Domani è il 1° giugno e mi metto la divisa estiva.
Ogni anno, non ha importanza in che giorno cada, il 1° giugno chiudo il negozietto di Borgo Gallo e mi trasferisco al mare: fino a settembre non se ne parla più di nebbia, di umidità che ti entra fin nell'anima, perché ormai le ossa se le è prese anni fa, di traffico assordante, di odori nauseabondi e oleosi.
Il furgone è pronto: la merce ben impilata, la seggiolina di tela, l'ombrellone e quel poco altro di cui avrò bisogno.
La signorina Ada, che da anni mi affitta una camera nella sua pensioncina, mi aspetta a braccia aperte: nell'armadio troverò ben stirati i pantaloni corti e le camiciole che le lascio in custodia ogni estate e il letto avrà lenzuola fresche di bucato.
Oh, anni fa ci siamo anche rotolati nel suo letto di zitellotta, pardon, di nubile convinta, ma adesso facciamo i bravi ragazzi: abbiamo avuto la nostra occasione, ma se l'è portata via il vento. Capita.
Tutto sommato è stato meglio così: l'amore vero, o il semplice innamoramento, avrebbe finito per rovinare la nostra bella amicizia.
Ho telefonato in Comune: il mio piccolo spazio sul lungomare è confermato. L'arrivederci del comandante dei Vigili, Nino, mi ha lasciato mezzo sordo per un paio di minuti. Ci conosciamo da quarant'anni, praticamente le nostre carriere sono cominciate assieme: lui come aspirante vigile urbano supplente, io come hippy con tanta voglia di lavorare, ma senza un lavoro che mi attirasse veramente.
Adesso lui è il capo dei vigili urbani e io un hippy stagionato e un po' patetico, con una lunga coda di capelli grigi, gli occhialini tondi, le camicie hawaiane e finalmente un lavoro che mi piace: vendo libri usati.
Pochi, scelti con cura: roba di nicchia, come si dice oggi.
I libri sono una scusa, non m’interessa tanto venderli quanto trovare chi abbia voglia di sfogliarli pigramente e pigramente scambiare quattro chiacchiere pseudo filosofiche. Mi piace quando a fermarsi sono i bambini, con le gambette piene di sabbia e un po' assonnati per il troppo sole: ma gli occhietti sono vigili e le piccole golosità letterarie adatte alla loro curiosità non sfuggono mai.
Alla fine dell'estate quasi tutti i libri troveranno un padrone e io mi divertirò a frugare tra gli scaffali dell'usato, per approntare il campionario per l'estate che verrà.
Sono uno stilista, a modo mio.
Un'estate per i filosofi, una per i fotografi, un anno l'avevo pure dedicata alla letteratura per ragazzi: c'era un assembramento di nonni che non ci credereste mai. Si son comprati tutti i Salgari, i Dickens e altro che adesso mi sfugge, ma per loro, mica per i nipotini.
È stata una delle estati più belle: quanti ricordi di gente sconosciuta mi son portato a casa, regalati in cambio di un libretto sgualcito e macchiato!
E mi dicevano pure grazie per il tempo che si erano dedicati.
Da non credere: mi ringraziavano per aver ascoltato con pazienza piccole storie, ricordi a metà e per non aver compatito un attimo di emozione che aveva avuto bisogno di un fazzoletto.
Sono tornato a casa ricchissimo! Peccato non poter pagare le tasse con quella moneta.
Siccome non si campa vendendo libri usati, fabbrico anche piccoli gioielli con pietre da poco e altri materiali poveri. Dicono che ho estro, ma in realtà giro e rigiro il filo argentato o i cordoncini di seta così come capita, prendendo a caso le pietruzze da una ciotola. L'aria così artisticamente intensa in realtà me la regalano pensieri vaganti, che, se la sera ancora girovagano per l'anticamera del cervello, mi appunto sul diario. Talvolta è semplicemente l'espressione di uno che ha una intensa voglia di non pensare a nulla.
Gli orecchini no, quelli li studio a tavolino, durante le lunghe giornate invernali, chiacchierando con vecchi amici che passano a trovarmi per staccare un po' dai ritmi della vita frenetica in cui si sono lasciati avviluppare.
Arrivano lì, con il doppio petto da riunione ed eleganti cartelle da lavoro da cui si fanno proteggere da un mondo che li impaurisce, che non capiscono più.
Nel mio bugigattolo vigono solo due regole: telefonini spenti e niente fumo. Subito brontolano, poi mi ringraziano. Possono stare quanto vogliono, caffè e tisane non mancano mai, non m’importa se non comprano nulla. Mi piace non ascoltarli: loro parlano, parlano, si lamentano, qualche volta piangono pure. Io, invece, penso ai fatti miei.
A uomini d'affari che piangono e mi dicono: "Quanto sei fortunato tu! Senza un pensiero, libero di fare quel che vuoi!" posso solo rispondere con il silenzio. Ancora non l'hanno capito, ma il mio silenzio fa rima con vaff… beh, ci siamo capiti.
Qualche volta mi aggrappo al finale dei loro discorsi e replico che sono delle teste bacate, giusto per moderazione di linguaggio cui non rinuncio: ad un certo punto della nostra vita - gli dico - eravamo tutti allo stesso nastro di partenza. Nessuno vi ha obbligati a prendere una direzione piuttosto che un'altra. Avete fatto la vostra scelta. Punto.
Ogni tanto comprano un libro, un gioiellino per le loro mogli, madri, segretarie, amanti, figlie. Magari pensano: - Ho fatto un'opera buona: un po' di compagnia, qualche euro! Poveraccio, il Lucio, laurea con lode e guardalo lì, a vendere libri strausati e chincaglieria! - dimenticando che hanno appena lasciato sullo zerbino del mio negozio frustrazioni e ansie.
Dicevamo degli orecchini… scusate, mi sono perso nei pensieri.
Gli orecchini sono ad onor della mia modestia, pezzi unici e irripetibili, come le orecchie che andranno ad ornare.
Le orecchie delle donne mi sono sempre piaciute e qui al mare posso rifarmi gli occhi: capelli al vento, o tirati su con noncuranza, la pelle che si tinge giorno dopo giorno, la libertà di abiti comodi. Ma, tranquilli, non sono un pervertito.
Le donne, dicevo: mi piace quando si fermano al mio banchetto con aria di finta noncuranza, le studio mentre osservano la mercanzia con occhio critico, un leggero brivido mi scende per la schiena quando provano i miei orecchini, cercando dallo specchio l'approvazione per la scelta.
Ho anche clienti affezionati.
Prendiamo la signora Lucilla: vuole solo pietre azzurre, colore che non le si addice, ma si vede che ha un suo significato. Per lei ho preso una sbandata di quelle toste, volevo anche dirglielo, ma poi mi sono chiesto quali equilibri instabili avrei rotto e ho sofferto in silenzio. Alla fine di quell'estate le ho regalato un paio di orecchini semplicissimi, con due lacrime di cristallo azzurro.
Mi ha guardato in modo strano: mi sono sentito "guardato" dentro. E capito.
L'ho rivista anno dopo anno: porta ancora i miei orecchini e non ne ha comprati altri. Adesso mi chiede libri di poesie: piccoli libri per lunghe ore crogiolata al sole. Ha gli occhi azzurri e uno sguardo triste.
Poi c'è Ambrogio.
Ambrogio è gay, sui 50 portati bene, educatissimo e con buon gusto: ama molto i ciondoli, da portare al collo. Studia a lungo le pietre oppure i simboli tribali e prima di tornarsene in città mi porta un piccolo elenco, con le sue scelte. La sera preparo i pacchettini, con l'aiuto di Ada che, con spighe colorate, nastrini di ogni tipo, fiori secchi e quant'altro le solletichi la fantasia, crea decorazioni bellissime.
Ambrogio mi ha spiegato che sono doni per i suoi amici, che tiene in serbo per tante piccole occasioni, ma non per le cosiddette feste comandate: quelle le detesta.
Quest'anno però Ambrogio non verrà: mi ha scritto un biglietto, scusandosi. È malato e forse non festeggerà il Natale: non che gli importi del Natale, ma è per indicare un giorno, una data, un punto fermo che tutti vediamo ben preciso nel nostro calendario personale.
Forse voleva darmi un'idea della sua fretta.
In una scatola ho già preparato il materiale per i suoi regali, mi ha mandato delle foto e dei disegni per farmi capire cosa desidera. Il suo biglietto sarà la prima pagina del diario "Estate 2021".
Sento che sarà una stagione strana, l'ho capito quando ho cominciato a scegliere i libri da esporre: tutti dovevano avere la copertina di un solo colore, semplicemente col titolo, niente foto o disegni.
La gente dovrà essere attratta dal titolo, aver voglia di leggerne qualche riga, forse solo l'incipit, o magari qualche pagina, per scoprirne il genere, per chiedersi chi sia l'autore.
Non sono molti, è stato complicato trovarli, ma sistemati con il giusto effetto cromatico faranno un figurone.
La bancarella quest'anno si chiamerà "Girandole di parole colorate", e per i bambini ho preparato un angolino dove costruiremo assieme piccole girandola di cartoncino, circondati da libri adatti a loro.
Ecco cosa mi stavo dimenticando: la scatola con i bastoncini di legno, i cartoncini e i piccoli fermagli per le girandole.
Bene, adesso scusate, vi devo lasciare. Domani mi devo alzare presto.
Ve l'ho già detto che ogni anno il 1° giugno parto per il mare? E che vendo libri usati?
Lo so, lo so che ve l'ho già raccontato: volevo vedere se foste stati attenti o se quello sguardo perso era solo noia ben dissimulata dall'espressione di estasi letteraria.