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1PSD Empty PSD Mar Mag 09, 2023 10:25 pm

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Cre-pi Ho Chi Minh, viva il corpo dei Marines. Il motivetto continuava a rimbombagli in testa da un’eternità, ma James L. Asbott non lo avrebbe ripetuto ad alta voce mai più, neanche sotto tortura. Il Vietnam poteva essere la sua tomba; dopo la presa di Saigon, nove anni prima, era diventato la sua casa.
Il croscio ovattato della pioggia produceva una eco sfuggente che si perdeva tra le isole, che rimbombava nelle grotte. L’umidità dell’oceano si congiungeva a quella del cielo. Era in quel punto ideale, al cambio concreto della stagione, che il dolore si ripresentava nel corpo di James.
Con il dolore ritornavano anche i fantasmi: uno squadrone di spettri, ciascuno dei quali rappresentava una delle strade sbagliate che James aveva scelto di imboccare nella sua vita. Ogni volta si era ritrovato al classico bivio, per cui la domanda sorgeva spontanea: da che parte andare?
James non si pentiva della via che aveva scelto di percorrere a suo tempo, ma rimuginava su come sarebbero andate le cose, se avesse scelto diversamente.
«Smettila di pensare!» lo ammoniva Lu, sua moglie. James avrebbe voluto risponderle: “Ma tu che ne sai?”
Non lo avrebbe mai fatto. Se non fosse stato per lei, sarebbe ritornato in Kansas dentro un sacco nero; lo avrebbero messo six feet under con la divisa stirata e le medaglie appuntate al petto; a sua madre in lacrime, spaventata dai colpi sparati a salve, avrebbero dato una bandiera sporca di sangue. Tanto sangue.
Invece gli era andata di lusso, perché l’ogiva di un kalashnikov calibro 7.62 lo aveva passato da parte a parte senza ledere nessun organo vitale. I vietcong stavano invadendo Saigon come formiche affamate. In via ufficiale non avrebbero torto un capello a nessuno yankee ancora presente sul territorio.
«Cazzate, tutte cazzate, ci avrebbero ammazzati tutti, non vedevano l’ora!», esclamava James a voce alta.
Lu pensava di sapere come aiutare suo marito quando nella sua mente riaffioravano quei momenti: parlava con lui, nel modo più naturale e spontaneo possibile: «Hai ragione Little Asbott, mio piccolo Asbott, ma guarda dove ti trovi ora».
«Sei tu che mi hai strappato alla morte del corpo, amore mio», rispondeva James con gli occhi lucidi, «ma con i tormenti della mente, non so se mai ci riuscirai».
Con la sua mano di seta, Lu gli accarezzava la guancia calda. I suoi occhi stretti diventavano la linea di un sentimento infinito, due stelle che baluginavano in un mare di oscura felicità. La pioggia continuava a battere l’oceano e le isole della baia. Lo sguardo di James pareva perso oltre l’orizzonte grigio di nuvole.
Una fitta di dolore si materializzava con una smorfia sul volto di James. Con la mano gelata dell’emozione dei ricordi, James premeva quel trapezio scuro di pelle liscia appena sotto il costato. Poi, il calore della mano di Lu cambiava improvvisamente la fase passando attraverso il palmo di lui per lenire il dolore.
James fece per alzarsi dalla sedia di vimini rivolta verso il mare: «Dove vai?», domandò Lu.
«Amore mio, che domande mi fai?», rise James.
«Va’ pure» gli strizzò l’occhietto Lu.
«Ecco perché ti amo, muso giallo», rispose James voltandole le spalle e procedendo sul pavimento scricchiolante della palafitta.
La soffitta di James era un posto sicuro. Non per lui, ma per i suoi pensieri. Il tetto di canne di bambù poste a spiovente e coperte da uno spesso strato di paglia e foglie di cocco faceva scivolare l’acqua rapidamente. La luce di quel giorno era debole, per cui James dovette accendere una lampada a olio.
«Uscirò vivo da qui?», pensò ad alta voce.
«Ma certo che ne uscirai!» rispose Lu dal piano di sotto.
«Che fai? Origli?», chiese James seccato.
«No», rispose convinta, « io sono la ragione, la ragione non origlia, ma ascolta in disparte.»
James pensò alla ragione. Sebbene non avesse contezza in sé circa la ragione in senso lato, Lu non poteva essere la ragione incarnata in un’entità fisica, come a quel punto affermava di essere.
Maledette palafitte di legno!” pensò James tra sé. Chiuse a chiave la porta della conica soffitta, prese dei tappi per le orecchie e si sedette sulla sedia sgangherata. Sul piano della scrivania c’erano alcuni fogli bianchi e una penna. Il primo foglio era ingiallito e impolverato dal tempo. James si chiese da quanto tempo quei fogli fossero lì. Era giunto il momento di riempirli d’inchiostro.


Mi chiamo James Little Asbott. Mia madre preferì Little a Junior per distinguersi dalla massa di quei genitori del dopoguerra americano che chiamavano i figli maschi con lo stesso nome del padre. Il vecchio diventava senior e il figlio junior. Non mi è mai piaciuto Little, ma tant’è.
Ho trascorso la mia infanzia tra i campi di frumento bruciati dal sole che si estendevano all’infinito creando un gioco di luci e ombre, dal giallo vivo all’ambra. Abitavamo in una fattoria non molto distante da Kansas City, dove mio padre era funzionario governativo. Mia madre faceva da contabile all’azienda agricola di Mr. Truman, proprietario della fattoria. Lui e sua moglie non avevano figli. Ho passato molti momenti in solitudine, riflettendo, anche se ora non ricordo nulla di quei pensieri. Soltanto la solitudine è rimasta.
Il trasferimento di mio padre a New York fu provvidenziale. Almeno per me. Mamma invece soffriva la grande metropoli. Soffriva in silenzio poiché la carriera di papà stava decollando con conseguenti benefici economici.
Mi chiamo James L. Asbott. Sono laureato in filosofia alla Columbia University con il massimo dei voti. Ho scritto una tesi su Hegel. La mia tesi è sempre la stessa, è l’oggetto che è cambiato.
Grazie al profitto negli studi, per me si spalancarono le porte del mondo accademico. Nulla poteva ostacolarmi, niente mi avrebbe fermato. Lavorando sodo a nuove pubblicazioni non avrei avuto difficoltà per giungere alla cattedra di filosofia della Columbia. L’illustre professor Delauney era il mio mentore e si avvicinava alla pensione.
Venne la guerra. Una guerra lontana e, direi oggi, incomprensibile. Eppure allora mi sentii in dovere di rispondere alla chiamata del mio paese. Fui arruolato senza fare una piega. L’addestramento fu breve ma intenso. Scoprii di avere una certa dimestichezza con le armi. Io ero padrone del mio fucile e lui il mio servo. Faceva ciò che gli dicevo di fare. Sparava lacrime che andavano nella direzione che io gli indicavo. E si trasformavano in sangue.
Mi chiamo James Little Asbott. Ho avuto paura di morire. Il mio fucile, da solo, non poteva proteggermi. Un colpo di mortaio era esploso a pochi metri da me. Il busto del tenente Sanders giaceva a qualche metro dalle sue gambe. Il caporale Ross era tutto intero ma crivellato di schegge. Avevo visto cadaveri prima di quel momento, ne vidi tanti altri dopo. Ma quella scena non la scorderò mai. Pensai inoltre che la filosofia non fosse in realtà un valore in cui credere per migliorare l’uomo. Ciò che accadeva intorno a me lo dimostrava. Non si può migliorare la natura dell’uomo.
Fu il mio ultimo pensiero quel giorno: dopo averci martellato con l’artiglieria, i musi gialli attaccarono la mia unità frontalmente. Non avevamo il supporto dei blindati e quando arrivò l’aviazione era troppo tardi. Buona parte dei soldati miei compagni furono uccisi. Davanti a me una distesa di fiamme. Per un attimo mi parve di essere in Kansas. Le urla dei vietcong che bruciavano come spaventapasseri mi fecero ritornare alla realtà.
Mi chiamo James L. Asbott. Col passare dei mesi la mia tempra è migliorata. Filosoficamente direi che il servizio è migliorato. O meglio, si è autodisciplinato. Dopo la strage sono stato promosso tenente. Ciò che rimaneva della mia unità è stato smembrato e sono finito a Saigon come ufficiale di collegamento.
Odiavo i musi gialli. Ero abituato al binomio muso giallo/uccidilo, per cui avevo una gran voglia di usare il mio fucile. Lui se ne stava lì tutto solo, nell’armadio dietro la mia scrivania. Era da un po’ che non lo facevo cantare. Aprii l’armadio e gli chiesi scusa per averlo trascurato.
Quando mi girai vidi che sulla porta c’era una donna che mi guardava. Era una di loro e parlava la nostra lingua. Era assunta come interprete presso il comando americano di Saigon. Pensai alla figuraccia che avevo fatto: mi aveva sicuramente visto parlare con il fucile. Non disse nulla, sorrise soltanto. Io dissimulai la mia vergogna. Non credo di esserci riuscito. Al comando si diceva che lei fosse in realtà un agente dei servizi segreti del Vietnam del Nord.
Mi chiamo James Little Asbott e Little non mi piace, ma tant’è. Me lo ricordo bene quel giorno maledetto. Tutti gli americani in Vietnam sapevano che la guerra era persa. Tutti gli americani in patria sapevano che la guerra era persa. Tutto il mondo sapeva che gli americani avevano perso la guerra in Vietnam. Auspicavo che almeno le anime di morti avessero trovato pace. Oggi direi che non è così: vagano nel mondo per tormentare i vivi, per vendetta. Una vendetta giusta per una morte ingiusta.
Gli elicotteri dei Marines andavano e venivano senza sosta dall’aeroporto di Saigon per evacuare gli americani. Si udivano esplosioni di colpi d’artiglieria e raffiche di kalashnikov: si combatteva alla periferia della città. La fine della mia guerra accadde poco dopo quando uno dei piloti di elicottero si rifiutò di ammettere a bordo tre interpreti del comando. Tra loro c’era Lu. Intervenni per sedare gli animi che si stavano scaldando. Avevo il mio fucile a tracolla, aderente alla schiena. Scalpitava poiché aveva capito che avrebbe potuto finalmente sparare. L’idea che alcuni vietnamiti assunti dal comando americano fossero in realtà spie dei comunisti aveva fatto più strada di quanto pensassi. La situazione degenerò presto quando il servente dell’elicottero estrasse la pistola puntandola contro Lu. Mi misi in mezzo, ma non fu l’americano il primo a sparare. Mi portai le mani al costato. Prima di cadere vidi la mia divisa intrisa di sangue, una macchia ocra in espansione. Il dolce viso di Lu fu la mia ultima immagine.
Mi risvegliai in una stanza dalle pareti grigie. Pensai di essere morto e iniziai a sudare freddo. Poi vidi Lu: «Hanno ammazzato anche te?» chiesi con voce roca, «dammi dell’acqua!», esclamai subito dopo.
Sei giorni prima, uno degli interpreti sparò un colpo di kalashnikov verso il pilota dell’elicottero, colpendo me. Fu a sua volta ucciso dal servente che lo freddò a colpi di pistola. L’altro interprete se l’era già data a gambe. L’elicottero decollò lasciando me sul terreno, il cadavere dell’interprete e Lu sopra di me.
Lu mi guardò con la solita dolcezza. Senza che mi dicesse una parola capii che ero ancora vivo. Dal primo giorno che misi piede in Vietnam ho sempre avuto paura di morire. Prima ero indifferente alla morte. Dissi: «Lu, amore mio, non era quello che avevo pensato per noi, ma vedrai che in Kansas ci troveremo bene, lavorerò e metteremo su famiglia».
«Non ce ne sarà bisogno my Little Asbott», rispose laconica, «qui staremo bene, tra poco lo vedrai con i tuoi occhi».
Mi chiamo James L. Asbott. Gli Stati Uniti d’America mi avevano abbandonato. O meglio, credevano di aver abbandonato un cadavere. Non li biasimo, anch’io l’avrei fatto. Infatti volevo tornarci a casa, con Lu. Se non doveva essere il Kansas, potevano andare bene anche le montagne del Colorado oppure, perché no, New York, la città dove avevo studiato.
Lu spinse la sedia a rotelle fino a una porta di canne di bambù. «Che fai, non apri?» domandai. «Ascolta», sussurrò lei.
Non ci avevo fatto caso ma tendendo l’orecchio sentii la pioggia che cadeva copiosa. Non era soltanto quello, c’era dell’altro. Onde, onde che spumeggiavano infrangendosi sugli scogli. La porta si aprì e davanti a me apparve la baia di Ha Long.
Lu mi aveva portato lì, in quel luogo meraviglioso. Da quel giorno è stata la nostra casa. Col passare del tempo non ho più sentito l’esigenza di tornare negli Stati Uniti, il Vietnam del Nord è diventata la mia patria. Sì, le dicerie non erano infondate: mia moglie era una spia dei vietcong. Non fosse per questo credo che non mi sarei innamorato di lei.
A ben vedere, tutto torna, come diceva Hegel. Coscienza, Autocoscienza, Ragione. La Ragione che non mi ha mai abbandonato. Tesi, antitesi, sintesi. Quello che sono diventato portandomi dietro il fardello della guerra vissuta. Il mio vero rimpianto, è proprio questo: non sono ancora arrivato all’unione profonda tra me filosofo e la filosofia. L’ho abbandonata per uno stupido richiamo nazionale.


James Little Asbott sentì un enorme peso sulle spalle. Come una zavorra quella mole sembrava schiacciarlo alla scrivania dell’angusta soffitta di bambù, paglia e foglie di cocco. Lo spazio ridotto conteneva troppe parole, troppi pensieri: le pareti iniziarono a curvarsi, il tetto a tremare come il coperchio di una pentola. James urlava tutta la sua pena e il suo grido riecheggiava nella baia tra le gocce di pioggia. Il tetto della palafitta esplose e le parole salirono al cielo, leggere. Fu un attimo di tranquillità finché il dolore e il tormento contenuto nella sequenza di DNA narrativo non ricadde come bombe al napalm su quella meraviglia della natura. Soltanto James Little Asbott bruciava.


Lu avrebbe voluto piangere tante lacrime quanta era la pioggia che cadeva. Mentre il marito delirava dalla soffitta, lei guardava il dottore con gli occhi gonfi ma carichi di speranza: «Non possiamo proprio far nulla per aiutarlo?» chiese quasi implorando.
«Post traumatic stress disorder. È molto grave. Sono passati anni ormai. Non credo ci sia una possibilità».
La pioggia continuava a cadere, annacquando le parole, sulla palafitta nella baia di Ha Long.

2PSD Empty Re: PSD Dom Mag 14, 2023 11:14 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Un altro bel racconto. Una lettura originale della guerra del Vietnam. Non si indulge mai nella retorica. Il nostro Little (il nome non mi piace tanto, ma tant'è) è un personaggio credibile, a tutto tondo dal punto di vista psicologico. Anche sua moglie lo è.
Non ho mai visto la baia di Ha Long. Ora ho una scusa in più per andarci: voglio vedere dove ha vissuto il tenente Asbott.
Complimenti autore/autrice

3PSD Empty Re: PSD Dom Mag 14, 2023 4:38 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

C'è del buono ma è distrutto dalla scrittura non proprio curata. Ci sono moltissimi luoghi comuni. Esempi: la domanda sorgeva spontanea, Invece gli era andata di lusso, Fui arruolato senza fare una piega. L’addestramento fu breve ma intenso e ce ne sarebbero altri ancora. Non ho capito: La mia tesi è sempre la stessa, è l’oggetto che è cambiato.  E anche: il tormento contenuto nella sequenza di DNA narrativo. Probabilmente colpa mia ma io sono un lettore e scrivo anche. Cerco sempre di non mettere in difficoltà il lettore. Conclusioni: interessante ma mi ha bloccato quanto ti ho scritto sopra.

4PSD Empty Re: PSD Lun Mag 15, 2023 8:21 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Mi è piaciuta la scelta del tipo di storia da raccontare. Chi ha vissuto (o che vive) la guerra non può mai uscirne totalmente indenne.  È un veleno inesorabile e subdolo che agisce lentamente. Quanti superstiti avrebbero preferito la morte rispetto a una vita così dolorosa? Non credo si possano cancellare certe emozioni, certe paure. Mi è piaciuto il tuo Little Asbott mi è piaciuta la delicata ed eterea Lu. Mi sono piaciuti un po’ meno certi stereotipi a cui hai attinto a piene mani, frasi fatte e mi dispiace quando una così buona idea non brilla fino in fondo come potrebbe.
Little Asbott scrive una sorta di diario fin troppo lucido, troppo raccontato. D’accordo è un uomo colto, ma il tormento “raccontato” non rende a dovere. La parte che ho preferito del “diario” e l’unica che mi ha fatto davvero vivere il potenziale disagio mentale è l’ossessivo ripetere “ Mi chiamo James Little Asbott e Little non mi piace”.
Una buona storia.

5PSD Empty Re: PSD Mar Mag 16, 2023 3:09 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Musi gialli e berretti verdi. C'è un saggio che parla degli stereotipi narrativi della guerra in Vietnam. Li cito perché il racconto lavora su stereotipi. Lo fa consapevolmente a mio parere, ma ci torno dopo.
Intanto mi sento chiamato in causa. Questo Asbott Little sa molto di asbottino, un piccolo asbot. Non sarebbe stato male nascere in Kansas e laurearmi alla Columbia. Così non è, purtroppo, ma grazie per l'idea.
La soffitta come luogo di follia, che si curva sotto il peso della parole, dei pensieri, di uno stress post traumatico conseguenza di una guerra che nessuna filosofia può spiegare, o cambiare, così come la vera natura dell'uomo non può essere cambiata. Ecco forse l'idea di un laureato in filosofia che risponde al richiamo delle armi, che ha tanta dimestichezza con il fucile, forse non è del tutto credibile, ma ci passo sopra. Così come la vera natura non può essere cambiata, mi piace l'idea di questa duplicità, di un uomo di pensiero che parla al suo fucile. La soffitta è anche la testa, la stanza più alta del corpo, tanto è che a tratti sembra quasi che la storia sia contenuta tutta nella testa di Asbott.
La baia è appena descritta. Forse avrebbe meritato più spazio. L'anno è chiaramente l'84, nove anni dopo la caduta di Saigon. Forse qualche dettaglio in più avrebbe potuto renderlo più parte della storia. Ma è chiaro che giochi su altre cose, sull'atmosfera, su certe ripetizioni, su una dimensione quasi onirica, da incubo post bellico.
Il racconto ha un suo fascino. Non è perfetto. Certi passaggi avrebbero bisogno di più chiarezza, ma ha una sua personalità ben precisa, un'idea dietro, a iniziare proprio dall'uso di certi stereotipi, di un guerra che conosciamo sopratutto grazie ai film, a un immaginario collettivo molto yankee.
Un buon lavoro.


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PSD Senza_10

6PSD Empty Re: PSD Gio Mag 18, 2023 8:17 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Più che Hegel, il soldato/filosofo Asbott mi ricorda Nietzsche: anche lui fu ferito (si ferì) durante il servizio militare e finì i suoi giorni in preda alla pazzia.
Ma a parte questa analogia, Little Asbott (Asbottino?) appare molto più soldato che filosofo. E trovo poco “logico”, per un hegeliano, odiare e ammazzare “musi gialli” e invaghirsi del proprio fucile.
Lo stesso modo di esprimersi del tenente trasuda più navy seal che fenomenologia.
Il modo di esprimersi, appunto. La scrittura. È proprio quella che mi lascia molti dubbi. È così ricca di stereotipi da film che sembra quasi studiata; sembra che certe espressioni e certe immagini (foreste in fiamme, corpi dilaniati), che ricorrono lungo tutto il testo, siano state inserite a bella posta, ma sinceramente non ne capisco lo scopo. Per me, sono riuscite soltanto a rallentare e appesantire la lettura e, soprattutto, a far passare in secondo piano il disagio e lo stress che segnano Asbott e lo portano infine a esplodere.
Segnalo infine un paio di errori:
- "Sei giorni prima, uno degli interpreti sparò un colpo": aveva sparato;
- "il dolore e il tormento contenuto nella sequenza di DNA narrativo non ricadde": contenuti e ricaddero.
Un lavoro che non mi ha convinto. 
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

7PSD Empty Re: PSD Ven Mag 19, 2023 5:28 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il titolo - sempre il titolo il primo elemento attrattivo di un racconto per me - non l’avevo messo in relazione con il disturbo post traumatico, pur avendone sentito parlare e visto anche servizi televisivi in merito. Chi la guerra l’ha vissuta e purtroppo la vive, sia da militare che da civile, non tornerà mai più la persona di prima. Qualcuno, faticosamente, troverà momenti di serenità, altri no, e verranno talvolta considerati dei pesi sociali da coloro per cui “guerra” è solo una parola tra tante e libertà un concetto non compreso appieno.
Tornando al racconto: mi è piaciuto l’approccio della parte più intensa in prima persona. Un raccontarsi che, per una mente devastata, non può essere lineare: nonostante la cultura e la preparazione accademica, il protagonista è un uomo profondamente ferito, i cui pensieri è scontato siano un po’ ondivaghi. Un raccontarsi basato su ricordi precisi, su sensazioni che si sono radicate profondamente, rappresentative di bei momenti sereni e altri drammatici.  Fino all’ultimo paragrafo ho immaginato un finale più dolce, un momento difficile che pian piano si stempera.
Sui paletti ho poco da dire: il luogo forse andava curato maggiormente, qui sembra simile a tanti posti della regione. Ma non è poi così determinante ai fini del buon giudizio su questo racconto.
Lo stile mi è piaciuto, quel ripetere il proprio nome, quasi per non scordarlo,  è servito anche per introdurre - quasi uno stacco capitolo - le diverse narrazioni: la vita serena, gli studi, l’arruolamento, la guerra e il ferimento, l’accettazione del non ritorno in patria.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

8PSD Empty Re: PSD Ven Mag 19, 2023 5:29 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

molto bello anche questo racconto.
gradevolissima la storia, per quanto intrisa di dolore e follia, la si legge con piacere.
è vero che ci sono molti luoghi comuni, come ti hanno fatto notare, e questo penalizza un poco il giudizio, però la stesura è buona e i personaggi sono molto ben caratterizzati.
Lames Little Asbott risalta, essendo il protagonista pressoché assoluto, e sei stato bravo a descriverne la follia, dovuta al trauma, in maniera sottile ma precisa, pungente.
Lu viene messa in seconda fila, ma è pure lei essenziale alla storia e fa la sua parte.
il resto è contorno, tutto sommato ben distribuito.


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

PSD Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

9PSD Empty Re: PSD Sab Mag 20, 2023 4:56 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto non mi è dispiaciuto, anche i luoghi comuni non mi hanno infastidito.
Bello anche il titolo, tre lettere che ci preparano a ciò che andremo a leggere.
La baia è solo accennata, non è praticamente vissuta, ma non è quello che mi lascia addosso dei dubbi.
Ciò che a me lascia perplesso sono i dialoghi, li trovo poco naturali, soprattutto perché riguardano il protagonista e la moglie. Nonostante il disturbo di Little Asbott, tra i due mi aspetterei più scioltezza, più fluidità.
Ti riporto questi passaggi che, ripeto, non mi hanno proprio convinto:
«Dove vai?», domandò Lu.
«Amore mio, che domande mi fai?», rise James.
«Va’ pure» gli strizzò l’occhietto Lu.
«Ecco perché ti amo, muso giallo», rispose James voltandole le spalle e procedendo sul pavimento scricchiolante della palafitta.
Mi pare tutto costruito, poco naturale.

«Uscirò vivo da qui?», pensò ad alta voce.
«Ma certo che ne uscirai!» rispose Lu dal piano di sotto.
«Che fai? Origli?», chiese James seccato.
«No», rispose convinta, « io sono la ragione, la ragione non origlia, ma ascolta in disparte.»
Stesso discorso anche per queste battute.
Ci sono alcuni passaggi(che non sono dialoghi) che mi sono piaciuti molto:

Io ero padrone del mio fucile e lui il mio servo. Faceva ciò che gli dicevo di fare. Sparava lacrime che andavano nella direzione che io gli indicavo. E si trasformavano in sangue.


Auspicavo che almeno le anime di morti avessero trovato pace. Oggi direi che non è così: vagano nel mondo per tormentare i vivi, per vendetta. Una vendetta giusta per una morte ingiusta.


Che dire?
Peccato per quei dialoghi.

10PSD Empty Re: PSD Dom Mag 21, 2023 10:16 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto molto interessante sui danni della guerra (non conoscevo l'acroinimo PSD, lo confesso candidamente), la più stupida ea ssurda invenzione degli esseri umani.
Sul Vietnam si è scritto veramente di tutto e di più ed è molto rischioso avventurarsi in questi territori ma tu sei stat* brav* a non (ri)scrivere qualcosa di già scritto.
Qualche perplessità sulla scrittura che regala frasi molto belle e poetiche e dialoghi molto banali, mi viene da dire quasi scontati: sembra quasi che siano due persone diverse ad avere scritto dialoghi e racconto.
Molto bene i paletti, centrati e anche bene inseriti nel racconto in modo da non apparire mai forzati.
Alla fine a me resta il dubbio se ciò che ci viene raccontato sia reale, compresa la figura di LU o sia soltanto frutto della mente malata del protagonista (ma può darsi che la lettura di un precedente racconto in concorso mi abbia un po' condizionato)


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11PSD Empty Re: PSD Lun Mag 22, 2023 6:32 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sono due gli elementi che mi condizionano maggiormente nella valutazione.
Prima di tutto ho trovato dissonante il personaggio filosofo con il gergo utilizzato in tutto il brano. Non mi sarei aspettato da un uomo con un evidente bagaglio culturale, in cui la parola è fondamentale e mai casuale, l’utilizzo di uno slang sentito e risentito in molti filmacci americani sull’argomento. Avrei avuto meno da obiettare se il protagonista fosse stato un rozzo mandriano del Texas, un po’ razzista e guerrafondaio, ma mi sarei aspettato altro da un filosofo. A meno che questa contraddizione sia un effetto del disagio (PSD) che non conosco se non per qualche citazione.
Altro punto è il finale che confesso di non aver ben compreso. Immagino che l’esplosione sia da intendere in senso figurato, come effetto della malattia e tutto nella testa del protagonista.
Per il resto la storia c’è, l’atmosfera di quella atroce guerra, anche. La scrittura è buona e senza sbavature.
La baia di Halong c’è ma appare molto sullo sfondo. Bene l’anno, come anche la soffitta. Anche il personaggio è presente, con i dubbi che ho già espresso.

12PSD Empty Re: PSD Lun Mag 22, 2023 8:51 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Racconto intenso, che riporta alla memoria film sul Vietnam, film sui reduci, ragazzi con un'esistenza distrutta anche dopo decenni dal ritorno in patria.
I fantasmi del passato non si scacciano, ma almeno Little ha una persona, Lu, che sa accettarlo anche quando gli fanno visita.
Piaciuto!

13PSD Empty Re: PSD Mer Mag 24, 2023 10:56 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

La prima cosa che mi viene in mente dopo aver letto il racconto è:
 C'è una spiegazione per il fatto che nel diario lui alterni "Mi chiamo James Little Asbott" e "Mi chiamo James L. Asbott"? Quel "Little" e quella "L." (dato che a lui non piace "Little") potrebbero indicare una sorta di sdoppiamento della personalità? Una divisione tra il filosofo e il soldato? Oppure è tutto frutto della mia mente è in realtà è solo una scelta stilistica? Grazie autore per la risposta che mi darai.

È il secondo racconto che leggo oggi che si addentra nel "regno dei disturbi mentali". Sono testi molto diversi, ma accomunati da un filo che li rende entrambi interessanti. La trama del racconto è piena di luoghi comuni e stereotipi, dato che il racconto vuole affrontare altri argomenti dovrebbe non essere importante, eppure questo toglie qualcosa al racconto stesso. Si sarebbe potuto giocare di più con il colpo di scena. 
Le emozioni sono presenti e trasudano dal testo, ma non sempre hanno il potere di coinvolgere, data la natura così complessa del protagonista. Mi sono sentito coinvolto solo parzialmente e mi dispiace molto; il motivo risiede proprio nella trama così stereotipata. 
Lo stile non mi ha convinto. Ho trovato una certa confusione e una mancanza di fluidità nel raccontare le cose; forse un genere diverso sarebbe stato più efficace.
I paletti importi dal concorso ci sono e anche in questo caso la soffitta e il filosofo giocano un ruolo predominante. Quando la soffitta diventa un luogo metaforico, i racconti sono sempre molto interessanti. Sia il tuo "Little" che il tuo "L." (che sono convinto abbiano ancora un significato) mi hanno lasciato perplesso. Il tema centrale mi è piaciuto molto, peccato per quella componente piena di luoghi comuni che non mi ha convinto. Grazie

14PSD Empty Re: PSD Mer Mag 24, 2023 12:05 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi trovo molto combattuto nel giudizio su questo racconto.
Da un lato mi ha entusiasmato per il modo in cui la storia è narrata, perché c'è davvero una sorta di scollamento tra quel che è il personaggio filosofico e il modo in cui si approccia alla guerra (e forse anche alla vita).
Ma non è un difetto, almeno per me, anzi, forse dona un tocco di realismo extra.
Anche le tante espressioni già viste o sentite alla fine fanno atmosfera, come si dice, e rendono più americano il protagonista.

Hai poi usato alcune espressioni e caratterizzazioni veramente fantastiche, già rilevate da altri commentatori.
Ottimo lo stile, insomma.

Quel che non mi ha convinto molto sono due aspetti: il primo è il finale, con quel passaggio dalla prima alla terza persona che spiazza, e poi quell'esplosione (spero metaforica) che fa collassare James quasi di colpo.
Il secondo è proprio il titolo, o meglio, il suo oggetto. Perché leggendo la storia raccontata fino alle ultime righe non si avverte lo stress, la paranoia, il disturbo che il PSD rappresenta.
Il PSD è fatto di tante cose, dagli attacchi di panico alla paranoia, dal malessere fino alle crisi e al delirio, e molto altro ancora. Al contrario, tutta la narrazione è lucida, fervida. Certo disincantata, quasi stanca, ma comunque pregna di speranza e di fiducia in Lu e nella presenza salvifica che rappresenta.
Per questo il finale giunge brusco, inaspettato e forse anche slegato dal resto.
Magari l'effetto è voluto per disilludere il lettore, però mi sembra tutto troppo affrettato e spiazzante.

Per il resto, quoto Byron a proposito dei dialoghi, troppo strani, poco spontanei.
I paletti mi sembrano abbastanza ben spesi, sebbene Ha Long sia forse un po' troppo marginale.
Poi ho questa curiosità del Little Asbott che sembra "asbottino", ci dirai se è voluto.

Come dicevo in apertura, mi sento combattuto. Ti tengo in considerazione perché il racconto è scritto in maniera veramente particolare e colpisce, almeno per me, ma manca qualcosa.

15PSD Empty Re: PSD Dom Mag 28, 2023 11:01 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto davvero strano.
C'è una bella parte dove ti tira dentro, mi sono sentita vicina al protagonista e sono riuscita a seguirlo bene nelle sue vicende personali e umane. Poi alla fine cambia tutto, si cerca il colpo di scena finale che arriva troppo repentino, senza preparare a dovere il lettore.
Il protagonista è malato, soffre di PSD (che non conosco bene, ma che mi sembra descritta marginalmente) e qui il racconto si annoda un po' e l'interrogativo sorge spontaneo: può una mente così compromessa essere anche così razionale?
Forse il connubio filosofo/militare non mi convince fino in fondo, forse mi sarei aspettata riflessioni diverse; scoprire che soffre anche di sindrome post traumatica non aiuta a delineare correttamente il personaggio.
Rimango quindi un po' spiazzata: il racconto è ben scritto, le immagini sono pertinenti e la storia merita molto: mi sono però mancati alcuni passaggi, alcune finezze narrative che mi sarei aspettata di trovare nel resoconto di una mente così illuminata, che scadono invece in frasi quasi scontate che non elevano il testo.
Bello, ma sfruttato solo superficialmente il personaggio di Lu, che poteva essere la vera chiave di svolta del testo.
Un buon racconto che meritava qualche accortezza in più, ma che riesce comunque a rimanere impresso.

16PSD Empty Re: PSD Dom Mag 28, 2023 11:40 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autore, da poco ho voluto colmare una mia gravissima mancanza e ho guardato per la prima volta Apocalypse now. I film di guerra in generale non mi piacciono, a parte qualche rara eccezione (come La sottile linea rossa o Full metal jacket), ma credo sarai d'accordo con me che questo capolavoro ha una forza straordinaria, che va ben oltre la nuda crudeltà della guerra. Il tuo racconto mi ha ricordato le parti più ragionate del film, quelle lucide, mi sarebbe piaciuto però, e il tema che hai scelto lo avrebbe permesso, che avessi osato addentrarti anche in parti più deliranti, febbrili, violente. Il tuo testo è decisamente statico, non sale mai di tono, anche alla fine, nonostante l'esplosione, tutto sembra comunque contenuto, anzi, con l'ultimo paragrafo azzeri la tensione inserendo una spiegazione forse superflua o che avresti potuto dare in maniera diversa. A rileggerci!


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PSD Senza_10

17PSD Empty Re: PSD Mer Mag 31, 2023 9:22 am

Nellone


Younglings
Younglings

Un racconto molto sentimentale, quasi provenisse da un passato ben più lontano del suo periodo di ambientazione. La trama pure è originale: nonostante la Guerra del Vietnam sia un tema quasi abusato, l’autore ha avuto l’abilità di invertire un po’ le parti, con l’interprete/spia e il tenente che riescono ad abbattere la barriera invalicabile dell’odio fra le due fazioni. Nel complesso, dunque, un racconto ben strutturato ed equilibrato, con il passaggio dalla terza persona, alla prima, poi ancora alla terza che non crea confusione ma che permette di focalizzare meglio il punto di vista dell’autore. Anche le descrizioni mi paiono riuscite: riflettono bene gli stati d’animo e sono esplicate con un lessico semplice e comprensibile nonostante la “pesantezza” del tema trattato; alcune sbavature sono invece abbastanza evidenti. Arriviamo però a qualche piccola nota dolente: i paletti mi paiono un po’ accessori. Ad eccezione del 1984, espediente usato per narrare le vicende della guerra a posteriori, gli altri non mi paiono particolarmente caratterizzanti: la baia di Ha Long non interviene a determinare gli eventi, che per la maggior parte si svolgono altrove, la soffitta è giusto laddove viene scritta la lettera (essendo il protagonista su una sedia a rotelle, mi pare anche abbastanza difficile che possa raggiungerla), il filosofo è più presente, ma anche qui mi sarei aspettato qualche pensiero più profondo sulla guerra. Particolari, insomma, che abbassano leggermente il giudizio di un racconto che, per il resto, valuto molto positivo.

18PSD Empty Re: PSD Gio Giu 01, 2023 9:51 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi scuso con L'Autore qualora il mio commento risenta fisiologicamente dei commenti precedenti.

Ho trovato la scrittura abbastanza scorrevole e forse, come già notato, i dialoghi possono essere migliorati circa la loro naturalezza. Dico forse perché anch'io spesso ho problemi con i dialoghi nei miei racconti per cui ancora non riesco ad analizzarli correttamente, o meglio, a scovare eventuali difetti.

Personaggio particolare questo Tenente Asbott. Non solo per il nome - Little Asbott mi sembra un chiaro riferimento al nostro  @Asbottino - ma anche per il filosofo che è stato. Uso il passato perché ho percepito "il lato filosofo" della personalità di Asbott come qualcosa che vive in un ricordo e che dopo l'esperienza in guerra non esiste più, come conseguenza dello stress post traumatico. Asbott, in preda al suo delirio, scrive del suo passato, di ciò che è stato prima di arruolarsi consapevolmente, ma è ben conscio che la filosofia non è più in grado di aiutarlo. Lo stesso vale per Lu (concordo con chi sostiene che il personaggio andava approfondito in parallelo al protagonista), la quale sembra lei stessa vittima della patologia del marito.

Anch'io trovo che l'infarcitura di luoghi comuni sia pertinente al contesto e assolutamente voluta. L'Autore ci dirà alla fine.

"Questo è il mio fucile, ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio" dicevano in Full metal jacket.


Grazie

19PSD Empty Re: PSD Gio Giu 01, 2023 4:30 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

ciao Autor
Un altro racconto davvero molto bello.
Quanta violenza e sofferenza inutili, nelle guerre, in tutte le guerre.
Ho sentito il folle delirio di quest’uomo che neppure l’amore della sua donna riesce a placare. In alcuni passaggi Lu mi è sembrata una figura inconsistente, non reale, ma la personificazione della ragione. D’altra parte, essendo il protagonista un filosofo è abituato ad avere a che fare con la razionalità.
Se così non fosse sei stato brav a farmelo credere. 
Mi sono piaciute le descrizioni dei luoghi, le immagini e tutto il tormento che esce fuori da quest’anima persa.
Ottimo lavoro. 
Complimenti e a rileggerci presto.

20PSD Empty Re: PSD Dom Giu 04, 2023 11:14 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

"muso giallo" è disturbante; io mia moglie, per farti un esempio, non la chiamerei mai "negra" nemmeno per affetto. Pur trattandosi di sole due parole, questa cosa credo che pesi molto sul giudizio che ho del racconto.
Non mi è piaciuta la ripetizione ossessiva del "mi chiamo James Asbott" con tutte le varianti su "Little"; anziché trasmettermi il PSD mi allontana dalla lettura.
Il finale rispetto all'incipit lo trovo caotico o poco chiaro, ho apprezzato molto di più l'inizio.
Il 1984 esce fuori facendo i calcoli, 1975 più nove anni. Marginale la baia di Ha Long. Bene la soffitta. Il filosofo c'è e, dopo aver letto quasi tutti i racconti, al momento credo che sia il più caratterizzato come tale.
Trovo azzeccato il modo di raccontare la guerra dal punto di vista di Asbott; la storia la conosciamo tutti, ma le emozioni vanno tirate fuori e secondo me qui sono uscite.
Nota positiva: ho scoperto che si può dire anche "croscio".

Grazie e alla prossima.


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21PSD Empty Re: PSD Ven Giu 09, 2023 3:12 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto ricco, intenso. Contrastante. Spesso in un continuo conflitto con se stesso. A partire dall'idea del filosofo soldato. Una figura azzardata, che purtroppo non funziona del tutto (è troppo spesso più soldato che filosofo). Forse avrei osato di più su un conflitto interiore per una guerra tra le più inutili mai combattute (non che le altre siano utili).
Funziona bene invece la sindrome che affligge il protagonista. Ricordi che non se ne andranno mai e che lo consumano giorno dopo giorno. Avevo letto tempo fa dei danni mentali causati ai reduci della Prima Guerra Mondiale, qui non siamo molto distanti da quell'esperienza.

Chiudo con una curiosità. La più famosa delle Kansas City si trova in Missouri (sul confine col Kansas). Una specie di Novi Ligure d'oltre Oceano. :-D

Un lavoro interessante.
Complimenti
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

22PSD Empty Re: PSD Sab Giu 17, 2023 11:58 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ci tengo anzitutto a ringraziare chi mi ha votato, CdL compreso. Grazie a Tutti per i commenti, che sono sempre utili e costruttivi. Grazie a Voi ogni racconto, almeno per me, ha una chance di nuova vita. Una cosa molto bella.

Sì, i luoghi comuni che trasudano da PSD sono voluti. Potete crederci o no. Ma Asbott doveva essere per forza più soldato che filosofo. In ogni caso, presuntuosamente penso che abbia avuto il suo percorso attraverso Voi lettori. L'epilogo in sede di voto è un passaggio quasi obbligato.

Posso dire che mi è mancato il commento di  @tommybe? Un pilastro che quando non c'è si sente.

Mi sento in famiglia, ma sapete bene che punto sempre al massimo, perché tutti voi mi stimolate in tal senso. Tredicesimo step? Appunto, non è finita!

PSD 636947383

Grazie, vi voglio bene.

A Achillu, paluca66, Fante Scelto e Akimizu garba questo messaggio

23PSD Empty Re: PSD Dom Giu 18, 2023 11:50 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Molli, però non ci hai detto se Little Asbott/asbottino era una cosa voluta o meno. PSD 4049221606

A Molli Redigano garba questo messaggio

24PSD Empty Re: PSD Dom Giu 18, 2023 12:08 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Fante Scelto ha scritto:Molli, però non ci hai detto se Little Asbott/asbottino era una cosa voluta o meno. PSD 4049221606

È lui o non è lui? Certo che è lui...

A Achillu e Fante Scelto garba questo messaggio

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