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La mossa del pedone

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1La mossa del pedone Empty La mossa del pedone Dom Lug 03, 2022 10:36 am

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Un uomo, in Boulevard Barbes 12, a due passi dal lungo Senna, alzò il bavero, dopo aver suonato al citofono di un palazzo storico. Aveva circa cinquant’anni, vestito con disinvolta eleganza, ben rasato, dava l’idea di una persona estremamente curata.
Lo scatto della serratura non tardò ad arrivare. Con entrambe le mani aprì il portone ed entrò. L’ingresso, di marmi bianchi e neri, era poco illuminato ma accogliente, come la bellissima scalinata. Quattro piani, in ascensore, gli sembrarono interminabili.
Con un sussulto di ingranaggi, lo stesso che fece il suo cuore, arrivò al piano.
La porta dell’appartamento si aprì, prima che potesse leggere la targhetta sotto il campanello.
Sono Kristoffer Pettersen.
Venga, la stavamo aspettando.
Una giovane donna, vestita in modo troppo serio per la sua età, lo fece accomodare, dopo averlo aiutato a togliere il trench.
I lunghi capelli biondi le coprivano una parte del viso, lasciando comunque intravedere una genuina e semplice bellezza.
Dall’ingresso, una porta a doppie ante dava su un salone grande e luminoso.
La luce entrava dalle alte vetrate che occupavano quasi per intero le pareti, le tende erano scostate lungo i muri, così da fornire una visione panoramica di Parigi.
Si accomodi pure! – l’incoraggiò la ragazza, mentre si allontanava accompagnata dal ticchettio delle scarpe.
L’uomo percorse, a passi leggeri, la sala.
Un cassettone tardo Ottocento era sovrastato da un grande specchio con una bella cornice. Fotografie ingiallite, alcune a colori, altre in bianco e nero, si sovrapponevano senza seguire un apparente ordine cronologico. Solo affetti e ricordi che si alternavano liberi dagli inganni del tempo.
Kristoffer diede un’occhiata veloce, con il pudore di chi non vuole intromettersi nelle cose intime di uno sconosciuto.
Del resto, la stanza era molto ricca di oggetti, una sorta di bazar, piena di richiami di una vita intera che una mano femminile aveva saputo disporre con armonia.
Alle pareti erano appesi quadri di epoche diverse, una laguna di Venezia tra la piramide di Cleope e un quadro a olio con la testa del Battista. Una stampa di fine Settecento stava sopra il pianoforte a parete. Due vetrine mettevano in bella mostra argenti e trofei, ai lati di un tavolo allungabile, con quattro sedie intorno.
Un divano e tre poltroncine, in velluto punzonato color rosso bordò, circondavano un tavolinetto, creando uno spazio intimo e accogliente.
L’imponente libreria era stracolma di libri, mentre sulla scrivania era poggiata una scacchiera antica, prudentemente chiusa in una bacheca di noce.
L'uomo, dopo una occhiata discreta agli oggetti, si avvicinò alla finestra.
Il panorama era spettacolare: i tetti della città passavano dal cobalto all’antracite, mentre si intravedeva la torre Eiffel illuminata che diventava, del crepuscolo autunnale, l’incontrastata protagonista.
Più che una voce, fu lo strusciare dei passi sul parquet ad annunciare l’arrivo del padrone di casa.
Scusi se l’ho fatta aspettare. Albert Dumont, – disse, porgendogli la mano.
Era un vecchio avanti negli anni, ma con ancora un bel timbro di voce. Indossava una giacca da camera a scacchi rossi e blu, sopra pantaloni morbidi che lasciavano intuire una certa magrezza. Per il naso appuntito sotto le folte sopracciglia e le labbra sottili, sembrava uno spiritello dei boschi.
Kristoffer Pettersen.
E lei era Karim, la ragazza che le ha aperto. Non le ha fatto compagnia, in mia assenza!? Benedetta figliola! È brava, ma tanto timida. Mia moglie è morta, sa, e non abbiamo avuto figli. Si occupa di me. Del resto, non potrei fare diversamente… vista la mia giovane età! – e rise.
A piccoli passi, si diresse verso quella che doveva essere, a giudicare dall’affossamento della seduta, la sua poltrona abituale e non quella delle grandi occasioni. Lo testimoniava un plaid a fiori, perfettamente piegato sopra un bracciolo.
Non importa. Stavo godendo del panorama stupendo che si ammira dalla sua casa. I cappelli, li chiamate così i tetti di Parigi, cangianti a ogni ora del giorno…
L’abbiamo comprata proprio per questo, io e mia moglie, secoli fa, – disse con un lungo sospiro che solo i vecchi sanno fare.
Ma si accomodi, la prego, – e indicò una delle poltrone a pozzetto. – A cosa debbo la sua visita? Non è di queste parti, vero?
No, infatti. Sono norvegese, esattamente di Stavanger, ma ci siamo conosciuti tanto tempo fa, in un altro posto.
Ah sì? Per lavoro ho girato molto...
Il signor Dumont si guardò le unghie ingiallite di una mano deformata dall’artrosi. Gli doveva essere affiorato il tempo di una vita passata di cui al momento serbava solo un vago sentore.
No, non era per lavoro. Era durante il torneo internazionale di scacchi, a Bienne.
Ah sì? Ho arbitrato diverse volte in Svizzera, tra gli anni Ottanta e Novanta, se non ricordo male…
Gli occhi avevano, sulla pupilla, un velo di incertezza, la stessa che si era posata sulla memoria e faceva vedere sfocati anche i ricordi.
Invece ricorda perfettamente. Era il 1989. Quella partita per me era molto importante.
Ah, sì? Era una finale? Il torneo era prestigioso e…
No, no! Era la classificazione dopo il primo girone.
Sono passati troppi anni… non posso ricordare tutte le partite che ho arbitrato!
Certo, certo! Ma quella, per me, era troppo importante. Io e il mio avversario non ci giocavamo il titolo o un premio… ma l'amore di una donna.
Davvero? A una partita a scacchi? E perché mai?
Se ha pazienza le racconto dall'inizio non ci vorrà molto, è una storia breve.
Abbiamo tutto il pomeriggio davanti, non ho più gli impegni di una volta. – fece un sorriso che sembrava una smorfia. – Karim ci servirà del tè o se lei gradisce qualcos'altro da bere, non faccia complimenti.
Il tè va benissimo anche per me.
Dalla porta la ragazza fece capolino, come se avesse previsto che, considerata l’ora, sarebbe stata chiamata.
Non sono inglese ma ho vissuto diversi anni a Londra.
Di cosa si occupava? Se non sono indiscreto…
Ma si figuri! Lavoravo in uno studio legale. Ero avvocato, diritto internazionale.
Un uomo di legge! Dovevo immaginarlo!
Ah sì? E da cosa? – domandò accavallando le gambe come se potesse sentire meglio la risposta.
Non so, dal senso di giustizia che forse, anche come arbitro, ha dovuto far valere.
Questo è vero! – disse – ma mi parli di lei.
La mia è una storia di amicizia, come tante. Eravamo inseparabili, io e Adrian. Adrian Anker, anche lui norvegese. Frequentavamo lo stesso campus, l’Aiglon, a una sessantina di chilometri da Losanna, ed eravamo innamorati della stessa ragazza, Regin. Lei era di origini lituane, di Klaipeda, esattamente.
Non ci crederà, ma ci sono stato. Ricorda un paesino scandinavo. Avevo molti amici lituani. Hanno un carattere gentile e generoso. A volte sono ottusi e possono sembrare persino scontrosi.
Lei, invece, era eternamente indecisa su chi dei due amare, un'assurdità per tutti ma lei poteva permetterselo. Non ho mai conosciuto una donna con più fascino, bellezza ed eleganza. Aveva un corpo slanciato, la pelle chiarissima un portamento regale, degno del nome.
Capita spesso che due amici fraterni si contendano la stessa ragazza! Ma continui, la prego.
Al campus imparammo a giocare a scacchi. Io e Adrian ci appassionammo talmente tanto che diventò quasi un'ossessione. Giocavamo tra noi e poi abbiamo iniziato a partecipare a tornei sempre più importanti e impegnativi. Dopo l’università le nostre strade si sono separate ma non le nostre vite. Adrian studiava architettura, Regin pianoforte al conservatorio e io medicina.
Storia interessante. È grazie a una donna che è nata la vostra passione per gli scacchi?
Può darsi o anche no. Ci piaceva come ci guardava giocare.
Capisco.
Lei era così, si muoveva ora verso uno ora verso l'altro, senza mai metterci contro! Era lei a decidere le nostre giornate, i nostri umori, le sconfitte o le vittorie…Le nostre vite, la mia e quella di Adrian, erano diventate difficili da spiegare, impossibili da comprendere.
Da giovani capita di essere totalmente dipendenti, quando si è innamorati…
Finché un giorno lei, signor Dumont, arbitrando quella nostra partita, ha rotto l’equilibrio, spezzato il folle incantesimo e ha deciso delle nostre sorti.
Io? E come avrei potuto fare una cosa del genere? Non credo di aver mai avuto così tanto potere.
Il mio amico era molto nervoso quella mattina, proprio perché la posta era alta, lo sa bene lei, lo stress per la competizione fa fare errori anche assurdi e infantili.
Lo so, eccome! Sa cosa diceva Garri Kasparov? Sicuramente lo ricorderà, era campione del mondo a metà degli anni Ottanta.
Certo che lo ricordo!
– “Gli scacchi sono uno sport estremamente violento”, e aveva ragione!
Io non lo aiutai, la competizione era forte. Dopo ogni mossa facevo lunghe pause proprio per innervosirlo, quel giorno eravamo solo avversari.
Chi perse la partita?
Adrian. Lei lo ammonì quando dimenticò di annotare la mossa che aveva fatto, e poi quando non dichiarò un j’adoube. Allora ebbe un moto di stizza tale da rifiutare la sua decisione arbitraria e perse. Ho vinto per la sua rabbia…e per il suo arbitraggio da alcuni ritenuto scorretto o quanto meno eccessivo.
Addirittura! Adesso che me la racconta, mi sembra di vedere la scena…
Poteva succedere a me di perdere, sarebbe stato meglio! Adrian è sempre stato più debole, aveva colori troppo chiari, gli occhi, i capelli, la pelle, il carattere fragile, a ogni imprevisto sembrava si spezzasse. Eravamo noi, io e Regin, la sua forza. Un re arroccato incapace di muoversi, di agire, di vivere. Quella sconfitta per lui significava perdere entrambi.
Non bisogna scommettere, allora, se non si ha la capacità di accettare la sconfitta. Il suo amico non aveva capito nulla degli scacchi.
Karim, annunciata dal ticchettio delle scarpe, fece il suo ingresso portando il vassoio.
Lo poggiò sul tavolino basso, davanti al divano, dove un volume della Divina Commedia illustrata da Gustave Dorè era aperta alla pagina di Paolo e Francesca, persi nel loro eterno vortice.
Versò l’acqua in preziose tazze dal bordo dorato e ricordò al signor Dumont di prendere la medicina.
Non ci fai compagnia?
No, oggi la mia presenza non è necessaria, – e si allontanò senza fare nessun rumore.
La prego, signor Pettersen, continui, – disse, mandando giù con un sorso la pasticca.
Dopo la sconfitta Adrian era distrutto. Non potevo vederlo così. Ero disposto a tutto, anche a farla finita con lui. Una sbandata in curva con la macchina, e via, fine dei giochi! Ma, poi, mentre guidavo, e lui mi stava accanto, non ce l’ho fatta! Da vigliacco, quale sono, all’ultimo secondo ho sterzato, finendo la corsa contro un albero. Adrian è morto sul colpo, io solo qualche graffio. Illeso e scagionato, perché c'erano segni di frenata sull'asfalto. Ma l’ho ucciso io, capisce! Sono stato io a provocare la sua morte!
Perché viene a raccontare proprio a me questa storia? E dopo vent’anni…
Prima non ero pronto! L’ho cercata negli annali, non è stato difficile trovarla. Solo lei poteva capire. Come ogni nostra scelta o decisione determini le scelte e le mosse degli altri. Perché noi siamo arbitri del destino di quanti incontriamo e della sorte di altre persone a noi sconosciute. Volevo che lei conoscesse la sofferenza che aveva generato e di questo se ne dolesse.
Solo parole, caro signore! Lei era giovane, la morte del suo amico è stato solo un'incidente, l’hanno scagionata, che c’entro io?
Senza pensarci troppo continuò: – In fondo non era quello che voleva? Liberarsi del suo rivale e avere la sua donna tutta per sé?!
Pensavo anch’io, ma non è stato così! Ho vissuto malissimo i giorni che seguirono. Regin era mia ma, senza Adrian, il suo amore per lei non aveva più senso. Non perché avessi sensi di colpa ma perché era finita la competizione e l'amicizia che ci aveva legati tutti quegli anni.
Cosa ne è stato della ragazza?
Non ho saputo più niente di lei, non l’ho mai più cercata, come se anche lei fosse responsabile di quanto era successo.
Il salotto si fece più buio e cupo, come se le due lampade accese, poste agli angoli della stanza, non facessero abbastanza luce.
Penso che sia così per tutti, – ammise amaramente l'avvocato, – ma che io possa aver determinato la sorte di voi tre ragazzi, questo non lo credo possibile.
Il lampadario di murano si illuminò all’improvviso, facendo strizzare gli occhi ai due uomini, abituati alla penombra.
Era Karim. Indossava un cappottino leggero, verde oliva. In mano stringeva una foto sgualcita e consumata negli angoli.
Esci, cara?
Sì, ma prima voglio mostrarvi una cosa.
Passò prima da uno e poi dall’altro, senza fretta. Dopo chiese:
Conoscete questo posto? È la Collina delle Croci, Kryžių Kalnas, in Lituania. Una piccola altura, su cui sorgono più di cinquantamila croci, una cifra incredibile! Sono di ogni dimensione e materia, da piccole a enormi.
Neppure i sovietici sono riusciti ad annientarla. Ci hanno provato tre volte e altrettante è risorta.
Li guardò in volto come se aspettasse una loro reazione e, non ottenendola, riprese:
Voi non sapete cosa significhi tutto questo dolore, il peso che ogni croce porta non è solo materiale, per sostenere quello basta la terra. Ma il peso interiore, quello che gli altri non vedono, che non si legge sul viso, il dolore completo, dell’abbandono, dell’ultimo respiro esalato in solitudine, senza la certezza di un Dio, chi lo sostiene?
Mentre parlava sembrava che somigliasse a Regin, sempre di più. Di lei aveva l’atteggiamento di sfida, la finta timidezza. Aveva la stessa fossetta alla base del mento, uguale modo di muovere le mani e di contrarre leggermente la mandibola, come faceva Regin quando era nervosa.
Cosa significa questo? Di tutti i posti dove sono stato, questo non lo conoscevo, è forse una colpa? – chiese quasi risentito il signor Dumont.
La lasci parlare, è la figlia di Regin!
Ma com’è possibile? Non può essere! – scattò in piedi, mostrando un’imprevedibile agilità.
Mia madre era sempre in giro per concerti, ho vissuto con mio nonno fino a quando, maggiorenne, ho deciso di cercare il mio passato. Non ha voluto che conoscessi il nome di mio padre, diceva che poteva essere morto o che non voleva sapere niente di me, che poi è la stessa cosa.
Non è così, ti assicuro! Non sapevo che Regin aspettasse un bambino, mi sarei occupato di te anche se tu non fossi stata figlia mia!
Come se non avesse ascoltato, Karim continuò: – Mia madre, poco prima di morire, ha deposto tre croci sulla collina con i vostri nomi e così le ho chiesto chi foste e cosa era successo. Quando è morta, per un male incurabile, ho pianto meditando vendetta.
È stato semplice farmi assumere dall’uomo che aveva arbitrato la partita. Lo so, è assurdo, ma a distanza di tre anni non mi sbagliavo!
Un sorriso compiaciuto le illuminò il viso, quando continuò:
Avrei potuto aspettare tutta la vita il vostro incontro, ho giocato contro l'assurdo, l'imprevedibile, l'inaspettato e incredibilmente ho vinto. Ho imparato, dal gioco degli scacchi, ad avere pazienza, a prevedere la mossa dell’avversario con freddezza, distacco, superiorità. Perché con gli errori degli altri si vince, non è vero, signor Pettersen?
Sentir pronunciare il suo nome dalla ragazza gli procurò un brivido lungo la schiena.
Siamo tutte pedine della stessa partita, ma nessuno considera mai i pezzi insignificanti. Anche un pedone può essere promosso e dare scacco matto al re, se c'è la regina che gli copre le spalle, rise, ma di una risata amara, piena di rancore.
Senza aspettare repliche si avvicinò alla scrivania. In una mano teneva la foto. Nell' altra stringeva una chiave con cui aprì la bacheca. Alzando il vetro, contrasse appena la mandibola. Sollevò con delicatezza la scacchiera in legno e i piccoli pezzi in avorio.
Era un esemplare unico. Si fermò a guardarlo, con gentilezza quasi avesse timore di sciuparlo. Dalla libreria prese la valigetta, che sembrava fatta apposta per contenerla, e dispose ogni cosa con cura.
Ma cosa fai?
Voltandosi e inchiodandoli entrambi con lo sguardo disse: È appartenuta a Dante Alighieri, il poeta! Spolverare fa venire alla luce molte sorprese. Anche lui giocava a scacchi, con il suo amico Cavalcanti. Dicevano fosse perduta, smarrita chi sa dove, ma la certificazione che l’accompagna non mente. Non so come lei, signor Dumont, sia entrato in possesso e non mi interessa. Ho deciso che mi appartiene! Un risarcimento per le mie sofferenze? Chiamiamolo così!
Non ti permetto di…
La lasci fare, lo bloccò Pettersen, tenendolo per un braccio, – non ha sentito quello che ha detto? Il giusto risarcimento a tutta la sofferenza subita. Accetti anche lei, come me, la sconfitta.
Karim chiuse con uno scatto metallico la valigetta. Senza voltarsi uscì dal salotto e, accompagnata dal ticchettio delle scarpe, chiuse dietro di sé la porta di casa.

2La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 05, 2022 1:38 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto interessante. Forse un po' cervellotica questa ossessione di ricerca da parte del protagonista e di attesa da parte della figlia (che a un certo punto pensavo avesse avvelenato le tazze di tè, invece si "limita" a prendere la scacchiera di Dante), però risulta il tutto molto intrigante. Molto descrittiva la parte iniziale, maniacale nel dettaglio, anche se non appesantisce particolarmente la lettura, che certamente risulta più scorrevole nella parte dialogata.
Il risultato è un racconto piacevole, psicologico, con atmosfere molto ben caratterizzate. Particolare il paletto del luogo che non c'è ma è comunque molto presente.
Titolo eccezionale e azzeccatissimo.
Un ottimo lavoro.
Grazie.

3La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mer Lug 06, 2022 6:37 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore.
Il tuo pezzo mi ha colpito molto. Ha come pregio il fatto che l’intero racconto si svolga in salotto, dato il must del contest. L’arbitro è indiscusso protagonista. Un po’ meno forte il paletto dell’ambientazione spaziale, che risulta comunque rispettato.
La trama è un po’ complicata nella sua semplicità, probabilmente perché è un po’ faticoso capire dove vuoi condurre il tuo lettore. Poi, una volta arrivati, tutto sembra più chiaro, ma ti confesso che ho avuto qualche difficoltà alla prima lettura, anche perché poi il finale arriva completamente inaspettato.
Mi ha destabilizzato un po’ l’ambientazione parigina, quando mi aspettavo la Lituania o l’Australia, eh eh…
Ti segnalo diversi errori di punteggiatura, che in alcuni passaggi confondono un po’ il normale svolgimento della lettura.
Un ultimo complimento te lo rivolgo per il titolo: suggestivo e azzeccatissimo.
È un racconto che ha bisogno di sedimentare un po’ nella testa del lettore. Valido, ma che probabilmente soffrirà un po’ un contest con tanti racconti più immediati…
Ciononostante, i miei complimenti!
Alla prossima!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

4La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Gio Lug 07, 2022 9:52 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Che racconto. Molto particolare. 
La storia è abbastanza credibile, ma che l’arbitraggio di una partita a scacchi possa aver determinato eventi così dolorosi non riesco ad apprezzarlo fino in fondo. Forse perché non ho lo spirito della giocatrice di scacchi e non so fino a che punto possa arrivare il coinvolgimento emotivo. E questo è un aspetto. L’altro aspetto è la rivelazione della vera identità  della badante e ancor più del piano di vendetta da lei messo in atto. Cerco di spiegarmi.
Il racconto è squilibrato nella struttura. Un terzo del narrato è dedicato alle descrizioni iniziali peraltro davvero suggestive e molto evocative. Dalla seconda parte della narrazione tutto diventa affrettato, i dialoghi non sono così naturali come all’inizio e contengono una quantità di info che sono destinate al lettore ma hanno il gusto di artefatto e sembra che l’autore intervenga col proprio pensiero. Ad esempio:
Voi non sapete cosa significhi tutto questo dolore, il peso che ogni croce porta non è solo materiale, per sostenere quello basta la terra. Ma il peso interiore, quello che gli altri non vedono, che non si legge sul viso, il dolore completo, dell’abbandono, dell’ultimo respiro esalato in solitudine, senza la certezza di un Dio, chi lo sostiene?


Oppure questa:



Come ogni nostra scelta o decisione determini le scelte e le mosse degli altri. Perché noi siamo arbitri del destino di quanti incontriamo e della sorte di altre persone a noi sconosciute.


È un esempio ma la parte finale del racconto è tutta su questa falsariga. 
In definitiva, accolgo la frase del vecchio avvocato arbitro:

Penso che sia così per tutti, – ammise amaramente l'avvocato, – ma che io possa aver determinato la sorte di voi tre ragazzi, questo non lo credo possibile.
Racconto sofisticato, descrizioni eccellenti, atmosfera iniziale davvero coinvolgente. Il resto mi lascia non completamente soddisfatta per i motivi che ho cercato di evidenziarti. 
Con un maggior respiro e mantenendo lo splendido ritmo iniziale per tutto il narrato, sono convinta che ne verrebbe fuori un capolavoro. Mi ha ricordato le atmosfere di un film che ho amato molto “La migliore offerta”. Non per il tema ovviamente ma per quella lentezza carica di bellezza.
Un lavoro che ha un alto potenziale non del tutto espresso.

5La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Gio Lug 07, 2022 11:37 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

L’aspetto che mi ha colpito di più nel racconto è l’utilizzo del gioco degli scacchi, più volte richiamato, sia per la sua presenza reale nella storia , sia per un uso metaforico che ne hai fatto, fino dal titolo stesso che mi è parso molto calzante.
Il pezzo è carico di atmosfera, con quel filo di mistero che, svelato con gradualità, tiene agganciato il lettore; almeno è quello che è successo a me.
A fronte di questi indubbi pregi, ho trovato la parte introduttiva iniziale, troppo descrittiva. Ti sei soffermato molto a lungo su una descrizione ambientale non del tutto funzionale alla vicenda.
Ho riscontrato un altro punto critico nella presenza ripetuta di situazioni straordinarie e complesse che, singolarmente potrebbero avere una certa plausibilità, ma l’insieme di esse, in un racconto breve, fanno perdere credibilità alla narrazione:
- la ragazza incerta fra l’amore dei due giovani, i quali decidono, quasi se fosse un bene mobile, di giocarsela a scacchi;
- il rimorso per aver battuto l’amico è tale che Cristoffer decide di morire insieme all’amico, salvo poi ripensarci con esiti comunque letali;
- Regin che decide di farsi assumere dall’avvocato prevedendo che prima o poi Cristoffer si sarebbe fatto vivo;
- la responsabilizzazione francamente eccessiva, sia da parte di Regin che di Cristoffer, dell’arbitro di quella partita a scacchi;
- la sottrazione, per vendetta, della scacchiera su cui avevano giocato addirittura Dante e Cavalcanti.
Il tutto insieme mi è parso eccessivo.
Ti segnalo, infine: “era un vecchio avanti negli anni “ è un’inutile precisazione.

6La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Ven Lug 08, 2022 11:23 am

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Parto dal titolo: Il migliore del contest. Il titolo è il biglietto da visita dei nostri racconti, per me a volte la parte più difficile.
Una scrittura buona, sicuramente esperta. Un linguaggio abbastanza in linea con i personaggi.
Lo svolgimento non rispetta le proporzioni. Un inizio troppo descrittivo, va bene immergere il lettore nell'ambiente ma senza esagerare, si rischia la noia.
la storia è interessante ma frettolosa, hai perso troppo tempo con l'introduzione a discapito della chiusura. 
Perché Karim non ha cercato direttamente il padre, o presunto tale, visto che la madre gli rivela il nome? Che senso ha cercare l'arbitro? Come faceva ad essere sicura che Pettersen sarebbe venuto a trovarlo? Chi le ha detto che non fosse già andato prima del suo arrivo in quella casa?.
Insomma troppi quesiti senza risposta.
E poi finalmente lui arriva e le i che fa? si porta via la scacchiera di Dante come risarcimento. Dov'è la sua rabbia, la sua voglia di vendetta?
La parte centrale è sicuramente più equilibrata anche se non ho capito perché volesse morire insieme all'amico.
Troppi quesiti non risolti, va bene i finali aperti e lasciare libero l'immaginazione del lettore ma qui è troppo.
A rileggerci

7La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Ven Lug 08, 2022 5:38 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

E' molto interessante come lettura, anche se un po' arzigogolata (Finalmente la sua 'sta parola antica) e quasi artefatta. La trama è abbastanza labile. Magari nel mondo degli scacchi potrebbe essere plausibile (Vedi le stravaganze del povero Fisher) però anche lì... che una aspetti parecchi anni per mettere in atto una vendetta (speravo li avvelenasse col tè) portandosi via una scacchiera medioevale... non mi ha proprio convinto. Però ti devo ringraziare per avermi fatto conoscere che Dante giocava a scacchi. Quando s'impara qualcosa tutto diventa più valido.

8La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Ven Lug 08, 2022 7:48 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è un racconto con pregi e difetti, imperfetto, ma decisamente affascinante.
Io non amo le descrizioni lunghe, le ritengo superflue, mi annoiano, eppure in questo caso non mi hanno dato particolarmente fastidio. Avrei preferito fossero un pò meno, però allo stesso tempo non mi è dispiaciuto leggerle.
La trama è interessante anche se un pò troppo ardita.
Voglio dire, io ti ho seguito con piacere, sono stato al tuo gioco, però la motivazione addotta da Kristoffer, la colpa data all'arbitro, mi pare ingenerosa e totalmente gratuita.
Allora i giocatori della nazionale di calcio cosa avrebbero dovuto fare all'arbitro Moreno? Lo dovevano squartare. Oppure, visto che erano in Giappone, si sarebbero dovuti immolare in un seppuku collettivo. Poi come già hanno notato gli altri altre cose, come gli infodump di Karim quando descrive la collina delle croci, solo per il fatto che la cosa non suona proprio naturale. Oppure il pianificare una vendetta senza neppure sapere se e quando si sarebbe consumata, vendetta che poi si traduce nel furto di una preziosa scacchiera. Che poi sono chiesto, non era più logico che la ragazza ce l'avesse con Kristoffer piuttosto che col povero arbitro? Ripeto, io nell'arbitro ci vedo zero colpe, non era neppure a conoscenza della scommessa sportiva dei due contendenti e presumo che i due non se li sia cagati neanche più di tanto.
Eppure, nonostante queste imperfezioni, queste licenze poetiche di trama, chiamiamole così, il racconto l'ho apprezzato come detto per il suo fascino, per la sua eleganza di fondo.
Bello il titolo.

9La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Dom Lug 10, 2022 9:30 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ma quanto mi piace come scrivi e descrivi.
La parte iniziale del racconto è la più bella, la più accogliente. Mi sembra di sentirlo il rumore degli ingranaggi dell'ascensore. mi sembra di vederla la ragazza che apre e l'anziano che con timida cortesia appare.
Ti sei nutrito con buone letture, amico scrittore, si sente.
La storia la conosci meglio di me e non mi va di ripetertela.
Ci tornerò sopra, ma solo per aggiungere complimenti.
Questo non è il solito abbraccio, quello che concedo a tutti, è più forte.
Viva i tetti di Parigi.

10La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Lun Lug 11, 2022 11:27 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

In un racconto ben scritto in generale, segnalo soltanto quanto segue:

"Alle pareti erano appesi quadri di epoche diverse, una laguna di Venezia"


"Alle pareti erano appesi quadri di epoche diverse: una laguna di Venezia"

 
Avrei messo : anziché , dato che segue l'elenco dei quadri.






"Era un vecchio avanti negli anni,"


già segnalato da  @Danilo Nucci, anche a me è sembrata una precisazione superflua poiché stona con il registro di tutto il racconto. Si nota.


 
"Aveva un corpo slanciato, la pelle chiarissima un portamento regale,"


Manca una ,


 
"Regin era mia ma, senza Adrian, il suo amore per lei non aveva più senso."


Dunque, con la morte di Adrian, Cristoffer poteva avere Regin tutta per sé, ma senza il rivale di sempre il suo amore per lei non aveva più senso. 


Oppure,


con la morte di Adrian muore con lui anche il suo amore per Regin, tutto in favore di Cristoffer che però venendo meno la sfida perpetua, sente di non amare più Regin.


Oppure,


Regin, venendo meno uno dei due spasimanti, diventa un obiettivo inutile, che il rimanente Cristoffer non si sente più di raggiungere.


"il suo amore per lei", isolato nel contesto, mi ha creato tutti 'sti dubbi.


Ti sei soffermato molto, Autore, sulla descrizione degli ambienti nel quale si svolge il racconto. Lo stesso, anche se con meno dovizia di particolari, hai fatto descrivendo i tuoi personaggi. Bisogna darti atto del rischio che hai corso: da possibile effetto "allungare il brodo" a pregio consistente, determinante per me, nella composizione del testo.

Dico questo perché non v'è dubbio sull'originalità della trama, che probabilmente è essa stessa una partita di scacchi (non conosco il gioco quindi brancolo un po' nel buio), però devo essere sincero, la "vendetta" così calcolata di Karim nei confronti di Dumont e Cristoffer, mi è sembrata un poco forzata se considerata nell'insieme del racconto. Cerco di spiegarmi: la trama denota abilità nel condurre il lettore verso un determinato culmine, ma il rivelamento del vero "ruolo" di Karim sembra, passami il termine, esagerato in un racconto dove trionfa la pazienza di una partita scacchi.

Spero di essere riuscito a esprimere chiaramente ciò che il testo mi ha suscitato. E che comunque mi ha affascinato per descrizioni e spunti di riflessione.

Grazie

11La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 12, 2022 7:23 am

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Un racconto sofisticato e ricco. Le descrizioni degli ambienti, Parigi, La Divina Commedia, Gustave Dorè, La scacchiera di Dante: tutto concorre a creare un’atmosfera di raffinata cultura perfettamente adatta a un racconto sugli scacchi. Complimenti. I racconti scacchistici mi piacciono sempre anche se, da quando i programmi sono diventanti definitivamente più bravi degli umani, gli scacchi hanno perso parte del loro fascino.
La scrittura è molto buona, ti avvolge e accompagna nella narrazione.
La storia è un po’ contorta, ma il ménage à trois è egregiamente rappresentato.
Il finale invece l’ho trovato un po’ debole. Il colpo di scena di Karim figlia di Regin non è dirompente come poteva essere, forse perché annunciato da Dumont e non detto direttamente da Karin. La vendetta poi mi è sembrata non in linea con le motivazioni e i sentimenti di Karin, e per questo non abbastanza chiara e forte.
Nel complesso non male, per niente.

12La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 12, 2022 12:56 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Certo non è paragonabile a “La mossa del cavallo”, ma il racconto a me è piaciuto.
Le descrizioni minuziose sembrano trasportarti dentro un quadro: non stancano, anzi creano i colori e le sfumature del dipinto.
Si vive l’atmosfera dell’incontro, il risvolto psicologico dei personaggi.
Poi, c’è qualche forzatura di troppo? Qualcosa di troppo costruito o poco credibile? Sì, ma quando lo spazio è quello che è, spesso o si esagera un po’ o si crea qualcosa di un po’ piatto.

13La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 12, 2022 1:33 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Di questo racconto quello che, almeno a me, appare chiaro, è la folle scommessa della ragazza. 
La sua sfida personale con il destino.


…ho giocato contro l'assurdo, l'imprevedibile, l'inaspettato e incredibilmente ho vinto


Leggo di un’amicizia malata, di persone instabili psicologicamente. Non è normale la devozione verso Regin da parte dei due ragazzi, un amore che si rivela inutile quando cessa la competizione.
È chiaro, a Karim non importa niente di trovare un padre, di vendicarsi anche dell’arbitro, poveretto, perché avrebbe dovuto ucciderlo?
Lei “sfidava” il caso, scommetteva che Kristoffer sarebbe passato da lì, da quell’appartamento parigino. Quante probabilità aveva che la cosa si avverasse?


Avrei potuto aspettare tutta la vita il vostro incontro


E la sua lunga attesa, tre anni, non è stata vana.

14La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mer Lug 13, 2022 3:37 pm

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto affasciante nella sua scrittura ma che non riesco ad apprezzare fino in fondo. 
Lo stile di scrittura è veramente bello. Mi piacciono queste descrizioni così accurate che creano una giusta atmosfera ma le preferisco di certo in un contesto più ampio. 
Il mio problema con questo racconto è che non mi sembra credibile e in un racconto così vivido nelle sue descrizioni necessita di una credibilità anche narrativa. Almeno per me. 
la cosa che ho trovato più inverosimile è la partita a scacchi in se. Loro si contendono l'amore di una donna in una partita a scacchi. Kristoffer vince poi mentre è in macchina con Adrien pensa al loro suicidio e alla fine fanno un'incidente in cui a morire è proprio Adrien. 
Scusa ma non riesco a crederci. In più, come se non bastasse alla fine, totalmente inaspettato arriva il colpo di scena. Anche in quel caso non lo trovo credibile. 
Ho letto questo testo ieri, ma lo commento solo oggi. Sedimentando tutta la notte sono riuscito a darmi una sorta di spiegazione a questa cosa della credibilità. 
Tutto sta nella lunghezza del racconto. se gli stessi fatti fossero inseriti in un libro sicuramente questa sensazione si sarebbe smorzata.

15La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Sab Lug 16, 2022 11:23 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao Aut-

Trovo poco plausibile la trama, troppe coincidenze per il mio gusto personale. Soprattutto mi risulta difficile credere che Karim avrebbe incontrato insieme Kristoffer e Albert. Inoltre attende questo incontro, ma apparentemente si vendica solo di Albert sottraendogli un oggetto di valore; non vedo vendette nei confronti di Kristoffer. Inoltre Kristoffer mi sembra che dia subito per scontato di essere lui il padre di Karim, quando in realtà poteva essere Adrian (forse mi sono perso un pezzo nella lettura).
Ti segnalo inoltre che Kristoffer si presenta due volte. I convenevoli sono difficili da trattare perché sai che ci sono e il lettore si accorge se li salti, ma spesso non servono a nulla dal punto di vista narrativo. Un suggerimento potrebbe essere quello di scrivere semplicemente "e si presentano" senza dilungarsi nei dettagli.
Dal punto di vista del lessico non segnalo nulla perché la lettura scorre.
Mi è piaciuta molto la parte della trama in cui i due amici si contendono l'amore di una donna senza coinvolgere la donna stessa; dice molto sul carattere di Kristoffer e Adrian, ma anche qui mi cade la trama nel momento in cui scopro che uno dei due in realtà aveva una relazione anche carnale con Regin. Mi spiego: nonostante la relazione, Kristoffer accetta comunque di giocare la partita e questa cosa mi suona orribile, però questo aspetto non viene approfondito e la vendetta di Karim comunque colpisce solo Albert.
I paletti mi sembrano tutti rispettati, in particolare ho trovato originale il modo in cui hai inserito Kryžių Kalnas.
Grazie e alla prossima.


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16La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Dom Lug 17, 2022 1:02 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Storia complessa, forse troppo. E se vogliamo poco credibile. Si sarebbe potuta reggere se la dimensione  psicologica dei personaggi fosse stata altrettanto complessa e profonda. In realtà, non da l’impressione di esserlo.
Questo sbilanciamento fra vicenda pesante e personaggi leggeri, non permette al racconto di decollare.
Da apprezzare la fluidità dei dialoghi e una scrittura matura e di buon livello.

17La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Dom Lug 17, 2022 5:24 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

beh, l'idea di base è buona, lo sviluppo non più di tanto.
il racconto affascina e colpisce il lettore, questo sì, ma ci sono tante cose che non mi quadrano.
che l'arbitro di una partita di scacchi possa decidere il destino di tre persone è alquanto anomalo, anche se può capitare di tutto.
che Karim si al servizio dell'arbitr da anni e attenda la visita di Pattersen, sicura che avverrà, è altrettanto anomalo.
come lo è la sua vendetta e il risarcimento che si dona.
insomma, ci sono parecchi punti invrosimili, perlomeno dal mio punto di vista.
ci sono alcuni refusi e suggerirei una revisione della punteggiatura. togliere un po' di virgole in eccesso e mettere qualche punto agevolerebbe la lettura.
bello il titolo.


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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18La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Dom Lug 17, 2022 6:18 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto che scorre su due binari, uno dei quali mi convinto pienamente, l’altro che invece mi ha lasciata molto perplessa.
I paletti: il salotto gestito egregiamente, la collina delle croci l’ho vista forzata allo step, con l’escamotage delle origini di Regin.
Il genere: non saprei a quale genere legarlo. Fosse stato scritto in prima persona da Kristoffer, poteva essere lo stralcio di un’autobiografia o di un diario. E perché no la lettera a un amico.
Da una parte è un racconto raffinato: descrizioni efficaci affidate a tanti piccoli dettagli per rendere l’idea dei protagonisti, l’intimità di una stanza in cui tante suppellettili aiutano la memoria non perdere i ricordi. Una prima parte davvero curata.
con il pudore di chi non vuole intromettersi nelle cose intime di uno sconosciuto.== Sono tornata su questa frase per una incongruenza: se fossero davvero cose intime, non sarebbero in bella mostra in una stanza in cui viene accolto uno sconosciuto.
Così come, oltre, …e si allontanò senza fare nessun rumore – si è annunciata per il ticchettio dei tacchi e ora esce senza fa rumore…
 
È chiaro che il voler riportare Dumont a quella partita ha un suo scopo ed è proprio lo scopo, ma il risultato, che mi vede scettica.
Se da un lato è accettabile che una partita possa avere una posta alta, dall’altro trovo piuttosto esagerato, anche se non improbabile, che questa sia una donna, anzi l’amore di una donna. Questo mi ha disturbato, anche per la collocazione temporale della storia. Sa ancora di duello, di “maschio” e non di uomo. Inoltre una donna, pur volendo bene ad entrambi, intelligente e consapevole della sua epoca, non amerebbe a bacchetta un uomo solo perché “la” vince a scacchi. Sarebbe come ammettere di essere un oggetto e di non saper decidere.
Così come trovo esagerato che Kristoffer pensi di morire assieme al suo amico per l’esito della partita e quel che ne è conseguito. A questo punto entrambi sono dei deboli: il primo non sa accettare una sconfitta, il secondo gestire una vittoria che pur con il suo lato oscuro, è sempre una vittoria.
È proprio per questi punti che trovo l’arbitro (visivamente ci ho visto un Donald Sutherland odierno) tirato dentro per i capelli: ha arbitrato correttamente in una partita tra adulti, intelligenti e quindi potenzialmente preparati ad affrontarne l’esito. La presenza di una posta non avrebbe inciso sul suo dovere di arbitro, semmai avrebbe potuto – se conosciuta – essere motivo di non far giocare quella partita assurda. Quindi perché incolparlo? Per quello che il destino ha riservato ai due amici?
Così come mi è parsa troppo romanzata la sicurezza di Karim che le cose sarebbero andate in un certo modo: quali appigli aveva per sapere che Kristoffer avrebbe contattato il vecchio arbitro? Col suo appropriarsi della scacchiera, anche qui è l’arbitro che fa le spese per qualcosa di cui non è responsabile. E può un oggetto prezioso essere di risarcimento morale? Tenerla in casa equivale a rinnovare l'astio e il dolore, venderla dare un valore a un dolore.

Quindi anche se il racconto è scritto bene (salvo alcune note), con un buon lessico e di base ci sia una storia interessante, manca di credibilità legata al contesto della vicenda, che deve comunque avere un testo del genere.
Il finale è quasi affrettato, affidato a un lungo discorso della ragazza, di cui è comprensibile l’atteggiamento, ma è troppo legato al voler inserire la collina. Qui lo alleggerirei, invogliando magari il lettore a informarsi che luogo sia.
Mi sento di dire che è potrebbe essere invece un’ottima base per un racconto molto più lungo, quand’anche un romanzo, in cui sviluppare adeguatamente le vicende dei due amici, la vita di Regin dopo la rottura dell’amicizia, il suo diventare madre, le ricerche della ragazza e le sue motivazioni per arrivare al finale. Penso che la Penna ne sia in grado.

 
Alcune delle mie note si rifanno a punteggiatura mancante o non corretta: la rilettura a mezza voce a volte aiuta.
I dialoghi, anche se ben organizzati, rendono necessario spesso andare a ritroso per capire chi sta parlando.
Se ha pazienza le racconto dall'inizio: non ci vorrà molto, è una storia breve — avrei messo un segno di punteggiatura
ma mi parli di lei. – ma al personaggio non fai dire nulla di sé, dopo questo invito, partendo invece dall’amicizia con Adrian
…posta era alta. Lo sa bene lei, lo stress per la competizione fa fare errori – anche qui manca un segno di punteggiatura: con un punto metti bene in chiaro i due concetti: la posta e lo stress.
è sempre stato più debole: aveva colori troppo… qui ci stanno i due punti, visto che poi passi a un elenco di dettagli.
 
In alcuni punti dopo i tre puntini di sospensione manca lo spazio.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A Arunachala garba questo messaggio

19La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 19, 2022 10:07 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ho trovato il racconto poco credibile.
A parte l'insensatezza di mettere come premio di una partita a scacchi l'amore di una donna (atteggiamento da "maschio" forse compatibile con il carattere di Kristoffer ma poco consono alle particolarità che ci vengono rivelate di Adrian), ci sono troppe situazioni lasciate al caso, a cominciare dall'incontro fra il giocatore e l'arbitro, un incontro che, come riconosce la stessa Karim, "Avrei potuto aspettare tutta la vita".
Poco plausibile anche il desiderio di Kristoffer di "farla finita con lui" (che forse sarebbe suonato meglio "farla finita insieme a lui") seguito da un repentino ripensamento.
E anche la partita stessa diventa in pratica ininfluente, dato che Regin una sua scelta l'aveva fatta (scelta dalla quale poi nascerà Karim).
Poi, il tema della doppia vendetta: Kristoffer vuole che anche Dumont conosca "la sofferenza che aveva generato"; Karim vuole "Il giusto risarcimento a tutta la sofferenza subita". Ma entrambe le vendette risultano incomplete, dimezzate. Dumont sembra essere l'unico che paga, ma non certo in termini morali o di "sofferenza", visto che il "giusto risarcimento" è solo un bene materiale: l'antica scacchiera. È più probabile, in fin dei conti, un senso di sollievo per entrambi, per essersela cavata così a buon mercato...
La scrittura è buona, ma piuttosto imprecisa nell'uso della punteggiatura (davvero eccessivo l'uso dei punti esclamativi) e a volte abbonda di particolari descrittivi di scarsa utilità.
Direi che l'autore è riuscito a creare delle aspettative, ma tali aspettative sono state purtroppo disattese.
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

20La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Lun Lug 25, 2022 10:40 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Errori/refusi: praticamente nulla, segnalo soltanto
Se ha pazienza le racconto dall'inizio non ci vorrà molto, è una storia breve.
mi sembra che manchi della punteggiatura dopo "dall'inizio".
Non so come lei, signor Dumont, ne sia entrato in possesso
La scrittura è molto elegante, perfettamente calata nel tipo di racconto presentato anche se rischia di risultare ridondante: ad esempio la descrizione iniziale che va da "Del resto (...)" a ""l'incontrastata protagonista" è, a mio parere, eccessivamente lunga.
Infine non mi è piaciuta questa frase:
Gli doveva essere affiorato il tempo di una vita passata
Paletti
La stanza: un racconto che si svolge interamente in salotto, più di così...
Personaggio: l'arbitro è protagonista del racconto, uno degli arbitri più importanti di tutto lo step
Luogo: la collina delle croci appare in questo racconto un po' ai margini, soprattutto se paragonata ad altri racconti.
Nel complesso direi bene i paletti, ben amalgamati e inseriti "naturalmente" nella trama.
Perché sì: per l'eleganza della scrittura che crea l'atmosfera adatta al tipo di racconto che mi viene da definire "british"; per l'originalità della trama e per come l'hai saputa condurre dall'inizio alla fine senza tentennamenti.
Perché no: per lo stesso motivo appena detto, il racconto non mi ha convinto ne coinvolto, forse le coincidenze sono eccessive e finiscono per togliere credibilità a tutta la storia; forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso, diciamo così, è stata la scacchiera di Dante Alighieri. Io avrei evitato questo particolare trovando un modo più semplice di portare a termine la vendetta di Karim.
Per questa volta non ti candido alla mia cinquina, ma la tua scrittura solida di permetterà di prendere sicuramente voti e apprezzamenti.


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21La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Mar Lug 26, 2022 12:16 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Devo accodarmi al trenino di commentatori che non hanno trovato molto plausibili le varie soluzioni narrative che sono state proposte in questo testo.
A cominciare dal ruolo di Regin, che fa una roba non proprio da donna facendo due cose: lasciandosi mettere in palio in una partita a scacchi e, pure, oscillando tra l'amare l'uno e l'altro dei due norvegesi, nessuno dei quali sembra brillare per carattere o personalità, anzi.

In secondo luogo, ma è sempre una mia impressione esterna, è difficile che un simile triangolo duri nel tempo. E' troppo alto il rischio che almeno uno dei tre vertici si spezzi, in maniera più o meno dolorosa/sanguinosa, sotto uno degli imperativi emotivi classici:
- lei è mia e tu devi sparire;
- se lei non sarà mia allora non sarà di nessun altro;
- ciao belli, ho conosciuto RAGNAR che c'ha due bicipiti così.

L'altro aspetto è il tentativo di suicidio di Kristoffer (quel "farla finita con lui" comunque fa davvero pensare che Krist. voglia uccidere l'amico).
Okay, i nordici hanno una tendenza al suicidio che è maggiore degli altri, però questa cosa, abbinata al punto sopra, secondo me non regge.

La rivelazione finale di Karim (nome che credevo maschile e perdipiù arabo/marocchino, per cui quando hai menzionato una ragazza bionda ci sono rimasto male) va sulla falsariga.
Lei ha puntato tutte le carte su un incontro che, nella migliore delle ipotesi, poteva essere già avvenuto secoli prima.
Stride.
Il fatto stesso che Krist. si muova solo dopo così tanto tempo non è molto verosimile, per me, al di là della motivazione che ne dà. Se il suo scopo era far provare tristezza e rimorso all'arbitro, tanto valeva farlo quando c'era ancora molto tempo davanti, non quando è ormai vecchio e lontano il ricordo dei fatti.

E poi veniamo al discorso Karim, che dovrebbe ricongiungere i pezzi ma, secondo me, crea ancora più interstizi critici.
Non sappiamo con certezza se Krist. sia suo padre, anche se è probabile.
Io avrei detto di no, perché sennò si invalida tutto il castello costruito prima, ma gli altri commentatori mi hanno messo la pulce.
Poniamo che lo sia.
Se hanno copulato, santissimocielo, ma perché cavolo allora giocarsi Regin con una partita a scacchi? Forse Krist. voleva, convinto di vincere il match, giustificare in qualche modo "ufficiale" il suo diritto (già riscosso) sulla ragazza.
Ma tutto questo non è neppure accennato nel testo, e sarebbe stato importante.
Oppure, Regin è stata messa incinta DOPO la morte di Adrian, come un altro spezzone suggerisce.
Nel caso, vedi qui sotto.

Oltretutto la tragica scomparsa di Adrian e il successivo abbandono di Regin da parte di Krist. ci fa capire che l'amicizia era più importante, per lui, dell'amore verso di lei.
Un'amore basato sulla competizione contro Adrian.
Insomma, non è facile.

Tutto questo popò di roba viene scaricato sia da Krist. che dalla (erede di) Regin su chi? Sul povero arbitro.
Che nell'ottica dei due personaggi deve addossarsi la responsabilità di, e pagare per:
- il fatto che Krist. abbia deciso di giocarsi una donna con una partita a scacchi;
- il fatto che Krist. abbia vinto quella partita, a causa del nervosismo di Adrian, ma avrebbe potuto vincerla anche sul campo e la storia sarebbe andata uguale, probabilmente;
- il fatto che Adrian sia debole e non sappia gestire la sconfitta, nonché Krist. sia a sua volta molto labile e non sappia accettare la vittoria, cosa che porta a un tentativo di suicidio che finisce in tragedia;
- il fatto che Regin abbia vissuto da sola tutta la vita e si sia cresciuta una figlia abbandonata dal padre (probabilmente Krist.) a causa della labilità del padre stesso e del suo vecchio rivale d'amore.

Ecco.
Cioè, no, dai.
Non dico che sia irrealistico, c'è veramente gente che ragiona così là fuori, ma è triste. Cioè fa uscire malissimo tutti quanti e il vecchio arbitro risulta l'unico personaggio "buono" dell'intera vicenda.
Nonché l'unico che paga materialmente le sue colpe. Che NON sono sue colpe, peraltro.

La vendetta di Karim è quella che mette in bilico alcuni dei passaggi logici descritti sopra.
Anche io avevo pensato che il tè fosse avvelenato, e invece no, Karim si frega la scacchiera, uscendone veramente come una ladra di polli molto materialista.
Quello è il passaggio che mi fa dubitare che Krist. sia suo padre, tra l'altro: Karim gli butta lì una mezza frase sulle responsabilità paterne e poi non lo calcola più in assoluto, concentrandosi solo sul punire e colpevolizzare (a ridaje) l'arbitro.
Ma se quello è il padre che ha abbandonato te e tua madre rovinandole la vita, ma vuoi odiarlo almeno un po'? Vuoi vendicarti anche di lui?
Invece no, zero, manco se lo calcola più.
Il suo scopo diventa rubare platealmente la scacchiera preziosa del già citato (cornuto e mazziato) arbitro.
Perdipiù senza un piano di fuga, cioé, Krist. poteva anche realisticamente alzarsi e darle due sberle paterne con frase a effetto tipo "ah, maleducata!"
Invece si limita a fermare il vecchio ammonendolo di accettare la sconfitta come lui stesso ha fatto.
...
Ma quale sconfitta?
Hai mollato TU Regin e sua futura figlia!
Hai accoppato TU Adrian!
E lo hai fatto per scelta, mannaggia a te, che cavolo di sconfitta hai accettato? Hai dato forfait senza giocare!
E l'arbitro non ha fatto niente di male e tu gli fai pure fregare la scacchiera deluxe?
Ecchecavolo. Cornuto e mazziato.

Ribadisco: non è impossibile che le persone ragionino così, affatto, ma non so se tu autore volevi veramente che i tuoi personaggi apparissero così meschini e abietti.
Ho qualche dubbio in merito.

In tutto questo, comunque, io penso che il vero cattivo, la vera brutta persona, sia Regin.
L'idea che me ne sono fatto è che Regin sia un po' una di quelle donne vampiro, che prendono senza dare e che amano avere i cortigiani intorno.
Vado con uno, vado con l'altro, fomento la loro rivalità, e alla fine mi prendo il vincitore (oppure nessuno se collassano entrambi).

Brutta persona.

Scusa la folta disamina, autore, non voglio insegnarti nulla ma tutte queste cose mi sono saltate prepotenti all'occhio leggendo, e sviscerarle è anche un esercizio d'analisi. Se le hai suscitate è comunque qualcosa degno di nota.
Chiudo il pippone analitico/psicologico con poche parole in ogni caso positive per lo stile usato, belle le descrizioni, dialoghi così così, troppo spazio forse per i convenevoli e meno per le frasi a effetto. Nel finale soprattutto troppa didascalia a uso del lettore che rende tutto poco naturale.

Alla fine, però, i risvolti psicologici e caratteriali dei personaggi inghiottiscono tutto il resto, lasciandomi con un senso di insoddisfazione per le tante circostanze troppo particolari che la storia ha voluto condensare in così poco spazio.

A Resdei garba questo messaggio

22La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Ven Lug 29, 2022 9:26 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Credo che questa storia abbia davvero un alto potenziale, ma non credo che sia stato gestito al meglio.
La scrittura bella e decisa, il modo interessante di usare le scene mi fanno pensare a una buona gestione della struttura e della grammatica che rendono il testo molto scorrevole e con immagini ben create e interessanti.
Credo però che al punto forte della storia, ossia la psicologia dei personaggi, non sia stato dato il giusto rilievo. La storia alla fine parla di vendetta e di una verità troppo ingombrante per non essere condivisa. Gli argomenti sono davvero intensi e interessanti, ma l'autore si perde troppo a spiegare i fatti senza scendere nei meccanismi intricati che li hanno generati e degenerati.
Peccato perchè leggendo la storia non ho provato soddisfazione, non ho avuto la sensazione che giustizia sia stata fatta in alcun modo, anzi, ho percepito un accanimento immotivato contro il vecchio che non ho proprio capito. Il rapporto tra i due amici era davvero un bello spunto per crearci intorno una storia maledetta, ma rimane solo abbozzata e non si scende mai troppo nel particolare.
Troppe cose rimangono a galleggiare sul testo (non nego che mi lascia perplessa non sapere di chi sia figlia Karim e perchè lascia Krist impunito...): avrei preferito che i nodi venissero al pettine in questa intricata vicenda senza lasciare ombre. Invece ciò non accade e il piacere della lettura si sgonfia un po'.

23La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Sab Lug 30, 2022 5:57 pm

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Penna. Cominciando a leggere il tuo racconto, da subito ho avuto un bel sentire di giallo anni "50", alla Rex Stout. Mi sono soffermato, come faccio quando leggo certi libri, a cercare di cogliere nelle descrizioni qualche indizio per scoprire l'assassino. Soprattutto mi sono concentrato sulla descrizione della ragazza attendente. Proseguendo, ho perso un poco questo "atto" perché mi sono sentito un poco sbalestrato. La trama, che forse necessitava di più respiro, di colpo comincia a mancare di qualcosa. Lo "spiegone - confessione - liberazione" della ragazza non chiarisce il motivo del rincrescimento della figlia e della madre verso i personaggi e mi ha impresso, certamente non ho compreso qualcosa e te ne chiedo venia, un moto di frettolosità per giungere in tempo alla partecipazione nello step. Cara Penna, credi fortemente a questo tuo lavoro, riprendi lo perché ha un bellissimo potenziale e potrai, coi consigli di tutti, meglio equilibrarlo. Per tre quarti iltuo racconto era quasi perfetto. Il finale...lavoraci e riproponicelo, per favore. Un abbraccio.

24La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Gio Ago 04, 2022 4:35 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non lo so, racconto difficile da commentare.
Fino a quando Karim non rivela di essere la figlia di Regin non condividevo che la storia fosse riportata invece che narrata direttamente. In questo modo ovviamente il salotto diventa fondamentale: è il luogo della narrazione. Togli un uomo che racconta a un altro la sua storia e togli la necessità di farli sedere su una poltrona, uno di fronte all'altro, a ricordare il passato. Di conseguenza è un paletto che più piantato di così nel cuore del racconto non si può, anche se descrivere la vicenda mentre si svolgeva (il triangolo, la partita, l'incidente) e trovare un altro salotto a cui legare gli eventi lo avrei preferito alla soluzione che hai adottato.
La svolta di Karim mi ha dato sensazioni e aspettative ancora diverse. E forse delusioni diverse da gestire.
Assurdo, imprevedibile, inaspettato. Sono le parole che usa la ragazza e sono la parole che meglio descrivono la mia reazione a quel punto del racconto. Capisco la pazienza dello scacchista, il preparare l'arrivo di una mossa con una serie di movimenti che nascondono all'avversario le tue vere intenzioni, ma allora qui la partita a scacchi la giochi con il lettore. Questo significa vederlo un po' come un avversario? Mi chiedo se sia così o se sia solo un'impressione mia.
in ogni caso il racconto resta molto statico, molto spiegato, affidato ai ricordi ma a ricordi che non si portano dietro particolari emozioni (il tutto è molto cerebrale). Non evocano, non stimolano immedesimazione.
Di buono c'è che, salvo qualche imprecisione di punteggiatura, il livello della scrittura è molto valido, le descrizioni molto efficaci (il salotto è davvero un personaggio, quasi più dei personaggi stessi) e ogni battuta è studiata come una mossa in una partita storica rievocata da un appassionato. Che uno possa trovare la vicenda assurda, o imprevedibile nella sua evoluzione, resta il fatto che tu ci credi in modo ferreo e questo non lascia comunque scampo al lettore. Può alzare un sopracciglio, scuotere la testa e pensare tra sé e sé che non è convinto dalla piega che stanno prendendo gli eventi, ma intanto resta lì attaccato e non si muove, incantato da quanto avviene.
Pregi e difetti, come le caselle bianche e nere di una scacchiera. Gli uni forse non possono esistere senza gli altri, quindi il racconto va accettato in tutto e per tutto, con le sue luci e le sue ombre.


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La mossa del pedone Senza_10

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25La mossa del pedone Empty Re: La mossa del pedone Dom Ago 07, 2022 3:18 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Purtroppo questo racconto non mi ha convinta.
Nonostante la scrittura di alto livello, le atmosfere che hai saputo ricreare e l'ottimo utilizzo della stanza-salotto, la trama è poco plausibile e non riesco a credere alla serie di incredibili coincidenze che mettono tutti i personaggi in quel salotto per una vendetta che, sicuramente per lacune mie, non mi sembra una vera vendetta.
Non riesco a farmi convincere, e non mi sento neanche di consigliarti modifiche perché questa è la tua storia e credo sia fisiologico non poter convincere tutti i lettori. 
Resta un lavoro pregevole per tutti i fattori che ho elencato in precedenza, grazie per averlo condiviso.
Ele

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