava dietro le colline, sulla piana di Oristano e tra le paludi malariche. Le aprì un uomo enorme, accigliato.
Ho fame” disse la ragazzina.
L’uomo sputò in terra.
Vattene” disse.
Ho fame” provò a sorridere.
L’uomo chiuse la porta.
Rimase immobile davanti all’uscio serrato per un tempo che non riuscì a quantificare, forse non le importava neppure. Aveva fame, certo, ma non poteva farci nulla, doveva essere invitata a entrare, lo esigeva l’etichetta.
Quando la porta si riaprì il sole non era ancora sorto e l’uomo già usciva per andare ai campi. La spinse di lato e passò oltre.
Ho fame” disse la ragazzina alle sue spalle. L’uomo tirò fuori il cavallo dalla stalla e lo caricò degli attrezzi e di due ceste. Quindi prese il sentiero che saliva a monte, tirandosi dietro il cavallo per le briglie.
Passò del tempo, il sole sorse e una donna uscì dalla casa. Aveva un fazzoletto nero attorno al capo e vestiva di nero. Il lutto la segnava anche nel viso.
Vieni dentro” disse alla ragazzina. Le offrì del cibo che non toccò e la diede dei vestiti.
Sono di mia figlia Dalia” disse, “lei è morta un anno fa, dando alla luce mio nipote. Puoi tenerli.”
Il bambino gattonava nella cucina, strascicando le ginocchia sulla terra battuta. Aveva due grandi occhi scuri. La ragazzina ci giocò per tutto il giorno, gli diede da mangiare, lo pulì quando si fece i bisogni addosso. La donna iniziò a chiamarla Dalia.
Quanto le somigli” mormorò.
L’uomo tornò la sera. Quando vide la ragazzina non disse nulla, lei lo aiutò a togliere gli stivali irrigiditi dal fango ghiacciato.
Domani andrai via” le disse. La ragazzina annuì.
Ho solo bisogno di conoscere i vostri nomi, se la cosa non vi crea imbarazzo.”
Glieli dissero. Durante la notte lei li pronunciò e li tenne prigionieri per qualche ora. Abbastanza per mangiare senza essere disturbata e per tornare a dormire.

«Non lo faccio perché provo piacere a farlo» dice al termine del racconto, «è la mia natura. Devo farlo, ma nel tempo ho preso degli accorgimenti per renderlo più civile. Ho pensato ad esempio che fosse buona educazione lasciare qualcosa in cambio. Io prendo il cibo e vi lascio un simulacro.”
Sfiora la bambola e sorride, quel particolare sorriso sghembo e guasto che deve imparare a controllare meglio.
«Penso sia il caso che tu vada via» dice l’uomo, alzandosi.
«Sta solo scherzando» dice la donna, ma anche lei è irritata, si vede da come stringe le labbra.
«Giuseppe e Caterina» sussurra la ragazzina. I due si irrigidiscono, l’uomo con un’espressione d’ira, in piedi, la donna seduta con i pugni serrati, il panico negli occhi. Dentro l’involucro inanimato che è diventato il loro corpo la mente è vigile.
«Domattina riacquisterete l’uso del corpo. Vi consiglio però di non mettervi a correre o fare gesti bruschi, è meglio riattivare i muscoli con calma.»
La ragazzina si alza e accarezza la guancia della donna. Sale le scale.
Quando torna giù tiene il bambino per il collo, come prima teneva la bambola. Il bambino ha gli occhi sbarrati, ma non ha la bocca e vorrebbe urlare e la membrana di pelle che ora la ricopre si stira e sembra quasi stracciarsi.
Alla donna scende una lacrima.

Consuma il suo pasto sulla cima di un antico tumulo, su di un ciclopico masso basaltico, nuda, bianca e accartocciata su se stessa, le ossa della schiena e del costato sporgenti come quelli di una iena. Lo mangerà tutto, non sprecherà nulla, lo deve a quelle brave persone che l’hanno accolta in casa e poi tornerà a dormire, fino a quando la fame non la sveglierà ancora.

2La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Lun Nov 04, 2024 2:23 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Davvero terrificante! Bravo  @Akimizu. Leggendo ho notato qualche lieve imperfezione, ma considerato il breve lasso di tempo concesso per la scrittura, sono cose trascurabili. L’unica piccola incoerenza è quando la “bimba affamata” dice di aver rubato i vestiti di Dalia. Nel racconto mi pare tu abbia scritto che gli abiti li ha avuti in dono dalla madre di Dalia. 
Mi sono piaciute sia l’atmosfera che la costruzione della storia.
Cit.
«Non sono scappata» dice, «e questi vestiti li ho rubati. ecc.»
cit.




Le offrì del cibo che non toccò e la diede dei vestiti.
Sono di mia figlia Dalia” disse, “lei è morta un anno fa, dando alla luce mio nipote. Puoi tenerli.”

3La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Lun Nov 04, 2024 3:48 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

So che è inopportuno rispondere, ma sono così pochi i racconti che non credo di ingolfare nulla, chiedo scusa comunque. Solo che ci tenevo a precisare che non possono essere i vestiti di Dalia, perché come dice Giuseppe "sono bei vestiti" e quindi sono nuovi, quelli di Dalia sarebbero in condizioni pessime dopo 100 anni ( seppelliti tra l'altro). Comunque si presta a essere equivocato come passaggio, quindi grazie per la segnalazione!

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4La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Lun Nov 04, 2024 4:15 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Davvero un bel racconto horror.
Fino alla fine si resta sospesi per capire dove sia la "stortura" in questa bambina dalla figura e dal comportamento inquietanti. E poi tutto è spiegato nelle ultime due righe, in cui sei stato capace di descrivere bene una scena da film dell'orrore.
Complimenti.

5La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Lun Nov 04, 2024 10:32 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Akimizu ha scritto:So che è inopportuno rispondere, ma sono così pochi i racconti che non credo di ingolfare nulla, chiedo scusa comunque. Solo che ci tenevo a precisare che non possono essere i vestiti di Dalia, perché come dice Giuseppe "sono bei vestiti" e quindi sono nuovi, quelli di Dalia sarebbero in condizioni pessime dopo 100 anni ( seppelliti tra l'altro). Comunque si presta a essere equivocato come passaggio, quindi grazie per la segnalazione!
Potevi anche lasciare rispondere me, eh  lol!
Ciao Aki. Ho letto i racconti secondo un mio personalissimo pregiudizio leggendo gli autori, in ordine. Ovviamente, sarà il mio essere prevenuto nei tuoi confronti, sarà che li ho già letti tutti, non lo so, ma trovo questo racconto semplicemente perfetto, e quindi il migliore dello step.
Dentro c'è tutto quello che mi aspettavo di leggere dalla tua penna, perfino le atmosfere sarde dei primi tuoi racconti che ho amato (Sa coga, per esempio). 
Che ti devo dire? Grazie di esistere.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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6La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Lun Nov 04, 2024 10:54 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Accipicchia che racconto! È il primo che leggo e ma già ti voterei senza se e senza ma. A parte la scrittura – che lo dico a fare quanto sia sicura, precisa e senza sbavature – la trama ha un ritmo che tiene dalla prima all’ultima riga. Un horror classico: si inizia dolcemente e poi la tensione sale per arrivare all’acme finale, dal quale non ci si rialza.
Non era facile trovare il cibo giusto, perché troppo grande sarebbe stato coriaceo e troppo piccolo non l’avrebbe sfamata. Questa frase ha tolto un po’ di forza all’insieme, stante anche il genere, ma poi pensi che magari hai lavorato troppo di tua fantasia.
Ma il giudizio è comunque molto positivo


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

7La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Mar Nov 05, 2024 7:50 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

L’immagine finale è da brividi, nonostante descriva una scena per certi aspetti ordinaria, se non fosse per il tipo di cibo che sta consumando.
Merito di una scrittura di livello che ha saputo creare l’atmosfera giusta.
Complimenti Akimizu!

8La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Mar Nov 05, 2024 10:51 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Non so più che aoprole trovare per Aki!
Un racconto perfetto il cui unico difetto, se così si può dire, è di essere scritto talmente bene da far dimenticare ad un certo punto la crescente tensione che accompagna il lettore accanto alla bambina protagonista.
bambina per cui si fa il tifo dall'inizio alla fine nonostante sia troppo facile intuire fin dalle prime righe che la parte sabgliata sta proprio lì.
Ma, d'altra parte, lo dice lei stessa nella frase più bella di tutto il contest: «Non lo faccio perché provo piacere a farlo» dice al termine del racconto, «è la mia natura.
Nulla da dire sulla scrittura elegantemente coinvolgente (anche se un refuso è scappato anche a te, sarari bravo a trovarlo?)


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9La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Mer Nov 06, 2024 10:33 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Dulcis in fundo, e non lo scrivo per parafrasare il racconto, ma il migliore autore del posto. E bisogna viaggiare parecchio per trovarne uno più bravo.
Un refusetto, che non sto a ripetere, l' hai disegnato pure tu e questo ti fa onore, testimonia che sei umano.
Abbracci.

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10La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Mer Nov 06, 2024 10:58 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Davvero un bel racconto Aki, uno di quelli che a ogni lettura si gusta sempre un pò di più.
Sono curioso di sapere, visto che è ambientato nella tua Sardegna, se questa figura ha a che fare col folclore della tua terra o se è totalmente una tua invenzione.
Davvero un bel racconto, anche se a mio avviso non può competere con la protagonista di un'altra tua opera, La bambina, racconto che io reputo semplicemente superlativo.
A distanza di anni lo ricordo ancora bene, un racconto degno di stare nelle antologie dei più grandi scrittori horror.
Comunque, restando sul pezzo, un gran bel racconto con belle atmosfere degne del genere.

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11La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Mer Nov 06, 2024 11:19 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Amico mio, che ti devo dire. A me basta la gonna orlata di fango e i capelli della bambola e i due occhi fatti con bottoni diversi per sentirmi dentro a un buon racconto. Un ottimo racconto. Per assurdo io la parte in corsivo la toglierei proprio. Davvero ottima anche quella, ma è quasi una scheggia di passato in un racconto che si svolge in un presente che non ha bisogno di spiegazioni o di flashback. Ho provato a leggere tutto di seguito il presente e fa ancora più paura.
Che tu riesca a scrivere così bene e così rapidamente mi lascia di stucco: io una storia così ci avrei messo un mese a scriverla e non avrebbe fatto paura a nessuno.


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12La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 10:55 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Per la prima volta ho trovato un Alessandro non completamente a fuoco. Il racconto è magistrale come sempre, ma c'è qualcosa che non mi convince: la parte ambientata nel passato. Non aggiunge molto alla narrazione, anzi, sembra rallentarla, quindi l’avrei evitata. Il tuo livello è sempre molto alto, e ormai non mi aspetto altro che la perfezione ogni volta.

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13La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 12:17 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Aki.

Se proprio proprio devo fare un appunto, il flashback mi ha tagliato la tensione. Si potrebbe provare a vedere se funzionerebbe come un inizio "alla Christie", che a volte iniziava i suoi romanzi con una o due scene che sembravano estranee al capitolo tre, salvo poi diventare essenziali nel momento della risoluzione della trama. Forse sarebbe più indicato "alla Hitchcock", visto che era lui il maestro del brivido?
Niente da dire per il resto. La tensione è ben costruita a parte l'intermezzo del flashback. Alla fine del racconto mi resta il dubbio se sia basato su qualche leggenda locale o popolare, visto che l'hai ambientato in Sardegna.

Grazie e alla prossima.


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14La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 12:56 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Giudizio folgorato (correttezza formale, trama, qualità narrativa e tutto il cucuzzaro): Buona scrittura con qualche imprecisione sintattica, trama ben sviluppata, ritmo, climax, tutto come atteso.Non so se fa paura ma è abbastanza inquietante. Se reso cinematograficamente potrebbe essere spaventoso.


______________________________________________________
L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).

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https://alamagoozlum.blog

15La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 5:03 pm

The Raven

The Raven
Admin
Admin

Aki, sei una garanzia!
Un altro racconto proprio congeniato bene!
L'espediente della ragazzina è geniale: ma dove le tiri fuori ste idee?
COmplimenti, sei un talento!


______________________________________________________
IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.


REACH OUT AND TOUCH FAITH!                                                                                               Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
                                                                                         del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.

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16La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 6:30 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Credo che un horror cosi inquietante e cosi ben scritto meriti più di un mio commento.
Straordinario.


______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

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17La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 10:10 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

C'è una cosa che manca a questo racconto ma che non può essere rivelata nel racconto stesso. L'Autore mi dirà, ma non è questo testo prende spunto da qualche storia popolare sarda? Che so, di quelle che si raccontavano durante le serate invernali, davanti al focolare, per far spaventare i bambini? 

Concordo che il racconto, anche senza il flashback in corsivo, avrebbe funzionato comunque. Qui ci troviamo di fronte alla dimostrazione che scrivere è "show, don't tell".

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18La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Gio Nov 07, 2024 11:43 pm

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Un racconto horror che genera un crescente senso di inquietudine e minaccia attraverso piccoli dettagli e un'ambientazione lugubre. La storia ruota attorno a una bambina emaciata, affamata di qualcosa di oscuro e inquietante. I dialoghi ambigui e la gentilezza apparente della bambina mantengono alta la suspense.
La rivelazione della sua fame come forza oscura e inevitabile aggiunge profondità orrifica al racconto, che va oltre l'horror fisico per arrivare a un orrore psicologico e metafisico. La descrizione del pasto finale della bambina è potente e inquietante, lasciando con un senso di orrore tangibile. In sintesi, il racconto raggiunge un horror efficace grazie alla sua atmosfera opprimente e alla costruzione lenta dell’inquietudine.

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19La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Ven Nov 08, 2024 12:37 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sì, qui ci sono tutti i crismi dell'horror, inclusa una atmosfera superlativa e un'idea tutto sommato originale.
Anche io mi sono chiesto se potesse trattarsi di una qualche leggenda o folklore sardo.
Un solo dubbio narrativo: l'uomo nel flashback inizialmente rifiuta di aiutare la ragazzina, sembra quasi aver intuito che possa trattarsi di un qualcosa di negativo (io pensavo addirittura che alcuni la vedessero e altri no), poi in realtà la accetta in casa. Non ho compreso la freddezza iniziale. Sì, ha da poco perso la figlia, ma la figlia era più grande, e ha comunque il nipotino.

A parte questo, è davvero un racconto perfetto, con o senza flashback, e genera brividi veri.

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20La fame - Akimizu Empty Re: La fame - Akimizu Ven Nov 08, 2024 11:52 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

La storia è bellissima, di quelle che arrivano silenziose e poi ti esplodono dentro.
Quello che ho più apprezzato è l'inquietante staticità che sei riuscito a mettere tra le righe: tutto accade in una calma apparente, tutto sembra fermo, anche lo spazio sembra rarefatto tanto che è difficile dare una connotazione temporale precisa alla storia e questo aggiunge ancora più inquietudine al tutto.
I personaggi si muovono lenti, i loro discorsi sono rallentati da un'incomprensione che nasconde una tacita consapevolezza, una sorta di scatole cinesi dove si entra lentamente nella realtà dei fatti, e tu sei un maestro nel condurci lungo questa strada impervia...
Ecco, forse hai calcato un pò troppo su questa lentezza, che in un modo strano appesantisce la storia, ma è solo una blanda sfumatura, giusto un'osservazione personale.
Le ultime tre righe finali sono una bomba: arrivano inaspettate, raccapriccianti e smuovono tutto il testo con una ventata improvvisa che destabilizza, completa il racconto e appaga il palato. 
Perfetto!

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