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1Calalai Empty Calalai Dom Mag 07, 2023 12:29 pm

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Stamattina ho preso il treno delle sette e ventisei perché mi sono data appuntamento con Sara a Padova davanti al Liviano. Ho messo le prime cose che ho trovato in camera: camicetta con le spalline e jeans a sigaretta, poi ho indossato le mie mitiche Timberland.
Mi aspetta seduta su uno dei paracarri davanti all’ingresso, con un total look jeans, scarpe comprese. Si mette a ridere e mi saluta con il suo accento milanese. «Uè, ciao paninara!»
Senza togliere le mani infreddolite dalle tasche, le mostro il parka. «Guarda che non è un Moncler!»
Ci baciamo sulla guancia. «Sei paninara lo stesso. Come stai?»
Sara è dottoranda in psicologia, è un po’ la mia ancora di salvezza per la disforia di genere. «Come sempre. Oggi meglio di ieri. E tu?»
«Bene. Hai letto le fotocopie? Cosa ne pensi?»
Sospiro. «Sì, interessante. Molto. Però… Da una parte sarebbe fantastico avere i documenti con scritto Adamo Rigon. Ma mi spaventa tanto l’intervento chirurgico… per cosa, poi?»
Sara sorride tra lo sbarazzino e il malizioso. «Beh…»
Le do una spintarella. «Mona! Comunque grazie; mi ha fatto bene.»
Ci abbracciamo.
«Allora ti posso chiamare Adamo?»
Ho un tuffo al cuore. Metto le mani avanti. «No! Ti prego, troppo imbarazzante. Cioè, guardami: sembro proprio una femmina. Non… Non…»
Mi mette una mano sulla spalla. «Ok, tranquilla. Un passo alla volta.»
Annuisco. «Grazie.»
Stiamo in silenzio per qualche secondo, poi inspiro profondamente. «Cioè, non ci sono abituata; ho passato tutta la mia vita a sentirmi dire che sono malata. È tutto bellissimo quando mi dici che invece va tutto bene, però… cioè…»
Mi guardo intorno. La piazza si sta ravvivando, piena soprattutto di ragazzi e ragazze che per la maggior parte si dirigono al Liviano. «Le persone non sono tutte Sara Ghezzi e questa cosa mi fa tanta paura.»
Ci abbracciamo di nuovo.
È arrivata anche per noi l’ora di salire ai dipartimenti. Oggi non abbiamo seminari ma escono i risultati dei colloqui per le borse di studio. Sara mi stringe il braccio; la sento tremare e questo alimenta la mia agitazione. Saliamo le scale parlando di Spandau e Duran, se è più bella Gold o New Moon On Monday. In corridoio mi viene spontaneo girare verso filosofia. Sara ride e mi tira dall’altra parte.
Il dipartimento di sociologia non è poi così diverso: grandi porte in legno scuro, finestroni che si affacciano su piazza Capitaniato, quadri e foto alle pareti. Siamo tutte e due fuori luogo, qui. Io non riconosco nessuno; Sara invece saluta alcuni compagni, che ricambiano facendo allusioni enigmatiche. Mi sento elettrizzata: vuoi vedere che a lei è andata bene?
Arriviamo alla bacheca di sughero dove sono esposte le comunicazioni agli studenti. Troviamo il foglio che ci interessa. Il suo nome è il primo: Dottoressa Ghezzi Sara, psicologia, sessanta sessantesimi.
Pensavo che si sarebbe messa a saltare e urlare di gioia, invece si limita a dire: «Sì!» alzando le braccia al cielo.
Segue il Dottor Montanari Marco, sociologia, cinquantotto sessantesimi.
Il mio nome ancora non c’è; seguono tutta una serie di dottori e dottoresse in sociologia. Penso che sia giusto così, non ero molto fiduciosa nel mio orale. Mi sale la rabbia solo perché speravo di sbattere il risultato in faccia a papy.
«Guarda!» Sara indica una riga nell’elenco e mi abbraccia prima che io riesca a focalizzare.
Dottoressa Rigon Chiara, filosofia, cinquanta sessantesimi. Mi rendo conto solo adesso che la riga è evidenziata in giallo, come le prime due.
Mi metto le mani davanti alla bocca e scoppio in una risata liberatoria.
«Sei la prima di filosofia! Ma ti rendi conto?»
Annuisco, ma ancora non credo di aver capito bene.
Sara legge la comunicazione esposta sotto la graduatoria: «I vincitori della borsa di studio per il gruppo interdisciplinare che ha l’obiettivo di analizzare le condizioni sociali, culturali e ambientali della popolazione dell’isola di Komodo sono convocati per le ore undici nello studio del professor Rosario Russo. Dai, andiamo a festeggiare!»
Mi stringe il braccio e mi trascina verso l’uscita. Io prima vorrei scoprire dove si trova lo studio, ma non c’è modo di farle mollare la presa e la devo seguire per forza.

La stanza dove lavora il professor Russo è arredata con mobili in legno che sembrano vecchi come il Liviano. Il dottorando di sociologia, di cui non ricordo più il nome, è già seduto e ci accomodiamo anche noi. La scrivania, riverniciata più di una volta, ha solchi profondi che la attraversano in lunghezza. Dall’altra parte, insieme al professore, c’è l’assistente che faceva parte della commissione esaminatrice.
Russo inizia con le presentazioni. «Lui è il professor Luca De Santis, sarà il coordinatore del gruppo interdisciplinare.»
Il dottorando in sociologia interviene. «Lo conosciamo.»
Russo gli lancia un’occhiataccia, poi continua. «Bene. Per qualunque problema, dubbio o perplessità chiedete pure a lui, sarà il vostro punto di riferimento. Dopo vi lascerà il suo interno.»
Di nuovo il dottorando: «275.»
Russo non so come mantiene la calma. «Lei è?»
«Professore, non si ricorda? Sono Marco Montanari. Ho fatto l’esame di ammissione al dottorato con lei.»
«Ho esaminato tante persone, mi dispiace che proprio lei mi sia sfuggito. Lei invece?»
Tiro fuori la poca voce che non mi resta bloccata in gola. «Chiara Rigon, dipartimento di filosofia.»
Russo annuisce. «Ha fatto la tesi su Habermas, mi diceva De Santis.»
Sorrido. «Sì, mi ha affascinato subito con le sue idee, mi piace quando la filosofia è applicata allo studio critico della società.»
«Bene. Lei?»
La mia amica ha una voce squillante. «Sara Ghezzi, dipartimento di psicologia. Ho fatto la tesi su Schütz.»
«Centodieci e lode, e un piano di studi improntato sulla sociologia fenomenologica. È sicura che non vuol passare da questa parte?»
De Santis si schiarisce la voce. «Rosario, abbiamo bisogno di una dottoranda in psicologia…»
Russo sorride. «Come non detto. Come dite voi giovani? Facciamo rewind? Resti pure dall’altra parte del corridoio, io non ho parlato. Comunque, semmai, tra un anno, se dovesse cambiare idea, le porte qui sono aperte.»
De Santis si schiarisce di nuovo. Russo alza le mani. Io e Sara ridacchiamo.
Marco, serio: «Io ho fatto la tesi su Mannheim.»
Russo si gira. «Lo conosciamo.»
Sara mi tira un calcetto senza farsi vedere. Io alzo le spalle. Per adesso ridacchiamo, ma purtroppo ci toccherà sopportare quel dottorando per ben sei mesi.

Oggi è il 2 giugno 1984 e siamo al secondo mese di missione. In Italia è festa nazionale, mentre qui è sabato; che poi è come dire lunedì perché a Komodo la popolazione è musulmana e riposa al venerdì.
L’unica radio trasmette in lingua bajo e questo è solo uno dei tanti inquinanti culturali: la maggioranza degli abitanti è infatti di origine bugis, ma nemmeno loro sono autoctoni. Insomma è un puzzle difficile da districare e non è facile capire qual è il substrato sociologico che rende unico questo villaggio.
È pure il terzo giorno di ramadan e sto provando a digiunare anch’io. Così, mentre Sara, Marco e il professor De Santis vanno nel bungalow a pranzare, mi intrattengo all’ombra delle palme con una delle nostre guide: è una giovane donna di nome Hasnah. Con lei parliamo in francese, più o meno; ogni tanto ci inventiamo delle parole, ma alla fine l’importante è che ci capiamo.
«Tu non vai a mangiare?»
«No, faccio digiuno.»
Mi sorride. «Davvero? Mi fa molto piacere. E perché lo fai?»
«Voglio capire meglio la vostra cultura.»
Hasnah ridacchia. «Voi italiani siete buffi. Questo è un villaggio di pescatori, cosa c’è da capire? Butta le reti, prendi i pesci, cucinali per la famiglia… fine. Sei mesi mi sembrano tanti per studiare la nostra filosofia. No?»
Rido di gusto. «Hai ragione. Ma c’è anche raccogli le banane, sbucciale, mangiale…»
Lei annuisce ironica. «Ah! È vero, questo complica molto la nostra vita.»
«A parte gli scherzi, sto cercando… stiamo cercando qualcosa di molto particolare; magari unico e antico, mi spiego?»
Hasnah sembra riflettere e poi annuisce tra sé. «C’è Putu, è l’ultimo bissu
Nella mia mente si forma l’immagine di Indiana Jones nella prima scena del film. «L’ultimo bijou
Ride. «No, non è un gioiello. Bissu. È un vecchio che… fa magie.»
Mi sento attraversare il corpo da una scossa. «Ma è fantastico! Devo assolutamente incontrarlo. Sai dove posso trovarlo?»
Si alza in piedi e mi offre la mano. «È molto anziano, vive nel sottotetto della casa di un suo parente. Vieni, sentiamo se ti può ricevere.»

La famiglia di Putu, l’ultimo bissu, ci riceverà stasera per l’iftar, il pasto che si consuma dopo il tramonto durante il ramadan. Ho convinto i miei compagni di missione a saltare per lo meno il pranzo, perché ci sarà molto da mangiare e sarebbe maleducato rifiutare qualche porzione.
Hasnah sta aiutando me e Sara a preparare del kolak, una zuppa a base di banane e patate dolci, per non presentarci a mani vuote. Non c’è verso che i maschi ci diano una mano.
Marco scribacchia qualcosa sul suo quaderno degli appunti. «È evidente che Putu è l’ultimo superstite di una casta di sciamani chiamata bissu. Dobbiamo scoprire se sono stati sterminati dagli olandesi, dai bajo, dai bugis o dai fondamentalisti islamici.»
Per fortuna ha parlato in italiano. Hasnah ci fissa con lo sguardo interrogativo, ma Sara alza le spalle e in francese aggiunge: «Parole senza senso.»
Nel frattempo De Santis prova ad aggiustare il tiro. «Potrebbe anche darsi che non sia successo nulla di così catastrofico. Forse il sistema di caste originario potrebbe essere stato assimilato durante l’islamizzazione. Bisogna capire quali fossero i compiti dei bissu e chi li svolge oggi.»
E così, mentre Marco tira fuori le ultime teorie sulla sociologia della conoscenza, Hasnah rimprovera Sara. «Ah, ah! Non si assaggia.»
«Uffa! E come faccio a sapere se è pronto?»
«Usa il mestolo o uno spiedino. Così.»
De Santis non è d’accordo e rilancia con alcune congetture di sociologia fenomenologica.
Sara piagnucola. «Però io non sto facendo ramadan, potrei anche…»
Io le faccio gli occhi dolci da gatto smarrito; Hasnah mi imita. Sara non può fare altro che posare il mestolo.
Marco pretende di aver ragione.
La zuppa è pronta appena in tempo per salire a casa dei nostri ospiti. Ci accolgono con tantissimo riguardo e ci ringraziano pure, quando in realtà siamo noi in debito con loro. Assistiamo in silenzio alla preghiera del tramonto, infine i bambini ci portano un dattero per rompere il digiuno.
Durante l’iftar il capofamiglia e la moglie ci raccontano a grandi linee la storia di Putu. Lui non ha avuto figli, per cui a prendersene cura fu la sorella, che poi lasciò l’incombenza al figlio e così via; a sentire loro, sarebbe lì nel sottotetto da generazioni e dovrebbe avere più di cento anni.
Marco come al solito fa le sue considerazioni fuori luogo ma nessuno ha il coraggio di tradurle in francese.
Nel frattempo, il figlio maggiore scende dopo aver portato da mangiare al pro-prozio. Fa un annuncio che ci viene subito tradotto da Hasnah: «Putu è disponibile a celebrare un rito, ma alla presenza di uno solo di voi.»
Marco non fa in tempo a dire: «Io,» che De Santis e Sara mi hanno già chiesto, quasi in coro: «Vai tu?»
De Santis aggiunge: «Hai trovato Putu e in più stai facendo ramadan, secondo me sei la persona più adatta.»
Io sono perplessa. Sara annuisce per incoraggiarmi. Non ho idea di che cosa mi aspetti. Sento anche il peso della responsabilità di essere l’unica testimone di ciò che accadrà, ma accetto.
Tolgo i sandali e salgo nel sottotetto insieme a Hasnah. Ho paura di trovare una stanza che puzza di vecchio e disinfettante, come la casa di mia nonna. Invece c’è odore di erbe, che bruciano come incensi in alcuni piatti di terracotta, e nient’altro.
Putu sembra avere davvero cent’anni a giudicare dalle rughe sul viso. Il portamento è fiero, la schiena è dritta ed è seduto con le gambe incrociate su un materasso disteso per terra.
L’anziano bissu mormora delle parole, subito tradotte da Hasnah: «Ti saluto e ti ringrazio per la visita. È da tanto tempo che non ricevo forestieri. Accomodati e dimmi cosa ti porta da me, c’è qualche nodo che stringe il tuo cuore?»
Mi siedo a gambe incrociate sul materasso di fianco al suo. Ho davvero qualcosa di grosso che mi opprime ma non ho sufficiente confidenza con Hasnah per tirarlo fuori. E poi ricordo il motivo per cui sono salita qui e non riguarda di sicuro me. «Sono io che ti ringrazio per avermi ricevuta e per concedermi l’onore di partecipare al rito.»
Putu rivolge la mano verso di me. «Questo è un rito antico quanto il primo bissu che giunse a Komodo. Incontrò il drago, guardiano dell’isola, e strinse un patto con lui. Erano arrivati uomini, donne, calalai e calabai, e il guardiano li aveva divorati. Ma quando arrivò il primo bissu il guardiano non lo divorò.»
Mi gira la testa; troppe informazioni tutte insieme. «Hasnah, scusami. Mi ripeti chi arrivò con gli uomini e le donne?»
«Calalai e calabai, non so come si dice in francese. I calalai sono persone nate femmine ma che hanno l’anima del maschio. Si vestono da uomo, fanno lavori maschili e si sposano con le donne.»
Il cuore mi batte all’impazzata. E mentre Hasnah mi spiega le calabai, io mi sento persa per la naturalezza con cui mi ha spiegato i calalai, perché è proprio il maledetto concetto che mi rappresenta alla perfezione.
La fiamma delle candele balla e uno scricchiolio rompe il silenzio, sovrapponendosi alle voci ovattate dell’iftar che continua al piano di sotto. A un cenno di Putu, Hasnah alimenta gli incensi aggiungendo altra miscela di fiori e piante secche nei piatti di terracotta.
Il bissu annuncia, tradotto dalla guida: «È arrivato. Desideri incontrare lo spirito del drago guardiano?»
Non ho idea di cosa voglia dire, ma sono qui anche per questo. «Sì, sono pronta.»
Hasnah mi porge una ciotola che contiene una polvere dall’odore pungente.
«Cos’è?»
Mi risponde senza chiedere a Putu. «È polvere magica. Contiene erbe, radici, fiori e ossa di animali. Ogni ingrediente ha un significato ma non so altro.»
«E tu l’hai provata?»
Annuisce. Mi fa cenno di inspirare profondamente.
Sono titubante. Di sicuro c’è qualche sostanza psicotropa, però sembra pestata e non raffinata, quindi dovrebbe avere un effetto blando. Mi faccio coraggio: nella speranza che sia sufficiente per non sembrare maleducata, avvicino la ciotola al naso e inspiro appena un po’.
Starnutisco rumorosamente, riuscendo a evitare di farlo sulla polvere.
Hasnah prende la ciotola e mi invita a stendermi sul materasso.
Putu inizia a cantare delle litanie.
Quel poco che ho inalato sembra essere stato sufficiente, perché le luci e le ombre nella stanza prendono la forma di un drago di Komodo.
Rimango distesa, ma ho la sensazione di sedermi, anzi no: di alzarmi in piedi. Mi allontano dal mio corpo e cammino verso l’immagine del lucertolone.
Mi sembra perfino di comprendere il significato delle preghiere intonate da Putu: «Guarda la tua anima, guarda la tua essenza.»
Mi osservo e sono un uomo.
Mi tocco il viso e ho la barba.
Alzo gli occhi. Lo spirito del drago guardiano mi parla in italiano. «Chi sei?»
Parlo senza aprire bocca. «Chiara Rigon.»
Il lucertolone di luce e ombra tira fuori la lingua e mi ripete: «Chi sei?»
Questa volta non rispondo subito. Mi osservo di nuovo. Mi tocco il petto, il pacco e finalmente mi riconosco. «Sono io, un calalai! Il mio nome è Adamo Rigon.»
La lingua dello spirito sonda alcune volte lo spazio intorno a me. «Il tuo è odore di verità. Sei benvenuto sull’isola di Komodo, Adamo Rigon.»
Con una specie di balletto, lo spirito si gira e torna a confondersi con le luci e le ombre alle pareti.
Un brivido mi percorre il corpo e mi risveglio dal breve sogno. Sono ancora distesa sul materasso e il cuore mi batte forte.
Vorrei alzarmi ma Hasnah mi fa cenno di rallentare. Putu sta ancora cantando le litanie con gli occhi chiusi. Le erbe continuano a bruciare nei piatti di terracotta. Le luci e le ombre della stanza non hanno più alcuna forma.
Il cuore e il respiro tornano normali e mi siedo. Hasnah sussurra qualcosa e Putu termina le litanie. Il rito si chiude con una sequenza che somiglia molto a una preghiera musulmana, a cui assisto in silenzio ripensando alla visione e a quello che mi ha rimescolato dentro.
«Putu ti ringrazia per la tua partecipazione però adesso è molto stanco e ha bisogno di riposare. Possiamo tornare di sotto.»
Il bissu ha gli occhi chiusi e ha il respiro pesante.
«Non l’ho nemmeno ringraziato. Io… fammi sapere come mi posso sdebitare.»
Hasnah annuisce. Mi offre la mano e l’afferro per rialzarmi. Scendiamo.
Il primo sguardo che cerco è quello di Sara che subito ricambia. «Allora, com’è stato?»
Mi tremano le gambe. «Preparati, perché stanotte dobbiamo parlare tanto
Marco si intromette. «Ma almeno hai scoperto cos’è un bissu
Zio Billy! Stavolta ha ragione. «N-no.»
Mi guarda con aria di sufficienza. «Eh, però, che scarsa.»
Prima che io possa sputargli in faccia un “fatti i cazzi tuoi,” interviene De Santis. «Di sicuro avrà tante altre cose da raccontare.»
Salutiamo gli ospiti e le guide, poi torniamo ai nostri bungalow. Io mi tengo stretta più che posso alla mia amica.

Io e Sara abbiamo intervistato alcuni calalai e il risultato è sorprendente: pur vivendo una condizione di disforia di genere, ritengono che non ci sia nulla di sbagliato nel loro corpo e questa sembrerebbe una contraddizione. Abbiamo condiviso le nostre impressioni con De Santis e lui ha promesso di supportarci per una tesina interdisciplinare parallela a quella della missione.
Ma non è soltanto questa la cosa che mi elettrizza: in questa contraddizione mi ci riconosco, sono proprio io. Sara dice che forse ho paura dell’operazione per la riassegnazione del sesso; può essere, ma sono abbastanza convinto che non importa ciò che ho nelle mutande: è una cosa mia personale e non dovrebbe interessare a nessuno.
Ah, nel frattempo ho cominciato a parlare di me stesso al maschile, almeno quando sono con lei, e anche questo mi fa sentire bene.

Nota dell’autore: bissu è una persona che non è né maschio, né femmina, né calalai, né calabai.

2Calalai Empty Re: Calalai Dom Mag 14, 2023 8:42 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Sicuramente un bel racconto. Godibile nella lettura, denso nel contenuto. Il personaggio principale è ben delineato.
Note critiche:
a) a volte un po’ troppo raccontato, troppo spiegato;
b) alcuni personaggi come Marco appaiono stereotipati e caricaturali.
Suggerimenti:
a) accorcerei la prima parte

È il primo che leggo, magari ci ritorno dopo.

3Calalai Empty Re: Calalai Dom Mag 14, 2023 5:11 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ottimo. Non ho trovato alcuna imperfezione nella tua scrittura e sono andato diretto fino alla fine senza inciampi. Mi  è piaciuto molto come hai presentato una diversità senza nessuna ambiguità anzi con la spiegazione del calalai e calabai. Mi hai confuso però con la nota esplicativa sul Bissu. Io ho capito che se non è né uno né l'altro è quello che si dice normale. Comunque bravo

4Calalai Empty Re: Calalai Dom Mag 14, 2023 7:13 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Quando un autore ha qualcosa da comunicare riesce a farlo a dispetto di tutti i paletti imposti. In questo racconto rilevo l’urgenza di scrivere, l’urgenza di comunicare.
La scrittura è fluida, i dialoghi appaiono naturali. Non ricordo quanto nel 1984 fossimo così aperti e pronti ad affrontare certe tematiche. La visione che trasmetti al di là dei riferimenti specifici al periodo (abbigliamento, musiche e altro) che poi metti anche in chiaro con la data è molto attuale ed è l’unico neo che trovo in una storia che racchiude tutti gli elementi richiesti (davvero un po’ forzata la soffitta)
e che si caratterizza per quanto ti ho espresso nella parte iniziale del mio commento.
È una storia di ricerca di sé stessi di conferma del proprio sentire di accettazione.
Un fabula ben riuscita sostenuta da una scrittura moderna molto visiva.
Un ottimo lavoro.

5Calalai Empty Re: Calalai Lun Mag 15, 2023 10:45 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo non è un racconto, ma è l'idea per un libro, un libro che comprerei sicuramente. Il fatto che sia solo un racconto gli fa perdere potenza. L'autore è riuscito a condensare tutto senza essere né troppo prolisso né troppo conciso, ma purtroppo l'effetto finale, per me, è castrante.

Dico castrante perché ciò che racconti non è solo bello, ma necessario. È qualcosa che le persone devono riuscire a capire e assimilare, e quindi un semplice racconto non è sufficiente. Ogni spunto che hai introdotto nel testo merita di essere ampliato, in modo che possa essere compreso da tutti.

Per quanto riguarda la trama, non ho nulla da dire: ottima idea e ottimo sviluppo. I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati e interessanti, peccato che nel contesto del racconto non siano così funzionali, ed è un peccato. Qui ritorna il concetto che se fosse un libro avresti la possibilità di curare meglio anche questo aspetto, specialmente per quanto riguarda il personaggio di Marco, che così come viene presentato sembra solo una macchietta.
Per quanto riguarda i paletti... beh, la soffitta è veramente forzata. (Questo non mi interessa personalmente, ma nell'ottica del concorso potrebbe essere un problema). Gli altri paletti sono presenti e ben amalgamati, mi chiedo solo... nel 1984 il dibattito sulla disforia di genere era così accentuato? (Non è una domanda provocatoria, è solo una curiosità).
Sullo stile, non mi ripeto, la forma del racconto penalizza la trama al punto che la parte finale sembra solo abbozzata e "detta" senza dargli il giusto peso. Peso che, in un certo senso, dovrebbe avere perché in quelle righe si trova il fulcro di tutto il tuo messaggio.
Questa sorta di castrazione ha inficiato anche sulla parte emotiva del testo. Nonostante la tematica affrontata sia di mio interesse e mi piaccia, purtroppo il testo, come si dice, "non mi è arrivato".
Termino facendoti i complimenti per l'idea e il coraggio di affrontare un tema così vivo e delicato. Ti suggerisco seriamente di considerare di svilupparlo in un libro o di riscrivere un racconto più lungo, dimenticandoti dei paletti.
Grazie.

6Calalai Empty Re: Calalai Mer Mag 17, 2023 10:05 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

E' un racconto tanto raccontato. Questo è il suo difetto principale, almeno per me.
C'è una attenzione quasi maniacale al dettaglio, alla forma, persino ai saluti e agli scambi di battute tra i personaggi. Cose ottime in un romanzo o un racconto di più ampio respiro, cose limitanti in un racconto dal numero di battute risicato.
Perché l'effetto è poi quello di focalizzare interamente la storia sui protagonisti e non sui punti salienti, che avrebbero dovuto essere soffitta (qui un po' marginale) e luogo, Komodo, che praticamente non vediamo mai.
Quindi: pollice su per la caratterizzazione dei personaggi e la cura nel ricreare le loro interazioni, ma poco spessore ai paletti.

Per quanto riguarda il tema trattato, indubbiamente delicato, mi è piaciuto lo scoprire la faccenda dei calalai e calabai, non avevo idea che ci fossero culture con una suddivisione così peculiare legata alla sessualità.
Purtroppo, ma è un mio punto di vista, ho sempre avuto un'idea molto personale sull'argomento, e di recente mi è stata completamente stravolta, con l'effetto di una notevole confusione sul tema nella quale non ho ancora fatto ordine.
Questo non inficia il giudizio sul racconto, comunque, che rimane valido ma troppo compresso. Forse ridurre al minimo la prima parte e dare più spazio a Komodo avrebbe dato anche maggior respiro e colore alla storia.

7Calalai Empty Re: Calalai Sab Mag 20, 2023 6:48 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

ennesimo bel pezzo di questo step.
tema davvero delicato, quello che affronti, però lo fai in maniera impeccabile, senza mai scadere in luoghi comuni.
molto belle le figure delle due ragazze, tipicamente superiore quella del loro coetaneo, niente male il prof che le accompagna.
mi è piaciuta molto la descrizione del rito tenuto dal bissu, sei riuscito a mostrarmi la scena, era come se fossi presente.
nel complesso, una bella storia introspettiva, con l'accettazione finale di quel che si è.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Calalai Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

8Calalai Empty Re: Calalai Lun Mag 22, 2023 6:07 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore. Questo racconto lo vorrei leggere a scuola, e non escludo che lo farò, con il tuo permesso. Perché ci sono racconti scritti bene, racconti che piacciono, racconti che ci colpiscono... E poi ci sono racconti ineffabili, come è questo tuo.
Ti ringrazio per averlo scritto e per avercelo fatto leggere.
Adesso ti dico una curiosità, così, giusto per fare le pulci con un qualcosa di marginale ma che sicuramente (conoscendo io gli autori) apprezzerai ti venga segnalato.
A un certo punto affermi che il 2 giugno è festa nazionale in Italia, ma nel 1984 non lo era affatto! Esattamente, non lo fu dal 1977 - anno che io e  @The Raven  conosciamo molto bene, vero? - fino al ripristino nel 2001, mentre nel 1984 fu festeggiata il 3 giugno. È un particolare che non noterà nessuno, ma che ci tenevo a segnalarti per curiosità.
Così posso dire di averti fatto le pulci, oltre a farti una marea di complimenti. Ti mando un abbraccio!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

9Calalai Empty Re: Calalai Lun Mag 22, 2023 9:25 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Racconto molto ben scritto, con una voce narrante estremamente brillante.
Ha delle radici più antropologiche che filosofiche, trovo, e il fatto che Chiara/Adamo sia laureata in filosofia resta sulla carta, ma non contribuisce alla costruzione del suo personaggio o alla sua evoluzione. Un evoluzione c'è, il riconoscimento di una contraddizione elettrizzante, ma il finale resta comunque sospeso. Forse troppo.
Degli altri paletti direi che il 1984 è forse quello meglio utilizzato, anche se il racconto ha comunque una modernità che poco si addice a quegli anni. Komodo è di nuovo antropologicamente determinante, ma si sente poco. Poche descrizioni, ma in generale il racconto è più giocato sull'auto-riflessione che sull'osservazione di ciò che c'è all'esterno.
Dove purtroppo manca proprio è dove invece non dovrebbe mancare: la soffitta. Al di là di essere il luogo dove incontra il drago, resta una stanza senza un perché, un ambiente a cui possiamo dare la definizione che vogliamo, ma che di una soffitta come andava narrato non ha molto. Ed è un peccato, perché il racconto è splendido e coraggioso e pieno di vita. Profondo e leggero allo stesso tempo. Ma non parla di una soffitta. E ho l'impressione che per certi versi non sia davvero interessato a farlo. Ha a cuore ben altro, qualcosa di più importante di una stanza, ma forse poteva fare uno sforzo in più in tal senso. Resta una prova validissima, questo va detto e ridetto. Complimenti.
Una sciocchezza: non ho capito il riferimento a Indiana Jones. Citi la prima scena del film, ma a quale ti riferisci?


______________________________________________________
Calalai Senza_10

10Calalai Empty Re: Calalai Mar Mag 23, 2023 4:51 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ancora un bel pezzo, come quasi tutti quelli che ho letto in questo step. Posso dirlo con certezza visto che sono a buon punto nelle letture. Questo in particolare l’ho trovato un gradino al di sopra agli altri, tant’è che in una prova libera non avrei dubbi sulla sua collocazione in classifica.
Mi è piaciuto tutto: il tema trattato, la spontaneità dei dialoghi, la definizione del personaggio principale. Se ci sono delle riserve queste riguardano solo la stretta adesione ai vincoli della prova, non sempre riuscita. Mi piacerebbe leggere, se ne avrai voglia una versione più “libera” del racconto, senza limiti imposti.
Intanto, complimenti! Sei certamente fra i miei primi.

A Arunachala garba questo messaggio

11Calalai Empty Re: Calalai Gio Mag 25, 2023 3:17 pm

Nellone


Younglings
Younglings

Un racconto che formalmente non ha nulla di sbagliato. Visto che i temi LGBT sono fin troppo inflazionati, al giorno d’oggi, non mi sento tuttavia nemmeno di dire mi sia davvero piaciuto, in particolare per una certa mancanza di introspezione, confinata ad un universo onirico nel quale tutto è possibile. Inoltre, trovo lo stile troppo semplice e scherzoso per supportare i sentimenti della protagonista. L’ambientazione è buona, così come le descrizioni, ma ci sono troppi passaggi che, secondo me, tendono a sdrammatizzare quello che succede, mentre avrei gradito un po’ più di tensione. Veniamo ai paletti: bene l’ambientazione e la protagonista; il periodo storico emerge da qualche riferimento ai Duran Duran e agli oggetti in generale; la soffitta è presente ma non la trovo permeante. In conclusione, un racconto dove non è possibile dire nulla di male, ma che non mi piace particolarmente.

12Calalai Empty Re: Calalai Ven Mag 26, 2023 5:11 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto mi è piaciuto molto.
Profuma di freschezza e di anni Ottanta e affronta un tema complesso e pesante come la disforia di genere con leggerezza ma mai in modo superficiale.
La scrittura si allinea perfettamente al registro narrativo, con dialoghi plausibili e spesso brillanti e descrizioni sempre molto funzionali, e si arriva alla fine senza alcuna fatica e, forse, con il rimpianto che la lettura sia stata troppo breve.
A questo proposito, penso non sarebbe una cattiva idea utilizzare il testo come spunto per arrivare a un'opera più lunga e approfondita.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, sia gli italiani che i komodiani, e la/il protagonista spicca nei suoi dubbi e nella sua evolozione e maturazione, chiaramente aiutata dall'incontro con una civiltà che, su certi argomenti, appare molto più avanzata della nostra.
Azzeccata anche la scelta della narrazione in prima persona.
Aggiungo infine - e già mi scuso per il pistolotto - che in questo caso più che mai ho evitato di leggere gli altri commenti, quasi certo che ne avrei trovato qualcuno più propenso a mettere l'accento sull'argomento trattato (inflazionato? Ridondante?) che sul racconto in sé (come già accaduto in precedenti step).
Per quanto mi riguarda, complimenti!
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

13Calalai Empty Re: Calalai Ven Mag 26, 2023 6:21 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

All'inizio sono rimasto sconcertato da una ragazza che si mette una camicetta, jeans a sigaretta e poco dopo si scopre stia considerando l'operazione per diventare uomo.
Forse questo ha condizionato la mia lettura e il mio giudizio.
Trovo più antropologia che filosofia e una soffitta che è solamente una stanza.
Non ci sono dubbi che sia scritto bene, che i dialoghi siano naturali, ma i personaggi troppo stereotipati.
Non mi ha conquistato... ma ha conquistato molti altri e mi fa piacere.

14Calalai Empty Re: Calalai Sab Mag 27, 2023 4:30 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto che mi ha convinto a metà.
La prima parte è quella che ho apprezzato di più, quella ambientata in Italia.
La narrazione è fresca, naturale, spontanea, tutto gira a meraviglia.
Quando la storia si sposta a Komodo invece, ho avuto la sensazione che questa spontaneità si perda abbastanza.
Forse è la visione avuta dalla tua protagonista, quella sorta di magia che si scontra col crudo realismo della prima parte. Non posso dire che la parte isolana non mi sia piaciuta, perché non è così, ma forse si stacca troppo dall'impostazione della prima parte.
I paletti ci sono tutti, forse la soffitta è l'unico paletto a essere marginale, casuale direi, comunque nell'insieme l'impressione che ho avuto è più che positiva.

15Calalai Empty Re: Calalai Dom Mag 28, 2023 12:08 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autore, innanzitutto complimenti, hai scritto un racconto che fila via una meraviglia, scritto bene, naturale, con una voce narrante brillante. Il tema trattato è complicato: è una cosa talmente intima e personale che farne un argomento di trattazione generale sarebbe stato assurdo, be', tu danzi sulla lama di un rasoio, ma hai fatto un ottimo lavoro (la narrazione in prima persona aiuta). Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo ti consiglio di riequilibrare il testo, la prima parte è troppo lunga, ci sono diverse parti che si possono limare. Dopotutto la parte in Italia è un'enorme presentazione, sia dei personaggi che della situazione che Chiara sta cercando di chiarire con se stessa, è un prologo e come tale ha davvero troppo spazio. Sia chiaro, in una versione più estesa potresti semplicemente allungare la seconda parte, l'importante, a parer mio, è dare a ogni parte il giusto spazio relativo all'importanza che ha.
A rileggerci!


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Calalai Senza_10

16Calalai Empty Re: Calalai Gio Giu 01, 2023 10:27 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto è scritto benissimo, ennesimo esempio di modello da seguire. Troppo raccontato? Non credo, a mio gusto, perché una virata narrativa verso una costruzione che lo rendesse meno rigido ne avrebbe minato la spontaneità che trasmette.

Si distinguono bene le due situazioni descritte, la prima in Italia, l'altra sull'isola di Komodo. Ho nettamente preferito la seconda: il pregiudizio che si percepisce nella prima parte sembra svanire nella seconda, aspetto che in me lettore ha creato una sorta di sollievo. Sollievo che va di pari passo con la spontaneità di cui sopra. 

Nel 1984 ero un bimbo però ricordo bene "i paninari" (Enzo Braschi di Drive In) e l'espressione "zio Billy". A proposito di Billy, non so se qualcuno ricorda ma il Billy era un succo con la cannuccia. Mi perdonerà l'Autore per questa digressione sui ricordi, ma il racconto, per me, è anche questo: evocazione.

L'unica cosa che non ho capito, ma è un limite mio, riguarda la nota finale (precisazione) dell'Autore circa l'essenza del Bissu. Vabbè, mi dirai.

Grazie

17Calalai Empty Re: Calalai Ven Giu 02, 2023 10:57 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Arrivata alla fine del racconto mi sono detta: “E adesso?” Una bella storia, con un argomento di attualità trattato con delicatezza e direi serenità, ma mi ha lasciato una sensazione di qualcosa di monco pur nel tanto raccontato.
Mi spiego o almeno cerco: la prima parte, compreso l’incontro nello studio del prof. Russo serve per inserire la figura del filosofo/gli studi filosofici, ma anche se sintetizzata avrebbe funzionato. In qualche modo il personaggio scelto andava presentato. Più interessante la parte centrale, soprattutto quella del rito con il vecchio bissu, ma un momento così intenso viene liquidato un po’ frettolosamente, così come il finale. Tanto è emerso dell’amicizia tra le protagoniste, ma di quello che avrebbero potuto dirsi dopo il rito, nulla. Eppure sarebbe stata una bella occasione per lavorare sul tema principale, dando ulteriore enfasi alla profonda amicizia tra le ragazze.
Così come frettolosa l’ultimissima parte, con quell’ultima frase che è davvero indovinatissima ma finisce per essere quasi abbandonata.
Un racconto che mi ha dato l’occasione per imparare cose nuove, ed è sempre positivo, ma che per me non è equilibrato.  L’aspetto del “genere” viene  trattato , come ho detto prima, con delicatezza  ed è un punto centrale per il racconto, ma l’aver speso tanto nella prima parte   lo ha penalizzato.
Lo stile comunque mi è piaciuto molto, un “in prima persona” speso bene.
Il paletto tempo è affidato a quelli che erano un po' tormentoni, come ha ricordato bene @Molli Redigano


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

18Calalai Empty Re: Calalai Dom Giu 04, 2023 4:23 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi manca ancora una manciata di racconti da leggere per cui può ancora succedere qualcosa ma credo che il mio primo posto difficlmente potrà sfuggirti.
Racconto indefinibile tanto è perfetto, non solo grammaticalmente e stilisticamente ma prima di tutto e soprattutto per quello che ci racconti.
Inserire i paletti con naturalezza in un racconto del genere è un ulteriore valore aggiunto.
Che altro dire? Che hai fatto centro e che per una volta tra me e me volgio anche provare a sbilanciarmi su chi sia l'aut* del racconto: vedremo se ci ho azzaccato!


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19Calalai Empty Re: Calalai Lun Giu 05, 2023 11:18 am

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao autore
Un bel viaggio all’interno di se stessi e finalmente ritrovarsi, che ho letto molto volentieri.
Ho preferito la seconda parte, l’incontro con gli indigeni e l’intento di entrare totalmente nella loro cultura.
Tangibili le immagini, vivi i dialoghi. scritto in modo impeccabile, senza sbavature.
Sono soddisfatta, e anche questo è un gran bel lavoro.
Sarà davvero dura mettere tutti in una cinquina!

20Calalai Empty Re: Calalai Mar Giu 06, 2023 12:27 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

La sensazione che ho è che Rigon non esprima abbastanza la disforia di genere. Magari la vive davvero, ma nel racconto non vengono presentati i momenti di disforia. Provo a spiegarmi: in questo periodo ho avuto l'occasione di guardare la settima stagione de Il Collegio (a cui si è appassionata la figlia media). In questa stagione c'è uno studente Erri Erriquez che però entra nel collegio come Marta, viene sistemato nel dormitorio femminile e gli vengono assegnati la divisa femminile e tutti gli abiti femminili del 1958. Questa botta scatena una brutta crisi di disforia a Erri. La crisi mi è mancata nel tuo racconto.
La leggerezza con cui Rigon narra la propria disforia invece mi ricorda gli altri momenti di Erri ne Il Collegio; da questo punto di vista il racconto mi sembra azzeccato e piacevole da leggere.
Interessante la ricostruzione fatta della cultura del villaggio, ma mi è mancata la descrizione dell'ambiente. Aggiungo che c'è poca filosofia ma anche poca psicologia, mentre tutto sembra ruotare di più sull'aspetto sociologico e antropologico.
Mi è piaciuta molto la cura con cui hai voluto caratterizzare i personaggi, a mio gusto l'unico forse poco evidente è De Santis e inoltre Montanari mi risulta il più stereotipato. Hasnah, Sara e Rigon invece mi danno l'impressione di personaggi con diverse sfacettature.
Il personaggio filosofo c'è ed è pure protagonista, ma come ti ho già detto la filosofia è marginale. Il 1984 è caratterizzato dal riferimento ai paninari e alla diatriba Spandau/Duran. Ti ho già detto che anche Komodo secondo me è inserito in modo parziale. La soffitta non la nomini con il suo nome, ma sottotetto è un sinonimo; piaciuta tantissimo la scena del rito e di come Rigon l'ha vissuta, abbandonandosi in modo consapevole all'allucinazione e al sogno, quindi per me è il paletto più centrato.

Grazie e alla prossima.


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21Calalai Empty Re: Calalai Ven Giu 09, 2023 12:23 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un bel testo, che scivola via davanti agli occhi fino alla fine.
Ecco, se devo fare un appunto a questo bel racconto è proprio questo: l'autore non è riuscito a mettere un freno da qualche parte, a inserire una sorta di diga che frenasse l'accumulo di situazioni e immagini, per centellinarle piano piano.
Vengono fornite tante notizie, molto particolareggiate nella prima parte con un massiccio so del tell a discapito di uno show che rimane un po' imbavagliato. A fine lettura si percepisce lo squilibrio tra le due parti del racconto, dove nella prima c'è un abbondante inserimento di particolari che frammentano l'attenzione e non definiscono il rapporto Chiara/Adamo ,che sarebbe stato molto interessante approfondire. Sull'isola invece tutto accade velocemente e le rivelazioni del bissu aiuteranno Chiara a fare chiarezza dentro di sè: ma tutto, a mio avviso, accade in maniera sbrigativa, senza un vero e proprio approfondimento psicologico da parte della protagonista.
E poi il fattore coincidenza: fanno migliaia di chilometri, ed è proprio Chiara a venire a conoscenza dei calalai e calabai, riscoprendo la naturalezza delle sue caratteristiche sessuali.
Al netto di tutte queste osservazioni, il racconto colpisce davvero per la creatività e l'originalità della tematica e per il modo in cui è stato scritto (che è poi lo stile dell'autore) come se ci volesse tenere a distanza per non rimanere troppo shoccati dalle sue parole.
P,S.: mi sarebbe piaciuto sapere cos'è un bissu (né uomo, né donna, né calalai, né calabai. A proposito, queste due ultime parole sono eccezionali!).

22Calalai Empty Re: Calalai Sab Giu 10, 2023 4:26 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto parte lento, mi chiedevo dove volesse andare a parare. Poi ti rapisce e non ti molla più.
Un viaggio di ricerca si trasforma in un'esperienza di vita. Di fronte a uno specchio che riflette ciò che si è e non come si appare.
Scritto molto bene, scorre fluido e ti porta con sé.
A parte il piccolo neo del due giugno, non ho trovato errori o difetti.
Un bellissimo racconto.
Complimenti.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

23Calalai Empty Re: Calalai Sab Giu 17, 2023 2:49 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penne.

Quando ho visto i paletti ho pensato "boh"? Allora ho usato un randomizzatore per estrarre a sorte una delle sette meraviglie ed è venuta fuori l'isola di Komodo. Sapevo già che in alcune culture da quelle parti c'era un sistema di generi non binario, per cui ho avuto un flash: ho controllato e tutto filava. Ho scoperto poi che nel 1984 erano appena partiti i dottorati di ricerca, in particolare non c'erano ancora a Milano ma c'erano già a Padova; aggiungo che il dipartimento di filosofia di Padova si chiama "Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata" e la filosofia applicata era proprio quello di cui avevo bisogno per il mio personaggio. Infine, la legge italiana per il cambio di sesso sui documenti è la legge n. 164 del 1982, quindi anche questa era fresca fresca e presupponeva un intervento di riassegnazione chirurgica dei genitali. Insomma tutto filava (in realtà NON volevo ambientare il racconto a Padova, ma è stata una scelta storica obbligata) e il racconto è venuto fuori da solo.
Qui il problema più grosso: siccome sto scrivendo un romanzo, "non sono più capace" di scrivere racconti. Avevo sforato di brutto il limite di 18 mila caratteri. Non volevo fare un'operazione chirurgica, come quella del corridoio, per cui sono andato di mannaia. Via l'incipit (e devo dire che sono rimasto stupito io stesso di come il nuovo incipit sia venuto fuori quasi perfetto "in media res") e per l'explicit ho optato per un riassunto raccontato. Quindi sì: esiste una versione più lunga del racconto e forse questo racconto diventerà anche il progetto per un romanzo. Obiettivi: mostrare la disforia di Chiara, approfondire in particolare il personaggio di Marco (avevo in mente per lui molto di più rispetto alla macchietta che è venuta fuori) e inserire anche un dottorando in pedagogia, in modo da completare l'organico del dipartimento.
Per quanto riguarda il paletto principale, volutamente non ho mai chiamato "soffitta" il sottotetto. Prima ancora di iniziare a scrivere ho controllato tra i sinonimi e mi è bastato trovare "sottotetto". Le costruzioni nel villaggio di Komodo sono delle palafitte: per evitare di trovarsi varani o altri animali in casa il piano principale è sopraelevato rispetto al suolo. Il sottotetto può essere abitabile e mi faceva strano chiamarlo soffitta, limite mio.
Per la nota finale, ci ho pensato un giorno intero; alla fine ho deciso di pancia, anche se tecnicamente sarebbe stato meglio non metterla. Giusto per dare un'ulteriore chiave di lettura: bissu per la cultura bugis sono persone che noi occidentali definiremmo "non binarie".

@gipoviani Grazie per averlo definito un bel racconto. Spero di aver risposto ai tuoi dubbi.
@Antonio Borghesi Un "bravo" inaspettato, devo dire la verità; quindi grazie, è stata una sorpresa che mi ha fatto molto piacere.
@Petunia Grazie per le belle parole e anche per il voto. Ho provato in tutti i modi a tornare al 1984, che ho vissuto da adolescente, anche intervistando i genitori di alcuni colleghi vicentini. So che devo limare ancora molto per raggiungere una narrazione più storicamente accurata, ma grazie per avermelo fatto notare.
@ImaGiraffe Grazie a te, per le belle parole, per l'analisi del testo e per il voto. Non si parlava così apertamente di disforia di genere, però la legge n. 164 del 1982 è già una presa d'atto dell'esistenza della disforia di genere. Le fotocopie che Sara consegna riguardano proprio quella legge.
@Fante Scelto Grazie per il commento. Ti confesso che anche a me è mancato molto descrivere l'isola di Komodo, l'ambiente, le case, eccetera. Ma se dovessi prendere in mano il progetto vorrò di sicuro colmare tutte le lacune.
@Arunachala Grazie mille per il commento e per il voto. Sono contento che tu sia stato il mio "lettore ideale" per questo racconto.
@vivonic Grazie per aver definito "ineffabile" il racconto. Hai il mio permesso per leggerlo a scuola o dove vorrai. Grazie anche per avermi fatto le pulci. Infine ringrazio te e tutto il CdL per i voti ricevuti.
@Asbottino A giugno 1984 in Italia era stato distribuito solo il primo film di Indiana Jones: I predatori dell'arca perduta. Nella scena iniziale Indiana recupera una statua d'oro e io personalmente (cosa che ho quindi riversato in Chiara/Adamo) ho sempre associato la cosa al recupero di un gioiello. Come ho già detto, sono consapevole che devo limare ancora per rendere l'atmosfera più coerente con il 1984. Ti ringrazio per il bellissimo commento, molto preciso, molto autorevole senza togliere nulla agli altri commentatori.
@Danilo Nucci Grazie per il commento e per la segnalazione. Sto lavorando al racconto, penso che lo inserirò nella raccolta. Non credo però che ripristinerò il vecchio incipit, vedremo.
@Nellone La prima reazione è quella di contestare che i temi LGBT non sono inflazionati. Però poi dici "mancanza di introspezione" e allora ti dico che è vero che i temi LGBT sono rappresentati con una certa mancanza di introspezione, ed è questa rappresentazione che è inflazionata. Quindi se hai trovato nel mio racconto una mancanza di introspezione, allora sono d'accordo con il tuo commento. Come ho scritto io stesso nel mio autocommento: nel racconto manca la rappresentazione della disforia, che è raccontata ma non è mai mostrata. Quindi grazie mille per il commento e per la giusta puntualizzazione.
@M. Mark o'Knee Grazie per il bellissimo commento e per il voto. Ti contesto solo che non sono molto convinto della caratterizzazione di Hasnah, però grazie davvero.
@FedericoChiesa Nel 1984 le camicette da donna avevano le spalline e non si distinguevano molto dalle camicie maschili, ma erano comunque diverse senza ombra di dubbio; con questo non mi voglio giustificare, anzi ti ringrazio per aver notato il particolare però anche mentre lo scrivevo non ho trovato un'alternativa sensata e l'ho lasciato così. I jeans a sigaretta invece li mettevo anch'io, quelli sono certo che erano unisex. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi nell'introduzione e ti ringrazio per il commento.
@Byron.RN Grazie mille e sono felice soprattutto per la metà che ti ha convinto.
@Akimizu Grazie mille per le belle parole e per i consigli.
@Molli Redigano Felice di averti intrattenuto, grazie per le belle parole e spero di aver chiarito il tuo dubbio.
@Susanna Grazie per l'analisi del testo, per il bel commento e anche per il voto che non era scontato.
@paluca66 Ci hai azzeccato, anche se ho provato a sviarti con l'autocommento. Grazie mille anche per il voto pieno.
@Resdei Mi dispiace di non essere riuscito a entrare nella tua cinquina, ma sono felice, davvero felice di averti soddisfatta. Grazie.
@caipiroska Mi hai beccato anche tu: "che è poi lo stile dell'autore"; ebbene sì, sono io. Grazie davvero, grazie grazie per il bellissimo commento, molto analitico e che tengo in grande considerazione. Spero di aver chiarito anche chi sono le persone bissu.
@CharAznable Grazie mille per il commento e per il voto.

Grazie di nuovo a tutti e alla prossima.


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