Grazie ancora, ecco il testo rivisitato, se manca qualcosa fatemi sapere.
Notte tra i monti e a valle tutto tace nel silenzio che non è silenzio.
Il selciato scricchiola sotto stivali di cuoio ingrassati e lucidi, neri come l’ora, presenti come la follia che sovrasta il tempo.
Il paese si dà arie da fantasma e i suoni sono quelli emessi dai proprietari degli stivali.
Il fumo esce da un comignolo e una leggera luce penetra nelle fessure della porta d’ingresso alla casa, tenue come il sibilo del vento eppure visibile nel buio che abbraccia tutto.
Fa freddo, esageratamente freddo…
Una stanza accoglie la famiglia e tutte le sue finestre sono sigillate con pezzi di carta, nemmeno il fuoco ha la forza per scoppiettare.
Il rumore degli stivali cessa improvvisamente, qualcuno bussa con forza su quella porta di legno scrostato.
«Aprite o sfondiamo la porta»
Lo scricchiolio dei cardini si sostituisce a quello degli stivali che torturano con passo cadenzato il selciato della piccola stradina.
«Schnell, dateci la lampadina o vi mettiamo al muro»
«Ma... é il fuoco che...»
«Zitti, tirate fuori la lampadina o...»
Il nonno aveva una baionetta nascosta sotto la tovaglia, la fronte intrisa da sudore e gli occhi sbarrati a fissare quei due soldati. La mano provava a muoversi senza destare attenzione, poi la voce della nonna: «Ecco prendere lampadina, per favore andate qui solo bambini»
I due parlottarono qualche istante tra loro in quella lingua così rude, finita quella conversazione concitata con fare irruento strapparono la lampadina dalle mani della nonna e uscirono senza batter ciglio, eppure uno di loro, quello che parlava un italiano stentato, accennò furtivamente un saluto»
Mia madre era piccola e quella sua spensierata giovinezza fatta di innocenti caramelle prese dai soldati si spezzò nelle parole della nonna: «Chitì, so iti di là va e fatte da la lampadina»
Mia madre obbedì e corse dietro a quella ronda.
«Soldato, per favore ci puoi ridare la lampadina? Mamma mi sgrida...»
Quel ragazzone alto levò l’elmetto dalla testa, contravvenendo al regolamento, infilò la mano in tasca e tirò fuori qualche caramella, sorrise a mia madre si chinò su di lei, le fece una carezza ai capelli e le mise in mano la lampadina e le caramelle.
«Vai bambina, torna a casa dalla mamma»
«Che fai soldato?»
«Ho dato qualche caramella Sergente è tutto a posto»
Lontano s’udivano i lupi in branco, i loro ululati coprivano quasi il rumore degli stivali.
Monticchio continuava a sopravvivere, anche sotto i bombardamenti e mia madre era una bambina bellissima con quei suoi riccioli neri e lunghi.