Mattia si bloccò di fronte al cancello e iniziò a fissare il cartoncino che teneva tra le mani. Sopra c’era scritto il suo nome, dov’era nato, la data del compleanno e la via dove abitava, assieme a una serie di numeri. Se lo passò da una mano all’altra, come se scottasse, poi si voltò a guardare suo padre: fumava e sembrava particolarmente seccato. Mattia alzò la mano per salutarlo, lui in risposta gettò a terra il mozzicone e con un brusco gesto del capo gli fece cenno di entrare.
«Fai presto» gli urlò, mentre il figlio saliva i gradini della scuola.
Appena varcò la soglia dell’edificio, venne accolto dal chiacchiericcio di quelli che erano in fila per votare. Come gli aveva detto suo padre, consultò sulla scheda elettorale il numero della sezione e raggiunse la porta contrassegnata con lo stesso numero. Ai muri erano appesi i cartelloni coi simboli dei partiti e i nomi dei candidati. Li scorse dal primo all’ultimo, con preoccupazione: non ne conosceva nessuno e non sapeva a chi dare la propria preferenza.
«Indeciso?» domandò la biondina davanti a lui.
Mattia la guardò: portava i capelli a caschetto e dietro le lenti degli occhiali da vista guizzavano due occhi nocciola vispi e furbi.
«In effetti è così» rispose, grattandosi la testa.
Continuò a guardarla: il suo viso era molto grazioso e doveva avere più o meno la sua età, quattordici anni al massimo.
«Ciao, io sono Silvia.»
Lui si avvicinò e accolse la mano della ragazza nella sua, inebriandosi del profumo che emanava la sua pelle.
«Piacere, Mattia.»
«Almeno hai deciso per chi votare tra destra e sinistra?»
«In realtà no, eppure ci ho ragionato su un bel po'. Cioè, tutti e due i programmi mi sembrano piuttosto allettanti, sulla carta.
«Dici?»
«In linea di massima sì. La sinistra offre cinema, concerti e fumetti gratis per un anno e poi sconti fino al compimento dei diciott’anni. La destra risponde con palestra e corsi sportivi gratuiti e l’abbattimento dei prezzi sui giochi della PlayStation 8. Se pensi che un gioco originale arrivi a pagarlo anche duecento euro…»
«Comunque hai ancora qualche minuto per prendere posizione, o il corpo o la mente» disse Silvia ridendo. «Fatto sta che mio padre dice che sono tutte cazzate. Le solite promesse che hanno sempre rifilato anche a lui.»
«Anche il mio la pensa allo stesso modo. A dirla tutta non voleva neppure accompagnarmi qui al seggio. Per lui è tutta una buffonata, soprattutto l’obbligo di voto per i minori in età scolare. Dice che se questa è la loro idea per combattere l’astensionismo non hanno capito un ca…volo.»
Mattia le sorrise, poi si appoggiò al muro, oscurando per un momento i simboli dei partiti. Si soffermò a guardare pensieroso un bambino che si trovava davanti a lui e Silvia; aveva il dito infilato nel naso, curioso esploratore di regioni sconosciute.
Di fianco al moccioso c’era una bimba con le treccine che gli stava spiegando in modo chiaro come la pensava.
«Io dico che l’uomo con la barba vestito di rosso è quello più bravo. Quando c’è la pubblicità dei cartoni dice sempre che ogni bambino deve avere una bicicletta nuova per ogni compleanno e tanti giochi con cui giocare. E poi dice anche che il venerdì possiamo stare a casa invece di andare a scuola.»
Il bambino levò il dito dal naso e lo pulì per bene sopra la maglietta. «È quello che assomiglia a Babbo Natale e parla sempre di rendere i biscotti più cioccolatosi?»
«Già già, proprio lui.»
La bambina iniziò a saltare e battere le mani, poi abbracciò il suo amichetto.
Mattia scoppiò a ridere, poi tornò a guardare Silvia.
«Senti, ma tu ce l’hai il ragazzo?» le domandò, diventando un po' rosso in viso.
Silvia rispose di no.
«Beh, se ti va allora…insomma, potremmo uscire insieme uno di questi giorni. Che dici?»
«Va bene» rispose la ragazza, tormentandosi una ciocca.
«Fantastico. Magari potremmo andare al cinema. La prossima settimana ne escono di belli.»
«Allora vedi di votare a sinistra, così presto ci potremmo andare senza spendere un soldo.»
I due finalmente si ritrovarono davanti alla porta della sezione, in attesa del loro turno. Dovettero aspettare poco o nulla, perché la bimba con le treccine e lo scaccolatore uscirono quasi subito dalla cabina.
«Bravi bimbi, avete fatto il vostro dovere» disse il presidente del seggio, dando loro un bel lecca-lecca
Mattia e Silvia guardarono i bambini dirigersi verso i rispettivi genitori, poi entrarono nella stanza.