In quel momento a Miami c’erano 26°. Lo sapeva perché aveva appena guardato su weather.com. Sfoggiava un bermuda floreale con inserti fluo e una canotta in tinta unita gialla. Aveva dovuto alzare il termosifone ai massimi livelli per non congelare, ma non ne poteva più di strati su strati di maglioni di lana, pantaloni di fustagno e urticanti calzamaglie.
L’immagine riflessa nello specchio non era certo quella di un surfista californiano. La pelle lattea e un po’ flaccida, il ventre prominente e quella barba lunga, non giocavano a suo favore. Doveva mettersi assolutamente a dieta, non gli importava di quello che gli imponeva il suo contratto. Non si sentiva più bene in quel corpo era giunto il momento di cambiare. Nel giro di pochi mesi avrebbe fatto invidia ai bagnini di Baywatch.
Digitò su Google: “come dimagrire in poco tempo” e mentre si apriva la pagina la porta si spalancò. Fece appena in tempo a chiudere la schermata prima che il vecchio salisse sul trespolo che si portava sempre appresso.
- Allora sei pronto?
- Sono nato pronto.
- Non fare tanto lo spiritoso, quest’anno mi hanno detto che in commissione ci sarà il vecchio Taurig. Sai che non ti sopporta, dopo lo scherzo che gli hai fatto l’ultima volta.
- Era una cosa innocente, dai, a quello gli manca completamente il senso dell’umorismo, ho ho ho.
- Dici? Hai fatto recapitare a casa sua un’arnia piena di api. E non dirmi che non sapevi che era allergico. Si è fatto due settimane di ospedale.
- Mi avevano detto che era goloso di miele.
- Lasciamo perdere. Ti rivolterà come un calzino, sappilo.
Fu in quel momento che gli occhietti dell’elfo si soffermarono sul suo outfit.
- Come caspita ti sei conciato?
- Ti piacciono? Sono l’ultima moda a Miami. Disse mostrandogli con orgoglio i suoi pantaloncini.
- Peccato che qui siamo a Rovaniemi.
- Già, non me lo ricordare.
- Su, su, cominciamo che ho mille cosa da fare e non ho tempo da perdere
- Spara.
- Carta da regalo?
- Rossa.
- Pianta preferita?
- Abete.
- Lavoro ideale?
- Portare gioia.
- Maschi o femmine?
- Tutti.
- Stile?
- Classico.
- Mezzo di trasporto?
- Harley Davidson customizzata nera con fiamme arancioni sul serbatoio.
- No, no, no, no, ma cosa ti salta in testa?
Fra un’ora devi rinnovare la tua licenza, ti ho dato i volumi giusti su cui studiare, senza dire che fai questo lavoro da ormai 100 anni!!!
Doveva cercare di mantenere la calma, c’era già barba bianca che con la testa non ci stava più. Da quando aveva visto la foto, di un modellino di moto inviatagli da un bambino, non sognava altro. Si era accorto degli occhi a cuoricino, ma pensava fosse una sbandata passeggera e invece il vecchio rimbambito insisteva. Si asciugò la fronte imperlata, il cretino aveva alzato la temperatura della stanza a livelli inaccettabili e rischiavano di sciogliersi entrambi se non finivano velocemente. Odiava sudare, se era nato al Nord un motivo ci doveva pur essere.
Casco customizzato, nero con le stelline fosforescenti, giubbotto sempre in cuoio nero con bandana gialla, rossa no, non ne poteva più di vestirsi sempre uguale, guanti in pelle senza dita e zainetto in spalla. Si vedeva già sfrecciare veloce nella notte, fermarsi in qualche bar per motociclisti per gustare un hamburger e una buona birra, magari in compagnia di qualche procace bellezza locale.
Insomma era il 2021, chi girava più con la slitta? Le renne poi, stavano invecchiando e lui non aveva voglia di addestrarne altre.
Il vecchio elfo era diventato blu, e si era steso per terra.
Eccolo che ricominciava con le posizioni yoga, la Savasana se la ricordava anche lui. L’aveva imparata quando il nano l’aveva convinto a fare un corso insieme. Tempo gettato alle ortiche.
Comunque, aveva poco da blaterare il nano.
Capaci tutti di stare al telefono dietro una scrivania a sbraitargli contro perché era in ritardo.
Come se fossero colpa sua la tormenta di neve, i banchi di nebbia, il lockdown, e mostra il green pass e mostra il documento e metti la mascherina. Nessuno teneva conto di questo, quando organizzavano i tempi di consegna. Due minuti per le consegne in appartamenti condominiali, tre minuti per le abitazioni singole. Neanche i corrieri Amazon arrivavano a tanto. A nulla serviva sottolineare che non doveva portare solo doni, ma anche mangiare i biscotti e bere il vino che i pargoli preparavano con cura per lui. Provassero loro, poi, ad orientarsi, arrivati al ventesimo bicchiere di rosso!
Senza dimenticare le renne. Da qualche anno avevano fondato un sindacato, il REC (Renne Eco Sostenibili) e minacciavano scioperi su scioperi ogni qualvolta non venivano accolte le loro richieste. Fieno biologico, pausa ogni tre ore di viaggio, addirittura una lo aveva minacciato di denuncia per catcalling solo perché non ricordava il suo nome e le aveva fischiato invece di chiamarla. Era facile parlare da fuori, che provassero un po’ i geni della logistica a rispettare la loro scaletta.
Con una bella moto avrebbe risolto tutti questi problemi. Bastava un po’ di benzina e via liberi come il vento.
L'elfo non si diede per vinto e continuò impietoso
- Ti ripeto la domanda: mezzo di trasporto?
- Harley Davidson customizzata.
In un lampo l’elfo gli salì sul torace attaccandosi al collo, voleva strozzarlo, poco gli importava se doveva apparire ridicolo sospeso per aria, le gambette penzoloni e il cappello di traverso. Maledetto neo hippie, gli avrebbe fatto mettere lui un po’ di sale in zucca. Decisamente la meditazione e lo yoga per tenere sotto controllo la gestione della rabbia, non stavano funzionando molto bene.
Dall’alto del suo metro e ottanta, osservava il nano inferocito. In realtà lui lo capiva, se non passava l’esame anche l’altro sarebbe rimasto senza lavoro. Il piccoletto non aveva certo problemi di soldi. È che era nato per lavorare, tutti gli elfi erano programmati per lavorare. Quando ti abitui a seguire sempre gli stessi schemi per decenni e decenni, vai in automatico, e se qualcuno te li toglie, crolli non ti rimane più nulla. Giù. Senza rete.
Gli faceva pure un po’ pena, ma lui era intenzionato a non finire così. Aveva bisogno di tempo libero per fare le cose che gli piacevano, di questo passo sarebbe arrivato alla pensione pronto per l’ospizio, senza aver avuto il tempo di girare il mondo, di surfare in California o attraversare il deserto in moto. Certo per lavoro era sempre in giro, ma non aveva mai tempo di fermarsi ad ammirare il paesaggio, o di provare nuove esperienze.
- Se porto anche te? Prova a pensarci io, te e la Harley Davidson. Polo
nord, Africa, Gran Canyon, Londra, New York, Parigi. Ti porto pure al Moulin Rouge, promesso, parola di lupetto.
Era impazzito, troppa Coca gli aveva gasato il cervello. Quando giravano gli spot, aveva avuto l’impressione che sbagliasse volontariamente le battute, solo per bersi un’altra bottiglietta. Forse era andato in iperglicemia, aveva letto da qualche parte che questo comportava alterazioni mentali importanti.
Prese l’agenda e segnò: mettere acqua dentro le bottigliette.
- Continuiamo: Panettone o uovo di cioccolato?
- Panettone.
- Buoni o cattivi?
- Buoni.
- Mezzo di trasporto?
- Harley Davidson customizzata.
Silenzio. L’elfo prese un gran respiro, cercando di ricordare gli insegnamenti del suo istruttore e provò la tecnica Pranayama. Niente, non funzionava, doveva ricordarsi di inalare più Mahakala la mattina, prevedeva tempi duri, con quella testa di marmo con cui aveva a che fare. Avanti di questo passo avrebbe dovuto prendere dei calmanti in dosi da cavallo.
Doveva passare al piano B, per fortuna lui aveva sempre un piano di riserva.
- Va bene Harley Davidson customizzata.
- Nera.
- Nera, segnato. E per grazia divina chi dovrebbe portartela?
- Io, naturalmente, avrò diritto ad un regalo anche io, o no?
- Tu? Hai i soldi per comprartela?
- No, ma sono Babbo Natale.
- Per poco ancora, se non passi l’esame, tornerai povero in canna e non credo che il tuo sostituto ti accontenterà. Sai che sono anni che il tuo acerrimo nemico fa carte false per rubarti il posto. Ci hai pensato?
Ti ripeto la domanda: mezzo di trasporto preferito?
- Slitta, mi piace scivolare nel cielo su una slitta carica di doni, con sei belle renne addobbate a festa.
- Ottimo, ripassiamo tutto un’altra volta, che fra 30 minuti tocca a te, e mi raccomando evita di presentarti in tenuta californiana, non credo sarebbe apprezzata.
- D’accordo, hai vinto tu. Però sappi che la moto la voglio, su questo non transigo.
- Ne parleremo il prossimo anno, prima devi passare l’esame per il rinnovo della licenza, poi vedremo.
Anche quest’anno pericolo scampato. Doveva stare più attento a smistare la posta in futuro. Si appuntò subito di scrivere un nuovo decalogo per i suoi sottoposti: cestinare tutte le richieste di moto rombanti o macchine da corsa, non aveva nessuna intenzione di ritrovarsi nella stessa situazione, aveva seriamente dubitato di riuscire a farlo rinsavire questa volta.
Prese le lettere dal sacco e le ripassò tutte. Non potendo prendersela con gli elfi avrebbe trovato il nome del bambino colpevole.
Ecco la lettera incriminata: era di Gabriele, da Verona.
Segnato e quest’anno caro mio ti meriti solo carbone, così impari a mettere strane idee in testa a Babbo Natale.
Sapeva che sarebbe diventato vendicativo, ormai conosceva bene quel vecchiaccio. L’esame era andato bene, si era scusato con Taurig appena entrato. Lo aveva fatto davanti alla commissione assumendo un’aria contrita. Ci erano cascati tutti e il resto era filato liscio come l’olio.
Mentre stava andando a ritirare il piano di volo nell’ufficio logistica, aveva beccato l’elfo a rovistare tra le lettere smistate. Se l’istinto non lo ingannava sapeva cosa voleva fare.
Non glielo avrebbe permesso, il desiderio di quel bambino era diventato il suo e si era convinto che entrambi avessero il diritto di vederlo esaurito.
Tornato nella sua stanza riaprì il computer e tornò alla schermata su cui aveva bruscamente chiuso.
C’erano almeno venti tipi di diete diverse: chetogenica, vegana, digiuno intermittente (no, questa no, non sarebbe riuscito proprio seguirla), quella del minestrone (da evitare), crudista, senza carboidrati, vegana (scartata anche questa, al cotechino non poteva proprio rinunciare).
Troppe informazioni gli avevano fatto venire un gran mal di testa, molto probabilmente era un calo di zuccheri, prese una stecca di cioccolato che aveva fregato al reparto dolci natalizi, aprendola gli si sciolse in mano. Aveva dimenticato il riscaldamento acceso al massimo e la cioccolata si sa che con il caldo non va proprio d’accordo. Non si perse d’animo e con cura si leccò le dita, il palmo e tutti gli interstizi dove si era annidata. Quando fu soddisfatto continuò per un po’ la ricerca. Alla fine giunse alla conclusione che per la dieta ci sarebbe stato tempo. Magari più avanti avrebbe cercato sui blog di qualche nota influencer, che loro in questo campo erano sicuramente più afferrate.
L’orologio sul campanile suonò mezzogiorno, oggi il menù proponeva: pasta e fagioli con le cotiche, spezzatino con le patate e tiramisù. Doveva sbrigarsi o quei nani maledetti gli avrebbero fatto fuori tutto.