Lunghi mesi chiusa in casa. Mi aggiravo, come uno zombie, tra le quattro mura con una voglia matta di andare, senza sapere dove.
Ogni parola sembrava inutile, il senso delle cose vuoto, restava solo l’essenziale, quello che era importante, ma, in ogni miserabile vita, ogni cosa lo è: ogni attimo è prezioso, anche se galleggia in un mare di dubbi, anche se scivola in rigagnoli di paura che niente sarebbe stato più come prima.
Mi accorsi che fuori tutto era diverso, la natura si nutriva del sole e si rinnovava, risorgeva.
Spiavo le api che ronzavano sui fiori d’arancio, nel cielo azzurro, dietro i vetri, come un clandestino che non può mostrarsi.
Poi finalmente uscii. Camminavo sulla riva del mare senza abbracci, senza baci, ma amavo quell’acqua limpida che mi accoglieva materna, tra onde odorose di salsedine. “Tutto sarà diverso” mi dicevo, “abbiamo imparato la lezione”.
Una sera udii dalla mia finestra grida gioiose. Si festeggiava in spiaggia un compleanno.
Un falò illuminava il buio, scintille nel cielo stellato, musica e canti.
Il mattino dopo la mia spiaggia appariva violata: pezzi di legno annerito, bottiglie vuote, cartacce. Raccolsi tutto e piansi… eppure il vento soffiava ancora sulle navi in lontananza e accarezzava i fiori sulle terrazze.
Il suo soffio incessante spronava a ricominciare, forse non era tardi.
Ogni parola sembrava inutile, il senso delle cose vuoto, restava solo l’essenziale, quello che era importante, ma, in ogni miserabile vita, ogni cosa lo è: ogni attimo è prezioso, anche se galleggia in un mare di dubbi, anche se scivola in rigagnoli di paura che niente sarebbe stato più come prima.
Mi accorsi che fuori tutto era diverso, la natura si nutriva del sole e si rinnovava, risorgeva.
Spiavo le api che ronzavano sui fiori d’arancio, nel cielo azzurro, dietro i vetri, come un clandestino che non può mostrarsi.
Poi finalmente uscii. Camminavo sulla riva del mare senza abbracci, senza baci, ma amavo quell’acqua limpida che mi accoglieva materna, tra onde odorose di salsedine. “Tutto sarà diverso” mi dicevo, “abbiamo imparato la lezione”.
Una sera udii dalla mia finestra grida gioiose. Si festeggiava in spiaggia un compleanno.
Un falò illuminava il buio, scintille nel cielo stellato, musica e canti.
Il mattino dopo la mia spiaggia appariva violata: pezzi di legno annerito, bottiglie vuote, cartacce. Raccolsi tutto e piansi… eppure il vento soffiava ancora sulle navi in lontananza e accarezzava i fiori sulle terrazze.
Il suo soffio incessante spronava a ricominciare, forse non era tardi.