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Il vento delle parole

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1Il vento delle parole Empty Il vento delle parole Mar Ott 08, 2024 6:44 pm

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20 maggio 1937

Non morirò il giorno in cui il mio cuore cesserà di battere, perché sono già morto il 10 maggio 1933, quando i miei concittadini, istigati dall’ideologia nazista, hanno assalito e depredato la biblioteca in cui lavoravo.
Adoravo il mio lavoro e quel profumo di carta stagionata che mi accoglieva all’ingresso. Nei momenti di calma spesso mi fermavo davanti agli scaffali a contemplare i dorsi delle copertine. E poi, che gioia parlare ai clienti i libri per aiutarli nella scelta! Cosa potevo chiedere di più dalla vita? Avrei letto tutti i volumi, se solo ne avessi avuto il tempo.
Di quel fantastico mondo non resta più nulla; romanzi, saggi, manuali, sono stati rapiti e arsi nella piazza del Teatro dell’Opera di Berlino. Dovevate vederli: ragazzi, adulti e anziani, sembravano posseduti da un demonio e in preda all’isteria collettiva gettavano nel fuoco, con malefica soddisfazione, tutto il sapere del mondo. L’altezza delle fiamme sfidava il cielo e le faville, che ricadevano a terra, parevano fiocchi di neve scuri come l’inferno. E io, paralizzato dal terrore, osservavo a distanza e piangevo disperato. Avrei tanto voluto impedire quello scempio. Mi sono sentito impotente, una sensazione bruttissima.
Siamo tutti colpevoli! Per anni abbiamo ignorato i cambiamenti in corso. Il vento è cambiato, non ci sono più quelle correnti ascensionali capaci di portare le foglie in alto e di cui mi beavo in autunno, seduto sulla solita panchina, non lontano dalla biblioteca. Le osservavo volteggiare, libere dal cordone ombelicale dei rami e felici di provare quel brivido senza ritorno, fino a planare leggiadre sul terreno. Tale immagine è una meraviglia ormai lontana, di cui serbo un piacevole ricordo.


12 settembre 1937

Le fiamme per propagarsi hanno bisogno del vento, lo sanno bene i piromani: il vento di Hitler si chiama propaganda e il principale protagonista è Joseph Goebbels. È lui che ha ideato il “ricevitore del popolo”, una radiolina dal costo irrisorio, grazie alla quale l’eco delle idee xenofobe risuona imperterrito da anni, tanto da convincere i tedeschi di essere in ascolto della verità assoluta.
Nonostante le difficoltà, sono comunque riuscito ad accontentare il bisogno di leggere di molte persone, tra le quali c’è anche Leonard, un bambino di otto anni: quanta consolazione nel vedere il suo sguardo felice. La mia amicizia con un distributore mi consente di fare arrivare i libri dall’Inghilterra, dai Paesi Bassi e dall’America. Il rischio che corro è altissimo, ma la gratificazione è impagabile. Per non parlare di Amadeus, un mio carissimo amico abituato a leggere almeno due libri al mese. Al suo compleanno mi sono permesso di festeggiarlo con un pacco contenente quattro volumi, di cui due fatti arrivare dagli Stati Uniti. Quando mi ha abbracciato e baciato per ringraziarmi non ho capito più niente, ma ho dovuto contenermi per non fare capire ai presenti il mio trasporto. Le voci corrono e chi ha sensibilità diverse, rispetto a chi ci governa, viene deportato nei campi di concentramento. Però, è stato bello sentire il contatto con la sua pelle, ho ancora i brividi solo a pensarci.
Questa bellissima attività è diventata la mia missione, ma è sempre più complicato mantenere il segreto, ho rischiato più volte di venire scoperto.


8 novembre 1937

Più il tempo passa e più la situazione si aggrava, non so ancora per quanto tempo riuscirò a continuare. Spero, comunque, di riuscire a soddisfare l’esigenza di un professore polacco, che mi ha richiesto “L’interpretazione dei sogni” di Sigmud Freud, testo bandito dalla dottrina ariana nonostante sia stato scritto da un nostro connazionale. Mi sono impegnato di nuovo anche con Leonard, che abita con i suoi genitori nell’appartamento sopra il mio. Però devo stare attento, soffia un vento che spazza ogni dissenso e le irruzioni nelle case sono sempre più frequenti. Nell’aria aleggia il sospetto al posto delle foglie colorate di autunno e io mi sento stanco, molto stanco e ansioso. Tra l’altro, non vedo Amadeus da alcune settimane, non riesco più a comunicare con lui, temo gli sia accaduto qualcosa. Mi manca da morire…
Ho fatto bene a riportare i miei pensieri su questo blocco per gli appunti. Da quando non lavoro più in biblioteca scrivere è una delle attività che mi aiuta a non impazzire, bombardato senza sosta dalle paure. Ebbene sì, ho paura, non vedo più un futuro per me e per la Germania.


12 dicembre 1937

Sono barricato in casa, ogni rumore anomalo mi suscita angoscia. Mi è passata la voglia persino di scrivere e di leggere, ho perso ogni stimolo. Da un mese non ho più notizie nemmeno del mio amico che mi fornisce i libri. Spero di accontentare Leonard: almeno per Natale non posso deluderlo. Temo di essere vicino alla fine e forse è meglio così. In caso di arresto vorrei tanto avere la forza di togliermi la vita, ma ci vuole coraggio anche per morire e io non credo di averne.


25 dicembre 1937

È il primo Natale che trascorro da solo: mi sento depresso, che senso ha vivere in queste condizioni? Stamattina ho intravisto, per le scale, Leonard con la sua mamma. È un bambino sveglio, dalla mia espressione ha capito subito che non avevo il libro. Mi sono vergognato di me stesso. Ho freddo, fuori c’è una tormenta di neve che non accenna a diminuire. Credo di essermi ammalato, di avere la febbre. Dagli spifferi delle finestre entra l’aria gelida, incontra il mio debole corpo, lo colpisce senza pietà. Al contatto con le pareti ogni singola brezza genera un suono curioso, capace di alternare diverse tonalità: è una sinfonia creativa tutto sommato piacevole. L’isolamento mi ha portato a disprezzare ogni forma di vita, tranne la voce del vento e quella dei bambini, gli unici a non avere colpe di questa immane sciagura che ha colpito la Germania.
Mi manca Amadeus e sono sempre più preoccupato per lui. Gli ho scritto una lettera, spero la riceva senza problemi e che venga a trovarmi, ho bisogno di un suo abbraccio. Lui abita in centro, la sua famiglia è benestante, o almeno lo era. Inoltre, ho quasi terminato le provviste e mi sono rimaste poche patate. Se entro domani Anna non arriva con il cibo, sarò obbligato a uscire di casa. Mia sorella vive in un altro quartiere, nell’appartamento, sopra a quello di mia madre. È molto più giovane di me ed è sposata con un sergente che presta servizio nel centro trasmissioni dell’esercito. Questa condizione privilegiata le permette di muoversi per le strade senza problemi.


27 dicembre 1937

Sono passati due giorni. Anna non è arrivata con la spesa, Amadeus non ha risposto alla mia lettera e non ho più notizie del distributore di libri da molte settimane. Devo decidere come procedere, se lasciare il mio rifugio e andare a cercarlo, sempre che sia ancora vivo. Fa freddo, il maltempo non accenna a passare e non ho più legna per la stufa. Sarò costretto a uscire anche per fare degli acquisti, non ho alternative. Non so come ci riuscirò, mi sento debole e ho ancora la febbre alta.


29 dicembre 1937

Ho deciso, esco, lo faccio soprattutto per Leonard, non sopporto l’idea che sia privato del libro, l’unica forma di normalità di vita ancora possibile. Ha smesso di nevicare ma il vento è forte: ha soffiato tutta la notte e cullato i brutti pensieri. Lascio questo blocco sul tavolo, dovesse capitarmi qualcosa spero serva a mia sorella e ad Amadeus per capire dove sono andato. Sono disperato, ho le dita delle mani informicolate, non riesco più nemmeno a scrivere. Se Dio esiste spero mi aiuti, così posso donare un po’ di felicità a Leonard.
Nonostante la drammaticità della situazione ho una certezza: le parole non si possono fermare, sono come il vento, viaggiano ed entrano in ogni pertugio. E come il vento ha il potere di modellare la terra, così anche i libri trasformeranno il cuore degli esseri umani, fino a mettere la parola fine a questa immane tragedia.


10 gennaio 1938

Boris, tesoro, scusa se mi permetto di scrivere nel tuo spazio sacro. Sono Theodora, tua mamma.

Sembra che Dio non ti abbia aiutato, sempre che esista… In questo momento sono talmente arrabbiata con lui da pensare le peggiori cose sul suo conto.
Anna si è ammalata, per questo motivo non è venuta a portarti la spesa. Perché sei uscito? Perché non l’hai aspettata?
Ho ricevuto questo blocco da un certo Amadeus, un tuo caro amico, almeno così si è definito. Gli credo, mi è sembrato sincero. Ha pianto davanti a me, come se ti volesse davvero bene, un comportamento insolito per un uomo. Boris, mi hai tenuto nascosto qualcosa di importante? Nel caso, lo sai che per me non ci sono problemi, non sono come tuo padre.
Cosa ti sia successo davvero non lo abbiamo ancora capito. Da madre mi aggrappo alla speranza e non di certo a Dio, che ormai da tanti anni guarda altrove.
Caro Boris, amore mio, i libri sono sempre stati la tua vita. Il rogo del 1933 ti ha devastato psicologicamente, anche se non lo hai mai voluto ammettere.
Fatico a proseguire. Non mi sento bene, mi devo fermare.


11 gennaio 1938

Desidero, a tutti i costi, riportare una considerazione personale. La distruzione di tante opere letterarie rappresenta tuttora l’annientamento simbolico dell’essere umano, della sua cultura e delle sue idee, antipasto di qualcosa di folle. Un vento impetuoso e diabolico ha spazzato via il sapere, il confronto, la diversità, la democrazia e non si è ancora fermato.
Però, sono sicura di una cosa: lo stesso vento, che ha rotto le cime delle navi, prima o poi tornerà a fare volare i gabbiani.
Boris, ti prego, ritorna, ho bisogno di sapere che sei vivo.


12 gennaio 1938

«Anna mi ha detto che il tuo corpo è stato trovato fra i ruderi della biblioteca… la tua biblioteca…
Sul petto tenevi stretto un libro per ragazzi, bruciacchiato in molte parti della copertina.
Ho un groppo in gola, fatico a scrivere, non riesco ad accettare una simile notizia.
NON PUÒ ESSERE VERO!!!
Un figlio non dovrebbe mai morire prima della madre. MAI!
Una madre non dovrebbe mai piangere un figlio. MAI!
HAI CAPITO DIO?»


13 gennaio 1938

Ho trascorso la notte insonne. Ho un solo desiderio, quello di vedere e di toccare il tuo corpo almeno per l’ultima volta. Inoltre, spero di recuperare quel libro che immagino sia per Leonard, il bambino di cui parli nelle pagine precedenti.
Chissà se mio cognato riuscirà in questo miracolo, l’abbiamo implorato di aiutarci, io e Anna.
Non riesco a proseguire, ho persino bagnato il foglio con le lacrime. Da quando ho ricevuto la notizia non riesco più a trattenerle.
Però mi piace scrivere sul tuo blocco, è un modo per sentirti vicino e per esserti accanto. Spero di non impazzire. Anna è preoccupata.


22 febbraio 1938

Boris, figlio mio, da quando ho visto il tuo corpo, per settimane ho smesso di parlare, di mangiare e di scrivere. Non aveva più senso vivere. Poi tua sorella mi ha convinta ad accompagnarla a portare il libro a Leonard ed è successo qualcosa di sorprendente: ho avvertito un fuoco capace di scaldare la mia vita e ho smesso di piangere.
Voglio che la tua missione diventi la mia: donare i libri, soprattutto ai bambini. Ogni volta che accadrà tu, Boris, vivrai di nuovo, è l’unica consolazione che mi resta.
Tuttavia da sola sarebbe impossibile, ma Anna mi ha dato la sua disponibilità. Tua sorella ti assomiglia, anche se non siete mai andati d’accordo.
Se verremo arrestati sarà almeno per una buona causa.
Veglia su di noi, figlio mio. Veglia su di noi.

2Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mer Ott 09, 2024 5:16 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto a due facce.
Molto ricca e sentita - in alcuni punti anche poetica - tutta la prima parte, nella quale il bibliotecario esprime orrore e disperazione per ciò che sta accadendo al suo Paese. Un po' come fosse l'unico vedente in un paese di ciechi, sembra essere l'unico (o almeno uno dei pochissimi) a rendersi conto che il vento che sta soffiando è un vento di rovina, di distruzione e che quel rogo di libri è in realtà una metafora di quella che sarà la sorte sua e di buona parte della Germania.
C'è anche molta delicatezza nella parte in cui Boris rivela la propria omosessualità, ben consapevole che anche quella, per il vento predominante, è un'anomalia da estirpare.
Poi, nella parte in cui subentra la madre, il racconto cambia registro.
E cambia registro in un modo troppo brusco per poter essere giustificato da un semplice cambio di punto di vista.
Le annotazioni della madre hanno un tono più freddo, distaccato: non esprimono pienamente il dolore per la perdita del figlio, nonostante provi quasi a gridarlo nella nota del 12 gennaio 1938. Mentre quella del giorno precedente ha un'aria quasi didascalica nel suo tiepido fervore politico. Il finale stesso appare troppo descrittivo, tanto che anche il nuovo "fuoco capace di scaldare la mia vita" sembra essere anch'esso piuttosto tiepidino.
Tanto per fare un esempio: "Tuttavia da sola sarebbe impossibile, ma Anna mi ha dato la sua disponibilità" non ha proprio la verve, lo spessore di una frase scritta da una madre in procinto di raccogliere la sacra missione del figlio scomparso.
In definitiva, un lavoro che presenta molte luci ma anche molte ombre.
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

3Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Gio Ott 10, 2024 12:02 pm

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Un racconto per lasciare una impressione positiva deve coinvolgere il lettore nel climax e in questo caso mi sembra che la tensione emotiva del protagonista sia comunicata in modo abbastanza efficace.
Il cambio di registro con la comparsa della madre mi pare una scelta logica, a me non ha disturbato. Invece, avrei concluso il racconto con la conferma della morte del figlio e le frasi rabbiose riguardo il silenzio di Dio. 
Nel complesso, al netto di qualche refuso, mi è piaciuto.

4Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Lun Ott 14, 2024 12:14 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto che, forse nel tentativo di ispirarsi a uno stile novecentesco, cerca di far emergere le emozioni con similitudini un poco canoniche e toni catastrofici, riuscendo solo in parte nell'intento.
Un problema comune coi racconti ispirati al periodo è quello del filtro temporale: cioè, sia autore che lettore sanno, grazie al senno di poi, cosa sta succedendo in Germania, e l'impressione si trasmette anche ai personaggi, facendoli suonare a volte troppo profetici.
Questo, combinato con un livello emotivo non sempre all'altezza della gravità dei fatti narrati, non mi ha fatto calare appieno nell'atmosfera dell'epoca.

La scrittura è abbastanza buona, sebbene ci sia qualche espressione qua e là troppo ricercata o troppo forzata sulla tematica del vento.
Parlando di quest'ultimo, mi è piaciuto l'uso del vento in senso più spesso metaforico, anche abbinato al periodo drammatico di quegli anni. Forse la similitudine è un po' troppo insistita in alcuni passaggi, ma in fondo doveva essere il tema del racconto e quindi comprendo l'esigenza di ribadirla con frequenza.

Ti segnalo questa frase, dalla costruzione bizzarra e che credo abbia un qualche errore di forma.

E poi, che gioia parlare ai clienti i libri per aiutarli nella scelta!

In definitiva, un lavoro discreto che però non mi ha affascinato.

5Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mer Ott 16, 2024 1:40 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anche in questo caso il racconto è stato costruito utilizzando il diario. La scrittura è fluida e la lettura è stata scorrevole. Apprezzo anche in questo caso il backround storico a cornice della storia di Boris, che si insinua nella tragedia vissuta dal personaggio.

A proposito della suddetta tragedia. La narrazione a pezzi, ovvero le pagine di diario, mi hanno via via incuriosito e coinvolto nonostante il fisiologico "stacco" tra le parti. Tuttavia ci sono rimasto male perché una domanda mi tormenta: ma come è morto Boris? Ha veramente trovato il coraggio di farla finita come aveva profetizzato oppure è stato vittima della repressione del dissenso che il regime metteva in atto senza scrupoli? Questo è il vero motivo per cui non riesco a apprezzare in toto questo lavoro. Come se mancasse qualcosa, un tassello determinante che l'Autore, attraverso le parole del protagonista e poi della madre, ha fatto soltanto intravedere al lettore senza chiudere il cerchio da questo punto di vista. Dico questo perché il cerchio in realtà s'è chiuso grazie alla volontà della madre e della sorella di Boris di portare avanti la nobile missione della distribuzione dei libri.

Arvedse!

6Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Ven Ott 18, 2024 8:14 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi è piaciuta la scelta di trattare il tema del vento in modo metaforico, anche se la trovo poco adatta al concorso. Ma, per questa volta, non mi ci soffermo troppo.
Riguardo la trama, pur non amando particolarmente i diari di guerra, l’ho trovata interessante: coerente e lineare, nel modo che mi piace. Tuttavia, questo diario mi è sembrato poco "diario", non saprei... quasi più una serie di appunti, e all'inizio quasi un pamphlet. Ti suggerirei di togliere le date, che alla fine non aggiungono molto, e di scrivere con un flusso di coscienza, come se buttasse fuori tutto quello che pensa, magari prima di uscire. 
Anche per la parte della madre, avrei evitato la forma del diario, perché stona un po’ con quello che scrive.
Detto questo, il testo rimane comunque interessante.

A vivonic garba questo messaggio

7Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Sab Ott 19, 2024 7:32 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un bel racconto che scivola via leggero nonostante il terribile contenuto ma che, amche se non so dire il vero motivo, non mi ha coinvolto piàù di tanto e non è riuscito a lasciarmi dentro un granché.
E non è escluso che questo sia un parere mio.
Forse è tutto un po' troppo scontato per questo tipo di racconto, i personaggi restano sullo sfondo e anche il protagonista sembra avvolgersi su se stesso finendo con l'essere un po' ripetitivo.
In compenso non posso che notare la bellissima scrittura priva di refusi (segnalo solo, all'inizio, un "parlare ai clienti i libri") e davvero molto gradevole da leggere, viene da pensare che l'aut* non abbia fatto alcuna fatica a scrivere e questo mi lascia sempre molto piacevolmente sorpreso, soprattutto se penso a quanta fatica mi costi spesso anche solo scrivere un paio di frasi!


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8Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Sab Ott 19, 2024 9:01 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Per usare un titolo mi affiderei al classico "senza infamia e senza lode".
Come già sottolineato da alcuni la cosa interessante del racconto è l'uso metaforico che viene fatto del paletto vento. Trovo la scelta azzeccata e davvero buona.
Per quanto riguarda la trama non mi è dispiaciuta, e a dirla tutta il bruciare libri è una pratica che mi rattrista e non mi lascia mai indifferente. Forse la forma del diario la rende poco ficcante, troppo spezzettata, non riuscendo nell'intenzione di farla risaltare. L'escamotage di far scrivere alla madre di Boris sul suo blocco non mi convince tantissimo: perché avrebbe dovuto farlo? È appunto un espediente, una trovata per far sentire la sua voce e ottemperare al paletto. Forse sarebbe stato più coerente utilizzare un altro metodo per farci ascoltare quella voce.
Comunque un buon racconto, anche se non riesce a spiccare più di tanto.
Faccio una considerazione di carattere generale a margine: credo che questa volta il paletto inerente il narratore, col passaggio di testimone tra figlio e madre, abbia scombinato parecchio l'equilibrio e l'omogeneità delle opere.

9Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Sab Ott 19, 2024 10:47 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Il contesto storico in cui è ambientata la storia è uno fra i miei preferiti, forse per questo mi sono dedicata alla lettura di questo racconto con particolare attenzione e interesse.
Bella l'idea di utilizzare l'evento drammatico del rogo dei libri del maggio del '33 come origine del dramma vissuto dallo sfortunato protagonista di questo brano e particolarmente azzeccata la metafora del vento, anche se non nuova in letteratura riguardo a questo periodo storico.

Non sempre riuscito, però, risulta l'utilizzo dello strumento del diario, soprattutto in quei punti dove lo scrivente "spiega" troppo.
Ad esempio all'inizio quando il protagonista scrive:"...sono già morto il 10 maggio 1933, quando i miei concittadini, istigati dall'ideologia nazista, hanno assalito e depredato la biblioteca" suona strana la spiegazione "istigati dall'ideologia nazista", perché se io sto scrivendo un diario per me stesso non ho bisogno di raccontare che la motivazione di quell'atto violento sta nell'ideologia politica, perché ovviamente lo so già. A meno che il mio non sia uno scritto autobiografico destinato ai posteri e non un diario scritto per sfogare la mia frustrazione.
Così anche dopo: "Dovevate vederli"; perché interpellare il lettore in modo così diretto?
Oppure: "c'è anche Leonard, un bambino di otto anni". Chi scrive sa già che il bambino ha otto anni e ovviamente l'aggiunta di questo particolare serve a raccontare a chi legge chi sia Leonard e quanti anni abbia. Ma per fare ciò sarebbe bastato ad esempio scrivere: "c'è anche Leonard. Quel bambino, nonostante i suoi otto anni, ha già un gran bisogno di leggere, tanto che..."
Mi perdoni l'autore se mi sono permessa di mettere la "penna" nel suo scritto, ma io in passato sono stata un'accanita "compilatrice di diari" e non certo per motivi letterari, ma per un'urgenza di confidare al foglio quanto non avrei raccontato a nessuno (o forse perché non c'era nessuno in grado di ascoltare) e mi sono facilmente immedesimata nel protagonista. 
Per questo motivo, forse, alcune frasi troppo esplicative mi sono suonate poco spontanee, frutto di un artificio letterario volto a far comprendere parte della storia a chi legge. Ma secondo me queste informazioni avrebbero potuto essere passate in diverso modo.
Concordo con chi ha proposto, per un'eventuale futura revisione del testo, di passare dalla forma del diario a quella del flusso di coscienza; in questo modo forse i pensieri del protagonista avrebbero la possibilità di una maggiore espansione, senza il vincolo materiale del diario, appunto.

Segnalo anche un piccolo refuso, sicuramente frutto di un cambio di frase all'ultimo momento: "parlare ai clienti i libri per aiutarli nella scelta!"

Al netto di queste osservazioni, resta comunque un buon racconto che mi è piaciuto per l'atmosfera che l'autore ha saputo creare e per il retrogusto triste che ne rimane, anche se mi piacerebbe sapere come è morto il protagonista e spero che nel terzo il tempo l'autore vorrà svelarlo.

10Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Dom Ott 20, 2024 12:10 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto che ci riporta ad un periodo molto buio della nostra storia: inizia con un gesto simbolico che si è ripetuto in tante parti del mondo. Mettere al rogo libri, quasi che bruciandoli si potesse eliminare anche la forza che essi contengono. Quasi che assieme alla carta vadano in polvere anche le idee, le filosofie, la storia stessa, incenerendo anche la forza di una ribellione. Non ha mai funzionato.
Il vento è ben presente, come metafora e come elemento fisico: nel primo caso viene ricordato spesso, ma a mio parere personalissimo, non serviva ripeterne la simbologia dopo il primo passaggio, o forse limitarne la riproposizione, in quanto il concetto è molto chiaro. Devo dire che ho trovato questo racconto un po’ freddo: nonostante la situazione molto dolorosa e la fragilità del protagonista – di certo persona molto sensibile – mi è mancata la “sensazione” di quel vuoto, della solitudine. Il suo aggrapparsi ai libri l’ho sentita forzata, anche se comprendo molto bene che in certi momenti sono le cose che meno ci aspettiamo a darci la forza di andare avanti, riempiendo le giornate altrimenti intrise di disperazione. Ma questa sensazione non mi è arrivata, mi spiace.
La parte riservata alla madre è quella che ci si aspetta dato il periodo di grandi incertezze: le persone sparivano, avere notizie di dove fossero prigioniere o anche di dove fossero i loro corpi era difficile e possiamo solo lontanamente immaginare l’angoscia di questa madre, che pure si ritaglia lo spazio per una riflessione morale: questo passaggio l’ho trovato un po’ forzato, forse più avanti nel tempo, molto più avanti potrebbe essere maggiormente plausibile.
Quindi una buona prova per lo stile e la scrittura, su questo non ho dubbi, mentre mi rimangono le impressioni iniziali anche a una ulteriore lettura.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

11Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Dom Ott 20, 2024 10:32 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto è un toccante ritratto di resistenza intellettuale e umana nel cuore della Germania nazista. La forma diaristica dà voce a emozioni profonde, disperazione e un senso crescente di impotenza.
La narrazione comunica efficacemente il dolore psicologico di Boris, devastato dalla perdita della sua amata biblioteca e dal clima di paura crescente. I suoi pensieri sono intensi, e la scrittura riflette il suo isolamento e la sua disperazione.
Il racconto riesce a catturare in modo realistico il contesto della Germania nazista, utilizzando eventi storici specifici per dare credibilità alla trama e al mondo in cui Boris si muove. La figura di Joseph Goebbels e l'uso della propaganda aggiungono uno strato di autenticità e complessità.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati. Il ritmo della narrazione è lento in alcune sezioni. L'alternanza tra riflessioni interiori e momenti di azione non è sempre bilanciata, e alcune descrizioni, per quanto evocative, rallentano il fluire degli eventi. I personaggi secondari sono poco sviluppati. Sebbene abbiano un ruolo importante nella vita del protagonista, la loro caratterizzazione avrebbe potuto essere esplorata in modo più approfondito.
Il finale è particolarmente toccante. La storia si chiude su una nota di speranza, mostrando come il potere dei libri e delle parole possa continuare a vivere anche dopo la morte, rappresentando un’idea universale e senza tempo.

12Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Lun Ott 21, 2024 1:56 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

A essere onesto, non mi sono sentito troppo coinvolto in questo racconto.
Forse lo stile, forse l'argomento, troppo noto e che avrebbe dovuto essere concentrato su vicende più personali per trascinare il lettore nel mondo del protagonista.
"il vento di Hitler si chiama propaganda e il principale protagonista è Joseph Goebbels": ecco, forse l'essere didascalico su vicende note, mi ha allontanato dal racconto invece di rendermi partecipe del dolore del libraio.
Leonard e Amadeus sono presenti, ma mi sarei aspettato una caratterizzazione più incisiva. soprattutto tenendo presente il rapporto speciale che Boris doveva avere con quest'ultimo.
Ho invece apprezzato il continuo parallelo tra il vento atmosferico e quello, ben più pericoloso, dell'animo umano.

13Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Lun Ott 21, 2024 8:58 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ci sono commenti che ti addestrano a essere più sensibile, a capire cosa davvero si cela dietro un racconto.
Uno di questi, non l' unico, è quello di Gimbo che ammiro e ringrazio.
Chiudo in bellezza la mia sfilza di commenti con questa rozza dedica a chi spesso inconsapevolmente mi ha aiutato, molto.
Non mi intendo di storia e soprattutto di Germania nazista e per non fare figuracce mi fermo qui, convinto che il racconto è un buon lavoro, soprattutto per come è scritto.
Abbracci.

14Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mar Ott 22, 2024 8:54 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Purtroppo il racconto non mi ha entusiasmato. 
Quando ho iniziato la lettura sono rimasto colpito perché anch'io avevo pensato di ambientare il mio racconto in quell'epoca storica.
Complice una canzone di Guccini: Auschwitz, canzone del bambino nel vento. Poi non ho fatto in tempo nemmeno a pensarla, una storia, e quindi niente.

Secondo me la tua idea era molto buona però il racconto lascia troppe cose sospese. Cosa faceva Boris? Non lavorando più in biblioteca come si manteneva? 
Perché a un certo punto è costretto a barricarsi in casa nonostante sua sorella sia sposata con un sergente? 
Anche la sua omosessualità, se di omosessualità si tratta, è solo accennata, tanto che ad una prima lettura non l'avevo neanche capito che Boris fosse omosessuale.
Come è morto?
Insomma, mi ha lasciato troppi interrogativi che non mi hanno permesso di apprezzarlo completamente.

Per il resto la scrittura è buona, tranne un paio di refusi già segnalati. Purtroppo questo step era davvero difficile.

Grazie

15Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mar Ott 22, 2024 10:23 am

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Racconto apparentemente ispirato al " Diario di Anna Frank " ma con una diversa visione del momento storico.
Prima parte veramente coinvolgente, il testo perde un po' di mordente quando a scrivere subentra la madre che comunque si riscatta con un finale eroico.
Un buon lavoro.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

16Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mer Ott 23, 2024 1:42 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto ha un tono cupo e drammatico e di solito questi sono gli ingredienti giusti per catturare la mia attenzione.
Durante la lettura è sempre presente il disagio di Boris: per la situazione politica che sta vivendo, per la perdita del suo amato lavoro, per la frustrazione del sentimento verso Amadeus. I giorni passano e si assiste al veloce declino dell'uomo verso l'oblio della ragione.
Non è chiarissimo il collegamento tra uscire di casa e morire, anche la considerazione di lasciare il blocco di appunti sul tavolo affinché Anna e Amadeus capiscano dove sia diretto non aiuta a fare luce sul contesto della sua morte.
Oppure questo collegamento è chiaro e io non l'ho colto: ci sta.
Mi è piaciuta molto la metafora del vento come cambiamento: qualcosa d'imprevedibile e incontrastato che di lì a breve spazzerà via tutto, anime comprese.
Anche se il testo ogni tanto inciampa in frasi un po' troppo poetiche, la lettura rimane sempre scorrevole e incuriosisce. Il personaggio di Boris è solido e ben costruito, mentre gli altri che appaiono nella storia risultano più superficiali e poco intensi, anche se funzionali al racconto.
Il racconto, seppur drammatico, rimane sempre nei limiti di un dignitoso contegno, perfetto per inquadrare il periodo storico. Forse, a parere mio, scegliere la forma del diario per esternare  ciò che prova Boris, non è stata un'idea vincente, in quanto in alcuni passaggi risulta artificioso e poco spontaneo.
Non mi ha convinta l'entrata in scena della madre dove sembra proprio presentarsi: Sono Theodora, tua mamma. Anche considerando un certo tipo di rigidità nei rapporti familiari dell'epoca mi sembra un approccio eccessivamente distaccato. In generale la parte della madre mi sembra un pò sbilanciata e forse troppo lunga; non ho apprezzato l'uso delle maiuscole che non riescono, a mio avviso, ad adempire in maniera efficace la funzione di doloroso sfogo.
Un racconto che parte con la giusta intuizione e un bel tocco di originalità, ma che nella seconda parte (quando entra in scena Theodora) si sgonfia perdendo qualcosa.

17Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mer Ott 23, 2024 9:37 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): buona, salvo cose piccole e qualche virgola che avrei messo diversamente:
  • “parlare ai clienti i libri”: dei libri;
  • “nell’appartamento, sopra a quello di mia madre”: senza la virgola;
  • “e non di certo a Dio”; il ‘di’ è superfluo.
  • “Ogni volta che accadrà tu, Boris, vivrai di nuovo,”; la punteggiatura non aiuta; meglio così (ma con troppe virgole): “Ogni volta che accadrà, tu, Boris, vivrai di nuovo,” pure così: “Ogni volta che accadrà, Boris, tu vivrai di nuovo,”

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…); in realtà durante i terribili Bücherverbrennungen non si bruciarono tutti i libri - come sembra implicito dal racconto - ma quelli ebraici, socialisti, dei testimoni di Geova e tutti quelli considerati contrari alla nuova morale tedesca. Cambia poco, certo. Comunque il protagonista non deve conseguentemente stupirsi, l’8 novembre, se è stato bandito anche Freud, che era ebreo. Ciò detto il racconto prosegue in maniera lineare (non è in sé un male) sino alla fine abbastanza prevedibile; poteva andare bene lo stesso, non occorre inventare situazioni pirotecniche per stupire forzatamente il lettore; poi arriva la parte della madre (che è la più debole in molti racconti di questo step) e francamente mi sono cascate le braccia: testo didascalico (11 gennaio, parte da cancellare), stereotipato (la madre che si dedica alla missione del figlio - 22 febbraio), e perfino strillato (il maiuscolo del 12 gennaio è insopportabile). Insomma: sarebbe stato gradevole nel tormento del bibliotecario, ma il finale proprio non ti è venuto bene. E l’omosessualità accennata? Non è funzionale al racconto: o la sviluppavi un pochino in maniera utile, per esempio, per spiegare la psicologia del personaggio, oppure così è una sorta di falso indizio inutile. Infine il vento c’entra di straforo, l’hai ficcato dove potevi, qualche volta con delle forzature, ma non è il tema centrale del racconto, come avrebbe richiesto lo step del concorso.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…):  lessico, ritmo etc. vanno benissimo; ma oltre alla già citata prevedibilità c’è una morale troppo esplicita, una madre troppo apodittica, esaltata, banale nella tragedia dei sentimenti che intende esprimere.


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).

A vivonic garba questo messaggio

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18Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Mer Ott 23, 2024 11:31 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore.
Confesso che ho votato "no" all'ammissione del tuo racconto, ma il resto del CdL mi ha mandato gentilmente a quel paese, e forse è giusto così. 
Alla fine, per me vento non ce n'è, e non l'ho interpretato come tema del tuo racconto. Sfido io, dando il tuo racconto a una platea di cento persone che non conoscono il paletto, a riconoscere il vento come tema del tuo testo. Però va bene così, per fortuna si decide a maggioranza e, in tutti i casi, il senso metaforico che hai conferito al tuo vento è più permeante di molti altri venti concreti.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Trovo che il climax sia perfetto, e al lettore resta una voglia incredibile di leggere altro (di tuo, chiaramente).
Mi hai conquistato. Hai un modo di scrivere che mi piace tantissimo e sei riuscito a farmi piacere un racconto che, nella mia soggettivissima e discutibilissima opinione, non doveva partecipare allo step; vincere un pregiudizio negativo nella mente del lettore significa essere a livelli altissimi di scrittura, secondo me.
Complimenti davvero!


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

19Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Gio Ott 24, 2024 12:53 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto che ci sta. Il vento del cambiamento è una delle interpretazioni accettabili a mio avviso, se si deroga dall’idea specifica di Pachamama. Il dipanarsi dei tristi eventi si segue molto bene anche se ho trovato poco credibile la prosecuzione diaristica da parte della madre. Una madre dal dolore molto raccontato anche quando lo grida a caratteri cubitali. Questo modo di raccontare le emozioni, mi spiace, ma per me non rende un buon servizio. Tutto rimane molto sulla carta e sulla “testa”  e non raggiunge appieno il cuore.

20Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Dom Ott 27, 2024 11:20 am

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Mi trovo un po' in difficoltà nel commentare questo racconto.
Il paletto vento mi sembra davvero carente, ma in ogni caso a modo tuo lo hai inserito.
La narrazione purtroppo non mi convince per le troppe consapevolezze che hanno i narratori, certezze su ciò che accade, su quanto le cose stiano andando male. Loro sono contemporanei del periodo narrato, eppure sembrano avere conoscenze molto più ricche. E questo toglie un po' di autenticità alla narrazione, ed è ovviamente un mio parere.
Il registro narrativo è coerente e ben condotto ma anche la storia del blocco lasciato in giro, sul quale poi la madre scrive, è un escamotage che non mi ha convinta pienamente.
C'è un'ottima scrittura e una storia davvero toccante ma, come ho potuto notare in altri racconti, il paletto della madre come narratrice finale ha creato racconti telefonati, dove già sappiamo dove andremo a finire, e questo purtroppo rende la lettura meno coinvolgente.
Resta un buon racconto con uno stile narrativo ben calato nell' epoca scelta.
A rileggerti
Ele

21Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Dom Ott 27, 2024 7:53 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Inizio il mio commento riallacciandomi a quello sopra di Ele: anche secondo me i personaggi hanno troppe consapevolezze moderne, si capisce che sanno bene come è andata. Vivere certe cose ti riempie di dubbi, non di certezze. Inoltre non ho capito alcune cose, una su tutte come sia possibile che sia rimasto per due settimane nella biblioteca, morto, e a nessuno sia venuto in mente di andare a controllare là, e poi, in che condizioni poteva essere il cadavere? Capisco il freddo, ma... Non so, nonostante il tema morda, se mi sono distratto su queste inezie vuol dire che purtroppo non mi sono sentito coinvolto. Mi spiace. A rileggerci!


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Il vento delle parole Senza_10

22Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Lun Ott 28, 2024 11:42 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Credo anch'io che nel tuo racconto ci sia un qualcosa che impedisce al lettore di venire catturato dalla vicenda. HA sicuramente molti punti di forza, ma è come se non riescano a sincronizzarsi e a catturare il lettore.
Nei vari commenti troverai indicazioni preziose per migliorare il tuo lavoro, perchè l'idea è forte e sviluppata abbastanza bene. Manca quel qualcosa che lo faccia decollare.
MI associo anch'io a coloro che hanno apprezzato la versione metaforica del vento.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

23Il vento delle parole Empty Re: Il vento delle parole Lun Nov 04, 2024 8:04 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Ho scritto un pensiero per ognuno che è intervenuto e ha commentato il mio racconto.

Grazie Mark per il tuo intervento. Ho cercato di cambiare registro per differenziare nettamente le due voci. Sembra che la scelta non abbia pagato, anzi…
Con il senno di poi avrei dovuto fare abitare la madre insieme al figlio, così da non renderla un corpo aggiunto solo per il paletto.

Grazie Fante. Hai ragione, è complicato ricreare l’atmosfera di un periodo storico conosciuto da tutti e ricrearla come se l’aspetta il lettore. Solo i grandi hanno questa capacità e io sono troppo piccolo, ne sono consapevole. Da qualche anno mi sono ammalato di scrittura e passo dopo passo cerco di migliorare. Per il refuso, lasciamo perdere… Purtroppo, le revisioni dell’ultimo momento portano a non vedere nemmeno gli elefanti sul foglio. Mi sono insultato per giorni…

Grazie Molli per il tuo commento. Nelle mie intenzioni il protagonista muore per la febbre alta e la malattia in corso, ma mi sono reso conto di non avere evidenziato a sufficienza il suo grave stato di salute nel momento in cui è uscito di casa. Boris entra in biblioteca e tra le pareti annerite dal fumo trova il libro per Leonard. Poi sfinito dallo sforzo si adagia a terra e passa a migliore vita dopo ore di agonia.

Grazie ImaGiraffe per i tuoi consigli e per il voto alto che hai dato al mio racconto. Per me è un onore visto che arriva dal vincitore del 4° step a cui faccio i miei complimenti.  La scelta del diario non si è rivelata indovinata, sono d’accordo con te. Il flusso di coscienza è una idea ottima, proverò a realizzare una versione del testo con la modifica da te suggerita. L’espediente “diario” è fallito anche a causa della personale inesperienza con questo genere. Anche la madre non avrebbe dovuto proseguire la scrittura sul blocco del figlio. Mi era sembrata la scelta più naturale… col senno di poi non la rifarei.

Grazie paluca per le tue riflessioni. Creare la giusta atmosfera e coinvolgere i lettori con un climax ideale è una capacità che purtroppo mi manca. Per il refuso mi sono “preso a sberle per giorni”, anche perché si trova all’inizio e volente o nolente indispone il lettore. Hai ragione, scrivo con facilità perché visualizzo le scene. Però spesso diventa un impedimento a fare il salto di qualità sia nel livello della scrittura (dato che devo sempre riscrivere in modo più elevato e spesso non riesco per incapacità o per la mancanza di tempo), sia a livello di costruzione del racconto.

Grazie Byron per le tue parole, concordo con gran parte delle tue riflessioni. Il diario è un espediente formidabile se gestito bene. Nel mio caso ho sperimentato questa forma con un risultato discutibile. Su Theodora hai ragione, col senno di poi avrei evitato di riportare le sue parole sul blocco del figlio e l’avrei introdotta già in precedenza per non renderla un corpo estraneo. Sì, il paletto della madre ha condizionato molto la resa di quasi tutti i racconti del concorso.

Grazie Albemasia per le tue riflessioni. Le condivido così tanto che ho già aggiornato il testo con i suggerimenti. Concordo anche sul flusso di coscienza. Ho sperimentato il diario ma non si è rivelato il natante migliore per arrivare in porto, forse a causa anche del timoniere. Per il refuso mi sono arrabbiato con me stesso, ma alla fine si diventa ciechi e le continue modifiche non aiutano a definire un testo corretto sotto tutti i punti di vista. Per la morte di Boris, come ho già scritto a Molli, ho sbagliato a non rimarcare le precarie condizioni di salute all’uscita del protagonista dall’abitazione. Sfinito e divorato dalla febbre, si è spento nella sua biblioteca con il libro per Leonard in mano. Mi rendo conto che anche su questo punto ho mancato di efficacia. Tutta legna da mettere in cascina, nella speranza di non commettere di nuovo gli stessi errori.

Grazie Susanna per le tue considerazioni. È per me interessante e nel contempo impegnativo comprendere cosa rende un personaggio credibile nei suoi stati d’animo. Nel mio percorso mi sono reso conto che la scrittura è migliorata, eppure il punto da te evidenziato, ritorna spesso e mi interroga. Caratterizzare il protagonista in modo appropriato è la sfida che mi si pone davanti per crescere e permettere ai miei scritti di fare il salto di qualità. Coinvolgere e creare empatia sarà il mio mantra…

Grazie Gimbo per il tuo commento e per avere inserito il mio racconto nella cinquina. Condivido i tuoi rilievi, in particolare quello sui personaggi secondari. A volte bastano poche frasi per caratterizzarli, eppure si lasciano sullo sfondo come fantasmi che appaiono e scompaiono senza lasciare traccia.
Il ritmo risente della modalità diario che ho applicato senza averne esperienza.

Grazie Federico per il tuo intervento. Accolgo i tuoi rilievi con interesse. Con Leonard non ne sono sicuro, ma di certo la figura di Amadeus meritava maggiore approfondimento.  La parte didascalica è marginale ma ho notato che ha dato fastidio a più di qualcuno e chi legge ha sempre ragione.
Concentrare il racconto maggiormente sulle vicende personali del protagonista credo sia un ottimo suggerimento. Mi preoccupo sempre di presentare il contesto dimenticando che spesso non serve se si parla di temi conosciuti.

Grazie Tommy per il tuo intervento. Concordo, il commento di Gimbo è davvero interessante e scritto bene.

Grazie Aureliano per il tuo intervento. Provo a rispondere ai tuoi rilievi. Boris dopo aver perso il posto di lavoro sopravvive continuando a fare arrivare i libri di nascosto. Il traffico di volumi proibiti dal regime era considerato illegale, per questo preferisce mantenere un basso profilo. Inoltre, le sue condizioni di salute sono cagionevoli, infatti, più volte cita i brividi e la febbre alta. Muore nella biblioteca a causa della grave malattia e con il libro per Leonard stretto sul petto. Mi rendo conto che quest’ultimo episodio avrei dovuto esplicitarlo, invece di lasciarlo solo intendere in modo debole. Da ultimo, poiché Boris scrive su un blocco che può essere letto in caso di arresto, preferisce non dichiararsi apertamente omosessuale e lo accenna soltanto.


Grazie Manico per il tuo commento e per avere inserito il mio racconto nella cinquina.
Il paletto della madre andava pensato in modo diverso, ne sono consapevole.

Grazie caipiroska per il tuo commento e per avere inserito il mio racconto nella tua cinquina.


La scelta del diario ha penalizzato il testo, concordo con te, così come l’intervento della madre nel blocchetto del figlio è da riscrivere e da limitare perché penalizza troppo la prima parte.

 
Grazie Claudio per il tuo intervento. Mi spiace che ti siano cascate le braccia riguardo alcune pagine del “diario”. Su alcune cose concordo, su altre decisamente meno. Come già detto in altri interventi il contributo della madre è tutto da ripensare, ma riguardo il tema omosessualità la vedo diversamente. Inoltre, dal mio punto di vista il tema del vento è presente in modo evidente a livello metaforico, anche se marginale a livello fisico. Tuttavia, il paletto fisico è stato trattato nella medesima modalità, da alcuni autori, in altri step senza venire considerato non conforme. Per questo ho ritenuto giusto procedere con la scrittura e l’invio, anche a rischio di non venire ammesso.

Grazie vivonic per il tuo commento. Leggerlo mi ha fatto un immenso piacere anche se alla fine ha prodotto zero punti da parte del CDL…  
Quando ho iniziato a scrivere “Il vento delle parole” mi sono chiesto se valesse la pena procedere sulla variante parallela decisamente più stimolante di quella fisica. Temevo la non ammissione del racconto, l’avrei comunque accettata senza problemi. Grazie a questo bellissimo sito, sto apprendendo direttamente sul campo, tra delusioni e piccole soddisfazioni. La sincerità degli autori, ognuno con il proprio stile, aiuta e forma chi è disposto a mettersi in gioco. I commenti negativi/costruttivi sono la linfa per migliorare, così come quelli positivi, laddove ci sono i motivi per la lode. Spero di continuare a crescere, non certo per vincere, bensì per condividere con chi legge il mondo che vorrei o che aborro.

Grazie Petunia per il tuo contributo. Condivido il tuo pensiero, la seconda parte è da rifare. Questo paletto è risultato ostico per tutti. Spero di trovare il tempo di riscrivere il racconto a partire dai tanti consigli ricevuti. Quando si modifica in corsa un testo tutto diventa più a rischio sbandamento.

Grazie Hellionor per il tuo commento. Riguardo il tema del concorso ho puntato su un elemento che non fosse solo fisico. Il vento del cambiamento è una energia potente che travolge tutto e tutti, a ogni livello. Mi è parso più stimolante e in linea con i racconti degli step precedenti in cui l’interpretazione del tema ha assunto sfumature diverse. Sulle consapevolezze dei protagonisti è un appunto che condivido in parte. Certo, alcune notizie sembrano andare nella direzione da te accennata, però altre considerazioni riguardano il vissuto dei protagonisti, l’atmosfera, i fatti a cui hanno assistito e di cui hanno parlato negli anni con gli amici, i parenti, i vicini. Riguardo la madre ho intenzione di riscrivere tutto e la farei comparire quando Boris è ancora in vita.
Riguardo il blocco, lo trova Amadeus sul tavolo quando va a casa di Boris e preoccupato per la sua assenza decide di portarlo alla madre, un’azione per certi aspetti logica e non innaturale, almeno questa è l’idea di fondo.

Grazie Akimizu per il tuo intervento. Riguardo i personaggi ho già risposto a Hellionor anche se il vostro appunto lo terrò in considerazione per i prossimi racconti. Per quanto concerne la morte di Boris, il protagonista quando è uscito si è fermato nella biblioteca abbandonata da anni. Nessuno è a conoscenza della sua presenza in quel luogo, visto che da molti giorni ha perso ogni contatto. Per questo motivo esce, nonostante abbia la febbre alta, particolare che, purtroppo, non ho rimarcato a sufficienza. Perciò, a mio modo di vedere,  è plausibile che, una persona ormai ammalata perde conoscenza e muore in un luogo molto freddo e dimenticato da tutti. Poi ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Mi spiace solo che tu abbia trovato ed evidenziato solo dei difetti. Ma va bene così, tutto è crescita.

Grazie CharAnable per il tuo commento. Considero questi racconti degli esperimenti utili per migliorare il livello personale tramite le diverse opinioni e punti di vista. Non sempre le critiche sono facili da digerire ma la presa di coscienza è la condizione primaria per crescere.
Il paletto della madre ha rappresentato un punto di discontinuità che ha messo in crisi quasi tutti e penalizzato il giudizio finale.

A vivonic, Petunia, Achillu, Gimbo e Albemasia garba questo messaggio

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