C'era una volta una principessa che viveva in un solitario castello di montagna. Delfina, così si chiamava, era però diversa dalle altre principesse perché lei era bruttissima.
Indifferente, non cercava di mascherare la sua bruttezza.
Non aveva gusto quindi si vestiva male. I suoi capelli sembravano paglia quindi non li acconciava. Il viso disarmonico e sproporzionato era sempre libero dal belletto e quando là si vedeva passare la sua postura era ingobbita e l’andatura sgraziata. Non solo era brutta nell’aspetto, non possedeva nessun talento, non si impegnava e addirittura non si comportava neanche tanto bene. Ogni volta che le chiedevano
—Delfina ma non ti rende triste essere così bruttissima? Come speri che i cantastorie raccontino di te? Non ti dà fastidio non essere considerata?—
Lei era solita rispondere.
—Non mi interessa la considerazione, sono nata brutta e non voglio sembrare bella agli occhi delle persone. Essere brutta è quello che mi rende unica, e poi stanno già raccontando delle storie su di me.—
—Ne sei proprio sicura?— La canzonarono tutti, andando via.
...
C'era una volta un principesso di nome Licino.
Licino era un principesso bellissimo ed era il più bellissimo di tutti i principessi bellissimi, ma questo non gli interessava, lui amava solo stirare e fare la guerra. Per questo lo avevano rinchiuso in un castello bellissimo, premettendogli di stirare a volontà, a patto che di tanto in tanto uscisse dalle sue stanze per mostrarsi in tutta la sua bellezza.
Un giorno, mentre stirava nella sua stanza bellissima della torre bellissima che tutti i principessi bellissimi volevano come stanza bellissima, arrivò la bruttissima principessa Delfina che, sentendosi privata del ruolo di protagonista, decise di fare un salto nella storia di Licino ed irruppe nella stanza esclamando
—Licino che fai ancora qui a stirare? Qui fuori ci sono tutti, principessi, principesse, popolani, popolane, anche i racchi, le racchie, le streghe e gli stregoni, tutti ti vogliono sposare—
Lui distolse lo sguardo da Delfina e rispose
—No, non capisci Delfina, io non voglio sposarmi, io voglio fare la guerra e stirare, non mi interessa il matrimonio—
—Tu sei il principesso più bellissimo di tutti i principessi bellissimi, tu ti devi sposare. Devi farlo per trasmettere la beltà alla prossima generazione. Non puoi essere così egoista, scegli chi pensi che sia meglio per te e sposati—
Licino smise per un momento di stirare, guardò fuori dalla finestra e vide una lunghissima fila di persone che aspettavano di essere convocati da lui, recando doni. Quella vista lo fece così infuriare che riprese con maggior vigore
—Io non voglio sposarmi e non voglio essere il più bellissimo di tutti, io voglio solo uscire di qui per andare in guerra, poi tornare a stirare, poi riprendere la guerra e stirare ancora.—
Delfina allora lo incalzò
—Non ti è permesso di andare in guerra, non puoi rischiare di morire così, sei troppo bellissimo.—
I due continuarono a discutere a questo modo fin quando Licino non perse del tutto la pazienza. Era arrabbiato e frustrato, non sapeva bene cosa fare quindi fece la prima cose che gli venne in mente, afferrò il ferro con cui stava stirando e se lo schiacciò sul viso. Delfina lanciò un urlo di terrore, non sapeva cosa fare perché Licino per il dolore aveva perso i sensi e pensando che avrebbero dato la colpa a lei, che era bruttissima, decise di andarsene. Poco dopo Licino riprese i sensi ed iniziò a saltellare in giro per la stanza, ma non erano salti per il dolore, bensì di gioia. Era felice e andava dicendo
—Evviva! Urrà! Yuppie! Ora posso fare la guerra, nessuno potrà dirmi che sono troppo bellissimo. Evviva! Urrà! Yuppie!—
Ma poi, voltandosi verso lo specchio, la sua gioia si tramutò in disgusto.
Era ancora più bello di prima, una bellezza inimmaginabile.
Licino, ancora sconvolto, stentava a crederlo. Com’era stato possibile un tale evento nessuno lo seppe mai, ma così andarono i fatti. Il principesso non si dava pace, continuava a camminare su e giù per la stanza e più guardava il suo bellissimo riflesso, più la rabbia cresceva in lui, decise allora di ritentare. Scaldò ancora di più il ferro da stiro, fece un gran sospiro e questa volta con mano ferma e decisa, spinse il ferro da stiro ancora più in profondità. Il dolore fu così intenso che svenne nuovamente.
Al suo risveglio la prima cosa di cui si rese conto era che aveva freddo, ma un freddo freddissimo. Guardò la stanza e notò che era interamente coperta di ghiaccio. Allora si affacciò alla finestra e vide che tutto era morto, triste e ghiacciato. Non sapeva da quanto avesse perso i sensi, ma di certo era passato molto tempo perché non riusciva a spiegarsi quello strano cambiamento. Deciso a trovare delle risposte, stava per lasciare la stanza quando vide, tra le pieghe della tenda, venir fuori un esserino gobbo, coperto da un mantello. Licino spaventato afferrò la prima cosa a portata di mano e si lanciò verso quell'essere che, poco prima di essere colpito, tolse il mantello.
Era la bruttissima principessa Delfina. Ormai vecchia e piena di rughe, Delfina era sempre bruttissima ma forse un pochino meno perché si sa che i vecchi non sono mai troppo brutti. Licino le si lanciò al collo e le disse
—Da quanto tempo sono svenuto? Cos'è successo?—
—Sei svenuto da mille e più anni, la terra come puoi vedere è ormai morta. Dal momento in cui sei svenuto la terra ha iniziato a perdere bellezza, tutto è sfiorito diventando sempre più freddo, perfino la gioia di vivere si è congelata.—
Licino chiese allora con timore
—E gli essere umani, dove sono finiti?—
Delfina si fermò a riflettere, cercando di trovare le parole più adatte, poi rispose
—Non c’è più nessuno sulla terra. Gli uomini e tutti gli altri esseri viventi si sono estinti ormai da moltissimo tempo. Dovevi vederli, alla fine erano talmente brutti da non riuscire più a stare insieme, pian piano si isolarono e sparirono per sempre. Io ho sempre saputo di essere bruttissima quindi mi sono salvata e ho iniziato a vegliare su di te—
Licino, visibilmente scosso e senza parole, girava per la fredda stanza. Quando si voltò verso l’enorme specchio, gli occhi gli si riempirono di lacrime e solo in quel momento capì cosa fosse successo. Per la prima volta in tutta la sua vita si vide nello specchio come aveva sempre desiderato essere... brutto.