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Messaggio Da Different Staff Lun Lug 22, 2024 12:46 pm

Sì, anch’io sbaglio.
Ora più che in passato, e sì che ora di esperienza dovrei averne per non ricadere negli stessi errori.
Eppure, sono secoli che accetto che l’uomo, l’ultimo essere creato, il prediletto da Dio, mi sfrutti, mi sevizi, abusi di me a suo piacimento. Dovrei intervenire con più veemenza per colpire quell’arrogante animale, bloccargli ogni nuova iniziativa con ogni mezzo, scatenando terremoti, eruzioni e altre catastrofi naturali.
Tanto, cosa si merita? Da che è stato plasmato ha fatto solo casini, trascinando me e tutti gli esseri viventi in una spirale da cui è ora impossibile uscire. No, mi è stato detto, non è compito tuo! Il libero arbitrio regolerà il mondo e la vita sulla Terra.
Io assisto, assisto impotente allo scempio. Il libero arbitrio è diventato solo una scusa per giustificare la brama di ricchezze, inutili comodità, falso progresso.
Avrei potuto fare qualcosa? Forse all’inizio dei tempi, al primo giorno, quando il Signore mi ha creato, ma ero troppo giovane, non potevo ancora capire. E anche allora di errori ne ho fatti, anche se forse non così gravi.

Era solo il quinto giorno; era già il quinto giorno! Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”. Creò tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
Allora venne da me: “Ora devi distribuire le varie specie su ogni angolo del pianeta, secondo le caratteristiche e le inclinazioni di ciascuno. Inizierai con i pesci e gli altri animali che popolano le acque, indirizzandoli negli oceani, nei fiumi, nei laghi, come più riterrai consono e idoneo”.
E così feci, ma non fu un compito difficile. C’era da separare i pesci d’acqua dolce da quelli d’acqua di mare, le creature che si adattavano al gelo dei ghiacci da quelle abituate alle temperature tropicali e infine i misteriosi abitanti delle oscure profondità.
Fu il turno degli uccelli: il compito mi sembrava assai più impegnativo, ma tant’è! Era quanto il Signore mi aveva chiesto e dovevo cercare di svolgerlo al meglio.
Ho iniziato dalle aquile. Ah, che animali, eleganti e rapaci. Aprivano le ali maestose e, immobili, volteggiavano nel cielo, mutando direzione con impercettibili movimenti di singole piume, per poi gettarsi in picchiata a folli velocità. La scelta era ovvia e naturale! Il loro ambiente erano gli spazi immensi, le alte vette rocciose o innevate, i canyon tortuosi.
Che dire poi dei pappagalli? Con quei colori sgargianti e quel vociare sguaiato, avrebbero portato allegria nelle foreste più inaccessibili, mimetizzandosi tra le verdi foglie o confondendosi col rosso e giallo dei frutti più succosi e prelibati.
I gabbiani avrebbero sorvegliato le spiagge e le scogliere che separavano il mondo terrestre da quello marino, governando le altezze, planando con dolcezza a sfiorare le onde increspate, fino a riposarsi galleggiando tra la spuma bianca.
Su stagni e acquitrini, le lunghe gambe, sottili come grissini, avrebbero garantito un appoggio sicuro ai fenicotteri, pronti ad accendersi di rosa ad ogni tramonto, pronti a cercare altri lidi su cui atterrare al primo sentore del freddo dell’inverno.
Cormorani, cigni, pavoni, ma anche civette, rondini, cicogne e pellicani: per tutti ho dovuto scegliere, secondo coscienza e secondo conoscenza. Fino al piccolo colibrì, destinato a passare di fiore in fiore, sbattendo forsennatamente le ali per cercare di rimanere sospeso a mezz’aria.
Ne mancavano ancora pochi, e già le tenebre della notte, create solo qualche giorno prima, cercavano di scacciare la luce del giorno.

E questi? Li guardai perplessa. Erano gli ultimi due, ma dove potevo metterli? Non erano brutti di per sé, ma particolari sì: perlomeno buffi, quello era il termine esatto. Li ho esaminati con attenzione; erano così diversi, tra di loro e da tutti gli altri uccelli: ma una cosa l’avevano in comune: non sapevano volare. Ma che razza di uccelli erano?
Sicuri fossero uccelli? Non si poteva sbagliare, non al quinto giorno. O erano pesci o erano uccelli, ma pesci che facessero un uovo alla volta, e di quelle dimensioni, non ne avevo visti. Sì, dovevano essere uccelli.
Apri le ali!”, chiesi al primo, forse in maniera troppo brusca. Si guardò in giro per capire da chi arrivasse il perentorio ordine, arretrò un paio di passi: uno sguardo di terrore lampeggiò negli occhi, tondi e lucenti. Fulmineo allungò il lungo collo verso il suolo e vi nascose dentro la testa, rimanendo immobile in attesa di non si sa bene cosa.
Aspettai un poco. “Apri le ali”, richiesi con gentilezza. Rincuorato, lo fece.
Erano grandi, ma invece di essere rivestite delle normali penne come gli altri volatili, aveva piume lunghe, flosce e pendenti, che arrivavano identiche nell'abbondante coda. Anche il resto del corpo era coperto da un piumaggio soffice, floscio e arricciato.
Belle, ma del tutto inutili per il volo”, dissi tra me: “E che gran caldo gli terranno!”
Mi rivolsi di nuovo al malcapitato: “Ti chiamerai struzzo, e il tuo regno saranno i ghiacci del polo, in modo che tu non abbia a soffrire del caldo della savana e con il tuo collo lungo possa cibarti dei pesci sporgendoti dalla crosta di ghiaccio”.
Lo struzzo non si allontanò subito per prendere possesso del suo nuovo bianco regno: attese, forse curioso di sapere dove ponessi l’ultimo uccello, sicuramente il più strambo.

Non gli chiederò di mostrarmi le ali, non vorrei metterlo in imbarazzo”, pensai accogliendo il nuovo venuto. “Con quei due moncherini, cosa si può pretendere!”
Avvicinati un po’: ma le piume le hai?”
Lo scrutai da vicino e in effetti, il corpo era coperto da piccole piume, attaccate fitte fitte una all’altra, fini e dure da sembrare migliaia di piccoli aculei.
Le tenebre mi avevano ormai avvolta, la stanchezza mi aveva sopraffatto e ahimè feci il secondo errore. Il becco mi sembrava idoneo a permettergli di mangiare frutti e semi, cosa che non avrebbe richiesto non solo di volare, avendo dato per assodato non ne fosse capace, ma neanche di raggiungere dignitose velocità, ondeggiando buffamente da una zampa all’altra. La savana sarebbe stata il suo regno: non vedevo pericoli per lui, ignaro, a mia parziale discolpa, di ciò che il Signore avrebbe fatto il giorno successivo.

Ora so che quella non fu la scelta ideale, eppure, che ci crediate o no, i primi tempi le cose non andarono neanche così male; ogni animale viveva nel suo piccolo mondo in tranquillità e armonia. Finché quei due ci misero lo zampino, decidendo di mangiare l’unico frutto che il Signore aveva proibito. Maledetto il libero arbitrio, maledetto l’uomo, e ovviamente maledetta anche la donna: da quel giorno tutto è cambiato.
Gli animali, tutti quanti, iniziarono ad aggirarsi nervosi e aggressivi gli uni verso gli altri, dalla savana fino ai poli, dove non si sapeva neanche cosa fosse quella stupida mela. Ogni specie si guardava intorno guardinga e sospettosa, pronta a scappare o ad attaccare, secondo la propria indole, scatenatasi improvvisamente in seguito all’ira del Signore.
I pinguini, con la loro andatura claudicante, divennero facile preda di rettili e felini. Nascondersi tra gli arbusti e le rocce, con il corpo nero come il peccato e la pancia bianca come la neve sembrava davvero impossibile.
Neanche gli struzzi se la passarono meglio: sulle bianche distese scivolose, leoni di mare ed elefanti marini vi si avvicinavano, agili nonostante la mole, mentre le lunghe gambe dei piumati, nel tentativo di scappare, causavano buffe cadute, rendendoli facili prede di quei cacciatori.

I pinguini furono i primi a prendere l’iniziativa: “Qui siamo carne da macello. Dobbiamo cercare un posto dove sopravvivere. Non sappiamo dov’è, ma deve esserci. Ci sposteremo di notte, nella speranza che le tenebre nascondano la nostra fuga. Staremo vicini, mettendo i nostri pinguini più forti agli estremi del gruppo, per proteggere gli altri”.
Iniziarono la sera stessa e fu la prima di una serie interminabile di notti: un esodo biblico, per rimanere in tema!
Avevano perso il conto delle notti trascorse nel loro bizzarro incedere, quando la distesa delle acque si presentò in fronte a loro, immensa di blu. Che fare ora? Come proseguire oltre?
La calca degli ultimi, curiosi anch’essi di vedere questo inatteso spettacolo, spinse alcuni volatili giù dalla scarpata, fino a raggiungere le onde increspate. Con grande sorpresa, scoprirono di muoversi con naturalezza in quell’ambiente fino allora sconosciuto, usando le minuscole ali per effettuare mirabolanti evoluzioni. Fu allora che l’aria si riempì di assordanti garriti e una miriade di pinguini si riversò in mare, fino a farlo ribollire. Non avrebbero mai volteggiato nel cielo, ma quei goffi volatili si erano trasformati in eleganti creature, di terra e di mare.
Non possiamo stare a mollo per sempre”.
A terra, felini di ogni genere e grado, alligatori e altri predatori, attendevano il rientro di quelle facili prede, una volta fosse finita l’euforia.
Andate a sud”, suggerì un cormorano che si era gustato la scena volteggiando sopra la colonia di simpatici pennuti. “Arriverete dove la terra lascia spazio ai ghiacci; i vostri nemici non si spingeranno fino là”.

Dovete vedere lo sguardo degli struzzi quando videro saltare fuori dalle acque questa miriade di animali mai visti prima, per poi dirigersi rapidi verso di loro scivolando sulle bianche pance.
Appiattirono la testa sulla neve, lasciando scoperto il culetto indirizzato verso il celo, come centinaia di buffi cespugli capitati sui ghiacci non si sa bene perché.
Finché uno di loro si ricordò che un pinguino l’aveva già visto, proprio il quinto giorno, al mio cospetto e rassicurò tutti che non c’era nulla da temere; ne seguì un lungo conciliabolo.
Dovete aspettare l’inverno, quando i ghiacci si estenderanno fino a raggiungere la terra.”
L’idea di stare qui ancora per mesi, non mi piace affatto. E non si può dire faccia caldo nemmeno adesso che è estate, ma faremo come dite.”
Raggiunta la terra, camminate verso nord, anzi correte verso nord, vista la velocità che le vostre sottili gambe possono sviluppare.”
Fino a…”
Fino a raggiungere la savana, o altro posto che vi possa aggradare.”

E così fu.
Infine, hanno scelto loro dove vivere.
Libero arbitrio: l’istinto, la natura, forse il caso hanno riparato a un mio errore.
Ma chi riparerà gli errori di oggi, gli abusi?
Solo l’uomo può salvare sé stesso, e me con lui… se è ancora in tempo… se ne ha realmente la volontà.
Io non posso, non ne ho l’autorità.
Il libero arbitrio, ahimè!
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Messaggio Da Petunia Mer Lug 24, 2024 11:47 am

Racconto onesto, ben scritto, appropriato. Una Terra animata da sentimenti troppo umani, ho letto consapevole che il narratore, per regola del contest, doveva essere la Terra ma se non lo avessi saputo poteva essere qualunque persona che abbia un buon senso e rispetto per l’ambiente. Una sorta si pamphlet contro una certa umanità ma senza guizzi. Tutto già sentito. Corretto, ma piatto. Penso che la natura e la Terra se ne freghi alla grande dei nostri comportamenti. Se vuole, come dici all’inizio, la natura può schiacciarci e farci estinguere con poco sforzo. Ma la natura non ha sentimenti umani e questa eccessiva umanizzazione me la rende un po’ saccente e antipatica. 
Il racconto si fa leggere senza intoppi grazie a uno stile fluido e pulito e, come ti ho detto, ha tutti i requisiti richiesti, ma non lo leggerei un seconda volta e, soprattutto non mi ha lasciato un’emozione. Ottima l’intuizione del libero arbitrio.
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Messaggio Da Fante Scelto Gio Lug 25, 2024 11:15 am

Anche questo racconto soffre un po' di semplicità di pensiero, con molti concetti espressi in maniera forse troppo lineare e privi di quell'energia, dialettica o di contenuto, che credo siano la chiave per emergere in questo complesso step.
La vicenda si focalizza sugli uccelli, come da paletto imposto, ma se lo si legge ignorando il paletto rimane da chiedersi perché la Terra parli solo degli uccelli. Non è un difetto, solo una considerazione che mi è venuta in mente leggendo.

A tal proposito, nel passaggio in cui il pianeta deve assegnare le zone geografiche allo struzzo e al piccolo uccello attero, non avevo pensato, per quest'ultimo, al pinguino. Invece mi ero fissato, va a sapere perché, che fosse il dodo. Per cui sono rimasto spiazzato quando, poco dopo, si incomincia a parlare dei pinguini.
E il dodo? Che fine ha fatto?
Poi ho connesso.
Forse avrei inserito, nella descrizione del pinguino, una menzione del suo colore nero, così da fugare il dubbio per quei lettori che si erano fissati col dodo.
Come dici? Sono l'unico?
Ah. Evabbé, capita.

Scrittura ok, qualche passaggio è un po' ingenuo, non so come definirlo, un po' troppo semplicistico, ma nel complesso si legge bene. Finora non ho quasi trovato refusi nei racconti che ho letto, bravi bravi.
Ti segnalo solo che in un punto definisci i pinguini "volatili", il che ovviamente non ha senso.
Similmente, c'è un altro punto in cui dici che i loro predatori, tra cui gli alligatori, li attendevano a terra. Ma gli alligatori non cacciano a terra, bensì in acqua, anche questo è un piccolo nonsense.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Lug 26, 2024 4:32 pm

Non pecchi di dinamismo in questo racconto; forse i famosi terribili paletti ti hanno un po’ bloccato nel trovare qualche guizzo che avrebbe risvegliato il racconto.
La Terra, gli animali, l’uomo, visti con un approccio Biblico anziché scientifico mi è sembrata piuttosto originale: anche lo scambio di posizionamento tra struzzi e pinguini, ma poi forse poteva nascere qualcosa in più.
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Messaggio Da Albemasia Sab Lug 27, 2024 5:27 pm

A me il racconto è piaciuto. Anch’io ero stata tentata di improntare la mia storia sulla teoria creazionistica, ma poi ho virato altrove e ho apprezzato lo sviluppo che hai impresso al brano su questa base.
Carina anche l’idea dello scambio di destinazione tra pinguini “con il corpo nero come il peccato e la pancia bianca come la neve” e gli struzzi, dal “piumaggio soffice, floscio e arricciato”.
Insomma, il tuo racconto mi ha divertita. Grazie.
 
Segnalo solo una discordanza verbale: “Dovete vedere lo sguardo degli struzzi quando videro…” invece di Avreste dovuto vedere lo sguardo degli struzzi quando videro…”.
Oltretutto il verbo “vedere” è stato utilizzato due volte nella stessa riga.
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Messaggio Da Byron.RN Dom Lug 28, 2024 7:06 pm

Racconto senza infamia e senza lode che comunque ottempera in modo puntuale ai paletti imposti dal contest.
Lo scambio di ubicazione tra struzzi e pinguini a me è sembrata una buona trovata, davvero degna di nota.
Quello che mi stona un pò è l'atteggiamento remissivo e un pò piagnucoloso della Terra; io me la immagino come una che ha sempre e comunque ragione e forse le cose stanno proprio così.
Interessante poi lo spunto del libero arbitrio, questione su cui mi arrovello da più di qualche anno.
Esiste davvero il libero arbitrio? Oppure è soltanto un'astuta bugia?
O quantomeno, esiste un libero arbitrio allo stato puro?
Io non credo, ci sono troppo variabili in gioco per credere che una persona possa prendere una decisione da uno stato neutro o comunque uguale per tutti. Condizioni sociali diverse, differenze caratteriali, fortuna, conoscenze, ripeto, troppe variabili da considerare per credere che il libero arbitrio sia uguale per tutti e non abbia implicazioni diverse. Ma è un discorso lungo.
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Messaggio Da paluca66 Dom Lug 28, 2024 10:06 pm

Anche questo è un racconto che definisco senza infamia e senza lode, in cui ho avuto la sensazione che la bella intuizione della storia dello struzzo e del pinguino sia finita annacquata in tante altre sollecitazioni alcune delle quali forse un po' troppo scontate (penso soprattutto al discorso dell'essere umano che ha rovinato la Terra).
Eppure sull'errore nel posizionare i due "non" volatili avresti potuto costruire una bella storia dall'inizio alla fine.
Buona la scrittura, il racconto si legge senza intoppi e con molta facilità, ti segnalo solo per tua revisione futura:
Dovete vedere lo sguardo degli struzzi quando videro saltare fuori dalle acque questa miriade di animali - Avreste dovuto

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Messaggio Da Giammy Mar Lug 30, 2024 2:53 pm

Bravo autore, hai scritto un racconto che parte dalla creazione, un punto di vista che non avevo considerato.
Ci sono molte idee valide, segno che hai lavorato molto per creare dal nulla una storia interessante.
L'impegno e la fantasia non ti sono mancati e anche se non tutto è perfetto hai il mio plauso.
Tra l'altro, hai richiamato in me le immagini dei pinguini viste in molti documentari, tra cui quello in cui la voce narrante era di Fiorello.
Grazie autore per il tuo prezioso contributo.
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Messaggio Da ImaGiraffe Gio Ago 01, 2024 9:31 am

Mi è piaciuta l'idea di mettere a confronto due tra le specie di uccelli che sembrano meno uccelli. Sarebbe stata un'ottima fiaba, se avesse avuto il giusto registro, ma così non mi convince. Scorre via liscia senza intoppi, e anche questo è un bene, ma purtroppo c'è una cosa che compromette il mio gradimento generale. In questo concorso si celebra la maestosità di Madre Terra e, sinceramente, vederla agli ordini di Dio mi è sembrato svilente e, a me, non è piaciuto. Insomma, se si fosse evitato il contesto biblico forse sarebbe stato meglio.
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Messaggio Da tommybe Gio Ago 01, 2024 6:07 pm

La Terra, non troppo convinta di aver fatto bene, racconta le sue imprese e racconta la sua compassione per l' uomo che ha abusato di lei e con il quale si è pure riappacificata lasciandogli il libero arbitrio, la libertà di comportamento.
Molto bella la narrazione con cui la Terra introduce animali e soprattutto gli uccelli.
L'esodo biblico dei pinguini in cerca di un posto più accogliente è la parte che preferisco, quasi commovente.
Grazie e complimenti, autore.
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Messaggio Da Susanna Gio Ago 01, 2024 10:50 pm

Un racconto con una lunga introduzione, che partendo dalla delusione della Terra per come l’uomo la sta gestendo, passa per il momento biblico della creazione, con la necessità di districare le grandi varietà di animali e per arrivare finalmente al paletto dello step. L’insieme, pur se sviluppato discretamente, ma senza guizzi particolari, senza sorprese o trovate che – letterariamente – ribaltino cose già risapute. L’insieme è squilibrato: la prima parte toglie, a mio parere, spazio al tema principale, che finisce per essere affidata a pinguini e struzzi. Vabbè, un paio di testimonial bisognava sceglierli, per carità, ma alla fine mi è rimasta questa sensazione di squilibrio che anche una seconda lettura non ha dissipato.
La leggera vena di ironia che ogni tanto si percepisce non riesce però a far decollare il racconto, a dargli quella spinta che aiuti il lettore ad appassionarsi.
Quanto al libero arbitrio, potremmo disquisirne per giorni e giorni, ma si arriverebbe alla solita conclusione: l’uomo dalla Storia non impara nulla e per ogni disastro che ha compiuto, sta compiendo e compirà, troverà sempre una giustificazione. Che sia guidata dal libero arbitrio o dalla stupidità, il risultato non cambia. E non è che la Terra ogni tanto non si vendichi un po’.

Ho trovato solo un refuso: celo anziché cielo.

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Messaggio Da Arunachala Lun Ago 05, 2024 10:30 am

beh, una specie di rilettura della creazione, alla fine.
però non mi è piaciuto, sinceramente.
lo trovo alquanto piatto, senza il minimo scatto.
e far parlare il pianeta come portavoce, in pratica, del creatore... mah, non sono riuscito ad apprezzarlo.
per il resto è scritto bene ed è abbastanza scorrevole, però non mi lascia nulla.

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Messaggio Da caipiroska Mar Ago 06, 2024 12:10 am

Il racconto non è riuscito a conquistarmi del tutto.
Ben scritto, scorrevole e con un'idea di base carina e originale ma che, a mio avviso, non riesce a gestire tutte le potenzialità iniziali in maniera vincente.
Per esempio ho trovato davvero degna di nota l'idea d'introdurre Dio e il tema della creazione e quindi la Terra come prodotto non di un'evoluzione ma di un'invenzione, ma poi la scintilla d'originalità si esaurisce e la Terra si esprime  in modo troppo umano, sia nelle azioni che nei sentimenti e in un attimo sfuma tutta la millenaria saggezza che dovrebbe avere.
Di conseguenza, a cascata, cadono tutte le promesse di un testo che si era presentato diverso dagli altri, proprio per l'incipit biblico e la sfumatura d'introspezione iniziale della Terra.
Certo, immedesimarsi in un pianeta non è cosa da poco, ma umanizzarlo troppo non credo sia la strada giusta.
Pinguini e struzzi sono il corollario di una storia che per la sua struttura avrebbe necessitato di più ironia per risultare incisiva; invece rimane in bilico senza mai decidere sul serio cosa diventare.
Come la morale finale che non aiuta a far decollare il testo, ma lo zavorra senza un perchè convincente.
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Messaggio Da AurelianoLaLeggera Mar Ago 06, 2024 8:58 am

Racconto più che sufficiente per capacità di scrittura e rispetto dei paletti.
Purtroppo non mi convince l'ambientazione biblica e questa Terra che sembra l'unica a non avere il libero arbitrio, alla fine!

Tra le varie cose che non mi convincono riguardo la Terra: riesce a collocare tutte le specie, anche, per dire, la Rupicola, e poi mi sbaglia i pinguini?

Scusami, è una mia tara, riesco ad accettare una Terra che racconta ma non la teoria creazionista! Con tutto il rispetto per i credenti, ovviamente. 

A parte questo l'unico difetto è la mancanza di coinvolgimento, sappiamo tutti come andrà a finire e questo rende la storia un po' piatta.
Ma questo step era davvero difficile.
Grazie
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Messaggio Da Resdei Mer Ago 07, 2024 6:26 pm

L’incipit prometteva bene, una presentazione necessaria per rientrare nei paletti del contest. La genesi, e quindi anche la comparsa di tutti gli abitanti della terra, scorre tranquillamente, ricalcando senza particolari guizzi la narrazione biblica. Quello che forse mi è mancato è stata una storia parallela che coinvolgesse ed emozionasse di più il lettore.  Insomma, niente di nuovo se non fosse che la terra ammette un suo errore, fatto incredibile, a cui gli animali stessi pongono rimedio.
La scrittura è buona, il tono leggero, a tratti ironico, ma non superficiale.
La libertà di poter scegliere da che parte stare, senza essere in alcun modo influenzati, è uno dei doni più grandi, se fosse totalmente possibile. Il fatto che l’umanità non sempre ne faccia buon uso è da sempre cosa risaputa, era già scritto negli “effetti collaterali”. 
Per me un lavoro discreto.
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Messaggio Da vivonic Dom Ago 11, 2024 10:47 am

Ci sono guizzi di genialità che però non emergono nella loro potenza. Il racconto non è partito dalla teoria scientifica, ma da quella biblica, come del resto vuole il titolo, e mantiene la propria coerenza fino alla fine. Non stona, ma non decolla, e arriviamo alla fine della pista impotenti e rassegnati, come la tua Terra.
Avrei insistito di più sugli aspetti più suggestivi del tuo racconto, per creare un messaggio personale in ognuno dei tuoi lettori.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Molli Redigano Lun Ago 12, 2024 11:34 pm

Un racconto senza pretese e scritto bene. L'Autore non si è preso rischi, puntando anche sulla tradizionale narrazione biblica che vuole la Terra creata da Dio. 

Ciò che non ho apprezzato, anche se è ben collegato al fil rouge e al titolo del racconto, è il catastrofismo climatico del quale la Terra si lamenta al principio e alla fine del racconto, incolpando l'uomo. Questo aspetto mi è parso scontato e in contrasto con la stessa creazione divina del pianeta prima e dell'animale uomo poi. Opinione mia, s'intende.

Un testo che forse avrebbe avuto bisogno di "un'uscita" fuori dagli schemi per dargli qualcosa in più e farlo apprezzare maggiormente. Ma anche scrivere è libero arbitrio, o no?

Grazie e Buone Vacanze!

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Messaggio Da Akimizu Mar Ago 13, 2024 3:41 pm

Mettiamo Darwin in soffitta per un po' ed ecco questo gustoso raccontino. Io l'ho letto con divertimento, curioso di sapere come struzzi e pinguini si sarebbero scambiati la casa. Devo dire che alla fine sono rimasto un tantino deluso, non c'è stato un colpo di genio o qualcosa di buffo o comunque origi, semplicemente hanno "scelto", i pinguini con un motivo convincente, gli struzzi meno. Comunque ripeto, a me non è dispiaciuto per niente. A rileggerci!
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Messaggio Da Gimbo Mer Ago 14, 2024 6:19 pm

Il racconto è ben scritto e rispetta pienamente i paletti , ma manca di quel dinamismo che potrebbe renderlo più coinvolgente. L'approccio ispirato al racconto biblico della creazione degli animali è un'idea originale, ma la narrazione rimane piuttosto lineare e priva di guizzi sorprendenti. L'idea dello scambio di ubicazione tra struzzi e pinguini è divertente e aggiunge un tocco di creatività alla storia, ma l'atteggiamento un po' remissivo della Terra, così come alcune ingenuità nella scrittura, appesantiscono leggermente il racconto. Un buon lavoro complessivamente, ma che avrebbe potuto osare di più per lasciare un'impronta più marcata.
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Messaggio Da Achillu Ven Ago 16, 2024 10:46 am

Ciao, Penna.

La verità è che ho gradito di più la parte su pinguini e struzzi che quella sul libero arbitrio. Magari mi sbaglio, ma l'impressione che ho avuto è che sia messa lì con un intento più didascalico che narrativo. Alla fine del racconto mi chiedo cosa c'entri la specie umana all'interno di una trama che è focalizzata sugli uccelli e con la quale di fatto non interagisce.
Simpatiche invece le riflessioni della Terra narratrice su struzzi e pinguini. Tra parentesi, esistono davvero dei pinguini in Sudamerica, mi pare sulle coste del Cile, che evidentemente non hanno completato la migrazione. Resta misterioso il modo in cui gli struzzi raggiungono le savane, magari si sarebbe potuto approfondire questo aspetto al posto di quello che non mi è piaciuto. Ma si tratta, alla fine, di gusto personale.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Hellionor Ven Ago 16, 2024 12:25 pm

Questo racconto mi ha convinta a metà, una lettura piacevole ma senza particolari guizzi, nonostante un'idea di base molto interessante.
Forse dipende dalla voce narrante un po' fissata sul libero arbitrio, ma in linea generale direi che ha un buon ritmo e un buon registro narrativo, una storia leggera che si legge con piacere.
Ele
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