CAPITOLO II
Ogni mattino si alzava a fatica. Un peso lo opprimeva, premendo tra lo sterno e la bocca dello stomaco. Lo teneva schiacciato al letto, rendendogli difficile uscire dalle coperte. Questo malessere era iniziato qualche giorno dopo che Marco era partito per raggiungere il suo battaglione e non gli dava tregua. Poi lentamente, con i carichi e gli affanni della giornata, scompariva, per poi ripresentarsi puntuale al mattino successivo.
Pietro si fece forza e si trascinò fuori dalle coperte. Doveva andare a Borghetto, alla Fiera di San Bartolomeo, o meglio, alla Fiera di bestiame e di ogni sorta di mercanzia. Almeno sarebbe stata una giornata diversa, buona per scacciare la malinconia e i brutti pensieri.
Il ritrovo era al sagrato, di fronte alla Parrocchiale dei SS. Celso e Nazzaro. Don Franco guardava arrivare i compaesani, alla spicciolata. Il torpedone organizzato dal comune di Sannazzaro per andare alla fiera era già lì.
Il Malaspina fu tra i primi ad arrivare insieme a Luigino, il suo fattore. Vi andavano ogni anno: tutte le novità per il mondo agricolo venivano presentate in quell’occasione. Pietro doveva sostituire degli attrezzi oramai completamente arrugginiti e acquistare dei suinetti da far crescere. Ne voleva comprare due settembrini, da ingrassare fino a dicembre, e uno più piccolo, di un paio di settimane, un maiale dei due agosti, che sarebbe stato maturo il dicembre successivo.
Li accompagnava anche Consola, alla ricerca di una giornata di svago.
“Don Franco, non viene anche lei?”, domandò Pietro salendo lo scalino del bus.
“Non posso… non oggi. Finalmente vengono a montare l’orologio”. In effetti mentre il restauro degli interni e della facciata, a bande orizzontali bianche e nere, era terminato da tempo, il campanile, per mancanza di fondi, svettava ancora orfano di quell’indispensabile accessorio.
“Che onore! Abbiamo con noi anche Pietro Malaspina!”
Jacopo Corti era seduto in prima fila, insieme agli altri membri della Milizia per la Sicurezza Nazionale. Lui e Pietro si conoscevano bene: stesse scuole, stesso oratorio, stessa compagnia. Avrebbero potuto fin definirsi amici, almeno fino a quando la poca voglia di lavorare di Jacopo, unita all’innata predisposizione ad alzare le mani alla minima occasione, ne aveva allontanato le strade.
Ma ora, dopo il giuramento non al Re, bensì al Duce in persona, Jacopo pareva aver trovato la missione giusta per realizzare le proprie ambizioni: mantenere l'ordine pubblico e fare gli interessi dell'Italia nel mondo; con le buone e, se necessario, anche con le cattive. Era al servizio di Dio e della Patria e agli ordini diretti del Capo del Governo; un potere che aveva trovato terreno fertile nella sua arroganza.
Petro gli sorrise un po’ di sbieco e si diresse verso l’ultima fila; visto che non poteva evitare questo penoso passaggio tra le forche caudine della milizia di Sannazzaro schierata al completo, non restava che far buon viso a cattivo gioco.
Si arrestò; Jacopo aveva trattenuto per la manica Consola, che lo seguiva da vicino. “Ti porti anche la Consola? Che è, la fidanzatina di tuo figlio o viene per cercare un marito? Si è fatta una bella ragazza, tutta sua madre!” Una frase di per sé anche innocente, ma la disse con un tono ed una malizia sgradevoli, tanto che Pietro dovette trattenersi dal voltarsi a guardarlo e a rispondergli.
Il torpedone rientrò che era quasi l’imbrunire. L’incontro con Jacopo aveva rovinato la giornata a Pietro, lasciandogli uno spiacevole senso di frustrazione. Il Malaspina aveva concluso ugualmente i suoi affari, ma senza gioia… solo un lavoro.
Maria Consolata tornò insieme a lui. Luigino sarebbe tornato l’indomani; doveva organizzare le consegne e terminare acquisti di sementi per la semina del riso.
Pietro si avvicinò alla porta d’uscita, afferrando il corrimano per non cadere quando il mezzo frenò bruscamente. Una mano si appoggiò sulla sua, bloccandola con forza.
“Ma guarda che bella fede abbiamo all’anulare!” la voce di Jacopo lo colpì alle spalle, come una fucilata, senza far presagire niente di buono. “Ci siamo dimenticati di darla alla patria, eh!”
Il Malaspina non si era mai schierato a favore del fascismo, ma allo stesso tempo non aveva mai preso una posizione contraria, rimanendo come molti in un’attesa guardinga. Ma questo non bastava al Corti e ai suoi amici, convinti che chi non era con loro fosse sicuramente contro di loro.
E la fede su quella mano lo dimostrava! Pietro e Carla avevano partecipato alla campagna Oro alla Patria cedendo parte delle loro gioie per coprire le spese di guerra in Etiopia, ma si erano rifiutati di aderire il mese successivo alla Giornata della fede, non sentendosi in animo di cedere i simboli del loro amore per una causa che oltretutto non condividevano.
“Dai Jacopo, non scherziamo. Lo sai quanto abbiamo già dato! Era di mio nonno… È l’unica cosa di valore che ho tenuto!”
“Sei solo capace di guardare al tuo orticello, come se il mondo girasse sempre intorno a te! Che ne dite ragazzi?” disse rivolto ai suoi compari. E l’appoggio, accompagnato da qualche risolino, non tardò ad arrivargli.
Un groppo alla gola gli impedì di rispondere; si sfilò con fatica quell’anello rimasto al dito per oltre vent’anni e, messolo in mano a Jacopo, scese dal bus in fretta, per non fare vedere quelle lacrime di rabbia e frustrazione che già si stavano accumulando agli angoli degli occhi. Si incamminò rapido verso la fattoria. Maria Consolata aveva assistito alla scena in assoluto silenzio. Camminava dietro di lui e, nonostante si tenesse a qualche metro di distanza, poteva sentire nel suo cuore il peso dell’ennesimo sopruso che Pietro aveva dovuto sopportare.
“Padre, camminava di fretta… io arrancavo dietro. Ho dovuto fin fare qualche passo di corsa per raggiungerlo”.
Era di nuovo lì, al confessionale, in fronte al parroco, raccontando l’accaduto senza dare al povero parroco la possibilità d’intervenire.
“Non riusciva neanche a respirare. Non parlava. Disse solo che gli era venuta una terribile nausea. Poco dopo si accostò al bordo della strada a vomitare.
“Signor Malaspina – lo esortai – non può farsi vedere a casa in questo stato! Si fermi cinque minuti, solo per calmarsi un poco.
“Si è convinto! Siamo entrati nel fienile, all’ingresso della fattoria. Si è buttato su un pagliericcio, nascondendo la faccia nel gomito e piangendo come un bambino. Era grosso il doppio di quell’omuncolo del Corti… Se solo fossero stati da soli! Ma in quella situazione cos’altro avrebbe potuto fare? Niente! Solo ingoiare… e subire l’umiliazione.
“Gli sono andata vicino. Sig. Malaspina – gli ho detto – sono tempi incerti ma vedrà, le cose torneranno a posto. Non pensi più a ciò che ha perso ma a quanto le è rimasto.
“Ho cercato di confortarlo così, parole dette con cuore!”
Il discorso di Consola diventava sempre più affannato: “Padre, il signor Pietro ha appoggiato il capo al mio seno. L’ho abbracciato con dolcezza, ma poi… come già era capitato con Marco… l'emotività ha preso il sopravvento… “ e lì si interruppe.
“Ma, bambina mia, tu non puoi consolare tutti gli uomini in questo modo? Pietro Malaspina ti ha cresciuta come un padre… e oltretutto è un uomo sposato. Avete peccato davanti e Dio e davanti alla Chiesa.”
“Padre, era solo a fin di bene! Da quando Marco è partito non era più sereno… la giornata di ieri gli ha dato il colpo di grazia!” proseguì la ragazza.
“Maria Consolata, dovrò parlare con il Malaspina. Non posso lasciar correre un …”
Consola lo interruppe con le lacrime agli occhi: “Padre, la supplico! Tenga il segreto! Siamo nel confessionale. Non c’era malizia… non c’era intenzione… è nato così! Non si ripeterà mai più. Sono sicura, verrà lui, dategli tempo! Ma ora io la imploro, mi dia la mia di assoluzione.”
Continua
Ogni mattino si alzava a fatica. Un peso lo opprimeva, premendo tra lo sterno e la bocca dello stomaco. Lo teneva schiacciato al letto, rendendogli difficile uscire dalle coperte. Questo malessere era iniziato qualche giorno dopo che Marco era partito per raggiungere il suo battaglione e non gli dava tregua. Poi lentamente, con i carichi e gli affanni della giornata, scompariva, per poi ripresentarsi puntuale al mattino successivo.
Pietro si fece forza e si trascinò fuori dalle coperte. Doveva andare a Borghetto, alla Fiera di San Bartolomeo, o meglio, alla Fiera di bestiame e di ogni sorta di mercanzia. Almeno sarebbe stata una giornata diversa, buona per scacciare la malinconia e i brutti pensieri.
Il ritrovo era al sagrato, di fronte alla Parrocchiale dei SS. Celso e Nazzaro. Don Franco guardava arrivare i compaesani, alla spicciolata. Il torpedone organizzato dal comune di Sannazzaro per andare alla fiera era già lì.
Il Malaspina fu tra i primi ad arrivare insieme a Luigino, il suo fattore. Vi andavano ogni anno: tutte le novità per il mondo agricolo venivano presentate in quell’occasione. Pietro doveva sostituire degli attrezzi oramai completamente arrugginiti e acquistare dei suinetti da far crescere. Ne voleva comprare due settembrini, da ingrassare fino a dicembre, e uno più piccolo, di un paio di settimane, un maiale dei due agosti, che sarebbe stato maturo il dicembre successivo.
Li accompagnava anche Consola, alla ricerca di una giornata di svago.
“Don Franco, non viene anche lei?”, domandò Pietro salendo lo scalino del bus.
“Non posso… non oggi. Finalmente vengono a montare l’orologio”. In effetti mentre il restauro degli interni e della facciata, a bande orizzontali bianche e nere, era terminato da tempo, il campanile, per mancanza di fondi, svettava ancora orfano di quell’indispensabile accessorio.
“Che onore! Abbiamo con noi anche Pietro Malaspina!”
Jacopo Corti era seduto in prima fila, insieme agli altri membri della Milizia per la Sicurezza Nazionale. Lui e Pietro si conoscevano bene: stesse scuole, stesso oratorio, stessa compagnia. Avrebbero potuto fin definirsi amici, almeno fino a quando la poca voglia di lavorare di Jacopo, unita all’innata predisposizione ad alzare le mani alla minima occasione, ne aveva allontanato le strade.
Ma ora, dopo il giuramento non al Re, bensì al Duce in persona, Jacopo pareva aver trovato la missione giusta per realizzare le proprie ambizioni: mantenere l'ordine pubblico e fare gli interessi dell'Italia nel mondo; con le buone e, se necessario, anche con le cattive. Era al servizio di Dio e della Patria e agli ordini diretti del Capo del Governo; un potere che aveva trovato terreno fertile nella sua arroganza.
Petro gli sorrise un po’ di sbieco e si diresse verso l’ultima fila; visto che non poteva evitare questo penoso passaggio tra le forche caudine della milizia di Sannazzaro schierata al completo, non restava che far buon viso a cattivo gioco.
Si arrestò; Jacopo aveva trattenuto per la manica Consola, che lo seguiva da vicino. “Ti porti anche la Consola? Che è, la fidanzatina di tuo figlio o viene per cercare un marito? Si è fatta una bella ragazza, tutta sua madre!” Una frase di per sé anche innocente, ma la disse con un tono ed una malizia sgradevoli, tanto che Pietro dovette trattenersi dal voltarsi a guardarlo e a rispondergli.
Il torpedone rientrò che era quasi l’imbrunire. L’incontro con Jacopo aveva rovinato la giornata a Pietro, lasciandogli uno spiacevole senso di frustrazione. Il Malaspina aveva concluso ugualmente i suoi affari, ma senza gioia… solo un lavoro.
Maria Consolata tornò insieme a lui. Luigino sarebbe tornato l’indomani; doveva organizzare le consegne e terminare acquisti di sementi per la semina del riso.
Pietro si avvicinò alla porta d’uscita, afferrando il corrimano per non cadere quando il mezzo frenò bruscamente. Una mano si appoggiò sulla sua, bloccandola con forza.
“Ma guarda che bella fede abbiamo all’anulare!” la voce di Jacopo lo colpì alle spalle, come una fucilata, senza far presagire niente di buono. “Ci siamo dimenticati di darla alla patria, eh!”
Il Malaspina non si era mai schierato a favore del fascismo, ma allo stesso tempo non aveva mai preso una posizione contraria, rimanendo come molti in un’attesa guardinga. Ma questo non bastava al Corti e ai suoi amici, convinti che chi non era con loro fosse sicuramente contro di loro.
E la fede su quella mano lo dimostrava! Pietro e Carla avevano partecipato alla campagna Oro alla Patria cedendo parte delle loro gioie per coprire le spese di guerra in Etiopia, ma si erano rifiutati di aderire il mese successivo alla Giornata della fede, non sentendosi in animo di cedere i simboli del loro amore per una causa che oltretutto non condividevano.
“Dai Jacopo, non scherziamo. Lo sai quanto abbiamo già dato! Era di mio nonno… È l’unica cosa di valore che ho tenuto!”
“Sei solo capace di guardare al tuo orticello, come se il mondo girasse sempre intorno a te! Che ne dite ragazzi?” disse rivolto ai suoi compari. E l’appoggio, accompagnato da qualche risolino, non tardò ad arrivargli.
Un groppo alla gola gli impedì di rispondere; si sfilò con fatica quell’anello rimasto al dito per oltre vent’anni e, messolo in mano a Jacopo, scese dal bus in fretta, per non fare vedere quelle lacrime di rabbia e frustrazione che già si stavano accumulando agli angoli degli occhi. Si incamminò rapido verso la fattoria. Maria Consolata aveva assistito alla scena in assoluto silenzio. Camminava dietro di lui e, nonostante si tenesse a qualche metro di distanza, poteva sentire nel suo cuore il peso dell’ennesimo sopruso che Pietro aveva dovuto sopportare.
“Padre, camminava di fretta… io arrancavo dietro. Ho dovuto fin fare qualche passo di corsa per raggiungerlo”.
Era di nuovo lì, al confessionale, in fronte al parroco, raccontando l’accaduto senza dare al povero parroco la possibilità d’intervenire.
“Non riusciva neanche a respirare. Non parlava. Disse solo che gli era venuta una terribile nausea. Poco dopo si accostò al bordo della strada a vomitare.
“Signor Malaspina – lo esortai – non può farsi vedere a casa in questo stato! Si fermi cinque minuti, solo per calmarsi un poco.
“Si è convinto! Siamo entrati nel fienile, all’ingresso della fattoria. Si è buttato su un pagliericcio, nascondendo la faccia nel gomito e piangendo come un bambino. Era grosso il doppio di quell’omuncolo del Corti… Se solo fossero stati da soli! Ma in quella situazione cos’altro avrebbe potuto fare? Niente! Solo ingoiare… e subire l’umiliazione.
“Gli sono andata vicino. Sig. Malaspina – gli ho detto – sono tempi incerti ma vedrà, le cose torneranno a posto. Non pensi più a ciò che ha perso ma a quanto le è rimasto.
“Ho cercato di confortarlo così, parole dette con cuore!”
Il discorso di Consola diventava sempre più affannato: “Padre, il signor Pietro ha appoggiato il capo al mio seno. L’ho abbracciato con dolcezza, ma poi… come già era capitato con Marco… l'emotività ha preso il sopravvento… “ e lì si interruppe.
“Ma, bambina mia, tu non puoi consolare tutti gli uomini in questo modo? Pietro Malaspina ti ha cresciuta come un padre… e oltretutto è un uomo sposato. Avete peccato davanti e Dio e davanti alla Chiesa.”
“Padre, era solo a fin di bene! Da quando Marco è partito non era più sereno… la giornata di ieri gli ha dato il colpo di grazia!” proseguì la ragazza.
“Maria Consolata, dovrò parlare con il Malaspina. Non posso lasciar correre un …”
Consola lo interruppe con le lacrime agli occhi: “Padre, la supplico! Tenga il segreto! Siamo nel confessionale. Non c’era malizia… non c’era intenzione… è nato così! Non si ripeterà mai più. Sono sicura, verrà lui, dategli tempo! Ma ora io la imploro, mi dia la mia di assoluzione.”
Continua
Ultima modifica di FedericoChiesa il Lun Mag 24, 2021 2:58 pm - modificato 4 volte. (Motivazione : Utili commenti ricevuti)