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Il falsario

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Albemasia
Andrea Bernardi
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1Il falsario Empty Il falsario Gio Mag 02, 2024 8:03 pm

Andrea Bernardi

Andrea Bernardi
Younglings
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https://www.differentales.org/t83-polveruomo#34834




"Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero." Lc 24:30-31
Han van Meegeren uscì dallo studio con le mani ancora coperte di polvere di lapislazzuli, gli occhi rossi e la mente assediata da un esercito di agguerriti pensieri. La sua lunga notte senza sonno era finita con i suoi demoni, i suoi folli propositi, i suoi dubbi senza limiti. Le candele sciolte, la morfina, il Dom Pérignon e gli impasti segreti dei colori erano ora solo ricordi vaghi, gocce di rugiada evaporate nella brezza del primo mattino. In tutto quel confuso tormento era rimasto in piedi un unico sogno proibito: affrontare Vermeer.
Han si sedette in giardino sulla panchina di pietra sotto il glicine mentre il sole nascente incendiava le ultime nuvole rimaste a sfidare le carezze del vento. Da quella posizione vedeva la costa fino a Cap Martin. Rimase lì immobile, rapito dalla magia della luce che, senza tregua, colorava la terra che affondava nel mare. E in quel tempo sospeso si arrese definitivamente al suo destino di falsario.
Han aveva pensato a ogni minuzioso dettaglio in modo maniacale. Il rigore tecnico era stato assoluto. Si era procurato le materie prime per i pigmenti, facendole arrivare direttamente dai droghieri di Londra, Winsor e Newton . Con l'aiuto dell'amico van Wijngaarten aveva acquistato da alcuni rigattieri di Amsterdam alcune tele di poco valore del XVII secolo e su queste aveva poi intrapreso per quattro anni una serie lunghissima di esperimenti. L'alchimia giusta per “trattare” la tela si era dimostrata essere molto complicata nel procedimento ma impeccabile nel risultato. Era prevista una raschiatura degli antichi strati di pittura che conservasse le fessure profonde in modo tale che queste riapparissero nel nuovo dipinto; la stesura di una resina speciale ottenuta dal miscuglio di fenolo, formaldeide, olio di trementina e olio di lillà che rendesse la pittura resistente ai solventi e alle alte temperature; una cottura in forno a 105°; l'applicazione e la rimozione di una sottile pellicola di olio di china per simulare con i residui di questa la polvere intrappolata nelle spaccature. Tutto era perfetto. Ma la perfezione avrebbe destato sospetto e così Han aveva progettato anche un deterioramento artificiale della tela e la simulazione di un suo approssimativo e antico restauro. Nessuno avrebbe distinto il vero dal falso, né il grande critico Bredius, né alcuna radiografia di controllo. Poi Han aveva pianificato quello che nessun falsario al mondo avrebbe mai fatto: la preparazione delle prove per essere smascherato.  Aveva smontato il telaio, tagliato cinquanta centimetri di tela sul lato sinistro e rimontato il telaio adeguandolo alle nuove dimensioni.
Avrebbe dipinto quello che Johannes van der Meer di Delft non dipinse mai. Cristo a Emmaus sarebbe stato il soggetto dell'opera e avrebbe celebrato con ambigua ironia il trionfo del falso sul vero.
Il parallelismo tra il Cristo non riconosciuto dagli apostoli e il suo stato di misconosciuto pittore ignorato dai critici lo divertiva e lo spingeva, con un sottile e perverso autocompiacimento, a procedere, senza più alcun timore, nella sua mistificazione creativa. Durante il suo viaggio in Italia, Han aveva ammirato sullo stesso tema il capolavoro insuperabile del Caravaggio. Era rimasto colpito, quasi turbato da quella luce che, duellando con il buio, strappava il senso del vero dalla profondità delle tenebre. In lui, diventato Vermeer, la luce sarebbe nata invece dal colore e onorata in ogni sua piccola sfumatura e impercettibile riflesso. Quella sarebbe stata la sua unica concessione alla verità. Per il resto avrebbe ingannato tutti. Gli esperti si sarebbero affrettati a gridare con entusiasmo alla sensazionale scoperta del filone mistico di Vermeer, la stampa e il pubblico avrebbero seguito a ruota.
Il sole era già alto quando Han si alzò dalla panchina sotto il glicine con un forte dolore al nervo sciatico. Avanzò zoppicando fino ad appoggiarsi al palo di frassino del pergolato dove si soffermò a osservare una vela bianca lanciarsi con il favore del maestrale verso la linea blu dell'orizzonte. Con le mani che avevano ancora il colore del mare, cercò di spingerla oltre, in un viaggio impossibile e senza ritorno. Poi chiuse gli occhi, fece un sospiro profondo e con una certa difficoltà si sforzò d'immaginare i volti di Cristo e degli apostoli. Per questi ultimi aveva i modelli di Vermeer ma per Cristo intuì che la faccenda sarebbe stata molto più complessa. Riaprì gli occhi con un sussulto, disturbato dal suono sordo della campana di ottone del cancello. Chi diavolo poteva essere? Chi osava minacciare il suo prezioso isolamento? Scese con fatica per il sentiero che portava all'ingresso, spinto più dall'irritazione che dalla curiosità. Non aveva ancora smesso d'imprecare quando davanti a sé uno sconosciuto con gli occhi del Cristo gli tolse ogni parola e ogni respiro. Dopo qualche attimo di sorpresa, Han, simulando indifferenza, interrogò in un perfetto francese il visitatore.
- Chi siete?
- Mi chiamo Ruggero Baldini
- E da dove venite?
- Vengo da Lione dove per qualche mese ho lavorato come ferroviere ma...sono italiano
- ...Sì questo l'avevo capito dal nome. Che cosa volete?
- Sto tornando a casa e... se per voi non è troppo disturbo vi chiederei un posto per passare la notte.
- Non amo i vagabondi e i fannulloni per cui vi propongo un affare. Voi posate per me e in cambio avrete vitto e alloggio fino a lavoro ultimato.
- Accetto.
Han aprì il lucchetto che bloccava il cancello in ferro battuto e fece entrare lo sconosciuto con gli occhi di Cristo.
L'uomo era alto, magro e indossava abiti consunti ma puliti nei quali era intrappolata una fisicità possente. Aveva un'aria dimessa ma dignitosa, un' innata eleganza nei movimenti e quella timidezza nello sguardo che solo le persone oneste riescono ad avere. Rimase in silenzio con il cappello in mano mentre Han gli faceva strada attraverso il giardino.
Arrivati nei pressi dell'abitazione Han fece accomodare l'ospite sotto il patio, scomparve nella cucina e si ripresentò con un vassoio.
- Ecco qui per voi pane di segale, aglio e una bottiglia di vino.
- Grazie signore. Grazie davvero.
Han scomparve di nuovo ma questa volta in direzione dello studio.
Dopo un'ora di meticolosa preparazione tutto era pronto per trasformare il ferroviere italiano che tornava dalla Francia nel predicatore di Nazareth tornato dalla morte.
Quando Ruggero Baldini entrò nello studio e si rese conto chi avrebbe dovuto rappresentare, impallidì, si fece il segno della croce e con voce tremante si rivolse a van Meegeren.
- Non sono degno di prestare il mio volto all'immagine di Cristo, vi scongiuro di pregare per me! Temo la collera dell'Onnipotente.
Nonostante Han fosse completamente ateo, rimase impressionato da quella reazione e da quella strana richiesta. Così, con la tavolozza in una mano e il pennello ancora secco nell'altra Han si lanciò in un'assurda preghiera.
- Dio, se esistete, non condannate, vi prego, quest'uomo perché ha partecipato alla mia opera. Mi assumo io l'intera responsabilità. Dio, se esistete, non giudicate male la libertà che mi sono concesso scegliendo un tema biblico. Non l'ho fatto per offendervi e la scelta è una mera coincidenza.
La tensione nella stanza era perfetta. Han non voleva perderla. E mentre la luce della sera, filtrata dall'immensa vetrata dello studio, si rifletteva in ogni corpo, animandolo di una misteriosa energia, il suo tratto scivolò sicuro e fluido sulla tela.



Ultima modifica di Andrea Bernardi il Dom Set 15, 2024 12:10 pm - modificato 4 volte.

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2Il falsario Empty Re: Il falsario Gio Mag 02, 2024 11:30 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Mi sono imbattuta per caso in questo racconto e sono felice di averlo letto.
Mi è piaciuto davero tanto: interessante il soggetto e notevole anche la caratterizzazione del falsario. 
Anche all'ambientazione hai saputo dare la giusta atmosfera. 
Scritto veramente bene.
Complimenti.

A Andrea Bernardi garba questo messaggio

3Il falsario Empty Re: Il falsario Ven Mag 03, 2024 1:28 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Caro Andrea, avrai capito che sono un rompicoglioni. È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
Il tuo racconto NON mi è piaciuto.
Tu scrivi bene (sotto un profilo formale, diciamo: grammaticale) e hai delle belle idee. Poi le sprechi (stando ai due racconti tuoi che ho letto; semmai mi ricrederò).
Mi spiego.
L’inizio è promettente, anche se inclini al didascalico (troppi nomi e fatti specifici controllabili su Google, che fanno pensare “cazzo, è vero, è realistico!”; sii più moderato, più ambiguo, più ruffiano). Che sei interessante lo capisco da frasi tipo”esercito di agguerriti pensieri” o “si arrese definitivamente al suo destino di falsario”. Si vede che c’è stoffa, potenziale…
Però, come per il tuo precedente racconto, che fretta di concludere!
Pensa: arrivo uno sconosciuto, per di più straniero, che avrebbe “gli occhi di Cristo” e che gli rompe le scatole nel bel mezzo della notte per chiedergli alloggio, neppure fosse una ONG devota all’ospitalità dei girovaghi e barboni  (non ti pare poco credibile questa storia?). E lui che fa? Subitamente capisce che sarà il suo modello, eccetera eccetera.
Poi, se ci pensi, avanzano i cliché: gli “abiti consunti ma puliti”, l’aria “dimessa ma dignitosa”, la timidezza nello sguardo “che solo le persone oneste riescono ad avere”. Scusa, con te mi incattivisco perché vedo, capisco, che potresti scrivere un racconto BELLO DAVVERO.
Il finale è conseguente…
Allora: diciamo che io sono un tuo fan; ok? Vedo che sai scrivere (non è scontato), che hai idee (non è scontato) e poi che le bruci perché ta-ta-ta-ta, dopo le premesse arrivi di corsa a un finale banale e stereotipato. FERMATI! Pensa, rileggi, immedesimati. Cosa direbbe veramente una persona normale? Cosa succederebbe davvero se capitasse a te? Come condurre il lettore in un percorso seducente, interessante, enigmatico, oppure romantico etc. a seconda del tuo testo?. Non mi puoi bruciare un racconto così!


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).

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4Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 9:08 am

Andrea Bernardi

Andrea Bernardi
Younglings
Younglings




Caro Claudio, viva i rompicoglioni! (è una vergogna che Dante non vi abbia dedicato neanche un girone dell'Inferno) Viva la critica appassionata, intelligente e costruttiva! 

La possibilità di confronto  è il motivo principale per cui mi sono iscritto a questo forum quindi i tuoi commenti sono e saranno sempre benvenuti.

Ho apprezzato molto i tuoi suggerimenti e condivido buona parte delle critiche rivolte: sul didascalico, sulla fretta, sulla gestione del  finale. 

L'unica questione sulla quale non sono tanto in linea con il tuo pensiero è il concetto di "verosimile" come criterio guida di una narrazione. Questo argomento  meriterebbe un trattatazione  piuttosto lunga e approfondita, una vera  dissertazione sui massimi sistemi, troppo grande però da affrontare compiutamente ora.

Dando comunque per buono il tuo criterio, direi che, nel caso specifico del racconto, non trovo così inverosimile che Baldini si presenti in pieno giorno (secondo le fonti originali addirittura di sera) al cancello dell'abitazione di van Meegeren  chiedendo ospitalità. Considera che van Meegeren era un artista dedito ad alcol, droga e sesso mercenario, aveva uno stile di vita piuttosto bohemien e anticonvenzionale, truffava gerarchi nazisti, non credo si facesse grossi problemi ad accogliere in casa  un estraneo.

Ho viaggiato in gioventù per tutta Europa in treno e in autostop e mi è capitato più di una volta di chiedere e ricevere ospitalità per una notte (avevo abiti consunti e non puliti e i miei ospitanti erano, non sempre ma spesso, più convenzionali di van Meegeren).

Sul fatto che Baldini abbia gli occhi del Cristo convengo che possa rientrare nel poco verosimile ma  un fatto inaspettato o una coincidenza  sono necessariamente irreali?

Da alcune ricerche fatte mi risulta essere quello che effettivamente successe, almeno secondo un aneddoto riportato dallo stesso van Meegeren. (Certo rimane la parola di un un falsario!)

Mi troverei dunque nella paradossale situazione di cercare di rendere verosimile un fatto reale.

Mi ricorda un po' lo slogan della Tyrell Corporation (l'azienda che costruiva replicanti evoluti nel film Blade Runner): "più reale del reale"....chissà potrebbe essere lo spunto per un futuro racconto.



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5Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 9:27 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
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Guarda  @Andrea Bernardi, ti ringrazio della risposta e della tua cortesia. E sono particolarmente lieto che tu segnali la tua ricerca storica alla base del tuo racconto (è fondamentale nei racconti storici).
Possiamo discutere due minuti di "verosimiglianza"?
Allora: se guardo Star Trek, Dune, Interstellar o un film di fantascienza, io sospendo il mio giudizio di verosimiglianza in tema di leggi della fisica (salvo le più banali: sentire le astronavi che esplodono con rumore nel vuoto dello spazio mi fa subito cambiare canale); così è per il filone dei viaggi nel tempo, che forse è un esempio migliore. Lo stato della fisica attuale ci dice che i viaggi nel tempo sono impossibili, ma io sospendo nella mia mente questo dato di fatto e mi godo il film. Però, se nel film - dico a caso - c'è un cattivo cattivissimo senza ragioni, imbecille totale nella sua malvagità, lo potrei trovare "non verosimile". Al momento non mi viene un esempio migliore, spero ti basti questo. 
Quello che sto dicendo è che c'è una veridicità realistica (le astronavi che esplodono nello spazio non possono fare rumore) e una narrativa. Nel tuo caso io - che non conosco la storia di questi uomini - ho trovato poco credibile il fatto in questione, che pure come dici è realmente avvenuto, perché è narrato in maniera che mi è apparsa poco credibile. Il pittore sente bussare, apre, chiede il nome, lo sconosciuto dice "Ospitami" e quello risponde "Sì ma ti dipingo". Se io non conosco la cultura e la psicologia del pittore, quel suo essere borderline e quindi incline a un certo tipo di apertura mentale (ha fatto in tempo a conoscere, forse, la cultura beat, ci potrebbe stare); oppure con la testa fusa da alcol e droga e quindi attratto dai barboni, o quel che ti pare; ecco: se io non conosco questo, mi pare poco verosimile l'ospitalità immediata, e questa epifania subitanea del vederlo già raffigurato come Cristo. Certo, tu non puoi scrivere un trattato sulla psicologia di  Han van Megere, o fare una noiosa digressione... Ma lasciare qualche significativo indizio al lettore forse sì. E questo fa pare della necessità di non essere frettolosi e, specialmente, del mettersi nei panni del lettore che deve capire ciò che tu vuoi fargli capire. IMHO  Il falsario 1f604 


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).

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6Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 10:06 am

Andrea Bernardi

Andrea Bernardi
Younglings
Younglings

Grazie Claudio. Mi hai fatto capire in modo chiaro quello che manca. Il concetto di veridicità narrativa è molto interessante e molto importante. È da tenere come bussola nella tempesta. Grazie ancora!

A Claudio Bezzi garba questo messaggio

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7Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 11:59 am

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Andrea, Claudio, posso farvi i complimenti? Posso dire che leggere i vostri scambi (e molti dei commenti, in generale) vale più di mille laboratori di scrittura creativa?
Io mi metto qui, in un angolino, cercando di non disturbare, e vi ascolto.
C'è sempre tanto da imparare, nonostante la veneranda età.
Grazie
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

8Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 12:26 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

M. Mark o'Knee ha scritto:Andrea, Claudio, posso farvi i complimenti? Posso dire che leggere i vostri scambi (e molti dei commenti, in generale) vale più di mille laboratori di scrittura creativa?
Io mi metto qui, in un angolino, cercando di non disturbare, e vi ascolto.
C'è sempre tanto da imparare, nonostante la veneranda età.
Grazie
M.
10 euro, grazie.
 Il falsario 1f636


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
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9Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 1:51 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

5 a testa?


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10Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 2:00 pm

Andrea Bernardi

Andrea Bernardi
Younglings
Younglings

M. Mark o'Knee ha scritto:Andrea, Claudio, posso farvi i complimenti? Posso dire che leggere i vostri scambi (e molti dei commenti, in generale) vale più di mille laboratori di scrittura creativa?
Io mi metto qui, in un angolino, cercando di non disturbare, e vi ascolto.
C'è sempre tanto da imparare, nonostante la veneranda età.
Grazie
M.
Se i miei errori sono serviti anche a qualcun altro, allora posso definirli orgogliosamente "errori filantropici".

A M. Mark o'Knee garba questo messaggio

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11Il falsario Empty Re: Il falsario Sab Mag 04, 2024 5:53 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Io, da lettrice in poltrona, resto comunque dell'idea che il racconto mi è arrivato e mi è piaciuto.
Ci sta anche che un lettore desideri leggere solamente per semplice diletto, al netto di una conoscenza approfondita del contesto.

Resto comunque anch'io spettatrice ammirata della vostra interessante e utile dissertazione.

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12Il falsario Empty Re: Il falsario Mar Mag 14, 2024 4:26 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto è piaciuto molto anche a me. Ha un grosso vantaggio (almeno dal mio punto di vista): pur essendo molto tecnico non stanca e si legge con devota attenzione. Da appassionato d'arte avrei sempre voluto scrivere un racconto ambientato in quel mondo, e il tuo lo trovo davvero ben fatto, anche se alla fine succede poco e se l'incontro con il modello risulta forse poco credibile. Però il contesto assorbe anche questo e il lavoro è davvero buono.
Complimenti.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

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13Il falsario Empty Re: Il falsario Dom Set 15, 2024 8:23 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Con l’aiuto dell’amico van Wijngaarten aveva acquistato da alcuni rigattieri di Amsterdam alcune tele di poco valore del XVII secolo e su queste aveva poi intrapreso per quattro anni una serie lunghissima di esperimenti. L’alchimia giusta per “trattare” la tela risultò molto laboriosa e complicata nel suo procedimento ma impeccabile nel risultato.
Era prevista una raschiatura 


attenzione alla consecutio. Spunta un p. remoto in un periodo tutto al trapassato. Inoltre, ti segnalo anche che risultò e risultato sono molto vicini come termini, forse meglio usare un verbo diverso da “risultare”.
Laborioso e complicato due aggettivi che appesantiscono la frase. Asciugherei togliendone uno (magari un procedimento complesso per es.)


Poi Han fece quello che nessun falsario al mondo avrebbe mai fatto: preparò le prove per essere smascherato. Smontò il telaio, tagliò cinquanta centimetri di tela sul lato sinistro e rimontò il telaio adeguandolo alle nuove dimensioni.



Questa parte la proseguirei al trapassato. Stai ancora descrivendo ciò che il falsario aveva fatto (prima della scena iniziale del racconto in cui descrivi il protagonista seduto sulla panchina sotto al glicine.)


Ma la perfezione avrebbe destato sospetto e così Han progettò anche un deterioramento artificiale della tela e la simulazione di un suo approssimativo e antico restauro. Nessuno avrebbe distinto il vero dal falso, né il grande critico Bredius, né alcuna radiografia di controllo.
(consecutio “aveva progettato”)

Durante il suo viaggio in Italia, Han aveva ammirato sullo stesso tema il capolavoro insuperabile del Caravaggio. Era rimasto colpito, quasi turbato da quella luce che, duellando con il buio, strappava il senso del vero dalla profondità delle tenebre. In lui, diventato Vermeer, la luce sarebbe nata invece dal colore e onorata in ogni sua piccola sfumatura e impercettibile riflesso. Quella sarebbe stata la sua unica concessione alla verità. Per il resto avrebbe ingannato tutti. Gli esperti si sarebbero affrettati a gridare con entusiasmo alla sensazionale scoperta del filone mistico di Vermeer, la stampa e il pubblico avrebbero seguito a ruota.

Il falsario vuole creare (e non replicare) un’opera di Vermeer, un soggetto mistico che nessuno avrebbe immaginato potesse dipingere.
I due pittori hanno una diversa modalità d’inserire la luce nei loro dipinti e va bene. Mi sono chiesta perché dire che “quella sarebbe stata la sua unica concessione alla verità” . Il dipinto sarebbe stato falso in ogni caso, replicare la modalità di resa della luce era necessario per creare l’illusione di trovarsi di fronte a un vero Vermeer. 
Perché poi dici che “per il resto avrebbe ingannato tutti?” 
Non sono riuscita  a capire quale sarebbe stata l’unica concessione alla verità.

appoggiarsi al palo di frassino del pergolato 
(nell’economia della storia, a che serve informare il lettore  che il palo del pergolato era di frassino? )


 di immaginare (Puoi elidere. D’immaginare)



di imprecare (d’imprecare)



Han simulando indifferenza,  (manca la virgola prima dell’inciso. Han, simulando indifferenza, ecc.)


Apprezzo sempre l’inserimento dei dialoghi nei racconti, ma questo dialogo non funziona bene. Prima di tutto non appare coerente col personaggio Han. L’uomo che appare al cancello, per qualche arcano motivo, sembra essere il modello ideale per il “suo” Cristo.  
Il dialogo mi ha fatto venire subito in mente il mitico “Non ci resta che piangere” quando il doganiere continua a chiedere le stesse cose (mancherebbe “un fiorino” cit. ) Non appare credibile.
È molto bello immaginare il falsario “trasognato” forse un po’ bevuto, che all’improvviso si trova davanti proprio la persona giusta.  Ci stava un bel fermo immagine sulle sensazioni di Han. Forse avrei dato per primo la parola allo sconosciuto di fronte allo sbigottito Han. Anche la descrizione l’avrei curata meglio. Dire che aveva gli occhi del Cristo non è sufficiente.
Faccelo “annusare”, faccelo vedere stanco e magari disperato. Non fargli dire “accetto”, fallo annuire. L’uomo non sa di aver suonato al cancello di un pittore. Come può accettare in modo repentino? Manca del tutto la costruzione emotiva di questo momento “chiave” . Un dialogo da riformulare e ripensare.

 Chi siete?
– Mi chiamo Ruggero Baldini
– E da dove venite?
– Vengo da Lione dove per qualche mese ho lavorato come ferroviere ma…sono italiano
– …Sì questo l’avevo capito dal nome. Che cosa volete?
– Sto tornando a casa e… se per voi non è troppo disturbo vi chiederei un posto per passare la notte.
– Non amo i vagabondi e i fannulloni per cui vi propongo un affare. Voi posate per me e in cambio avrete vitto e alloggio fino a lavoro ultimato.
– Accetto.



Ciao  @Andrea Bernardi il tuo racconto presenta un soggetto super interessante. Personalmente adoro i racconti che hanno una base storica per cui, mi sono immersa nella lettura con vero gusto.
L’idea di raccontare la nascita di un falso Vermeer è davvero intrigante. La resa del racconto può migliorare di tanto con una revisione e una riscrittura. È come se ci fossero le basi di una storia molto bella, una prima scrittura ma ora manca tutto il lavoro in punta di fioretto e forbici.
Ci sono alcune descrizioni “poetiche” forse un po’ troppo compiaciute 
frasi che sono belle da scrivere ma un po’ troppo ampollose. Le asciugherei. Attenzione anche alla consecutio.
Il racconto parte con il pittore che sta cercando d’immaginare il volto del Cristo, soggetto indispensabile per creare il falso capolavoro di Vermeer prendendo ispirazione dall’’impareggiabile dipinto di Caravaggio.
Poi descrivi tutto ciò che Han ha fatto per far sì che il falso potesse sembrare vero (qui se inizi col trapassato devi tenerlo per tutta questa parte descrittiva). Poi, dopo la digressione molto dettagliata (troppi aggettivi, attenzione) di come preparare tela e colori, il focus ritorna su Han sotto la pergola. A quel punto irrompe il suono della campana (a che serve dire che è di ottone?) ed ecco che entra in scena il fato che gli fa incontrare il volto giusto. Proprio quello che aveva cercato d’immaginare senza successo. Potenzialmente molto bello, ma il racconto scade del tutto di fronte al dialogo tra i due. La vera nota dolente di tutta la narrazione.
C’è uno squilibrio tra la minuziosa descrizione iniziale e la parte conclusiva. 
Quindi, una ottima idea sulla quale dovresti lavorare ancora.

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14Il falsario Empty Re: Il falsario Dom Set 15, 2024 11:01 am

Andrea Bernardi

Andrea Bernardi
Younglings
Younglings

Grazie mille Petunia! 

Ho fatto una veloce revisione sistemando gli errori che mi hai segnalato (consecutio, virgola inciso, ridondanze, elisioni).

Van Megereen utilizza dei sofisticati trucchi tecnici prossimi alla truffa per ingannare critica e pubblico. L'unica parte in cui sembra elevarsi al rango di Veermer è quando coglie e riproduce il segreto della pittura del maestro di Delft: la luce che nasce dal colore. In questo senso acquisisce un valore morale più alto di quello di un comune falsario e, producendo un'opera inedita, è come se si collocasse all'interno di una "scuola pittorica vermeeriana". 
É così che volevo intendere la sua "unica concessione alla verità" ma capisco che non risulti chiaro e va sicuramente rivisto.

Condivido pienamente le critiche sull'artificiosità del dialogo. Non funziona e non è affatto convincente. Da riscrivere.

A Petunia garba questo messaggio

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