Notte nella 56° strada (schifosa notte).
Notte… nei vicoli della 56° strada a New York un gatto miagola e non è la sera dei miracoli del compianto Dalla.
Meowwwwwwwwwww!
Spelacchiato dalla società felina, col muso di sangue, squarcia a morsi le budella d'un topo di fogna, uscito da un tombino per sacrificarsi in nome della nazione dei ratti.
Un barbone dorme, dietro un bidone dell'immondizia, tra escrementi maleodoranti e avanzi putridi
d'un localaccio di quart'ordine, che definire misero tugurio è poco.
Jack cammina caracollando e sbavando dalle labbra, occhi sgranati e insulti per chiunque capiti a tiro.
Una prostituta, sulla porta del “Bull Dog Night”, lo chiama e gli chiede se vuole entrare per godere.
Lui guarda fisso senza fissare, poi sputa per terra e con un rutto smuove le viscere, solleva una palpebra e, con quell'occhio di vetro guadagnato in Vietnam, le dice che questa sera vomiterà in un altro bordello.
La notte urla la schifosa aria sulla sua faccia mentre un'ultima bottiglia di Whiskey cerca rifugio nello stomaco di qualche anima d’inferno.
«Lampione di merda, levati dal marciapiede… ma chi cazzo ce li mette dove passano le persone per bene?».
Uno sporco individuo si para davanti, capelli lisciati con olio d'auto, mani profumate alla benzina, sigaro in bocca finto cubano e fumo di tabacco che sa di fabbrica dell’ottocento.
S'avvicina a Jack chiedendogli di tirare fuori la grana.
Gli occhi si sgranano e Jack, figlio di non si sa chi, non dona risposte al contendente, anzi, di soppiatto, gli sferra un pugno facendo schizzare tutti i denti sul lampione.
Il sangue ha il retrogusto amaro e un amaro ci sta bene in quella notte di topi e di tope.
Il coltello d’ordinanza, quello della giungla dei Vietcong, si sfila da solo dalla cintura e torce le budella, a mo di macellaro di Greve in Chianti, al miserabile ladrone che, esalando un bel respiro di fogna, s’accascia in terra circondandosi di una finta pozza di materia informe.
Jack asciuga l'arma con tre sputi e varca il confine della strada, come se nulla fosse, infilandosi in un altro tugurio di locale.
Scola quello che deve scolare, tira fuori, con le mani ancora insanguinate, cinque dollari e le infila nelle tette della cassiera.
Che notte dal profumo di merda e… Jack vaga ancora per la sua strada.
Le luci della notte avvolgono e nascondono dai curiosi, le luci dei lampioni rompono il cazzo, quelle della polizia pure.
Lo fermano due agenti volanti, larghi un paio di condomini, e lo spupazzano in auto.
«Allarga le gambe, stronzo! Questo è più fatto d’una puttana».
E gli pianta sui denti lo scarpone misura 15 o 16 fornito dal dipartimento di New York.
Il tenente Kojak sarà soddisfatto dei suoi uomini e già avrà tirato fuori dal taschino il suo lecca lecca alla fragola.
Le sirene squarciano la notte ma questa non è l’Odissea è un'odissea.
Jack è stordito, lo perquisiscono, gli levano il coltello del misfatto.
«Buttalo in cella, Mike. Questo si becca la sediolina elettrica, come minimo».
Povero reduce di guerra, credevi d’essere John Rambo e invece ora sei solo un topo stordito, stordito, sì, Jack è stordito, non comprende, la testa gli frulla, ronza, ronza, ronza…
«E leva il culo dal divano Mario, sono due ore che passo l’aspirapolvere, prima mi sono scolata un’ora di stira e ammira e le mutande che ammiravo erano le tue».
Mario sono io ovviamente e la gentile signora è la mia consorte in versione Callas.
Mi volto dalla mia divanesca postazione, fra lattine di coca cola e pop corn, e vedo lei che brandisce l’aspirapolvere con occhi sgranati come lunotti termici.
«Prendilo, serial killer del divano, reduce dei telefilm polizieschi, e fammi vedere cosa sai fare!».
Colto nell’orgoglio militaresco alzo il culo dal sofà, afferro l’attrezzo, calzo la mascherina in faccia, mi infilo il berretto mimetico, aggiungo il beccuccio d’assalto al tubo e tiro su il bavero del pigiama.
Stecchino in bocca, mi sistemo gli anfibi neri pantofolati e mi dico…
«Forza Jack questa è una sporca faccenda, ma questa notte faremo pulizia».
Ma non era il tenente Parker quello della sporca faccenda?