Shanghai, 15 giugno 1872
«Salve, signor Parker. Le ho portato quanto promesso». L’uomo estrae da una tasca un cofanetto e lo apre lentamente. La bettola del porto di Wusong in cui si sono dati appuntamento è scarsamente illuminata da un paio di candele ma un pallido raggio di luce fa scintillare il contenuto della scatola.
«Come vede, è un rubino cinese, tagliato a goccia. Il taglio non ha la raffinatezza di quello dei tagliatori europei, ma la purezza e le dimensioni della gemma sono veramente fuori dal comune. Quando sarà di nuovo a Londra ne potrà ricavare una cospicua somma».
L’oggetto passa rapidamente di mano e il nuovo proprietario si alza dal tavolo, mormorando un frettoloso “grazie”.
«Signor Parker! Buon viaggio, mormorò l’uomo.
«Come?»
«Buon viaggio. Fra due giorni si parte. Buona fortuna».
«Ah sì, grazie», risponde Parker con un certo imbarazzo e raggiunge in fretta l’uscita.
«Come vede, è un rubino cinese, tagliato a goccia. Il taglio non ha la raffinatezza di quello dei tagliatori europei, ma la purezza e le dimensioni della gemma sono veramente fuori dal comune. Quando sarà di nuovo a Londra ne potrà ricavare una cospicua somma».
L’oggetto passa rapidamente di mano e il nuovo proprietario si alza dal tavolo, mormorando un frettoloso “grazie”.
«Signor Parker! Buon viaggio, mormorò l’uomo.
«Come?»
«Buon viaggio. Fra due giorni si parte. Buona fortuna».
«Ah sì, grazie», risponde Parker con un certo imbarazzo e raggiunge in fretta l’uscita.
A bordo del Cutty Sark, 18 giugno 1872
Sono Timothy Parker, il cuoco di bordo del Cutty Sark. Ho deciso di scrivere queste note di viaggio un po’ per sconfiggere la noia e un po’ la nostalgia della mia Cornovaglia. Ho lasciato a Falmouth mia figlia Emily, l’unico bene prezioso che mi è rimasto dopo la morte di mia moglie Ann. Siamo partiti ieri dal porto di Wusong a Shanghai con un carico di circa ottomila balle di tè e ci stiamo avvicinando allo stretto passaggio fra la costa cinese e l’isola di Taiwan.
La nave corre veloce: il solcometro ha fatto segnare punte di 16 e 17 nodi.
Dicevo della noia. Il mio lavoro non è facile: si tratta di sfamare nel miglior modo possibile una trentina di uomini; uomini che passano la giornata a mettere a segno trentaquattro vele, tante ne conta il Cutty Sark. Le scorte per il momento sono abbondanti ma andranno man mano assottigliandosi con il passare del tempo e delle miglia e nella rotta di circumnavigazione dell’Africa non sono molti i posti in cui è possibile attraccare con una certa sicurezza per fare rifornimenti. Per questo il mio lavoro richiede una certa fantasia.
Nonostante tutto credo di saperlo fare bene e, dopo tanti anni di attività, riesco anche a ritagliarmi alcune ore di riposo assoluto durante la giornata.
Il mio regno incontrastato è la cucina ed è qui che passo la maggior parte del tempo. Avrei potuto dormire insieme agli altri marinai, ma ho preferito ricavarmi un giaciglio nella stessa cucina, dove ho anche un tavolo, una sedia e l’occorrente per scrivere.
Ho un compagno di viaggio, piuttosto rumoroso, che non mi abbandona mai. È un corvo indiano che mi ha scelto come padrone due anni fa in uno scalo nel sud dell’India. Non è frequente questa strana scelta da parte di un uccello abituato a vivere in gruppi o colonie di simili. L’ho chiamato Albert in onore del compianto consorte della Regina.
La nave corre veloce: il solcometro ha fatto segnare punte di 16 e 17 nodi.
Dicevo della noia. Il mio lavoro non è facile: si tratta di sfamare nel miglior modo possibile una trentina di uomini; uomini che passano la giornata a mettere a segno trentaquattro vele, tante ne conta il Cutty Sark. Le scorte per il momento sono abbondanti ma andranno man mano assottigliandosi con il passare del tempo e delle miglia e nella rotta di circumnavigazione dell’Africa non sono molti i posti in cui è possibile attraccare con una certa sicurezza per fare rifornimenti. Per questo il mio lavoro richiede una certa fantasia.
Nonostante tutto credo di saperlo fare bene e, dopo tanti anni di attività, riesco anche a ritagliarmi alcune ore di riposo assoluto durante la giornata.
Il mio regno incontrastato è la cucina ed è qui che passo la maggior parte del tempo. Avrei potuto dormire insieme agli altri marinai, ma ho preferito ricavarmi un giaciglio nella stessa cucina, dove ho anche un tavolo, una sedia e l’occorrente per scrivere.
Ho un compagno di viaggio, piuttosto rumoroso, che non mi abbandona mai. È un corvo indiano che mi ha scelto come padrone due anni fa in uno scalo nel sud dell’India. Non è frequente questa strana scelta da parte di un uccello abituato a vivere in gruppi o colonie di simili. L’ho chiamato Albert in onore del compianto consorte della Regina.
22 giugno 1872
Stiamo navigando, con rotta sud-ovest, in direzione dello Stretto della Sonda, l’angusto passaggio fra Sumatra e Giava. Si procede ancora con piena velatura, visto che siamo riusciti a ottenere un certo vantaggio sul Thermopylae nella “Gara del tè”. C’è in palio il titolo di nave più veloce per il trasporto del tè. Il primo carico che arriva a Londra è quello che è pagato di più perché si presume che sia il primo raccolto e pertanto il migliore di qualità. Il capitano Moodie si sta impegnando al massimo, anche perché a lui spetterebbe, in caso di vittoria, un premio speciale di 100 sterline, una somma enorme.
Ieri l’equipaggio ha mangiato stoccafisso con legumi e gallette. Oggi sto preparando una zuppa nella quale c’è un po’ di tutto: patate, cipolle, pezzi di carne di maiale essiccato e gallette. È il piatto che è visto con maggior diffidenza, perché sanno che in quella che chiamano “sbobba” di solito ci vengono messi tutti gli avanzi dei giorni precedenti.
L’unico interessato alla preparazione è Albert che non perde mai di vista la carne: sa che qualcosa toccherà anche a lui. È abbastanza educato, Albert, ma è meglio non lasciare in giro incustodito qualche pezzo di carne, se non si vuole che sparisca in fretta. Proprio non sa resistere.
Ieri l’equipaggio ha mangiato stoccafisso con legumi e gallette. Oggi sto preparando una zuppa nella quale c’è un po’ di tutto: patate, cipolle, pezzi di carne di maiale essiccato e gallette. È il piatto che è visto con maggior diffidenza, perché sanno che in quella che chiamano “sbobba” di solito ci vengono messi tutti gli avanzi dei giorni precedenti.
L’unico interessato alla preparazione è Albert che non perde mai di vista la carne: sa che qualcosa toccherà anche a lui. È abbastanza educato, Albert, ma è meglio non lasciare in giro incustodito qualche pezzo di carne, se non si vuole che sparisca in fretta. Proprio non sa resistere.
27 giugno 1872
Siamo molto vicini al Borneo, all’altezza di Sarawak. Il capitano sta cercando la rotta più breve e sembra ormai evidente che continuando con queste andature il Thermopylae non potrà raggiungerci. C’è una certa euforia a bordo.
In questo viaggio mi sono portato anche un grosso vaso di petunie che ho sistemato al giardinetto della nave, insieme alle piante aromatiche che mi servono in cucina. Le petunie sono i fiori preferiti da Emily e prendermi cura di loro è un po’ come essere vicino a lei.
Tutte le sere, all’imbrunire, salgo sul ponte per dare un po’ d’acqua alle piante e a ripulire il vaso di petunie da fiori e rametti secchi. Confesso che provo perfino a parlare con quei fiori, come se parlassi alla mia bambina.
Gli uomini di guardia mi prendono un po’ un giro per questo. Mi dicono: «Che fai Timothy? Parli con i fiori? Non ti bastano più le chiacchierate con Albert?»
Io rispondo loro: «Attenti ragazzi a quello che mangerete domani. Giù in cucina passano dei topi enormi!»
In questo viaggio mi sono portato anche un grosso vaso di petunie che ho sistemato al giardinetto della nave, insieme alle piante aromatiche che mi servono in cucina. Le petunie sono i fiori preferiti da Emily e prendermi cura di loro è un po’ come essere vicino a lei.
Tutte le sere, all’imbrunire, salgo sul ponte per dare un po’ d’acqua alle piante e a ripulire il vaso di petunie da fiori e rametti secchi. Confesso che provo perfino a parlare con quei fiori, come se parlassi alla mia bambina.
Gli uomini di guardia mi prendono un po’ un giro per questo. Mi dicono: «Che fai Timothy? Parli con i fiori? Non ti bastano più le chiacchierate con Albert?»
Io rispondo loro: «Attenti ragazzi a quello che mangerete domani. Giù in cucina passano dei topi enormi!»
30 giugno 1872
Lo stretto della Sonda si intravede all’orizzonte. Il tempo fino a oggi ci è stato favorevole, così come il vento, un vento fresco da nord-est che ha dato il giusto aiuto al capitano Moodie.
È quasi buio: le piante e le mie petunie mi aspettano. Albert viene sempre con me per questa operazione e capisce sempre, da impercettibili segnali, quando è arrivato il momento.
La mia ragazza soffre da tempo di una grave malattia che le impedisce di muoversi, di camminare. Dovrei portarla a Londra per farla curare da un medico molto famoso per questo genere di malanni ma occorrono molti soldi. Spero proprio che al mio ritorno in Inghilterra, dopo più di otto mesi di lontananza, riuscirò a farla curare; anche grazie ai soldi che riporterò da questo viaggio.
Ho una fotografia di Emily che custodisco come una reliquia. Ogni tanto la tiro fuori dalla scatola in cui conservo anche quella gemma preziosa e la guardo a lungo. Ho notato che ogni volta che lo faccio, Albert vola dal solito sgabello su cui è appollaiato e viene sulla mia spalla: sembra che anche lui guardi con interesse quell’immagine.
Dalla fotografia si vede bene Emily nella solita poltrona che la tiene un po’ sollevata. I suoi lineamenti sono perfetti, come gli occhi, anche se il suo sguardo esprime malinconia. Accanto a lei la mia Ann che la guarda amorevolmente. Dietro di loro un bel vaso di petunie che non mancano mai in casa nostra.
È quasi buio: le piante e le mie petunie mi aspettano. Albert viene sempre con me per questa operazione e capisce sempre, da impercettibili segnali, quando è arrivato il momento.
La mia ragazza soffre da tempo di una grave malattia che le impedisce di muoversi, di camminare. Dovrei portarla a Londra per farla curare da un medico molto famoso per questo genere di malanni ma occorrono molti soldi. Spero proprio che al mio ritorno in Inghilterra, dopo più di otto mesi di lontananza, riuscirò a farla curare; anche grazie ai soldi che riporterò da questo viaggio.
Ho una fotografia di Emily che custodisco come una reliquia. Ogni tanto la tiro fuori dalla scatola in cui conservo anche quella gemma preziosa e la guardo a lungo. Ho notato che ogni volta che lo faccio, Albert vola dal solito sgabello su cui è appollaiato e viene sulla mia spalla: sembra che anche lui guardi con interesse quell’immagine.
Dalla fotografia si vede bene Emily nella solita poltrona che la tiene un po’ sollevata. I suoi lineamenti sono perfetti, come gli occhi, anche se il suo sguardo esprime malinconia. Accanto a lei la mia Ann che la guarda amorevolmente. Dietro di loro un bel vaso di petunie che non mancano mai in casa nostra.
7 luglio 1872
Abbiamo attraversato da alcuni giorni lo stretto della Sonda e ora ci troviamo in pieno Oceano Indiano. Da un bel po’ non c’è più terra in vista da nessuna parte. Il Cutty Sark procede sulla rotta ovest-sud-ovest puntando sull’estremità meridionale del Madagascar. Il tempo è abbastanza fresco, ci avviciniamo al tropico del Capricorno e da queste parti questi sono i mesi invernali.
La novità è che il tempo sta peggiorando ogni giorno di più, cresce l’intensità del vento che supera i 30 nodi, con un mare forza 5. Abbiamo ridotto la velatura.
Non è affatto facile preparare qualcosa in cucina in queste condizioni. Si dovranno accontentare di un pasto freddo. Avevo pensato di fare la festa a qualche pollo di quelli che tengo nelle stie nello sgabuzzino della cambusa. Ne prendo sempre qualche dozzina prima di ogni partenza. Quando tiro il collo ai polli lo faccio sempre quando Albert non mi vede. Sarò stupido, ma la prima volta che l’ho fatto davanti a lui ho percepito nel suo sguardo un po’ di preoccupazione.
Abbiamo attraversato da alcuni giorni lo stretto della Sonda e ora ci troviamo in pieno Oceano Indiano. Da un bel po’ non c’è più terra in vista da nessuna parte. Il Cutty Sark procede sulla rotta ovest-sud-ovest puntando sull’estremità meridionale del Madagascar. Il tempo è abbastanza fresco, ci avviciniamo al tropico del Capricorno e da queste parti questi sono i mesi invernali.
La novità è che il tempo sta peggiorando ogni giorno di più, cresce l’intensità del vento che supera i 30 nodi, con un mare forza 5. Abbiamo ridotto la velatura.
Non è affatto facile preparare qualcosa in cucina in queste condizioni. Si dovranno accontentare di un pasto freddo. Avevo pensato di fare la festa a qualche pollo di quelli che tengo nelle stie nello sgabuzzino della cambusa. Ne prendo sempre qualche dozzina prima di ogni partenza. Quando tiro il collo ai polli lo faccio sempre quando Albert non mi vede. Sarò stupido, ma la prima volta che l’ho fatto davanti a lui ho percepito nel suo sguardo un po’ di preoccupazione.
15 luglio 1872
Il capitano Moodie ha detto che, secondo i suoi calcoli dovremmo avere un vantaggio incolmabile sul Thermopylae e mi ha ordinato di preparare un pasto speciale per festeggiare. Stavolta i polli non hanno avuto scampo. Ho preparato anche un dolce con quello che avevo a disposizione: farina, uova, zucchero e vaniglia del Madagascar.
Stasera, quando andrò sul ponte, avrò molte cose da fare. Dovrò sistemare un po’ meglio le mie piante e soprattutto proteggere e mettere in sicurezza le petunie dalle raffiche di vento e dalle intemperie.
Il capitano Moodie ha detto che, secondo i suoi calcoli dovremmo avere un vantaggio incolmabile sul Thermopylae e mi ha ordinato di preparare un pasto speciale per festeggiare. Stavolta i polli non hanno avuto scampo. Ho preparato anche un dolce con quello che avevo a disposizione: farina, uova, zucchero e vaniglia del Madagascar.
Stasera, quando andrò sul ponte, avrò molte cose da fare. Dovrò sistemare un po’ meglio le mie piante e soprattutto proteggere e mettere in sicurezza le petunie dalle raffiche di vento e dalle intemperie.
16 luglio 1872
La notte è stata molto agitata. Alla prima oscurità siamo stati svegliati dalla campana che suonava l’allarme. Si è improvvisamente spezzata la pala del timone e il timoniere si è trovato nell’impossibilità di governare. Il capitano ha fatto ulteriormente ridurre la velatura e stiamo procedendo cercando di mantenere la rotta grazie alle manovre sulle vele.
C’è stato un acceso diverbio a bordo. Sta viaggiando con noi John Willis, il fratello dell’armatore. Il signor Willis ha ordinato al capitano Moodie di fare rotta su Città del Capo per eseguire le riparazioni necessarie, ma il capitano si è rifiutato. Fermarsi vuol dire perdere la Gara del tè e, perso per perso, ha preferito continuare in questo assetto di fortuna, in attesa che il carpentiere di bordo, Henry Henderson, costruisca un nuovo timone utilizzando il legname e la ferramenta disponibile sulla nave.
C’è stato un acceso diverbio a bordo. Sta viaggiando con noi John Willis, il fratello dell’armatore. Il signor Willis ha ordinato al capitano Moodie di fare rotta su Città del Capo per eseguire le riparazioni necessarie, ma il capitano si è rifiutato. Fermarsi vuol dire perdere la Gara del tè e, perso per perso, ha preferito continuare in questo assetto di fortuna, in attesa che il carpentiere di bordo, Henry Henderson, costruisca un nuovo timone utilizzando il legname e la ferramenta disponibile sulla nave.
22 luglio 1872
Dopo sei giorni di lavoro il vecchio Henderson è riuscito a rimettere il timone al suo posto. Non è stato semplice lavorare ininterrottamente con il mare agitato, ma il Cutty Sark, doppiato il Capo di Buona Speranza, ha ripreso la consueta andatura in piena efficienza.
Tuttavia il morale dell’equipaggio non è più quello delle prime settimane.
Tre giorni fa, mentre era in corso la riparazione del timone, è stata avvistata la sagoma inconfondibile del Thermopylae: ci stava raggiungendo, cosa che è avvenuta due giorni fa.
Il sorpasso ha spento ogni speranza sull’esito della gara.
Tuttavia il morale dell’equipaggio non è più quello delle prime settimane.
Tre giorni fa, mentre era in corso la riparazione del timone, è stata avvistata la sagoma inconfondibile del Thermopylae: ci stava raggiungendo, cosa che è avvenuta due giorni fa.
Il sorpasso ha spento ogni speranza sull’esito della gara.
27 agosto 1872
Dopo più di un mese provo a scrivere ancora qualcosa sulla mia vita a bordo. In realtà non è accaduto niente di interessante. Abbiamo costeggiato la parte occidentale del Sud Africa e tagliato il Golfo di Guinea. Alcune giornate di calma piatta equatoriale hanno rallentato molto l’andatura, rendendo tutto più noioso. Più che ci avviciniamo a destinazione e più che aumenta l’impazienza dell’equipaggio e anche la mia. Non ho più notizie di Emily da molto tempo e non desidero altro che rivederla, passare del tempo con lei e fare tutto quello che è necessario per aiutarla.
Quanto alle mie petunie, stanno riprendendo vigore dopo i lunghi giorni di tempesta. La temperatura più calda e le mie cure hanno fatto il miracolo.
Anche Albert mi è sembrato irrequieto. Un giorno, quando eravamo molto vicini alla Namibia, si è alzato in volo, cosa che fa raramente, e l’ho visto sparire. Ho creduto che non tornasse e invece poco dopo l’ho visto rientrare. Anche lui, come noi, aveva bisogno di evadere.
Quanto alle mie petunie, stanno riprendendo vigore dopo i lunghi giorni di tempesta. La temperatura più calda e le mie cure hanno fatto il miracolo.
Anche Albert mi è sembrato irrequieto. Un giorno, quando eravamo molto vicini alla Namibia, si è alzato in volo, cosa che fa raramente, e l’ho visto sparire. Ho creduto che non tornasse e invece poco dopo l’ho visto rientrare. Anche lui, come noi, aveva bisogno di evadere.
16 ottobre 1872
Abbiamo imboccato la Manica e stiamo già fiutando l’aria di casa. Soprattutto io, che mi sono commosso quando siamo passati proprio davanti a Falmouth. Arriveremo dopodomani al porto di Londra. Dovrò trattenermi un paio di giorni per espletare tutte le pratiche di sbarco, riscuotere il salario dall’armatore e trovare un commerciante di preziosi per vendere il mio rubino. Solo allora potrò tornare a Falmouth dalla mia Emily. Ho deciso che non mi imbarcherò più per periodi così lunghi.
Londra, 19 ottobre 1872
Siamo pronti, io e Albert, ad affrontare l’ultimo tratto di strada che ci separa da casa. Ho venduto la mia gemma a un prezzo più che ragionevole e ora mi trovo con una somma di denaro in tasca che non ho mai avuto in vita mia. Spero davvero che mi sarà utile per dare una vita migliore a Emily.
Siamo arrivati in porto il 17 ottobre, dopo 122 giorni di navigazione, esattamente sette giorni dopo il Theromopylae. Abbiamo perduto la gara ma abbiamo ricevuto un’accoglienza trionfale. Il capitano e l’equipaggio hanno avuto i complimenti per quello che avevano fatto durante la navigazione e Henderson ha ricevuto un premio di 50 sterline per il suo lavoro.
È stata una grande consolazione per me. Mi aiuterà a sopportare meglio il rimorso per essere sceso, per la prima volta nella vita, a compromessi con la mia coscienza e per aver compiuto quell’atto di sabotaggio. L’ho fatto a fin di bene. Che Dio mi perdoni.