Questo è un racconto abbastanza nuovo. Non so se è bello o no, più che altro è strano, però è arrivato tra i finalisti del concorso "Una piazza, un racconto" ed è stato pubblicato nell'antologia, che mi arrivata oggi. Per questo mi è venuto in mente di postarlo. Era un pezzo che non avevo qualche risultato nei concorsi.
Qui la richiesta era di scrivere un racconto su una storia d'amicizia. Ecco quello che mi è saltato fuori.
Dove ho sbagliato?
Come inizio?
Forza, andiamo col flusso di coscienza.
Gli esseri umani dicono che scrivere fa venire fuori i pensieri. Aiuta a chiarire le idee. E io ho davvero bisogno di capire cosa è andato storto. Dove posso avere sbagliato?
Le premesse erano buone: un pescatore, si era andato a scegliere. Certo, sì, in effetti una bella accoppiata: un falegname e un pescatore, così gli ripara la barca.
Che testa vuoi che abbia, un pescatore? Gliela riempi in fretta di scemenze, di idee più grandi di lui: ti farò pescatore di uomini, bla bla bla e via dicendo. Ecco, benissimo. Infatti qui ho lasciato fare. Come si dice, da più in alto si cade, più forte è il rumore.
Eh, no, però così non va bene.
Se voglio capire davvero cosa non ha funzionato, devo essere onesto. Dire la verità, almeno a me stesso. Perché devo ammettere che lui se l’è giocata bene e ha giocato pulito. Una pazienza, ha avuto. Tre anni, sono stati insieme. Gli ha mostrato e raccontato tutto quello che c’era da vedere e sentire. E non gli ha mai mentito. Non l’ha mai illuso. Poi, uno capisce quel che vuol capire. E devo ammettere che ogni tanto il pescatore mi ha proprio stupito con qualche buona illuminazione: tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente… Lui rilancia con un: tu sei Pietro e su questa pietra ecc. ecc. Roba grossa, mica da ridere.
Eh, qui però non ho potuto lasciare correre, l’occasione era troppo ghiotta: una bella botta d’orgoglio servita su un piatto d’argento. Uno sgambetto piccolo piccolo, minuscolo ma dove fa più male: dall’alto del suo sgabello, la tentazioncina di convincere l’amico a lasciare perdere tutta quella roba, la sofferenza, la morte – e quindi la resurrezione, ma a questo Pietro non doveva ancora credere molto.
Niente, mi ha scoperto in un attimo.
Però non ha mandato via il pescatore; ci avevo un po’ sperato, invece no. Non solo, gli ha spiegato meglio le cose.
Hanno camminato insieme per tre anni, quei due. Ecco, forse questo non avrei dovuto permetterlo. Questo è stato un grave errore. Chi cammina insieme condivide la strada. Condividere crea legami. Ho sottovalutato il fattore condivisione. Che poi a volte funziona e a volte no, in effetti: vedi Giuda.
Be’, comunque sia andata con Giuda, forse lasciare camminare insieme quei due per tanto tempo non è stato salutare. Avrei dovuto separarli prima. Non che fosse facile, certo. Anzi. Più le cose si facevano difficili, più resistevano. Gliela aveva offerta, la possibilità di andarsene, dopo qualche discorso un po’ duro: volete andarvene anche voi? E Pietro se ne esce con un’altra delle sue illuminazioni: da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Insomma, confesso che davvero non lo facevo così, il pescatore.
Una testa dura, questo sì. Simone, mica per niente detto Pietro. E non era scontato che diventassero amici. O lo restassero, con tutto quello che poi ha combinato.
Che il pescatore fosse pieno di difetti, me ne ero accorto io; doveva averlo ben capito anche lui.
L’uomo dei facili entusiasmi. Mare in tempesta, e il pescatore: comanda che venga da te sulle acque. Poi, al primo alito di vento, giù in acqua terrorizzato. Io lo avrei lasciato affogare. O almeno farsi un bel bagno. Invece no, di nuovo tanta pazienza: lo prende per mano, calma il mare.
L’uomo dei grandi propositi: darò la mia vita per te! Darò la mia vita per te… mi viene da ridere! Buono con una spada in mano, ma per il resto…
Grandi illuminazioni e clamorose cadute.
Eppure… lui deve pur aver visto altro nel pescatore…
Non ha mai rinunciato alla speranza. Alla fiducia. Che alla fine le cose sarebbero andate bene. Devo dargliene atto: non lo ha mai lasciato perdere.
Fino alla fine.
Oltre la fine.
Oltre il tradimento.
Quanto ho gioito, per quel tradimento.
Bella, la disperazione dell’uomo. Forte. Assoluta. Nera del nero più tremendo. Nulla che te ne possa tirare fuori. Almeno così credevo io.
Specialmente da una così profonda. Tanto profonda perché annunciata. Un tradimento annunciato: darò la mia vita per te!
Mi rinnegherai…
Un vortice di pensieri neri, nel pescatore: lui sapeva e mi ha lasciato fare… Mi credevo tanto meglio di Giuda, del traditore… Io no, io mica sono così! Io sono l’uomo fedele, quello che tira fuori la spada! Peggio… sono peggio… avevo promesso la vita… eravamo amici.
Da quale altezza della presunzione è caduto!
Distruggere, il mio momento preferito. Quando tutti si cullano nelle loro illusioni, quando tutto sembra andare bene e liscio.
E qui ho esultato. Certo della vittoria.
Ecco, è la volta buona, ho pensato. Il pescatore fa uno sproposito, se ne va, abbandona finalmente la barca, schiacciato dal dolore. Niente più Pietro. Buttata a mare una bella parte della fatica di questi anni. Tanto da ricostruire. Sì, certo, non tutto, ma pazienza, mi accontento. Sono i piccoli piaceri della vita.
Nemmeno poi tanto piccoli, a pensarci meglio. Un piacere enorme, sarebbe stato, un successone, che avrebbe dato ben lustro al mio nome. Una separazione in grande stile.
Sarò sincero: mi piace un sacco il nome che mi hanno trovato. Me lo sento addosso. Mi calza a pennello. Mi ci sento a mio agio, dentro: il separatore. Seminatore di inimicizia. L’accusatore.
E qui una bella accusa ci sarebbe stata proprio bene.
Fare sentire in colpa il pescatore – e se lo sarebbe ben meritato – umiliarlo con i rimproveri o, peggio, con un bel “io ti perdono” calato dall’alto in tono condiscendente.
Invece… niente. Non una parola su tutto questo.
Almeno lasciarlo perdere, abbandonarlo. Invece…
È andato oltre e basta: mi ami tu…?
Mi ami tu? Ma accidenti, ti ha pugnalato alle spalle! Quando più avresti avuto bisogno di lui. Tante belle dichiarazioni di fedeltà assoluta, per sempre, poi…
Ti ha lasciato da solo sulla croce! Mica c’era lui, lì sotto la croce! Te lo ricordo, nel caso la resurrezione ti avesse cancellato la memoria e il dolore, se tu avessi dimenticato tutto quello che gli uomini ti hanno fatto passare.
Mi ami tu… come dire: continui ad amarmi dopo tutto questo? Siamo ancora insieme, in questa storia? Sei ancora con me? Io ci sono. Tu ci sei?
Perché ricominciare non deve essere stato facile per nessuno dei due. Per Pietro, riprendersi da tante figuracce. Per l’altro… davvero non capisco come ci riesca, a dare tanta fiducia a qualcuno…
Eh, sì, se l’è giocata bene. Perché il senso di colpa schiaccia, imprigiona e uccide. L’amore libera. Lo so perfino io, per quanto mi secchi ammetterlo.
E ha funzionato. I due ce l’hanno fatta. Amici, di nuovo. Anzi, purtroppo più di prima. Perché tutte le belle parole sono andate al vento, spazzate via dai fatti. Dalla realtà. Una realtà parecchio dura, è stata la loro… Mi ero impegnato: tradimento, sofferenza, abbandono… Invece niente. Anzi: tutto quello che ho fatto sembra avere rafforzato il risultato finale.
Quindi, tutto inutile?
No, perché loro ce l’hanno fatta, ma prima o dopo qualcuno che cede lo si trova.
Spanderò dolore e disperazione. Solitudine e tristezza. Separazione. È quello che sono: il separatore.
Mi divertirò e riderò forte, ogni volta che ci sarò riuscito. Potrò almeno divertirmi un po’, considerato il posto dove mi hanno sbattuto?
Certo, d’ora in poi il gioco sarà più difficile, ma magari sarà più interessante.
Sì, ora mi sento meglio. Hanno ragione gli esseri umani: mi ha fatto bene scrivere, mi ha schiarito le idee.
Non ho sbagliato. Il tentativo era giusto.
E io continuerò a provarci.