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1Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Se una rosa recisa rinasce nel bosco Sab Mar 02, 2024 12:18 am

Different Staff

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Admin
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1989 - estate
Non l’aveva vista arrivare, dannazione.
Era già di spalle, quando Mauro la scorse; si arrampicava, zaino in spalla, verso il bosco di San Cataldo. Nuvola non aveva abbaiato: era diventato vecchio e inutile, anche lui.
“Una donna sola! Ci vuole una certa dose di coraggio, o d’incoscienza”, pensò.
“Sarà certamente una forestiera, giovane, da come si arrampica veloce.”
Da quanto tempo lui non saliva fino al bosco?
Ci andava sempre meno, l’età aumentava e le forze diminuivano. Per non parlare dell’artrosi: le ginocchia si facevamo dolenti sentire, quando scendeva, più che quando saliva. Ma era il cuore a soffrire di più. Neanche la grappa che preparava in casa, riusciva più a lenire quel dolore che si faceva più sordo col passare degli anni ma sempre più resiliente.
L’amato bosco maledetto aveva distrutto la sua vita.
Silvana aveva visto la casa, duecento metri dal paese, al confine fra pianura e collina. Un uomo era nella resede posteriore, intento a nutrire gli animali. Accelerò il passo; al momento, non voleva vedere nessuno. Un cane nero meticcio, dalle dimensioni di un labrador, le corse incontrò, prima minaccioso, poi amichevole e festoso. La ragazza lo accarezzò, poi prese velocemente il tratturo che circondando la casa, saliva verso la cima del monte; il cane tornò indietro.
Se le indicazioni ricevute si fossero rivelate corrette, e non aveva ragione di pensare il contrario, alla fine della salita, aspra ma non impossibile, si sarebbe aperto l’altopiano di San Cataldo. Le era stato promesso uno spettacolo eccezionale. Il bosco, non più di un paio d’ettari, si estendeva fino alla fine dell’altopiano. E lì la vista era stupenda. All’improvviso appariva la costa che si mostrava in tutta la sua selvaggia bellezza. L’algida collina spiava di nascosto il mare sensuale. Sembrava di stare su un aeroplano, ma con i piedi ben piantati sul terreno. Poco sotto, si intravedeva una terrazza a strapiombo sul mare.
“Lì ti senti padrona del mondo”, erano state le sue parole.
“Per regalarci questi spettacoli, Dio ha perso tempo a creare la terra”, pensò Silvana, quando finalmente raggiunse il limite del promontorio. Era stato tutto come lei aveva raccontato: il piacere dopo la fatica. Per aspera ad astra, diceva la sua insegnante di Latino e Greco al Palmieri. Solo aspri e difficili sentieri portano a godere delle gioie più grandi.
Un senso di avvento e beatitudine le inondò il cuore. Era uno di quei rari momenti di piacere intenso e sereno che lei chiamava i miei orgasmi bianchi.
Era tornata nel luogo dove tutto era cominciato. Ed era un posto bellissimo.
Mauro si chiese quando sarebbe scesa. Non poteva che passare da lì. Era curioso di vedere chi fosse e non vedeva l’ora di rimproverala.
“Non lo sapeva che quel bosco era maledetto, non le avevano raccontato quel che era successo? “
Certo erano passati tanti anni, ventidue per la precisione. Ma in montagna il tempo scorre molto più lento.
“Voi cittadini non conoscete le leggi del bosco e della natura. Andatevene al mare, affittate sdraio e ombrellone. Non risvegliate il demone del bosco.”
Questo era il mantra che Mauro ripeteva ai pochi visitatori che, sebbene sconsigliati dai paesani, osavano sfidare il vecchio pazzo che si considerava il guardiano del bosco di San Cataldo e prendevano l’unica strada che portava in cima.
Si sedette su una sedia a dondolo, nella veranda davanti al sentiero che scendeva dal bosco. Mangiò formaggio e salame, bevve un po’ di vino e, alla fine, un sorso della sua grappa. Si mise in attesa. Il sole del tardo pomeriggio scaldava le sue membra non riuscendo, tuttavia, a farsi spazio fino al cuore.
“Nuvola, mi raccomando. Fammi sapere se viene qualcuno”, disse al cane che sembrò assentire col muso. Si sarebbe detto aver perfettamente compreso l’ordine impartitogli.
Chiuse gli occhi, solo per farli un po’ riposare.
Silvana, decise di montare la tenda sul piccolo manto erboso fra il limite del bosco e le rocce che rapidamente sprofondavano verso il basso, verso il mare lontano. Temeva che, dentro il bosco, la notte fosse troppo buia e umida e voleva essere vicino al ceppo che ricordava quello che ventidue anni prima non era accaduto.
Man mano che il sole scendeva all’orizzonte e cercava rinfresco nel mare, il buio prendeva il sopravvento e il coraggio entrava in riserva. Le era sembrata un’ottima idea passare la notte lì. E sapeva di doverlo fare da sola, altrimenti sarebbe stata una scampagnata e non un rito di transizione. Ma ora la paura intimoriva tutti gli altri sentimenti e conquistava prepotente l’egemonia del suo stato d’animo.
“Quanto vorrei tu fossi qui”, disse ad alta voce. E gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Maledetto Nuvola: allora è vero che sei un vecchio bastardo!” gridò Mauro. Il cane guaì e assunse una aria colpevole, almeno così pensò il vecchio.
Si era fatto buio e sembrava non esser passato nessuno. Nuvola non aveva lanciato alcun avvertimento. Il vecchio andò verso il sentiero dove aveva preparato una piccola trappola. Un sottilissimo filo di cotone fra due alberi. Chi passava di là non poteva che romperlo. Era intatto. Guardò preoccupato verso il monte e fece una carezza a Nuvola che, ancora una volta, sembrò aver capito, accettando, con affetto, le implicite scuse del padrone.
“Domani mattina andremo a vedere.” Disse a sé e al cane.
La notte passò. Silvana dormì poco e male. Si aspettava di essere nella quiete più totale. Ma vicino a un bosco in buona salute non c’è mai vero silenzio. Tante volte sentì – o se li era immaginati? – animali camminare vicino alla tenda e gli uccelli notturni non smettevano di emettere i loro versi. Si alzò alle primissime luci dell’alba, radunò le sue cose e si preparò a fare quello che doveva.
La notte di Mauro era stata parimenti agitata: i dolori alle articolazioni erano meno forti durante l’estate ma non scomparivano mai. Un senso di inquietudine corrodeva il suo animo. Temeva che la storia si fosse ripetuta dopo vent’anni e che il bosco avesse inghiottito un’altra vittima.
Salire non fu facile. Camminava lentamente aiutandosi con il suo bastone da montagna e il fedele Nuvola alle calcagna. Si chiese chi glielo facesse fare. Si rispose che lui era il guardiano del bosco, era suo dovere. Ci mise il doppio della volta precedente e doveva ancora discendere.
In cima non c’era nessuno. Chiamò a gran voce, nessuno rispose. Aveva facilmente individuato il luogo dove la ragazza si era distesa per riposare, ma di lei nessuna traccia. Oramai era certo che tutto si fosse ripetuto come vent’anni prima. E lui, di nuovo, aveva fallito. Non meritava il titolo di guardiano del bosco. Non meritava più nulla. Avrebbe pianto, se avesse avuto ancora lacrime da versare.
La discesa si rivelò ancora più pesante dell’ascesa. L’animo cupo e nero, la paura di mettere un piede in fallo e rotolare giù resero tutto più complicato. Nel frattempo, la temperatura era salita e faceva caldo. L’estate è estate anche in montagna.
Giunto nei pressi della casa, era sfinito. Decise che, guardiano o non guardiano, quella sarebbe stata l’ultima volta che saliva al bosco. Rimandò al giorno successivo l’ulteriore discesa in paese per avvertire che la viaggiatrice del giorno prima era scomparsa. Tanto, probabilmente, non gli avrebbero creduto. Avrebbero scrollato le spalle e garbatamente sorriso.
A una decina di metri dalla porta, Nuvola partì al galoppo ed entrò scodinzolando in casa.
Cinque minuti dopo entrò anche Mauro.
La ragazza era seduta al tavolo da pranzo.
“Ciao Nonno”, disse.
Oggi
Il racconto potrebbe finire qui e io potrei affidare ai lettori l’onere o il privilegio, dipende dalla loro fantasia, di colmare i buchi narrativi. Ho accarezzato a lungo l’ipotesi di lasciare tutto nella penombra del bosco, appunto.
Lì, dove dominano i chiaroscuri, a che scopo accendere la luce?
Ma ho conosciuto, e amato, Mauro e Silvana. Il primo non c’è più da tanto, e vi assicuro che, nei pochi anni in cui l’ho frequentato, mi ha insegnato molto sul bosco e sulla vita. Silvana è stato l’unico grande amore della mia vita. Disgraziatamente, io non ero il suo. Ci sono voluti tre anni di fidanzamento e cinque di matrimonio, perché entrambi accettassimo questa verità.
Ora insegna Filosofia Politica alla Columbia, New York, e io non la vedo più. Giusto qualche messaggino a capodanno e ai compleanni.
Solo oggi mi decido a raccontare questa storia a voi. Non sono mai diventato un vero scrittore, ma avevo fatto una promessa, diversi anni fa. E una promessa è una promessa.
1965-1967
Il giorno delle nozze, Rosa era luminosa e felice come quasi tutte le spose. Suo padre l’accompagnò all’altare e la consegnò fiducioso nelle mani di Antonio. Non poteva essere più fortunata di cosi. Lui era giovane e bello. Aveva diversi ettari di buona terra e le avrebbe garantito una vita tranquilla e relativamente agiata. E pensare che ne era anche innamorata! Molte delle sue amiche si sposavano solo per non rimanere zitelle. Peccato che sua madre, morta pochi anni prima, non potesse vederla.
Il giorno che Rosa scopri d’essere incinta, era disperata. Quel bimbo l’avrebbe inesorabilmente legata a lui. Antonio non era l’uomo che le era sembrato durante il fidanzamento. Spaventato, forse, dalla sua bellezza e personalità, era patologicamente geloso e possessivo. La teneva rinchiusa in casa. Lei gli apparteneva, diceva. La picchiava quando beveva tanto, quando beveva poco e le rare volte nelle quali non beveva affatto. E quando non la picchiava, la umiliava continuamente. Nulla di ciò che lei faceva, era ben fatto. Se le sue amiche avessero potuto vedere i suoi lividi, quelli del corpo e quelli dell’anima, avrebbero smesso di invidiare la sua bella casa e il frigorifero appena comprato.
In quel periodo, certe cose andavano molto peggio di adesso; non che oggi, in vero, siano tutte rose e fiori. A quei tempi, non esisteva il telefono rosa, lo stupro era un reato contro la morale ed era ancora in vigore il delitto d’onore. Il ’68, col suo portato di liberazione sociale e culturale, sarebbe scoppiato solo un anno dopo, nel mondo e in Italia.
Se Rosa fosse tornata alla casa paterna, suo padre l’avrebbe riportata al marito, perché l’uomo era, per la legge e per la chiesa, il capofamiglia. Oltre alla dote, una moglie doveva portare anche infinita pazienza.
“Quando torni a casa, picchia tua moglie. Sa tua moglie perché!” Questo era il proverbio più recitato al bar del paese.
Rosa non vide alternative. Se suo figlio fosse stato maschio, sarebbe stato come Antonio? Più che probabile, se fosse cresciuto in quell’ambiente tossico e se avesse ricevuto quell’esempio. Se fosse stata femmina, come sperava, avrebbe invece appreso, sulla pelle della mamma, la dura legge della moglie: servire, obbedire e avere paura del marito. Non poteva permettere né l’uno, né l’altro.
Salì fino al bosco di San Cataldo decisa a togliersi la vita.
Ma uccidersi non è poi così facile. Arrivata al limite dell’altopiano, Rosa cominciò a scendere verso il mare, cercando il punto giusto per buttarsi giù e il coraggio per farlo. Scivolò un paio di volte, meravigliandosi di cercare mille appigli per non cadere. Un’aspirante suicida che si aggrappa alla vita, che contraddizione!
Finché non intravide fra i rovi e gli arbusti, l’ingresso di una grotta. Entrò per riposarsi e riflettere. La tensione e la stanchezza la portarono ad assopirsi.
Quando Mauro andò ad aprire la porta, trovò il figlio che brandiva agitato una lettera.
“È andata a uccidersi, quella pazza. Si vuole buttare dal bosco.”
Aveva bevuto. Non era la prima volta che Mauro lo vedeva così.
“Puttana. Se la trovo, la uccido.”
E non si rese conto della comica assurdità della frase.
Rosa fu svegliata dalle grida di uomini che la chiamavano: riconobbe la voce di Antonio e di suo suocero. Non aveva alcuna intenzione di esser trovata. Istintivamente si addentrò nella grotta. La luce si faceva sempre più tenue, la paura aumentava. Dovette accovacciarsi per passare dove il soffitto della grotta era basso. Poi vide un bagliore lontano.
Esiste veramente la luce alla fine di un tunnel? A volte sì, a quanto pare.
Non la trovarono mai. Tutti pensarono che si fosse uccisa. Il corpo, finito in mare, sarebbe ricomparso, prima o poi.
Il poi fu tragico. Antonio beveva sempre di più, trascurava la campagna, diventando ogni giorno più nervoso e attaccabrighe. Non voleva accettare l’idea che alla fine, in un modo o nell’altro, Rosa l’avesse lasciato. Una sera, in un’osteria, litigò con un tipo meno raccomandabile di lui. Lo trovarono con uno squarcio da arma da taglio nella pancia, in un vicolo buio. Morì prima di giungere in ospedale.
Nel giro di pochi anni, se ne andarono anche il papà di Rosa e la mamma di Antonio. Non erano stati in grado di superare quell’ultimo drammatico tornante della loro esistenza, dopo il quale, avevano trovato ad attenderli solo dolore.
Mauro conviveva, invece, con il senso di colpa. Aveva avuto sotto gli occhi tutti i segnali: la nuora ogni giorno più triste e chiusa, il figlio spesso ubriaco e litigioso. Dire che non fossero felici insieme, sarebbe stato un eufemismo. Un giorno, era la vigilia di Natale, la sciarpa che Rosa indossava, rimase impigliata nella maniglia della porta, scoprendone il collo. Mauro immediatamente distolse gli occhi dall’enorme livido che la sciarpa nascondeva. Si ripropose di parlarne al figlio, ma non lo fece mai. Come spesso capita a molti, preferì, per pigrizia, viltà o quieto vivere, voltarsi dall’altra parte. Mai se lo perdonò.
Divenne isolato e scorbutico anche lui. L’unico modo che immaginò per ripagare il suo debito fu quello di diventare il guardiano del bosco e di impedire che un'altra tragedia del genere si potesse ripetere.
Il bosco era diventato il bosco della tragedia, il bosco maledetto e Mauro il suo custode.
1989 - inverno
“La storia di mia mamma è un romanzo. Tu che sei uno scrittore, dovresti raccontarla”.
Silvana mi prendeva in giro, io non ero uno scrittore, ma mi sarebbe tanto piaciuto diventarlo, e lei lo sapeva. All’epoca frequentavo Filosofia alla Sapienza. Lei era una mia compagna di corso e io innamorato perso. Bella, anzi, che dico, bellissima, coi capelli neri, un sorriso dolce e malizioso allo stesso tempo. Occhi scuri e grandi che ci potevi fare il bagno dentro. Occhi dai quali non riuscivo a uscire.
“Scappò rocambolescamente da un marito violento, quando seppe che io sarei venuta al mondo. Pensa, utilizzò una grotta sotterranea di cui tutti ignoravano l’esistenza e che la condusse dall’altra parte del promontorio. Incontrò delle donne dell’UDI che si trovavano per caso da quelli parti e che l’aiutarono a rifarsi una vita a Roma.”
“È morta l’anno scorso”.
Posai, più delicatamente che potessi, la mia mano sul dorso della sua.
Non dissi nulla e la guardai con tenerezza infinita.
Poi decisi di giocare le mie carte.
“Vieni a cena da me, stasera, così mi racconti tutto? E se mai diventassi uno scrittore, ci scrivo un racconto.”
Sollevò la testa, piantò gli occhi nei miei, sorrise.
E dopo un tempo che a me parse infinito, disse: “Promessa?”
“Promessa!”, risposi.
“Vengo. Così ti racconto anche quello che voglio fare, appena arriva l’estate.”
Socchiuse leggermente gli occhi, aggrottando la fronte.
“È arrivato il momento di chiudere il cerchio.”

2Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Lun Mar 04, 2024 9:25 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto davvero particolare. Di fatto, che sia verità o finzione, io ti ho creduto, autore. “Quando la realtà supera la fantasia” è una frase fatta ma si può adattare a questa storia che, per me, sa di verità. 
Certo, c’è la parte romanzata, ma di fondo, penso che ci sia una storia vissuta e in qualche modo mi è arrivata l’emozione.
La scrittura non è sempre perfetta, soprattutto nella punteggiatura.
I marker temporali aiutano ma ci sarebbe bisogno di uno spazio prima e dopo per essere individuati bene (non so se questo sia dovuto al “copia e incolla” )

La struttura è strana, con una focalizzazione ballerina. Una prima parte interna sul vecchio guardiano, nella seconda parte il narratore parla al lettore, la terza parte c’è un racconto in prima persona. Un po’ un caos nell’insieme, però devo dire che la storia mi è piaciuta, ci sarebbe materiale per un romanzo (come peraltro suggerito da Silvana - omen nomen).

Neanche la grappa che preparava in casa, riusciva più a lenire quel dolore che si faceva più sordo col passare degli anni ma sempre più resiliente.

Via la virgola 

Piaciuto

3Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Lun Mar 04, 2024 11:46 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore.
Racconto particolare, che ho riletto per confermare le prime impressioni non del tutto positive. La punteggiatura non agevola la lettura, soprattutto quando le virgole si insinuano tra soggetto e predicato. Ho fatto fatica anche a mantenere l'attenzione sui punti di vista che si alternano nell'arco del racconto. Infine, per quanto il bosco sia il trait d'union di tutto il testo, si passa continuamente dal tema all'ambientazione risultando forzato nel primo aspetto. 
L'aspetto che mi ha colpito di più è l'allitterazione del titolo, che serve a farlo restare impresso nella mente. Purtroppo, nel complesso il racconto non mi ha convinto del tutto.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

4Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mar Mar 05, 2024 12:13 am

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Sono rimasta molto colpita dalla motivazione che ha portato l'autore a scrivere questo racconto. Che è molto bello, ma che - vista la quantità di spunti suggeriti - credo sarebbe più apprezzabile in una formula di più ampio respiro come, appunto, un romanzo. 
Comprendo la necessità di inserire i marker temporali, che però sono numerosi e costringono il lettore a continui "viaggi nel tempo", nel tentativo di immaginare l'evoluzione dei personaggi nell'arco temporale. 
Io credo che ci sia molto potenziale in questa storia e invito caldamente l'autore a riprenderla in mano e a ripensarla sottoforma di romanzo o, almeno, di novella, per dare il giusto respiro e la dovuta profondità alle vicende dei personaggi che mi sanno tanto di reali.

5Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mar Mar 05, 2024 11:34 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Dopo aver letto questo bel racconto non ho suggerimenti da dare all'autore. Potrei dirgli la solita frase: "Less is more", ma poi mi pentirei subito di averla scritta perché non saprei cosa togliere, è tutto così appetibile quello che ci arriva che sarebbe un peccato modificarlo. Sarebbe come togliere un dito, una mano e perfino il cuore a un' immagine perfetta.
Un abbraccio..

6Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mer Mar 06, 2024 9:13 am

mirella


Padawan
Padawan

“Ciao nonno” disse. Sì, avresti potuto terminare qui e lasciare al lettore il gusto della sorpresa. Invece il racconto continua con altre storie e spiegazioni: la fuga rocambolesca attraverso la grotta sotterranea, la storia dell’aspirante suicida  e del marito  violento, la storia dell’amore –ormai finito-
dello scrittore e Silvana e la promessa di scriverne. Insomma, diventa una storia complicata. Di conseguenza, anche il racconto per l’accumularsi dei temi mi è sembrato un po’ confuso e  non  sempre di agevole lettura.

7Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mer Mar 06, 2024 11:08 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Con il passare degli anni, mi sorprendo sempre più nel constatare come ognuno trasmette se stesso, tramite la scrittura, con modalità e stili totalmente originali e diversi. Il creatore di "Se una rosa recisa rinasce nel bosco" mi ha stupito e in parte destabilizzato. Ho apprezzato la storia, alcuni passaggi e i salti temporali, ma gli stessi elementi li avrei costruiti e collocati diversamente. La scrittura ha delle cadute e qualche picco positivo. Ho faticato a leggerlo, l'inserimento "a gamba tesa" di nomi sconosciuti e di nuove ambientazioni tolgono il piacere di gustare il racconto. Purtroppo, il narratore non ha favorito il mio cammino di lettore: in diverse occasioni mi sono perso. Nonostante tutto propenderei per il "pollice su" se non fosse che il testo manca di musicalità che è un aspetto che considero fondamentale.

8Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Gio Mar 07, 2024 10:25 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Al ristorante non vado pazzo per i piatti destrutturati/scomposti. Molte volte sono solo il risultato della necessità di essere innovativi e originali a tutti i costi. Spesso è il gusto, oltre al cliente, a pagare il conto.
Qui abbiamo un racconto, temporalmente, scomposto. I piani temporali sono mischiati e questo rende necessaria una lettura attenta. L'autore/autrice ci spiegherà poi il perché di questa scelta: provo a proporre una mia spiegazione. Rafforzare l'idea che il tema raccontato, la violenza di genere, attraversi, magari in modi diversi, diverse generazioni.
L'altro effetto della scomposizione del racconto è la presenza di vari personaggi, appartenenti a piani temporali differenti, sebbene sequenziali.
Anche qui occorre un po' di attenzione. Sarebbe, forse, servita, come usava nel passato, la lista dei personaggi. 
Io l'ho capita cosi:
Rosa = moglie maltrattata 
Antonio = marito maltrattante
Mauro = padre di Antonio
Silvana = figlia di Rosa
Io narrante (senza nome) = marito divorziato di Silvana.
Il bosco = luogo metaforico di passaggio / transizione/ rinascita.

9Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Dom Mar 10, 2024 9:51 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Posso dirti, car* aut* che questo è uno dei più bei racconti tra quelli letti finora e, siccome, quello che scriverò dopo in questo commento, non è altrettanto positivo, ti invito di cuore a riprenderlo in mano e a riscriverlo per regalarci qualcosa che, sono certo, diventerà molto bello.
Che cosa non mi ha convinto? Principalmente la difficoltà di lettura e, di conseguenza, nel seguire la storia.
Io, qui dentro lo sanno tutti, ho problemi con la punteggiatura ma qui le virgole sono troppo spesso inserite in maniera sbagliata interrompendo continuamente la fluidità del racconto.
Il punto di vista cambia continuamente per cui ad ogni cambio dovrebbe corrispondere almeno uno stacco (spazio) tra paragrafi (magari nell’originale c’era ed è solo un problema di impaginazione anche se gli Admin ci dicono sempre di rilevare eventuali problemi in questo senso).
Per fare un esempio, quando dopo la prima parte improvvisamente apri un periodo con “Silvana, decise di montare la tenda” (a parte la virgola tra soggetto e verbo) mi sono dovuto fermare per capire chi fosse questa Silvana che appare senza preavviso; e così via anche dopo.
Non mi soffermo sui tanti refusi, soprattutto nella parte iniziale, con un’attenta rilettura possono essere rimossi facilmente.
Hai raccontato una bellissima storia un po’ confusamente, non so quanto ci sia di vero ma mi interessa relativamente in quanto è comunque un racconto “vero”, intenso ed emozionante e questo deve fare un bravo scrittore.
Mi ripeto: per favore non abbandonarlo, riprendilo, sistemalo e, magari, fallo diventare qualcosa di più.


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Se una rosa recisa rinasce nel bosco Badge-3

10Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Lun Mar 11, 2024 10:54 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

se non consideriamo i refusi e gli errori di punteggiatura (e qui una bella revisione ci vuole proprio), devo dire che è davvero una bella storia.
forse un po' complessa, articolata, ma alla fine tutto torna e, come scrivi, si chiude il cerchio.
bella l'idea, discreta la stesura ma buone le descrizioni.
trasmette emozione.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Se una rosa recisa rinasce nel bosco Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

11Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mar Mar 12, 2024 11:05 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

La prima impressione a fine lettura? Una bellissima storia ingiustamente maltrattata, quasi come la Rosa che compare nel testo (e anche nel titolo). Purtroppo, sono parecchie le imprecisioni che rendono ostica la lettura, con la punteggiatura - che definirei piuttosto anarchica - sicuramente al primo posto. Molte virgole sono state addirittura incastrate fra soggetto e verbo: un brutto errore sempre, ma direi ancor più grave in un contest.
Andrebbe rivista anche la gestione dei diversi punti di vista che compaiono nella prima parte (1989 - estate), inserendo almeno uno stacco visivo fra le sezioni dedicate a Mauro e quelle di Silvana.
Poi ci sono le sequenze temporali, già di non semplice decifrazione, rese ancora più complicate sia dall'entrata in scena di altri personaggi - non subito ben identificabili - che dal subentro di un narratore in prima persona (quindi non proprio un narratore onnisciente). Forse già utilizzare i nomi dei mesi nelle intestazioni dei capitoli anziché "estate" e "inverno" poteva aiutare a fare maggior chiarezza, dato che, in un anno, l'estate può venire sia dopo che prima rispetto all'inverno (per esempio, a seconda che per inverno si intenda gennaio o dicembre).
Altre imprecisioni riscontrate nel testo:
- "le ginocchia si facevamo dolenti sentire" forse suonerebbe meglio "le ginocchia dolenti si facevano sentire" (attenzione ai refusi);
- "le corse incontrò", refuso, "le corse incontro";
- "Non lo sapeva che quel bosco era maledetto, non le avevano raccontato quel che era successo? “ è un discorso diretto virgolettato, quindi non si capisce l'uso del trapassato al posto del presente, e c'è uno spazio di troppo dopo il punto interrogativo;
- "parse infinito" => parve.
Prevale quindi un senso generale di confusione e scarso coinvolgimento, ma resta forte l'impressione di una storia molto bella, meritevole di un'attenta revisione e magari di un più ampio respiro.
Grazie
M.

12Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Ven Mar 15, 2024 9:49 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Apprezzo il racconto per la sua originalità e l'emozione trasmessa, anche se ho notato alcune imprecisioni e problemi di punteggiatura. Nonostante la struttura non lineare e i frequenti cambi di punto di vista, che mi hanno reso difficile seguire la narrazione, riconosco il potenziale della storia e secondo me con una revisione più accurata il racconto potrebbe diventare qualcosa di davvero notevole. Complessivamente, la lettura mi ha suscitato un mix di emozioni, interesse e ammirazione per la sua intensità emotiva e le descrizioni suggestive.

13Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Ven Mar 15, 2024 2:56 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto credibile, che ti emoziona e ti coinvolge.
Renderlo più leggibile è facilissimo; separare quando cambiano i personaggi, uno spazio tra i diversi tempi della storia: sono inezie per me.
I personaggi sono tratteggiati con cura. Accompagni bene il lettore ad approfondire caratteristiche e sentimenti.
Io non ho dubbi: molto apprezzato, anche considerando che, in generale, le storie di violenza sulle donne le trovo spesso trite e ritrite.

14Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Dom Mar 17, 2024 6:20 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Ho inciampato nella lettura di questi passaggi: "le ginocchia si facevamo dolenti sentire" oltre all'errore nella coniugazione c'è la costruzione particolare della frase che non aiuta. "L’amato bosco maledetto aveva distrutto la sua vita." Messo così, senza cesure né prima né dopo, non ho capito se si riferisce a Mauro o a Silvana. "resede" femminile singolare, non l'ho trovata sul Vocabolario Treccani né sul Dizionario d'Ortografia e Pronunzia e insomma non ho capito di cosa si tratta. Sul Treccani ci sono "reseda" che non credo c'entri nulla e "resedio" che può essere o non essere, probabilmente è questa.
Molto particolare la presenza di due narratori: il narratore onnisciente e il narratore in prima persona, che si identifica con l'autore. A me di solito non piace questo tipo di interventi, però questa volta non mi sento di criticare eccessivamente la cosa, in quanto il narratore in prima persona si dichiara coinvolto, sia pure marginalmente, nella storia che sta raccontando.
Troppo spiegato: "In quel periodo, certe cose andavano molto peggio di adesso; non che oggi, in vero, siano tutte rose e fiori. A quei tempi, non esisteva il telefono rosa, lo stupro era un reato contro la morale ed era ancora in vigore il delitto d’onore. Il ’68, col suo portato di liberazione sociale e culturale, sarebbe scoppiato solo un anno dopo, nel mondo e in Italia." Per me sono informazioni conosciute; per chi invece non le dovesse conoscere, alcune sono superflue per il racconto; ovviamente sono cose importanti, ma non sono essenziali in questo contesto e una delle cose più difficili per uno scrittore è proprio capire dove tagliare. Piuttosto avrei speso due parole in più su UDI, buttata lì come sigla senza ulteriori spiegazioni.
Mi è piaciuto molto il taglio non cronologico della narrazione; la trama non è originale ma il taglio scelto permette di ricostruire i pezzi in modo creativo. La trama inoltre è plausibile in quanto l'unico parente superstite di Rosa resta Mauro dopo che gli altri personaggi perdono la vita.

Grazie e alla prossima.


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15Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Lun Mar 18, 2024 7:49 am

CARLA EBLI


Younglings
Younglings

A parte qualche refuso il racconto è molto scorrevole.
Il bosco è qui simbolo di passaggio e di salvezza, ma anche di cambiamento.
Avrei lasciato un finale meno esplicito, fidandomi di più dell'intuizione del lettore.
Nulla toglie però alle emozioni che sa risvegliare in chi legge.


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dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori

16Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mar Mar 19, 2024 11:16 pm

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Racconto che richiede attenzione e che ripaga dello sforzo. Bella la storia e particolare l’articolazione. Tutta la prima parte è accompagnata dalla curiosità di sapere cosa sia accaduto ventidue anni prima, e se l’evento che sia Silvana che Mauro ricordano sia il medesimo per entrambi. Poi improvvisamente irrompe la voce in prima persona che scuote il racconto e da una sterzata alla storia riportandoci all’origine. Intromissione credibile, che conferisce ancora più realismo alla storia. La seconda parte è molto più spiegata ma serve a completare la prima.
La scrittura, a parte le imprecisioni già segnalate, è buona anche se ha delle cadute in espressioni poco originali o in spiegazioni superflue che si potrebbero un po’ ripulire. Comunque piaciuto!

17Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mar Mar 19, 2024 11:31 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Credo che il tuo sia un racconto autobiografico, o scritto per tenere fede a una promessa, lo ripeti più volte al lettore. Parto da quello che mi è piaciuto: il titolo, bello, e questo tuo coinvolgimento emotivo.
Quello che mi ha convinto meno sono i continui passaggi da un personaggio all'altro in poche battute. Questo mi ha creato qualche confusione e non ha agevolato la lettura.
Alcune frasi sono poco chiare, tipo questa: Temeva che, dentro il bosco, la notte fosse troppo buia e umida e voleva essere vicino al ceppo che ricordava quello che ventidue anni prima non era accaduto.
La storia è molto bella, quindi basterà poco per rendere il racconto ancora più godibile.

18Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Gio Mar 21, 2024 10:10 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto non mi è piaciuto. 
La trama si intravede, ma sembra totalmente gettata lì. 
Lo stile è pasticciato e confonde non poco il lettore; i cambi di prospettiva poi danno la mazzata finale. 
Tutto questo non mi trasmette nulla a livello di "pancia".
È un peccato perché sembra che l'autore abbia bisogno di scrivere questa storia, ma deve prendersi il suo tempo e dare i giusti spazi ai personaggi e alla trama. Insomma, non funziona come racconto, ma di certo come libro potrebbe avere più successo.

19Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Gio Mar 21, 2024 12:01 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Mi ha lasciato abbastanza freddo. Il paragrafo intitolato “Oggi”, col narratore che si rivolge direttamente al lettore, spezza drasticamente il flusso narrativo che fin lì, bene o male, aveva catturato. L’inserto semi-giornalistico, dove si deve spiegare al lettore come funzionavano le cose negli anni passati, crea un anti climax feroce, e stride con la priorità narrativa. La qualità della scrittura è altalenante; le diverse scene di cui si compone il testo sono slegate e rendono faticosa la lettura.


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
https://alamagoozlum.blog

20Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Gio Mar 21, 2024 11:13 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto corposo e complesso.
La storia potrebbe essere interessante ma, a mio avviso, non è stata raccontata nel modo migliore. 
Per riallacciare bene i salti temporali ho dovuto rileggere il racconto due volte. Tutto è ben chiaro certo, ma alla prima lettura mi era rimasta la vaga sensazione di non aver capito bene la storia. 
Mi ha creato un po' di confusione mescolare diversi tipi di narratore, perchè in un certo senso mi ha distratto la lettura, obbligandomi a un approccio diverso alla storia. Storia che contiene molti fatti e situazioni (anche molto differenti tra loro) diluiti in un lungo arco temporale: anche questo fatto contribuisce a mettere un certo distacco tra lettore e lettura perchè l'attenzione non fa in tempo a focalizzarsi su un passaggio che subito dopo se ne presenta un altro completamente diverso.
Avrei snellito i pezzi con Rosa e Antonio perchè tolgono qualcosa al testo, quando sarebbe stato più interessante indagare il rapporto nonno-nipote che nasce sotto agli occhi del lettore: ecco, a mio avviso questo era il cuore del racconto, la parte originale e inaspettata da sottolineare e offrire ricca di significati al lettore.
il titolo riporta l'attenzione su Rosa che, purtroppo, non sono riuscita a percepire come protagonista del racconto.

21Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Dom Mar 24, 2024 12:39 am

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Scrittura molto classica, placida e corretta. Per questo arrivano inaspettati alcuni errori di forma:
- le ginocchia si facevamo dolenti sentire
- a lenire quel dolore che si faceva più sordo col passare degli anni ma sempre più resiliente: “resiliente” significa qualcosa di diverso da quello che tu volevi dire; credo intendessi che il dolore era persistente, che non andava più via
- le corse incontrò: incontro
- rimproverala: rimproverarla
- Silvana, decise: Silvana decise
- una aria: un’aria
- vedere.” Disse
- Ciao Nonno: Ciao, nonno.
 
Inserirei qualche spazio per separare i paragrafi caratterizzati dal cambio di focalizzazione (Silvana/Mauro).
 
La storia è interessante. Mi immagino la sorpresa di Mauro nel ritrovarsi davanti una nipote che non sapeva esistesse.
Tuttavia, non so perché, questa storia potenzialmente piena di punti di tensione e di emozioni rimane placida. L’ho letta volentieri ma senza esserne catturata.
Forse dipende dal modo in cui viene raccontata. Varrebbe la pena modificarne un po’ la struttura complessiva. 

22Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mer Mar 27, 2024 9:22 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Confesso che la prima parte del racconto non mi aveva convinto più di tanto, anzi. Poi qualcosa è scattato. Non so se si tratta di un racconto autobiografico o meno, però mi ha catturato sempre più. E l'ho trovato molto vissuto. Convincente.
Un bellissimo spaccato di vita.
Ha, purtoppo qualche pecca. Una oggettiva, qualche refuso, una punteggiatura a tratti un po' allegra.
Una legata al concorso, che vede il ruolo della foresta molto in secondo piano, forse troppo, probabilmente uno dei racconti più deboli dal punto di vista del paletto.
Quindi un lavoro che mi è piaciuto parecchio ma che devo soppesare e valutare se portare nella cinquina o meno.
Complimenti.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

23Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mer Mar 27, 2024 6:56 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Leggi la prima parte e già sei soddisfatto, un bel racconto pulito e scorrevole di una ragazza che vive un esperienza nella natura. Poi la sorpresa: avevo promesso di scrivere questa storia.Inizia così la spiegazione del perchè  Silvana (nome veramente appropriato) compie questa escursione nel bosco di San Cataldo di cui Mauro si considera il custode, ed il racconto già piacevole diventa socialmente impegnato.
Non sò se la storia è vera ma potrebbe benissimo esserlo.
Veramente bello.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

24Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Mer Mar 27, 2024 10:45 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi soffermo poco sulla scrittura, per la quale è già stato detto che necessità di un'ampia revisione. Parimenti, anche la struttura del racconto andrebbe rivista, ma probabilmente solo perdarle un più ampio respiro. Lo dico perché forse l'Autore avrebbe potuto fermarsi prima, a quel "Ciao nonno", oppure arrivare sempre allo stesso punto, ma anticipando le spiegazioni finali. Non so, forse sarebbe bastato anche seguire la cronologia degli eventi. 

Detto questo, il racconto si legge bene nella sua "non conformità", chiamiamola così, e ha provocato in me lettore sentimenti ed emozioni contrastanti. Faccio un esempio: Mauro all'inizio l'ho preso per il solito matto, che non ha niente da fare tutto il giorno tanto da eleggersi guardiano del bosco. In realtà, dopo tutto il dolore che ha passato, l'ho visto con altri occhi e chissà cos'ha detto quando s'è trovato Silvana in casa.

In definitiva un racconto perfettibile, che sa di storia vera. 

Grazie

25Se una rosa recisa rinasce nel bosco Empty Re: Se una rosa recisa rinasce nel bosco Sab Mar 30, 2024 6:05 pm

Fenix


Viandante
Viandante

Mi è piaciuto come hai gestito il cerchio familiare, un racconto carino, non mi ha preso chissà quanto, ma comunque sia mi è piaciuto. Ovviamente sono gusti, a me magari non ha entusiasmato alla follia, ma di sicuro, oltre a essere degno di nota, ha le carte per piacere a molti.

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