Era ancora buio, ma si sa, i cantieri iniziano presto; quello di via Aspromonte non faceva eccezione. Spense la sveglia: non aveva ancora suonato, come sempre.
Scarpe antinfortunistiche, elmetto, giubbino, guanti; non voleva gli facessero osservazione.
Quando arrivò, Mario e Carlo lavoravano già, nella buca attorno alla tubatura. “Apri la valvola!”. Ma la perdita riprese: “Richiudi!”
“Allineate bene il condotto, o la flangia continuerà a perdere, anche se tirate i bulloni alla morte.”
Mario guardò in su; lui era là, inclinato in avanti, mani incrociate dietro la schiena, scuotendo la testa contrariato.
“Carlo, forse ha ragione però.”
L’umarèll sorrise. Ora poteva andare; il cantiere di via Golgi lo attendeva.