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1I nodi di un gomitolo bugiardo Empty I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 03, 2022 10:48 am

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Admin
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Arina, dall’età ben nascosta da rughe profonde, sospirò sconsolata: la cesta dei gomitoli era quasi vuota; ne erano rimasti solo di piccoli, colorati ma inservibili nella loro pochezza, ricordi di quando le affidavano maglioni e golfini da riportare con pazienza a nuova vita. Da tempo non accadeva più: brutto segno scordarsi dei giorni in cui il poco, ora buttato con noncuranza, era tanto.
Si sedette accanto alla finestra e, un nodo dopo l’altro, ne ricavò un bel gomitolo.
Aspettando.
Aspettando che il marito, Nikolas, tornasse dal giro solitario da cui era stata bruscamente esclusa; che il gomitolo le suggerisse uno spunto per quell’arcobaleno di colori. Che il calendario appeso alla parete le prevedesse un futuro che non somigliasse troppo al passato.
Nikolas tornò dopo un paio d’ore, molto stanco e si appisolò sul divano, senza dire una parola.
Brutto segno.
Il pomeriggio si fece sera. Arina coprì il suo uomo con un plaid e una carezza, poi rimase per lunghi minuti alla finestra: un tramonto dai colori intensi faceva da sfondo a una collinetta scura e inquietante, cenni di pendii bordati non da chiome di alberi rigogliosi ma dalle sagome di migliaia di croci.
Il rosso del tramonto e il nero delle croci la fecero rabbrividire.
Le venne in aiuto il gomitolo, con l’idea di una copertina per le ginocchia di Olga che, incurante delle stagioni, vendeva rosari e croci di plastica ai piedi della collina.
La sera si fece notte: il buio si riempì del bisbigliare di mille croci portato dal vento. Brutto segno.

Quella stessa notte, a Roma, monsignor Damien Adelmi, fresco di nomina presso uno dei dicasteri vaticani, venne convocato con urgenza dal cardinal Bortsky, il cardinale segreto creato dal Papa poche settimane prima. Per tutti solo una delle tante eminenze cui inchinarsi.
La perplessità per quell’incontro notturno si trasformò ben presto in ansia:
«Il cardinale è molto irritato quindi sarà di poche parole. Lei ascolti, non replichi e obbedisca.»
Suor Enza aveva preparato con cura il salotto blu: a dispetto della raffinatezza dell’ambiente aveva sentore che per Adelmi non sarebbe stato un incontro gradevole.
La stanza era calda e un intenso profumo di gigli non bastava a coprire l’odore di vecchiaia che emanava da una figura seduta su una poltrona, davanti al camino. Un paio di lampade accese affidavano all’ombra il viso dell’uomo. Gli arredi erano lussuosi: tendaggi e tappezzerie di seta, una coppia di tansu custodiva figurine d’avorio di fattura giapponese e volumetti finemente rilegati, mentre ciotole di fine porcellana erano allineate su mensole di cristallo. Opulenza che trasmetteva distanza.
Il cardinale fu davvero di poche e taglienti parole.
«Come ha devotamente suggerito l’amico Sladkevičius, il Papa l’anno prossimo deve andare in Lituania. Di questa faccenda» un foglio passò di mano, «si occuperà il Saggio. Non importa chi sia: lui parlerà, lei ascolterà e ci riferirà. Nient’altro. Quanto tutto sarà finito, niente sarà accaduto. Legga e poi lo bruci.»
Damien passò venti minuti sotto la doccia cercando di togliersi di dosso l’odore del vecchio.
La valigia gli era già stata preparata.

Anche al maggiore Iskra Rybalko, nelle stesse ore, assieme ai dettagli di un incarico per lei molto insolito, fu consigliato di non porre domande che non avrebbero avuto risposta. Non importava chi fosse l’uomo, di certo uso al comando, che la ricevette in una dacia nascosta nella foresta, a più di due ore da Mosca.
Ebbe la certezza che di quel colloquio non sarebbe rimasta traccia:
«Penso che le sia chiara la delicatezza della questione, ma quale che sia la decisione del Saggio, verrà accettata da tutti. Questo», le allungò un paio di fogli, «è quanto ci è dato sapere su quest’uomo: troppo poco per avere sentore del suo reale potere. Preferisco non sapere altro, e le consiglio di fare altrettanto. Al suo ritorno, scorderemo tutto
Ogni cosa era già stata organizzata per consentirle di partire subito: come sempre un rifiuto non era contemplato.

«Arina, sarà l’ultima volta. Promesso.»
«Come le altre ultime volte? Quando i tuoi amici si decideranno a lasciarti in pace? Hai ottant’anni e… ah, fiato sprecato! Vecchio testardo!»
Arina pulì da cima a fondo una casa già pulita: Nikolas pensò fosse meglio occuparsi dell’orto e dei suoi libri.
Arina però aveva ragione: perché un vecchio professore avrebbe dovuto occuparsi di una faccenda così spinosa, quando c’era chi di dovere? Solo perché era stato buon amico e consigliere di Sladkevičius nei difficili anni del suo arresto? O forse per quella storia che lo legava al Movimento dei Combattenti e alla Dichiarazione del destino della Lituania? O per tutto il resto?
Ma Nikolas era stanco di avere una doppia vita: il Saggio, ora, doveva essere saggio per sé stesso.

Iskra e Damien si incontrarono ai piedi di Kryžių Kalnas: fu per entrambi una grande sorpresa che nascosero tra le pieghe di fredde presentazioni ufficiali.
La loro storia, breve ma intensa, era lontana nel tempo.
Si avviarono sul sentiero principale, assieme a pellegrini che bisbigliavano preghiere e turisti che scattavano foto, parlando sottovoce. Nonostante la bella giornata di fine settembre, l’atmosfera era tetra.
«Da due giorni mi sto chiedendo quali siano le vere ragioni di questo incontro. Davvero, Damien, un vecchio professore avrà l’ultima parola su una questione così grave? Ah, mi suona irrazionale. Tu cosa sai?» Iskra era abituata ad andare oltre le apparenze.
«Troppo poco per averne un’idea chiara. Forse tu ne sai di più su chi è il Saggio.»
«Solo a grandi linee, è una figura molto nebulosa. Insegnava all’università, in alcune occasioni deve essere intervenuto in fatti rilevanti, ma a che livello è top secret. Ritengo sia una sorta di mediatore, molto in gamba e che goda di parecchia stima.»
«Stima è dir poco. Quello che mi sto chiedendo è perché io? Tu magari, nella tua posizione, ma io? Fino a due mesi fa ero dall’altra parte del mondo.» Adelmi era ancora più perplesso.
«E ci stavi bene, in Australia?»
Che lei sapesse non lo sorprese
«Molto. È un mondo semplice e al contempo complesso. Gli aborigeni… penso che la loro fede, quale che sia il Dio in cui credono, sia più forte della mia. Sai dove mi hanno portato? Su Uluru, la roccia sacra: sono rimasto lassù diversi giorni, da solo, e soprattutto di notte, sotto cieli che non ti puoi immaginare, mi sentivo forte, più sereno. È stato pazzesco. Quello che c’è stato tra di noi, adesso è ben riposto nel cuore. Scusa…»
«Tranquillo, ho avuto anch’io la mia roccia.»
Proseguirono in silenzio fino alla casa del Saggio: modesta, orto e giardino mescolati tra loro, un gatto sulla porta. Nikolas li accolse con semplicità, Arina sospettosa e vigile.
Entrarono in una stanza dalla cui finestra si poteva vedere la collina. Per Damine fu un déjà-vu: il salotto di zia Irma! Un divano e due poltrone dalle fodere a fiori, un tavolino col ripiano di finto marmo, una vetrinetta per ninnoli e foto. Le stampe di nature morte erano simili a quelle che suo zio incorniciava con cura. In un angolo un mobile con un vecchio televisore, sotto la finestra una panca e un cesto con un gomitolo. C’era profumo di cera e di lavanda, di ospitalità.
Per Iskra era solo una stanza, forse la più presentabile.

«Accomodatevi, prego: giusto in tempo per la partita!»
«Noi saremmo qui per ben altro.»
«Oh, c’è tempo! Sapete come si dice: c’è più tempo che vita! Capisco la vostra fretta, ma gioca la Polonia e non la voglio perdere: magari anche il Papa sarà davanti alla tivù, in ritiro spirituale.»
Nikolas, ridendo di gusto, accese la tivù poi si sistemò su una poltrona: mentre gli inni nazionali riempivano lo stadio, accese la pipa, con calma:
«Sapete, mi piace seguire una partita dal punto di vista dell’arbitro: calcio, hockey, rugby… mi va bene tutto. Mi sono sempre piaciuti i regolamenti. Più numerose, piccole e arbitrarie sono le regole, più mi piace sguazzarci.»
«Quindi lei sarebbe un arbitro?» Damien si stava facendo un’idea. Pazzesca.
«Sì, direi di sì, nel significato meno sportivo del termine.»
Col lancio della monetina Arina iniziò a sferruzzare, velocemente.
«Polonia contro Turchia, ma più delle squadre mi interessa quello che corre come un dannato con orologio, fischietto, cartellini… forse la persona più in ansia in campo, colui che spera sempre di non prendere la peggiore delle decisioni: quella sbagliata. Per i tifosi, ovviamente! Oggi arbitra Merk, uno dei migliori.»
Damien diede voce a uno sguardo di Iskra:
«Quindi noi saremmo le squadre?»
Nikolas non li degnò di una risposta: aveva abbassato al minimo il volume e commentava a modo suo il gioco, a mezza voce, gesticolando; il gomitolo calava.
«Almeno può dirci perché noi?» Iskra voleva togliersi dei dubbi.
«Destino.» Li ricordava giovani e alle prese con una storia senza futuro che era ancora lì, tra loro. Per i due era invece uno sconosciuto: l’innata capacità di passare inosservato lo aveva sempre aiutato.
Con un gesto brusco, il vecchio li zittì: in campo il gioco era fermo e Merk stava discutendo con due giocatori.
La situazione era imbarazzante: Iskra detestava il calcio, a Damien piaceva ma non riusciva a concentrarsi. Improvvisamente Nikolas si girò, prendendoli alla sprovvista con una voce vibrante e profonda:
«Avete visto quante croci grandi, di ferro lavorato ad arte? Ma è altrettanto grande la fede di chi le ha portate? Una minuscola croce di legno, due legnetti legati con un po’ di spago vale meno, per Dio?»
Istintivamente i due si girarono verso la finestra, interdetti.
Il tempo di un fuorigioco, e li mise alla prova, come studenti:
«Maggiore, cosa sa di Kryžių Kalnas? Se l’hanno resa edotta. E lei, Adelmi?»
Le croci come simbolo di fertilità o per ricordare i tanti morti delle guerre che avevano insanguinato quelle terre: Iskra si sentì messa all’angolo quando si arrivò ai tentativi sovietici di spianare la collina, con ruspe e bulldozer. Ma le croci tornavano, sempre: la notizia, falsa, di un’epidemia di tifo o la minaccia di un arresto non scoraggiavano i credenti. I sovietici avevano perfino progettato di provocare inondazioni nella zona per impedirne l’accesso.
Merk era padrone del campo e Nikolas restò in silenzio.
Lui c’era nel ’61 e nel ’72, quando le ruspe abbatterono migliaia di croci: quelle di legno e plastica bruciate lì sul posto, quelle di ferro inviate in fonderia. Inutile: di lì a qualche giorno, la terra smossa ne aveva accolte altre.
Era ancora molto vivo in lui il ricordo degli estenuanti confronti con i popi ortodossi, che pressavano Mosca per la distruzione di quel luogo di preghiera.
Sperò, adesso, in parole giuste.
«Dai Iskra, lo sai bene che non è certo spianando una collina, o abbattendo chiese o simboli che la gente smette di credere, quale che sia il credo!»
Damien si era alzato, ma il salotto era troppo piccolo per i passi di cui aveva bisogno.
«Le croci tornerebbero.»

La serata continuò così, in modo surreale, assurdo: il Saggio faceva il tifo per Merk e come Arina temeva, appena gli ospiti si rilassavano un po’, tornava alla carica. Un gioco che funzionava sempre, lo aveva visto fare tante volte, ma in questo caso non aveva senso.
Basta, finiscila! Dì loro la verità e lasciali soli.”
«E voi, monsignore, pensate che le migliaia di croci rappresentino una forza per il Vaticano?»
«Non sta a me dirlo: chi crede prega ovunque, ma un luogo che raccolga il dolore o la serenità di una preghiera va rispettato. Mi sto chiedendo perché riprovarci adesso?»
Anche Iskra era perplessa: «Anche per me resta un mistero. Non è trapelato nulla finora, ma è un periodo così caotico che, mi spiace dirlo, anche i pazzi paiono savi.»
«Voi siete destinati ad andarvene dalla Lituania, lo so io e lo sa anche lei, ma prima volete colpire il nostro popolo nel profondo.» Poche parole e tanta amarezza.
Damien recuperò il gomitolo, sfuggito ad Arina:
«Servirebbe? No. Sarebbe un autogol clamoroso, oltre che estremamente dannoso, con la visita del Papa ormai decisa. Troppo scalpore, lì sotto gli occhi del mondo.»
La Polonia segnò, e Nikolas, indifferente al silenzio imbarazzato che era sceso, continuò la sua telecronaca arbitrale e li ignorò.

Il tempo passava e Iskra e Damien erano sempre più sulle spine.
Quando mancavano pochi minuti alla fine della partita, Iskra perse la poca pazienza che le era rimasta:
«Senta, saggio o non saggio, che ne direbbe se la chiudessimo ‘sta commedia? Un militare di basso rango, un monsignore tra tanti, scusami Damien, ma non un diplomatico, vengono qui per ritirare una missiva che poteva inviare in mille altri modi e ci guardiamo una partita? Che poi non gioca neanche la Lituania! Scusi, ma faccio molta fatica a comprendere. E la cosa non mi piace.»
«Concordo, magari si è pure divertito ad ascoltare le nostre frasi fatte, gli scampoli di storia annotati su foglietti, come studentelli. Ma siamo adulti e non sprovveduti. Io penso che la decisione, nel bene o nel male, sia già stata presa, da lei, e già comunicata. E non do per scontato che non sia la peggiore: mi spiace dirlo, ma di intrighi alle spalle della povera gente è piena la storia. E, prima che lo dica lei, Nikolas, so bene che anche la Chiesa ha avuto i suoi momenti oscuri, inutile negarlo. Quindi…»
«Quindi cosa ci facciamo qui? In questo salotto cui mancano solo le foderine di plastica. Scusi Arina, non intendevo offendere ma mia madre non le ha mai tolte e le detestavo.»
Nikolas spense la tivù e ascoltò con attenzione i ragionamenti di Iskra.
«Semplifico troppo se dico che lei aveva bisogno di far credere che si fossero colloqui in corso, qui, oggi? Belli i due sprovveduti venduti come eminenze grigie! E chi è lei, realmente?»
«Avete ragione, è ora di chiudere. Quanto al chi sono, non è poi importante: vi basti sapere che non è la prima volta che devo fare da mediatore in affari… spinosi, nell’ombra ovviamente. Spero sia l’ultimo, il mio pezzetto di eternità è agli sgoccioli.»
Arina nel frattempo aveva servito bevande e panini e Iskra, forse per farsi perdonare la frase di prima, l’aiutò.
«Maggiore, Iskra, lei ha colto la sottigliezza della questione. Cosa direbbe il mondo se invece che ai tavoli ufficiali, la questione l’avesse risolta un vecchio professore, nel salotto di casa? Che poi Roma difficilmente avrebbe potuto sedersi a quei tavoli. Quindi hanno riesumato il vecchio Nikolaus, il Saggio. E i saggi usano del semplice buon senso, quando le regole sono troppo complicate e nessuno vuol cedere.»
Il gomitolo era finito, e Arina ripose il lavoro nel cesto.
«Quale che sia la mia conclusione, non è né una vittoria né una sconfitta e, sottilmente, neanche un pareggio. Rinunciare ad abbattere le croci non è una sconfitta, vederne sempre di nuove non è una vittoria, anche se qualcuno asservito al potere ci vedrà esattamente il contrario. Ma a chi prega un morto non interessa chi ha vinto o chi ha perso: soffre. Qualcuno maledice un nemico mostrando una croce, ma la croce non porta sollievo nella vendetta.»
«È questo è quanto dovremo riferire? Del semplice buon senso? Accipicchia!» Damien già si immaginava al cospetto di Bortsky.
«Quanto a voi, non prendetela su personale, anzi. È vero, c’era bisogno di persone che mi incontrassero, due se vogliamo simboli che rappresentino le parti più direttamente interessate, con la capacità di confrontarsi, ma non certamente di poter mettere in discussione una scelta già effettuata. Lo so, è una farsa che non è piaciuto neanche a me accettare.
Voi siete una semplice garanzia: che quello che ho già detto ai vostri referenti sia da voi confermata: la fiducia non era contemplata. Siete la garanzia che nessuno barerà e vi ho scelti espressamente, perché vi ho conosciuti in passato, e la vostra onestà intellettuale era quello di cui avevo bisogno.»
L’ultima frase passò inosservata.
«Cioè due pedine che, se le cose non girano bene, possono sparire senza clamore, come lei d’altronde. Sempre per via degli intrighi.» C’era amarezza in Iskra, che sapeva come erano pericolosi certi ambienti.
«No, non sarete mai in pericolo: ve lo posso garantire. Ci sono segreti che rimangono tali. Come la vostra storia.»

Altro da dire non c’era. Uscirono in giardino: la notte era luminosa e ricca, il plenilunio profumava di fieno, da qualche parte risuonò, limpido, il rintocco di una campana che fece da contrappunto al coro di grilli.
Le candele sulla collina parevano lucciole impazienti di spiccare il volo.
Il Saggio osservò con tristezza le due figure percorrere il viottolo che li avrebbe portati sulla collina, oltre la quale, nell’ombra, c’erano persone in attesa.
Irina e Damien ripercorsero silenziosamente il sentiero di poche ore prima, illuminato dalla luna piena. Una piccola croce, due legnetti legati con uno spago, passò di mano. Fingendo, per occhi curiosi, di raccoglierla da terra, l’uomo la baciò e l’appese con cura a una delle tante croci.

Arina e Nikolas si ritrovarono in salotto, stanchi ma sollevati.
Nessuno avrebbe spianato Kryžių Kalnas: altre croci si sarebbero aggiunte. Il Papa, l’anno dopo, ne avrebbe donata di certo una grande, monumentale, magari sistemata all’inizio dei sentieri, dove tutti potessero ammirarla.
Ma sarebbe stata più potente di una croce semplice, magari da poco?” si chiese mestamente Nikolas.

Niente coperta per Olga: il gomitolo non era bastato. Il giorno dopo Arina disfece il lavoro e avviò i punti per una sciarpa, ultima vita per il gomitolo.
Non avrebbe comprato lana nuova né rimesso a nuovo golfini.
Il Saggio si ripromise di non aprire più la porta del suo salotto ai potenti.

2I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Mar Lug 05, 2022 5:02 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ho letto più volte il racconto attirata dal titolo particolare.
Di nodi, nel racconto, ne ho trovati un bel po’ da dipanare. Credo, alla fine, di aver compreso la storia. Una sorta di spy story in cui viene siglato un accordo speciale che coinvolge l’esercito russo e la Santa Sede per evitare l’ennesima distruzione della collina delle croci in vista della futura visita di Papa Giovanni Paolo I. Questo il “core” che ho individuato. E ci sta. L’argomenti può essere interessante. Di certo il risultato finale, per mio gusto di lettore, non lo è altrettanto. 
Cambi di pdv, di focalizzazione, introduzione di argomenti del tutto inservibili alla storia la presenza una storia d’amore appena delineata (di cui detto sinceramente non ho trovato utilità) la situazione del tutto surreale che si è venuta a delineare (il saggio, la partita alla televisione, l’arbitro inserito a forza nel contesto) i dialoghi non sempre naturali, l’infodump, l’eccessiva presenza di parti raccontate insomma tutto ciò fa sì che la storia sia pesante da leggere e non decolli. Bada bene che, invece, ho apprezzato moltissimo al uni singoli momenti che trovo descritti bene e anche emotivamente coinvolgenti.
L’incipit, ancorché non troppo scorrevole, mi aveva fatto emozionare. Ho visto molto bene l’anziana con l cesta di rimasugli dei vecchi lavori. Mi è piaciuta moltissimo l’idea di annodare i fili (ho visto il filo arcobaleno) e l’idea di farne una coperta per Olga (una meteora che compare all’inizio e alla fine è che meritava più spazio). Forse, se fosse stata sviluppata la storia mantenendo la focalizzazione  interna su Arina, e scegliendo in modo più definito il genere, il tutto avrebbe acquistato valore.
Sono ricorsa  a internet per leggere la storia del cardinale (poi riabilitato da Giovanni Paolo I) perché ho immaginato che potesse essere vera la sua “detenzione”.
In totale penso che la storia meriti di essere raccontata, è interessante ma necessiti di un lavoro di revisione e ripensamento.



Ultima modifica di Petunia il Ven Lug 08, 2022 12:23 pm - modificato 1 volta.

3I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Mar Lug 05, 2022 8:42 pm

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Penna. Il mondo che ci descrivi è pregno di poesia che non consola, che cerca consolazione. Ci presenti subito Alina, combattuta da un sentire pratico e rurale, che le fa appoggiare le scelte del marito, sognando ancora (che bello sognare a qualsiasi età!) di avere un futuro diverso, migliore. Un marito che bruscamente l’esclude, ma che lei andrà comunque a coprire con un plaid e una carezza. Da ciò che emerge, potrei sbagliare, è un nucleo famigliare che ha sempre abitato in quel luogo. L’abitudine a quelle “latitudini” non dovrebbe dare così importanza alle croci, pertanto la scelta della Penna sembrerebbe quella di parlare di un luogo ma di intendere invece un mondo interiore  che vorrebbe vedere alberi rigogliosi e invece si barcamena tra “sagome di migliaia di croci”, e ciò la fa rabbrividire. Questo incipit lo trovo delizioso, triste e appena incompleto. Forse perché non dovrebbe essere lei il personaggio principale, eppure a me piace pensare che, per il suo ruolo, sia la persona meglio tratteggiata del racconto. E poi, quel “sentimento” di presagio infausto, ripetuto con quel “brutto segno” che si ripete, e che mi sembra non trovi corrispondenza.
 
Qui comincia la parte che mi convince un po’ meno, assieme alla storia d’amore impossibile, sempre che le storie d’amore siano possibili. E non tanto per la presentazione delle “due controparti”, il clero e l’intellighenzia. Mi stona un poco l’intrusione esplicita del narratore.
 
“Anche al maggiore (essendo un grado l’avrei scritto maiuscolo) Iskra Rybalko, nelle stesse ore…”. Ecco, fai la scelta di un narratore onnivoro, troppo presente, che sa tutto e che lo esibisce come vanto. Non avrei fatto il “parallelo” tra ciò che accade secolarmente in quel momento. Avrei tolto quel “anche” iniziale, e quel “nelle stesse ore”. Come nei romanzi di Clancy, che ho adorato a suo tempo (tanti i film tratti dai suoi romanzi, a partire da “Caccia a Ottobre Rosso”) i fatti non devono per forza essere immediatamente collegati dal narratore. Ovvio, è una scelta della Penna che va rispettata, poi deve piacere al lettore. Anche la scelta, in ambiti così diversi, in ambienti tanto conflittuali, il fatto che il “Saggio” sia così chiamato “universalmente” lo trovo un poco ingenuo. Questo “Grande Vecchio” assume una valenza mitica, e nel proseguo la Penna prova a giustificare questo alone di “mistero intellettuale”. Eppure, ti dirò cara Penna, proseguendo nel racconto mi sono un poco trovato nella situazione di confrontare il “Saggio” con il Chance giardiniere del film di Peter Sellers “Oltre il giardino”. Un film che ho amato, ma che presenta un personaggio semplice investito di un compito che nemmeno capisce a fondo. Si, Damien (che mi ricorda un poco anche il Demian “saggio” di Hesse) non è svampito come Chance (già il nome è tutto un programma) o come Forrest Gump, ma viene difficile comprendere questo ruolo così cruciale che avrà per il fatto storico che avverrà.
 
Anche il paragone tra la partita di pallone e la “tenzone” politica, pur avendo una sua logica e una ratio sviluppabile, sembra soffrire di “mancanza di tempo” per eviscerarla in un contesto “fuori” dal Chance del film che ho citato.
 
Seguono informazioni, un bacio inutile alla storia, il conflitto ambiguo (e lo vediamo ora col conflitto ucraino) tra la Chiesa Cattolica e Ortodossa.
 
A me questo racconto è piaciuto. Ci ho trovato alcuni refusi, soprattutto nella parte centrale. Alcune descrizioni sono sublimi, e se ho individuato la Penna, questo non mi è nuovo, è una sua invidiabile peculiarità. Difficile per me sbilanciarmi, dovrò leggere tutti i racconti. Ma di Alina, più che del marito e degli altri attori, serberò il ricordo.
Grazie di avercelo fatto leggere, Penna.

4I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Lug 07, 2022 9:48 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto complesso in cui ho avuto l'impressione che l'autore abbia fatto il passo più lungo della gamba. 
La trama del racconto è molto interessante, su questo nulla da dire. Purtroppo però la narrazione l'ho trovata troppo frammentaria, soprattutto nella prima parte. Ho notato il tentativo di mantenere alta l'attenzione sul mistero ma il risultato finale è la confusione. Nella sola prima parte hai inserito così tanti personaggi che hanno ulteriormente appesantito il testo. Ovviamente sono personaggi non necessari. Ti faccio un esempio. Suor Enza. ecco lei mi è rimasta impressa anche se non ha nessuna utilità ai fini della trama. Come anche Olga (personaggio che tra le altre cose è rimasto molto vivido nel mio ricordo) 
Comunque tornando al racconto nella seconda parte quella appunto in cui i nodi devono venire al pettine ho avuto l'impressione che si continuasse a girare intorno al mistero senza mai avvicinarsi alla soluzione. Non ti nego che l'interesse andava via via scemando. 
Anche il finale mi ha lasciato con l'amaro in bocca perché è come se non fosse cambiato nulla. 
È un peccato! 
Il racconto e la scrittura sono molto validi ma purtroppo il risultato non è convincente. il testo necessiterebbe di una bella revisione e di una sfoltita. Come dice Pet ci sono molte informazioni non necessarie che distraggono. Tipo Uluru, e la partita di calcio.
Per farti capire che la bocciatura è solo una questione di struttura del racconto ti dico che il personaggio di Arina è superbo. l'immagine iniziale è commovente e meravigliosa tanto da meritare un racconto tutto suo. Ti prego non dimenticare Arina e dalle una nuova storia in cui lei e i suoi gomitoli possano brillare al meglio. 
Grazie.

5I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Lug 07, 2022 6:17 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi hai lasciato confuso. Dall'inizio alla fine. Perchè si debbono mandare due figure di basso stampo per far risolvere un problema che problema non è visto che già c'è un Saggio che ha la soluzione? Magari non è così e allora scusami per non aver capito ma sai che quando un lettore non capisce anche l'autore ha qualche colpa. a me succede spesso che non mi capiscano ma questa non è vendetta nei tuoi confronti. Penso proprio che non ci sia carne sul fuoco. Anche la partita col Saggio che fa l'arbitro che ci sta a fare se non che è un paletto. Vabbè ci sono anche delle imperfezioni: "Col lancio della monetina Arina iniziò a sferruzzare, velocemente."  "Al lancio della monetina...." "si fossero colloqui" "ci fossero colloqui" "Prendetela su personale" "prendetela sul personale" 

6I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Lug 07, 2022 11:02 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi piace come scrivi, i ritmi, lenti ma mai statici, le frasi, pesate una ad una. Alcune pennellate lasciano il segno. Sarà uno dei racconti che ti rimangono dentro, e questo è quello che conta.
L’intreccio della trama si capisce però con difficoltà: sicuramente hai approfondito e studiato il passaggio storico, ma per il lettore non è così semplice seguirti. Forse era sufficiente spiegare un po’ di più, lasciando meno “non detto”, tagliando su altre parti come la partita.
Di sicuro un lavoro che si ricorda, grazie.
P.S. la parte su Uluru mi sembra proprio appiccicata, inutile, a parte per mostrare la tua abilità nell’includere entrambi i luoghi nel racconto.

7I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Sab Lug 09, 2022 4:17 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Come il gomitolo di Arina, anche il racconto è bugiardo.
Il gomitolo è bugiardo perché non rispetta la promessa di diventare una coperta per le gambe della povera Olga.
Il racconto è bugiardo perché non rispetta la promessa di diventare una bella storia, la storia di Arina e Nikolas, che l'incipit - molto sentito e coinvolgente - sembrava dichiarare.
Una storia che, fra gomitoli, croci, gesti di tenerezza e brutti presagi, poteva evolvere in qualcosa di importante, viste anche le capacità narrative dell'autore.
Così purtroppo non è stato.
Il testo vira bruscamente verso una sorta di spy-story, infarcita di elementi che appaiono del tutto inutili per il suo svolgimento: la storia d'amore fra i due "agenti"; l'accenno a Uluru; la partita di calcio...
Anche lo strano incontro con il Saggio, nel suo svolgersi "così, in modo surreale, assurdo", a un certo punto appare inutile: tutto sembra già comunque deciso "colà dove si puote tutto ciò che si vuole. E più non dimandare!" (come viene ordinato a Iskra e Damien).
La scrittura è buona. Poche le imperfezioni. Ma di tutto il pastrocchio spionistico non mi è rimasto praticamente niente. A differenza del personaggio di Arina, che invece mi è rimasto ben impresso e che mi farebbe piacere ritrovare in tutt'altro contesto (magari nello stesso salotto, in compagnia di Kikolas e Olga e di un bel cesto di gomitoli colorati).
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

8I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 10, 2022 9:14 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi aggancio a Mark, anche se so che non si dovrebbe fare.
Sono quattro volte che torno su questo racconto e non riesco a commentarlo.
Troppe cose diverse, sembra un'insalatona mista, super nutriente, super buona.
Ma alla fine ti rendi conto che non sai cosa hai mangiato.
Non sto disprezzando il tuo grande lavoro, autore, non fraintendermi.
Hai pure buone probabilità di entrare nella mia cinquina.
C'è ancora parecchio tempo per rileggere e una rilettura agevolerà il mio giudizio.
Un abbraccio.

9I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 10, 2022 10:25 am

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Sono confusa, una storia complessa con molti punti non chiari.
Non si capisce il perché di tanti avvenimenti: chi è effettivamente il Saggio? Poco credibile se vogliamo che un vecchio professore decida al posto dei poteri forti, poetico certo, ma non credibile. Poi ci sono i due protagonisti che chiami (forse sono refusi) in Lodi diversi: Iskra, Irina; Damien Adelmi (c’è anche un Damine che è chiaramente un refuso).
Poi ci sono personaggi che inserisci incuriosendo il lettore come Olga e suor Enza, lasciandoli poi nell’oblio. Chi sono? Che ruolo hanno?
Capisco che ti serviva la partita di calcio per inserire l’arbitro (anche se Nikolaus impersonava già questo palettò), ma questo ha reso tutto ancora più difficile.
Una buona scrittura, un buon titolo, ma troppi nodi da sciogliere.
A rileggerci

10I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Lun Lug 11, 2022 10:30 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Una bella scrittura non valorizzata da una trama un pò fumosa e complessa.
È un peccato, perché una trama più agile e strutturata, più immediata, con questa scrittura, avrebbe sicuramente fatto brillare la storia.
La bravura dello scrittore è visibile già nell'aver creato un personaggio davvero buono. Arina compare poco, eppure ruba la scena al marito e agli due protagonisti. Sì, è un personaggio che rimane impresso.
Da rimarcare anche nella parte iniziale un paio di frasi interessanti, ben costruite.
Ripeto, il rammarico è per una trama dal mio punto di vista troppo ambiziosa, non immediata nei suoi intenti. Poi altre cose che non mi sembrano centrate sono l'accennata storia d'amore tra i due protagonisti, che mi pare superflua, e anche il volere inserire nella narrazione l'altra località di Uluru.
Per me questo racconto è una grande occasione sprecata viste le capacità dell'autore.

11I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Lun Lug 11, 2022 11:15 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto complesso e davvero molto pieno: tanto per rifarmi ai gomitoli di Arina per ragionare su questo testo i nodi li ho dovuti disfare. Ma questo alla terza lettura… una lavorata, cara Penna!
Come titolo starebbe bene: Due di tutto.
Genere: incipit da spy story, alla John Le Carrè per intenderci, con tre scene tra loro slegate ma temporalmente sovrapposte e con attori che recitano – con ruoli primari o di contorno - una pièce molto articolata, ma semplice se ridotta ai minimi termini. Nel finale la storia sa quasi di utopico, con un Saggio che risolve una situazione di stallo da cui “grandi” non riescono a uscire. In effetti il buon senso nella Storia ha spesso latitato. Dubito che sia mai esistito un Saggio – eminenze grigie sì - ma questo è un racconto anche di fantasia e va bene così, dai! Ce ne fossero di saggi in giro per il globo! Più che utopia, fantascienza.
Successivamente, a fili slegati e riordinati, ci vedo parallelismi e confronti e anche le “meteore” di un paio di personaggi che di primo acchito erano solo nomi, comparse di riempimento, forse hanno un ruolo. O almeno, io ho tentato di giustificarne la presenza.
I luoghi dello step: utilizzati entrambi, sono visivamente l’uno opposto all’altro, ma comunque luoghi di fede, quale che essa sia. La collina, adornata di tante croci, che se aggredita ancora una volta sparirebbe fisicamente, ma risorgerebbe come luogo simbolico. Uluru, roccia inamovibile da secoli e sicuramente ancora per secoli, nella sua enormità, ardua da scalare, deserta e aspra, dove si può però riflettere senza distrazioni.
Il salotto: ce ne sono due. Uno lussuoso, ma poco accogliente per Damien, ospite di un cardinale che mi è parso preoccupato che non accada nulla al Papa, vista la sua posizione di cardinale in pectore. Eh, il potere! Una stanza che incarna la Chiesa più criticata, quella della ricchezza (ostentata od occulta) che si vedrebbe meglio utilizzata per aiutare i poveri, nel proseguo delle intenzioni originarie. Poveri come Olga, per esempio, che supporta lei la figura della Chiesa, vendendo rosari e croci, decisa ad esserci a dispetto delle ruspe che avrà sicuramente visto in azione.
L’altro salotto è modesto ma accogliente, racconta una vita semplice, senza pretese, e di affetti consolidati (il plaid e la carezza).
Due donne si prendono cura dei salotti: suor Enza, che non ha una casa sua per ruolo ma vive da “servitrice” un lusso che si scontra col suo voto di povertà; Arina che nel suo salotto mette anche il cesto coi gomitoli di scarto.
Siccome i nomi inusuali mi incuriosiscono, curioso: Arina significa pace in russo, alla fine ben si associa alla figura delicata dell’incipit.
Le due partite e i due arbitri: l’una ludica, con un arbitro che ha dalla sua regolamenti precisi, giocata su un campo erboso, ben tenuto; l’altra politica, giocata su un terreno spinoso e con un arbitro che deve districarsi tra giochi di potere dalle regole oltremodo variabili.
E poi si sono Iskra e Damien, le due facce simboliche di una stessa medaglia, cui è affidato un contraddittorio che si ripete da secoli; qui servono, da quel che ho inteso, più come immagine-burattino, come garanzia per Nikolas (Vincitore del Popolo), un vecchio ormai stanco di intrighi e fiducia disattesa. Della loro storia rimane vivo solo il ritorno, prima e adesso, ai doveri dei ruoli che simbolicamente rappresentano. Ma non credo serva nell’economia del racconto.
Il tutto con un po’ di storia sulla collina: forse la parte su cui la Penna dovrebbe lavorare per alleggerire. Certo le info sono utili per un lettore che non sa dei paletti dello step, e allora viene aiutato a inquadrare la vicenda e i luoghi, soprattutto la Collina delle Croci, meno conosciuta di Uluru, e il periodo. Per noi che abbiamo curiosato in cerca di notizie utili, qualcosa si può sfrondare o riassumere.
Nonostante i nodi disfatti, devo però ragionare ancora un po’ su questo incontro, qualcosa mi è sfuggito. Ci tornerò su.
Arina: mi piacerebbe avesse una storia tutta sua.
 
Le mie note
In un paio di punti i nomi dei protagonisti sono diversi, e ci sono alcuni refusi, di quelli subdoli che possono davvero sfuggire anche se si sta attenti.
 
p.s. Il titolo: di gomitoli minuscoli ne ho le scatole piene, cara Penna! Letteralmente, non riuscendo a liberarmi dal vizio di “metti lì che può sempre servire”, lievitano e pare abbiano vita propria, tanto si aggrovigliano nelle scatole. Quando ho buttato, sarebbero serviti.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

12I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Mer Lug 13, 2022 2:10 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Dopo l’esegesi accurata di @Susanna, veramente encomiabile nei suoi commenti, ho chiarito qualche aspetto del racconto che non avevo capito. Confesso però di non essere capace di vivisezionare un testo con la stessa precisione e il solo fatto che un brano richieda questo sforzo interpretativo, mi lascia piuttosto perplesso. Pertanto, abbandono le dritte e vado a ruota libera.
La prima parte mi è piaciuta molto. Inquadra bene personaggi e ambiente e crea aspettative.
Nelle parti successive i nodi si intrecciano e si aggrovigliano.
La cosa che mi ha convinto meno è proprio l’attribuzione al saggio di quel compito a cui stento ad attribuire una verosimiglianza narrativa e storica. Insomma mi è parso poco credibile come mezzo per dirimere una controversia politica-religiosa e questo ha condizionato il mio giudizio complessivo.
Quanto alla figura dell’arbitro per me sarebbe stata sufficiente quella del saggio che, già per il ruolo, svolge appunto una funzione di arbitro, senza la necessità di inserire la partita di calcio richiamando in causa di nuovo l’arbitro.
Per complicare ulteriormente le cose hai voluto inserire perfino l’Australia e Uluru, cosa di cui potevi fare a meno, visto che non aggiunge niente di più alla storia e l'ambientazione con la collina delle croci era già sufficientemente rispettata.
La scrittura è molto bella ed efficace, con pennellate artistiche, di mio assoluto gradimento. Peccato questa voglia di mettere troppa carne al fuoco e il rifuggire da percorsi più semplici e lineari.

13I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Mer Lug 13, 2022 6:24 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

posso dire che alla fine non ci ho capito un'acca? non è offensivo, eh, sia chiaro.
è che ci sono talmente tanti nodi da dipanare nella storia che a un certo punto non sai più di quale ti stai occupando.
oltretutto il racconto parte in un modo e termina in un altro. ossia, la parte iniziale con la descrizione di Arina, dei gomitoli e dell'ambiente è stupenda. prosegue dscretamente con i due che andranno dal saggio e poi si perde del tutto con una partita di calcio.
scusami, aut@, ma per me non ci siamo.
l'idea di base ha una bella potenza ma andava sviluppata, secondo me, in maniera diversa, magari cercando di coinvolgere il lettore, cosa che invece non avviene.
ci sono alcuni refusi, peraltro già segnalati


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

I nodi di un gomitolo bugiardo Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

14I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Mer Lug 13, 2022 7:28 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

La bella scrittura, asciutta e, a mio avviso, priva di fronzoli è il pregio di questo racconto.

Dalla leggerezza di un filo si passa alla serietà di una missione segretissima.
Il titolo mi ha spiazzata parecchio come il fatto che tu abbia introdotto Uluru quando e dove non c’entrava niente.
Hai voluto strafare, non era necessario.

La storia si segue abbastanza bene, ma emotivamente mi coinvolge poco. Troppo lunga la preparazione all’evento che, se pure eccezionale, rimane marginale.

I personaggi, Arina in modo particolare, sono delineati da caratteri marcati e ben definiti, e questo è un pregio, perché rimangono.

15I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Lug 14, 2022 1:50 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Hai creato un'atmosfera talmente bella da rendere il tuo il salotto migliore tra quelli incontrati fino ad ora. Peccato che si perde nel "troppo" del racconto. Forse il progetto era ambizioso, decisamente troppo. Un anonimo salotto lituano al centro della diplomazia modiale. Boh. Chiedo perdono ma non riesce a convicermi del tutto. Trovo forzato l'inserimento dell'arbitro e quello di Uluru, che poteva essere tranquillamente evitato perchè il paletto era già stato soddisfatto.
La scrittura è buona, lenta al punto giusto. Ideale per quel caldo salotto, con una coperta di lana sulle gambe... e magari un buon libro da leggere.
Ci sono degli ottimi punti (e spunti) da conservare e sviluppare.
Complimenti.
Grazie


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

16I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 17, 2022 10:12 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sono molto combattuto nel giudicare questo racconto.
La scena iniziale con la vecchia Arina che tesse e poi il marito mi avevano fatto pensare a qualcosa di malinconico e anche un po' compassato, per cui il mio livello di entusiasmo partiva dal basso.
Poi, quando ho cominciato a capire che la storia stava diventando qualcosa tipo un intrigo internazionale, allora tutto ha cominciato a salire, a crescere.
C'è stato un momento, verso la fine, nel quale davvero non stavo più nella pelle per capire dove stessimo andando a parare e quale fosse il senso della missione dei due protagonisti (o co-protagonisti).
Anche l'hype ce lo avevo a mille.
Epperò il finale mi ha sgonfiato tutto quanto.
Perché davvero, alla fine, non succede nulla. Il negoziato era già stato deciso.
Ecchecavolo.

La fumosità che avvolge l'intero racconto non è un male.
Sono andato avanti quasi tutto il tempo della lettura ripetendomi "non sto capendo niente, non sto capendo niente, nulla, non sto capendo MA MI PIACE!"
Proprio perché hai modellato un senso d'attesa e di ansia che è magistrale.
Serviva, però, il botto finale. Era imprescindibile, per me.
Così, invece, con un nulla di fatto e un nulla di successo, rimango amareggiato.

Che poi, per fare il botto potevi davvero spaziare di fantasia.
Come già altri hanno notato, non è molto verosimile che una questione diplomatica/religiosa di questo tipo venga risolta da un vecchio professore, e nei modi qui descritti: per cui, secondo me, potevi alzare ancora il tiro e dare al senso della missione un valore molto più grande. Inventato, ma chissene importa: avrebbe coronato tutta questa ansia che hai così magistralmente saputo generare.

Concordo che tanti aspetti aggiungano sfaccettature alla storia senza trovare spazio adeguato: la partita di calcio, Uluru, la storia d'amore un pochino forzata tra monsignore e soldatessa.

Argomento stile.
Io non so cosa sia successo, ma l'incipit è scritto in un modo, il resto della storia in un altro.
L'incipit è delicato, fin troppo, quasi "melenso" (passami il termine) in certi passaggi. Infatti già pensavo a qualcosa di rosa.
Poi cambia completamente. Diventa incalzante, freddo, scandisce la narrazione in un modo fantastico, che detta perfettamente i tempi coi quali la tensione cresce e va di pari misura con la voglia del lettore di capire dove stiamo andando a parare.
Perfetto. Davvero.
In altre parole: primissima parte bocciata, tutto il resto da manuale.
Come si spiega questo non lo so.

Occhio ai nomi.
Nikolas diventa Nikolaus verso la fine.
E poi c'è quella Irina, sempre alla fine, che sembra un refuso di Arina, ma credo in realtà si riferisca a Iskra.

Per tirare le somme.
Non so che dirti.
Il lavoro mi è sembrato strepitoso nel suo corpo centrale e nelle idee che hai saputo metterci.
Lo sviluppo in sé manca però di qualcosa, di un'idea di fondo che dia veramente un senso forte alla storia.
Il finale mi ha molto raffreddato.
Ci penserò. Leggendo mi hai dato una grande sensazione di coinvolgimento, così come il tuo stile (tolta la prima parte) l'ho trovato meraviglioso.
Potrebbe bastare per entrare in cinquina, nonostante il crollo d'hype finale.
Ma ho ancora molte letture.
Ti farò sapere.

17I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Lun Lug 18, 2022 9:21 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Un racconto contraddittorio. Mi piace l’inizio e l’atmosfera che riesci a creare. Ma finisce lì. 
Non capisco né dove vuoi andare a parare, né che ci vuoi dire. La storia è tanto complessa da apparire semplicistica. Forse qualche spiegazione e qualche racconto in più non avrebbe fatto male.
L’idea del gomitolo come metafora di come i potenti fanno e disfano i destini di noi comuni mortali era affascinante. Mi sarebbe piaciuto un altro svolgimento.

18I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Lug 21, 2022 7:17 pm

The Raven

The Raven
Admin
Admin

Hai scelto un bel tema per il tuo racconto autore. Gli intrighi vanno sempre bene, incuriosiscono il lettore e lo tengono incollato alla lettura.
Il problema di questo racconto è che tu il tema scelto non lo hai minimamente sviluppato.
Tutto rimane troppo fumoso, troppo non detto, troppo occulto. Non so se sia stata una scelta voluta o solo un risultato non azzeccato, ma diciamo che il risultato è deludente rispetto alle aspettative.
Le descrizioni, soprattutto nella prima parte del testo, sono buone, evocative e anche abbastanza emozionanti. Poi lasciano il posto a una partita di calcio che pare abbastanza pretestuosa e anche indisponente (sicuramente per Damien e Iskra, forse anche per il lettore). Mi pare anche strano che Arina partecipi a questo strano meet: si dovrebbero decidere questioni importantissime (addirittura i protagonisti avevano dovuto bruciare i messaggi, quindi cose segretissime) e questi parlano davanti alla moglie che sferruzza? Non mi pare molto plausibile.
Tutta la storia, a dire il vero, mi pare grottesca.
La mano dell’autore è sicuramente sapiente: a parte qualche refuso e qualche ripetizione non ho molti appunti da fare sulla scrittura, e sicuramente questo è un punto a tuo favore.
Inutile, secondo me, anche la piccola incursione di Uluru. Non ce n’era bisogno, avevi già introdotto tante cose!
Forse sono stato troppo schietto e, se in qualche modo ho urtato la sensibilità di chi ha speso ore per scrivere, mi scuso a priori.


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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.


REACH OUT AND TOUCH FAITH!                                                                                               Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
                                                                                         del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.

19I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 24, 2022 5:45 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Errori/refusi
Quando tutto sarà finito, niente sarà accaduto. Legga e poi lo bruci.
Per Damine Damien fu un déjà-vu: il salotto di zia Irma!
Semplifico troppo se dico che lei aveva bisogno di far credere che ci fossero colloqui in corso, qui, oggi?
È questo è quanto dovremo riferire? È questo quanto dovremo riferire? oppure Questo è quanto dovremo riferire?
Quanto a voi, non prendetela sul personale, anzi. È vero, c’era bisogno di persone che mi incontrassero, due, se vogliamo, simboli che rappresentino le parti più direttamente interessate
Siete la garanzia che nessuno barerà e vi ho scelti espressamente, perché vi ho conosciuti in passato, e la vostra onestà intellettuale era quello di cui avevo bisogno.
le virgole dopo "espressamente" e dopo "passato" secondo me non ci vanno.
Irina Iskra e Damien
Segnalo, infine, un eccessivo uso dei due punti come in questa frase:
Voi siete una semplice garanzia: che quello che ho già detto ai vostri referenti sia da voi confermata: la fiducia non era contemplata.
In generale mi sembra sia mancato il tempo di una attenta rilettura.
Paletti
Stanza: salotto decisamente centrale, il grosso del racconto si svolge proprio lì
Luogo: al centro del racconto; non capisco perché tu abbia sentito la necessità di inserire anche Uluru che non mi sembra aggiunga nulla alla trama principale.
Personaggio: l'arbitro c'è, seppure in un modo un po' particolare e non così importante ai fini del racconto; tutta la partita di calcio mi è sembrata fuori contesto, probabilmente inserita proprio per inserire la figura dell'arbitro.
Perché sì: per lo sforzo fatto nel creare una storia ancorata alla realtà, per un sicuro lavoro di ricerca che ci sta dietro e perché al di là dei tanti refusi, la scrittura mi è piaciuta, soprattutto nella parte dedicata ad Arina e Nikolaus che ha momenti molto poetici.
Perché no: perché l'ho trovato difficile da leggere e anche la trama è forse eccessivamente complessa per un racconto così breve: ottima l'idea di partenza ma lo sviluppo ne ha sofferto regalandoci, parafrasando il tuo (bel) titolo, qualcosa di troppo ingarbugliato.


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I nodi di un gomitolo bugiardo Badge-3

20I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Dom Lug 24, 2022 5:59 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Credo che questo racconto sia una bella occasione mancata.
La penna è robusta e sapiente, la meta impegnativa e accattivante, ma credo che il difetto più grande della storia sia quello di aver dedicato poco tempo alla struttura della stessa.
L'incipit per esempio: in questa sequenza si leggono alcune frasi davvero interessanti accostate ad altre costruite peggio (Arina, dall’età ben nascosta da rughe profonde Arina, dall'età nascosta sotto rughe profonde... Che poi non ho ben capito la frese, detta in questo modo sembra che lei si compiaccia di apparire più vecchia, cioè se è vero che la sua età è nascosta dalle rughe significa che dimostra più anni di quelli che ha: a cosa mi serve questa informazione?).
Il racconto prosegue poi cambiando tono e registro narrativo con molteplici cambi di pov: l'inaspettata piega misteriosa che prende il testo poteva anche essere interessante, ma il tutto, a mio avviso, non è stato ben amalgamato e la lettura è diventata presto poco accattivante.
Il senso del racconto l'ho capito e mi è piaciuto, ma a un certo punto ho avvertito nella scrittura una sorte di freno a mano tirato: l'autore non ha avuto il coraggio di spiazzare completamente il lettore, e secondo me un bel guizzo finale da lasciare tutti a bocca aperta ci stava benissimo (magari, visto che non avevi limiti di genere, potevi dire che il Saggio era da mille mila anni custode di quel luogo perchè quella era la tomba di Adamo ed Eva... La prima cosa che mi è venuta in mente...).
Un racconto strano: sembra che abbondi troppo in certe parti (rischiando di diventare noioso...), mentre in altri pezzi si ha la sensazione che manchi qualcosa.

21I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Sab Lug 30, 2022 7:54 am

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Ci sono tante cose in questo racconto, alcune molto belle, altre meno a mio avviso.
La scrittura è matura. Frasi interessanti, pensieri e immagini di rilievo.
Avvincente la figura del Saggio: ci si chiede chi sarà mai questo personaggio tanto importante da essere nominato sia in Russia che al Vaticano.
La curiosità e la buona scrittura spingono in avanti la lettura. Poi subentra un po’ di delusione: il Saggio è “soltanto” un vecchio professore, che tanto saggio poi non sembra, in una vecchia casa. L’intrigo internazionale si riduce a un incontro tra due ex-amanti e due vecchietti davanti alla televisione, dove si parla molto ma non succede quasi nulla. Il racconto si sfilaccia sulla descrizione della partita di calcio e lascia tante domande senza risposta.
Uno dei miei metri di giudizio è: comprerei un libro di racconti sapendo che contiene quello che ho appena letto? Forse in questo caso no, mi dispiace.

22I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Gio Ago 04, 2022 7:29 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anzitutto Markus Merk è uno degli arbitri migliori del mondo ma anche uno dei più cornuti, soprattutto nei confronti delle squadre italiane. L'ho detto per rompere il ghiaccio.

Pongo una domanda aperta, poiché scorrendo i commenti precedenti, molti di noi contestano a questo racconto la poca chiarezza della trama, i molti punti oscuri. Ma perché deve essere sempre tutto chiaro?

A parte i refusi già segnalati, che non sto a ripetere, il racconto è scritto bene secondo me, ci sono molte frasi interessanti per esempio: "Da tempo non accadeva più: brutto segno scordarsi dei giorni in cui il poco, ora buttato con noncuranza, era tanto." 

Oppure questa: "Damien passò venti minuti sotto la doccia cercando di togliersi di dosso l’odore del vecchio."

Insomma L'Autore, giusto per restare in tema con i suoi personaggi, non è uno sprovveduto.

Prima di scrivere il racconto per questo step, ricercando nel web, mi ero imbattuto nell'informazione circa la quale i sovietici, in passato, avevano più volte tentato di cancellare la collina spianandola con le ruspe. Per questo motivo, è molto facile pensare che vogliano riprovarci. Il racconto parla di un papa polacco, quindi siamo durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Ragionevole pensare credo, che allora come oggi, i russi volessero agire nell'ombra, sottobanco, per evitare clamore. Le contromisure, di conseguenza, vengono attuate alla stessa maniera, attraverso passaggi poco chiari che ci portano in Vaticano, nella testa di un ufficiale di collegamento, fino al salotto di questo saggio che appare un poveraccio, mentre in realtà muove pedine sullo scacchiere mondiale.

Ho letto un racconto che mi è sembrato molto vicino a un thriller internazionale, tra intrighi, sotterfugi e segreti. Una lettura piacevole e anche rilassante nonostante trasmetta molta tensione. Cosa manca di sicuro a questo racconto? Uno sviluppo più ampio. Ma è un'altra parrocchia.

Grazie

A Susanna garba questo messaggio

23I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Ven Ago 05, 2022 12:43 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non è semplice. Ha delle cose di rara bellezza alternate a momenti in cui fai un po' fatica a seguirlo. Non tanto per la chiarezza della scrittura ma per la difficoltà di dipanare il gomitolo di storia che hai messo insieme, forse troppo complessa per un racconto breve, o comunque per un racconto di questa brevità. Fosse stata lunga il doppio, avremmo continuato a chiamarla racconto, ma avrebbe avuto un respiro diverso.
Due pensieri che voglio condividere, segno che il racconto è potente e fa riflettere. Il primo è una frase che ha continuato a girarmi in testa per gran parte della lettura. "Opulenza che trasmetteva distanza". Non è quello che fanno certe storie? Nella loro ricchezza tengono un po' il lettore distante? Ma possiamo o dobbiamo cambiare la nostra scrittura, il modo di approcciare una storia, di popolare di oggetti e persone le nostre "stanze narrative", solo per raggiungere chi sta dall'altra parte e ci legge o per raggiungere un maggior numero di persone? Immagino che potremmo passare la vita a discutere questo argomento e non credo che ci sia una risposta giusta o sbagliata. Però una risposta esiste. Ne esistono tante, tutte ugualmente valide a seconda di chi ha la penna in mano o il racconto fatto e finito da giudicare. Io ho la mia. E penso che l'autore abbia la sua. Mi chiedo quanto siano diverse. Questo non esclude che ci sia sempre un modo di incontrarsi, soprattutto in un contesto come questo.
L'altro pensiero è sulla questione della croce semplice, due legnetti legati con lo spago. Direi che è l'altra faccia di questo racconto. Quella che non trasmette distanza. Curiosamente mi ha ricordato Indiana Jones e l'Ultima Crociata, la scena in cui Indy sceglie il Sacro Graal e invece di optare per un calice raffinato e prezioso va in cerca della coppa del figlio di un falegname. Sembra una sciocchezza ma è una roba davvero importante quando si scrive. Cercare la coppa del figlio di un falegname. O una croce semplice, due legnetti legati con lo spago. Se stanno insieme e li pianti a fondo, non ti serve altro.
Inizio frammentato, poi prende un buon ritmo. Scrittura di alto livello. Paletti ben piantati, anche se forse avrei evitato del tutto l'accenno all'Australia. Non ti assegna punti in più, l'aver cercato di includerla, ma contribuisce ad arricchire ulteriormente un racconto che invece andrebbe semplificato.
Resta un ottimo lavoro, che meriterebbe un riconoscimento.


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I nodi di un gomitolo bugiardo Senza_10

24I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Lun Ago 08, 2022 7:36 am

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao Aut-

Per me, che faccio molta fatica a memorizzare i nomi, è importante che i nomi siano sempre corretti. Invece Damien diventa Damine, Nikolas diventa Nikolaus e Iskra diventa addirittura Irina. Questo mi ha complicato la lettura.
Dal punto di vista della formattazione, capisco il corsivo nel discorso diretto perché rappresenta una inflessione da immaginare mentre il personaggio parla. Non ho capito il corsivo del narratore, perché quelle parole devono essere evidenziate nella narrazione.
Altre piccole cose che mi hanno dato un po' di fastidio: «Maggiore, cosa sa di Kryžių Kalnas? Se l’hanno resa edotta. E lei, Adelmi?» Perché per un personaggio usi il titolo e per l'altro il cognome? Più avanti usi il titolo anche per il vescovo. "cardinal Bortsky, il cardinale segreto" ripetizione evitabile. Di Bortsky sappiamo molto ma del superiore di Iskra non sappiamo né titolo né nome.
Mi ha dato abbastanza fastidio che Nikolas si rivolge a Damien per titolo o per cognome e mai per nome, mentre una volta si rivolge a Iskra chiamandola per nome.
Un nodo nel racconto non si scioglie: Nikolas sa della storia tra Damien e Iskra, alla fine rivela a entrambi di saperlo, ma "L’ultima frase passò inosservata." Insomma: a cosa serve questa storia? Se ne parla dall'inizio alla fine ma non ha una vera utilità nella trama.
Secondo il Treccani, "pope" è invariabile quindi al plurale fa "i pope".

Mi è piaciuto molto l'inizio in cui viene rappresentata un'economia in via di sviluppo grazie ad Arina, una sarta a cui non vengono più chiesti servizi. Nella mia testa fa un po' a pugni col fatto che ci troviamo ancora in epoca sovietica, ma non conoscendo la risposta esatta ho sospeso comunque il giudizio e accettato la narrazione proposta.
Mi è piaciuta molto la trama; l'idea di base c'è, ci sta tutta, anche se hai deciso esplicitamente di non spiegare l'importanza di quel vescovo, di quella maggiore e della loro storia.
Dal punto di vista narrativo, mi è piaciuta molto la descrizione del salotto. Molto interessante l'intreccio della trama con il gomitolo di Arina. Credo che sia importante anche il fatto che, alla fine, Arina disfi tutto, ma non sono riuscito a collegare la cosa.
I paletti ci sono senza particolari originalità; ci sono entrambi i luoghi ma Uluru è un po' buttato lì.

Grazie e alla prossima.


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25I nodi di un gomitolo bugiardo Empty Re: I nodi di un gomitolo bugiardo Lun Ago 08, 2022 12:38 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
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Una buona idea di base, un buon registro narrativo e dei personaggi ben congegnati e ben gestiti.
Peccato che la storia non ha un impianto sufficientemente ben strutturato per arrivare con immediatezza al lettore. C'è molto potenziale in questo pezzo, e la virata su una sorta di spy story o mistery story o complotto story ci sta, ma la brevità rende il tutto poco credibile. Personalmente ritengo questo lavoro molto valido e, rimaneggiandolo e dandogli il giusto tempo (inteso come scorrere del tempo) e i giusti contorni il lettore avrebbe accesso alla storia con più facilità e la verosomiglianza della storia aumenterebbe notevolmente permettendo al lettore di sospendere la razionalità e calarsi nel tuo mondo di complotti. 
A mio avviso alcuni generi letterari trovano nella lunghezza la loro giusta dimensione. 
Il tuo racconto ha bisogno di un aumento di dimensione per poter dare il meglio di se.
Ele

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