Dove nasce questo racconto? Nasce in una piccola scuola elementare di Milano, la scuola elementare frequentata da mia figlia Viola nella quale per sette anni ho tenuto un piccolo laboratorio teatrale per i bambini.
Ci trovavamo uno o due giorni alla settimana (a seconda del numero di bambini che si iscrivevano al laboratorio) durante la ricreazione dalle 13.00 alle 14.00 e giocavamo al Teatro imparando principalmente a vincere timidezze per alcuni e a disciplinarsi per altri, con l’obiettivo finale di un vero e proprio spettacolo di fine anno.
Per sette anni ho scritto il copione di quegli spettacoli e sicuramente il migliore, il più riuscito e anche quello che ha riscosso più successo quando è stato rappresentato è stato “Colorandia”.
Raccontava la storia di due ragazzine che arrivavano in questo magnifico Regno, Colorandia appunto, dal quale venivano, però, respinte, soltanto a causa del fatto che vestivano completamente di nero.
Le ragazzine alla fine esasperate si vendicavano “rubando” i colori e fuggendo nella foresta.
Solo la grande amicizia e l’unità di altre due ragazzine del regno che unendo le forze “sconfiggevano” la prova del labirinto consentiva di riportare nel regno i colori.
Il gran finale, però, era tutto per la regina del regno che si recava di persona a chiedere perdono alle due ragazzine nella foresta invitandole a festeggiare il ritorno dei colori con lei nel regno.
Ho preso il copione e l’ho trasformato in prosa per questo contest; non è stato facile perché sapevo che stavo mettendo una mia creatura, forse la mia prediletta, in gioco, esposta a critiche (sempre corrette e molto rispettose, ci tengo a sottolinearlo una volta di più) che avrebbero potuto rivelarsi dolorose.
Ma alla fine sono contento di avervi regalato un pezzo di me stesso così importante.
In merito alle critiche più evidenti posso dirvi questo:
- I bambini hanno una percezione della favola molto diversa da quella di noi adulti, me en sono reso conto scrivendo per tanti anni copioni che fossero adatto al target di età che mi trovavo davanti (dai 6 ai 10 anni)
- Per i bambini è stato naturale immaginare un mondo totalmente privo di colori, così come sono stati loro, in primis, a immaginare che i colori sparivano dal paesaggio ma non dalle persone (e men che meno dalla regina)
- La Regina alla fine va di persona a chiedere perdono alle due ragazzine nella foresta perché solo lei ha il carisma per farlo (impersona nel loro immaginario la loro maestra)
- Le due ragazzine con i capelli rossi e la regina agiscono in nome e per conto di tutto il Regno per cui agli occhi dei bambini il loro comportamento rappresenta il sentire di tutti gli altri abitanti
- Non ho voluto stravolgere il copione per cui mi sono attenuto il più possibile al testo originale; questo, però, ha portato con sé almeno due grossi difetti, l’eccessiva lunghezza e i tanti dialoghi a due a due.
- Infine il titolo: è stato fino all’ultimo “Natale a Colorandia” ( a proposito, il Natale è stato inserito appositamente per il contest per cui le osservazioni sulla sua marginalità sono abbastanza comprensibili) poi in un rigurgito di politically correct ho pensato che magari qualcuno frugando nella mia pagina FB avrebbe potuto vedere i post dedicati a questa rappresentazione teatrale (con conseguente addio all’anonimato) e allora ho deciso di cambiarlo in “Wonderland” (lo riconosco, poco originale ma a quel punto non avevo più molto tempo per un’idea migliore, me ne scuso con tutti voi).
Come sempre ho tanto da lavorare sulla punteggiatura, lavori in corso potrei dire… ce la farò!