Visto cosa stava accadendo, Martino si disse che avrebbe fatto meglio a seguire il suo istinto primordiale e non alzarsi dal letto. Non quella mattina, non in quelle condizioni.
Scrutò tutto intorno e infine si decise. Uscì dall’auto sotto la pioggia scrosciante, chiuse il mezzo e si avviò barcollando verso la filiale della banca.
Rimase alcuni minuti fermo davanti all’entrata cercando di capire come si potesse accedere. C’era solo gente che usciva, lanciandogli sguardi disinteressati, tutt’al più sorpresi.
Finalmente un’impiegata, che lo osservava da un po’, ebbe compassione e schiacciò il pulsante per aprirgli la cabina d’entrata. Martino fece un passo e sentì richiudere dietro di sé. Subito scattò l’allarme del metal detector. Lui alzò le mani e la stessa donna di prima provvide a farlo definitivamente entrare in banca dopo aver spento la sirena.
«Buongiorno, signore. Ha bisogno?»
Martino la scrutò, cercando le parole per rispondere. Scosse il capo: «Scusi, ma non sono ancora del tutto connesso col cervello, non mi sento bene.» Cadde.
Sentiva una sirena in lontananza. Aprì gli occhi e vide cavi e fili penzolanti, mentre qualcosa gli opprimeva la bocca. Fece per alzarsi, ma una mano lo tenne giù.
«Stia tranquillo, stiamo andando in ospedale.» L’uomo toccò qualcosa e in pochi secondi lui tornò alla pace precedente.
«Ma ne siete certi? Mio figlio non ha mai abusato di droghe o alcol, è impossibile…»
«Signora, le analisi parlano chiaro: è strafatto di mille cose. Ci sono tracce di cocaina, cannabis e altri stupefacenti. Tutta roba che non si usa più, perfino LSD… e poi ha un tasso alcolico dieci volte superiore alla norma.»
La donna ristette, preoccupata per la sorte del suo ragazzo.
«Ora come sta, dottore?»
«Lo teniamo sedato. Non è in pericolo di vita, ma non sappiamo quali saranno gli effetti del cocktail.»
«Cocktail? Ma non va mai al bar, Martino. Solo per un caffè ogni tanto.»
Il medico la guardò con sufficienza e sbuffò: «Signora, per cocktail intendo l’insieme di droghe.»
Marianna fu sul punto di controbattere di nuovo, ma si sentì chiamare.
«Marianna Martini?»
«Sì, sono io.»
Il nuovo arrivato le tese la mano. «Buongiorno, sono l’ispettore Marelli. Vorrei farle alcune domande su suo figlio, le spiace seguirmi?»
«Va bene.»
All’uscita dell’Istituto Ospitaliero Terra Antica li attendeva una volante della Polizia.
«Aspetti un istante» disse l’ispettore, «sta ancora diluviando.» Tolse di tasca un telino, lo gettò in alto e si formò un parapioggia monouso da trenta secondi, tempo più che sufficiente per raggiungere il veicolo. Vi salirono e questo si alzò in volo.
«Sì, ho bisogno, signorina. Voglio chiudere il conto, ritirare tutti i soldi.»
Qualcuno si avvicinò.
«Ha capito? Voglio i miei soldi…»
«Aumentategli la dose per un paio d’ore e chiamate i parenti.»
Ancora la pace.
«Senta, signora Martini, suo figlio non ha alcun precedente e nemmeno risulta segnalato…»
«Èun bravo ragazzo, ve l’ho detto.»
«Non mi interrompa, per cortesia.»
«Scusi.»
«Le ho detto di non interrompere! Piuttosto, mi dica se ha notato qualcosa di strano in lui negli ultimi tempi.»
«Boh, non mi pare. È forse un po’ più sfuggente del solito, ma non è la prima volta.»
«Che intende dire?»
La donna sorrise. «Ogni volta che ha una ragazza nuova fa così.»
L’ispettore alzò gli occhi al cielo. Si aspettava qualcosa e invece non aveva nulla in mano.
«Il padre dov’è?» chiese a bruciapelo.
«Mio padre? È morto anni fa.»
«No, signora Martini, suo marito. Il padre di Martino. Perché lo avete chiamato così, poi…»
Marianna fece l’offesa. «Di che marito parla? Ne ho avuti tre e nessuno di loro è padre di mio figlio.»
Il poliziotto la guardò, sorpreso.
«Stia tranquillo, ispettore, erano tutti regolari contratti a scadenza. Non sono la persona che lei crede. E ora sto provando il quarto, se le interessa.»
Marelli rimase in silenzio.
«E poi a me il nome Martino è sempre piaciuto» aggiunse lei.
«Penso che dovrò parlare col medico. Per ora può andare.»
«La ringrazio» disse Marianna alzandosi, «forse ci rivedremo. A proposito, è giusto quel che leggo sul suo cartellino? Lei si chiama…»
«Magneto, sì, mi chiamo Magneto.»
Imprecò in silenzio, maledicendo per l’ennesima volta i genitori che amavano i nomi vintage.
Qualcuno lo chiamava.
«Mi sente, signor Martini?»
Aprì gli occhi e mise a fuoco le figure che stavano sopra di lui. Sconosciute.
«Finalmente è tornato» disse una di loro, «è da un po’ che la stiamo chiamando.»
«Dove mi trovo? Siamo arrivati?» chiese con voce roca il degente.
«Martino, sono qua!»
«Zaiva, sei tu? Non ti vedo…»
«Martino, sono la mamma. Chi è Zaiva, la tua nuova ragazza?»
«Signora, aspetti qualche istante, per piacere. Sto cercando di dare un’occhiata a suo figlio.»
Frastornato, il ragazzo richiuse le palpebre lasciando che tutte quelle voci divenissero brusìo lontano.
«È lei il dottor Caravella?»
L’uomo in camice bianco si volse lentamente. «Pinto Caravella, per servirla.»
«Ispettore Marelli, polizia volante. Mi sa dire qualcosa di quel ragazzo che ha tentato il colpo in banca? Non sono il solo ad avere un nome particolare. Meno male che sei maschio.»
«Colpo in banca? Ah, quello drogato?»
«Sì.»
«Non sapevo volesse fare una rapina, le banche non tengono contanti. Però, in effetti, prima parlava di soldi nel sonno.»
«Vede? Lo immaginavo. Si è ripreso a sufficienza per poterlo interrogare?»
«Direi di no, è ancora molto stordito e non connette bene. Farfuglia frasi senza senso, e poi ora c’è sua madre con lui.»
«La signora Marianna? Oh, dei! Insieme devono essere una coppia unica» sbottò l’ispettore.
«La conosce, vedo.»
«Le ho parlato un’ora fa per sapere qualcosa del figlio, ma non ho ricavato nulla.»
«È un tipo un po’ strano, ricorda mia sorella Nina. Tornando a noi, credo che quel ragazzo abbia avuto una nottata piuttosto fuori dalla norma, magari in qualche bordello, e abbia esagerato senza neppure rendersene conto. Sto aspettando alcune analisi particolari e ritengo che tra un paio d’ore potrò essere più preciso su che tipo di sostanze abbia assunto. Se non le spiace…»
«No, si figuri. Intanto grazie. Ultima cosa, mi scusi. Quando pensa che potrò parlare con lui?»
«Se vuole solo parlare lo può fare anche subito, ma non faccia il poliziotto, non sarebbe in grado di risponderle e peggiorerebbe la situazione.»
«Va bene, aspetterò un poco. A più tardi, dottore. E salutami tua sorella Nina. Magari hai pure una cugina Maria. Santa…». Si diresse verso la zona di degenza, sghignazzando.
Rimase una mezzora fuori dalla stanza sperando che la madre uscisse, lasciando così Martino da solo. Non gli andava a genio l’idea che anche lei fosse presente, ma dovette rassegnarsi. Entrò.
Marianna si volse sentendo la vibrazione che annunciava l’apertura della porta e sorrise: «Ispettore Magneto, sapevo che ci saremmo rivisti.»
«Signora» tagliò corto, «posso parlare un paio di minuti con suo figlio? Devo chiedergli alcune cose.»
«Ma certo. Lui non ha nulla da nascondere, vero Martino?»
«Hmmm… cosa?»
L’uomo si avvicinò al letto, affiancato da Marianna. Era quello che non voleva…
«Giovanotto, te la senti di rispondere ad alcune domande?»
«Certo che se la sente» intervenne lei, «gliel’ho già detto.»
Lui scosse il capo e guardò il ragazzo. «Sono l’ispettore Marelli, ti va di dirmi dove sei stato la notte scorsa?»
«Diglielo, caro.»
«Per la miseria, signora! Lo lasci rispondere da solo.»
Martino lo osservò e assentì. «Solo se mi dice dov’è Zaiva.»
«È la sua nuova ragazza, sa?»
«Signora, basta o la faccio accompagnare fuori da un agente. Chi è Zaiva, Martino?»
Un sorriso beato si dipinse sul viso del paziente. «Il mio amore. Dov’è adesso?»
«Non ne ho la minima idea» rispose Marelli, «se mi dai qualche indizio vedo di rintracciarla. Però devi anche spiegarmi perché volevi rapinare la banca.»
«Mio figlio non voleva rapinare un bel niente. Cosa facevi in banca, Martino?»
Il giovane stette un attimo pensieroso, poi rise tanto forte che si mise a tossire e ansimare, provocando un allarme medico.
Apparve un’infermiera che fece uscire i due.
Mentre si dirigevano alla porta, Martino disse: «Ispettore, volevo solo chiudere il mio conto corrente, ritirare i soldi…»
«Basta, continuate dopo» intervenne l’infermiera.
«Secondo lei cosa ne avrebbe fatto dei soldi?»
«Non so» rispose Marianna. «Sono sorpresa da quanto ha appena detto.»
«Ah, mi pare stia arrivando il dottor Caravella, vediamo se ha novità. Dottore?»
«Salve, ispettore. Signora…»
«Dottore, ha i risultati?» chiese Marelli.
«Sì. Credo di aver capito cos’è accaduto, ma voglio chiedere a Martino se è davvero così. Volete seguirmi?»
«C’è dentro una ragazza» disse Marianna.
«Non ne ha ancora avuto abbastanza?» rispose ridendo Caravella. I due lo guardarono, non capendo il significato di quelle parole. «Entriamo.»
L’infermiera aveva appena terminato e lasciò la camera. Il dottore si avvicinò al letto e fissò Martino.
«Ragazzo, hai fatto sesso stanotte?»
Il sorriso del giovane fu eloquente.
«Posso sapere con chi?»
«Con Zaiva, il mio amore.»
«Non è terrestre, vero?»
«No. È originaria di Europa. Però è qui da tanti anni. Ed è bellissima.»
La mamma lo fissava, sbalordita ma orgogliosa. L’ispettore continuava a non capire.
«Scommetto che non hai usato precauzioni» riprese il dottore.
«No, a me piace tutto al naturale.»
«Beh, la prossima volta che te la porterai a letto dovrai premunirti. Le europeidi durante l’orgasmo rilasciano secrezioni che la nostra pelle assorbe. Sono altamente tossiche per il corpo umano, pur se non letali, e provocano gli effetti che abbiamo riscontrato su di te, come un insieme di droghe e alcool. Un atto sessuale porta a questo, a meno che non si usi un profilattico.»
La tensione si sciolse del tutto. La mamma lasciò cadere una lacrimuccia e sorrise al figliolo.
Il medico, soddisfatto, si volse verso l’ispettore che vide a sua volta sfumare ogni teoria, sebbene gli rimanesse una domanda: «Martino, ma allora cosa volevi fare in banca?»
«Gliel’ho detto, ispettore, ritiravo i miei soldi.»
«Per che motivo?»
«Comprare un biglietto per Europa e andare da Zaiva.»
«Ma se continuavi a chiedere dove fosse…»
«Infatti partiremo insieme. Dov’è ora?»
La vibrazione della porta li distolse dal dialogo. Un aroma strano si diffuse nell’aria.
«Zaiva!»
«Sono qui, Martino.»
«Ispettore, dove va in vacanza quest’anno?» chiese il sergente Tovaglia dal bancone del bar.
«Avessi i soldi andrei su Europa, Linda. E non tornerei più, dopo quel che ho visto.»
«Cioè?»
«Una europeide e tutti i suoi effetti collaterali. Dammi un altro goccio, vah…»