Sul letto, in parte coperto dalle lenzuola, c’era un uomo nudo, Alfred Bishopper, sui cinquant’anni, molto in carne, capelli radi e occhi grigi e piccoli. Aveva la carnagione bianca, quasi lattea, punteggiata da nei di varie forme e dimensioni. Le guance erano attraversate da sottili capillari rotti.
Semisdraiata a fianco ad Alfred c’era Johanna Rosendoll, sui 25 anni, procace, molto truccata, molto bionda. Indossava solo della lingerie bianca ricamata di rosso.
- Non v'illudete, - leggeva concentrata la ragazza da un foglio che teneva in mano. - Né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. Dalla prima lettera ai Corinzi.
- No, no, no! – Disse Alfred, - Lascia stare i Corinzi. E leggi bene! Deve essere un monito, una terribile minaccia. Devi far sentire il peccato! La colpa! La dannazione!
- Ma, monsignore, io non so leggere bene – rispose Johanna.
- Imparalo a memoria allora. Devo tremare quando lo sento.
- Ok. Riprovo.
- Brava. Intanto accarezzami qui.
Johanna iniziò a muovere ritmicamente la mano sotto il lenzuolo. Rilesse brevemente il foglio, si schiarì la gola, assunse un’espressione arrabbiata e ricominciò: - Non v'illudete; fornicatori schifosi, idioti bavosi, puttanieri, ubriaconi e froci vari. Non andrete mai in paradiso zozzoni. Brucerete all’inferno per sempre cazzo.
- No, no, no! – Sbraitò ancora Alfred - Non devi cambiare le parole, altrimenti perde di forza. Continua ad accarezzarmi e intanto prova con un altro versetto, più breve magari. Mi raccomando, sii convincente. Devi farmi tremare. Tremare!
- Va bene, proviamo con questo. – Disse la ragazza. - Gli empi se ne andranno al soggiorno dei morti.
- Più forte! Più convinta! Immagina di essere il Savonarola. E continua a muovere così la mano.
- Gli empi se ne andranno al soggiorno dei morti!
- Ancora…
- Gli empi se ne andranno al soggiorno dei morti!
- …
- Gli empi!
- …
- Al soggiorno dei morti…
- Niente, qui non succede niente. – scosse la testa sconsolato Alfred. - Colpa tua, non sai trasmettermi il sacro terrore del peccato.
- Reverendo, io non ho ancora ben capito il perché di tutta questa pantomima. Non possiamo farlo normalmente? In quel campo sono molto più brava, giuro.
- Te l’ho detto. Senza il peso del peccato non mi eccito. Devo essere terrorizzato dalle fiamme dell’inferno. Devo sentire le punte del forcone di Satana sul sedere altrimenti non riesco a concludere niente.
- Glielo assicuro, sua santità: ne ho viste di cose strane in tanti anni di professione, ma questa le batte tutte.
- Riproviamo con un altro versetto, scegline uno a caso tra quelli che ti ho scritto lì.
- Ecco, questo mi piace. Spero funzioni. Pronto, eccellenza?
- Pronto. Mi raccomando la mano: a ritmo con le parole.
- Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.
- Niente. Riprova.
- No, sua eminenza, io non ce la faccio. E sono anche cattolica, lo sa? Non dovrei leggere le Sacre Scritture così. Secondo me è blasfemo.
- Non ti preoccupare, poi vieni da me in Chiesa che ti assolvo.
- Ma perché mai ho accettato questo lavoro?
- Comunque ti pago, eh.
- E ci mancherebbe, monsignore! È che è uno smacco per la mia professionalità. In ogni modo, per me è colpa di questo posto orribile se ancora non le è successo nulla. Sembra il soggiorno dei morti, sembra.
- Anche la scelta del luogo è importante per i miei sensi.
- Sì, ma me lo spiega perché dovevamo venire a farlo proprio qui, nel retro di questa portineria schifosa di questo palazzo decadente in questa zona di Londra così malfamata? Nessuno si può eccitare in un posto del genere.
- Questa casa ha un significato particolare. – disse Alfred. - In questa camera la colpa è più forte. Il peccato trasuda dai muri.
- Ok reverendo, ma proprio i docks? Qui i muri trasudano puzza di pesce marcio.
- Proviamo un’ultima volta?
- Va bene. Ma non è che può arrivare qualcuno?
- Ho chiuso la porta della portineria a chiave e messo un cartello non disturbare. Poi oggi tutta Londra è al funerale di Churchill.
- Ma il portinaio? – Chiese Johanna.
- Lui non c’è, di questo sono sicuro.
- Senta eminenza, mi è venuto freddo. Prima di riprovarci mi metto qualcosina addosso, ok?
Johanna si alzò per frugare tra le sue cose appoggiate a una sedia, intanto canticchiava: - It's been a hard day's night, and I've been working like a dog. It's been a hard day's night, I should be sleeping like a log.
- Cosa canti? – Chiese Alfred.
- Una canzoncina dei Beatles, le piace?
- Non ascolta quella robaccia empia e immorale.
- Da che pulpito… Comunque non ho niente di adatto e pesante da mettermi. Guardo cosa c’è in questo armadio. Chissà che ci trovi un vestito da Savonarola.
- No, l’armadio no! – Gridò lui.
Johanna mentre apriva l’armadio si girò per domandare: - Perché l’armadio no?
Il cadavere di un uomo anziano con chiari i segni di colpi sul cranio scivolò dall’anta aperta e cadde addosso alla ragazza.
- Aaah. – Gridò lei facendo un balzo indietro.
- Aaah. – Rispose Alfred.
- Aaah aiuto! – Continuò Johanna.
- Vieni qui! – La esortò lui. - Sembra un cadavere.
Johanna tornò nel letto e si nascose sotto le lenzuola. - Sembra? – Disse. - È un cadavere! E cosa ci faceva un cadavere nell’armadio?
- Come faccio a saperlo io?
- Come come fa a saperlo? Mi ha detto lei di non aprire l’anta.
- Ma io non sapevo cosa ci fosse lì dentro.
- Monsignore, lei mi prende in giro. Io chiamo la polizia. – Disse Johanna e si allungò verso il telefono appoggiato al comodino.
- No, non lo fare!
- Lei mi sta dicendo di non fare troppe cose. Perché non dovrei chiamare Scotland yard? Le piace stare qui con questo cadavere?
- Ma sai lo scandalo che ne verrebbe fuori? – Disse Alfred. - I titoli dei giornali, le indagini della polizia e della curia, gli interrogatori. Lasciamo perdere. Ti pago il triplo se non dici niente a nessuno. Ricominciamo?
- Ma ricominciamo cosa? Lei sta scherzando reverendo. Con l’occhio vitreo di quel vecchio puntato addosso? E poi qui puzza tutto.
- Ancora ‘sto odore di pesce?
- No, tutta questa situazione puzza.
- Puzza? – Chiese lui.
- Io sono una gran lettrice di Sir Conan Doyle, sa. E qui ci sono tanti indizi interessanti.
- Interessanti?
- Che fa eccellenza, ripete quello che dico? Mi lasci finire.
- Scusa. Finisci poi facciamo un altro tentativo.
- Dicevo, gli indizi. – Continuò Johanna. - Primo: ho visto entrando in portineria la foto di questo vecchio vestito da cacciatore con una quaglia enorme in mano. Per me il nostro nuovo amico qui è il portinaio. Secondo indizio…
- Uff.
- Secondo indizio: lei reverendo diceva che questo posto ha un significato particolare per lei dunque deve conoscere bene queste stanze e chi ci abita, o ci abitava. Terzo indizio: sempre lei era sicuro che il portinaio non ci avrebbe disturbato.
- E allora? – Domandò spazientito Alfred.
- Quarto indizio: ancora lei mi intima di non aprire l’armadio. Quinto indizio: ora sta facendo finta di non capire quello che le dico.
- Non capisco dove vuoi arrivare. Ma fai in fretto che voglio ricominciare.
- Elementare Watson. – Dichiarò solenne Johanna. - Lei eccellenza sapeva che il corpo del portinaio era qui con noi nel guardaroba!
- Non sapevo niente io. – Rispose Alfred scuotendo la testa.
- Confessi! O chiamo la polizia.
- Non ci penso proprio.
- Confessi!
- Ma neanche…
Johanna abbassò la voce e insistette, più suadente: - Dai, se sua santità ammette in fretta di conoscere questo morto, poi possiamo ricominciare. Mi dia questa soddisfazione. Non dico nulla a nessuno.
- E va bene, sì, è il portinaio.
- Bravo! E come faceva a sapere che era nell’armadio con la testa fracassata?
- Uff.
- Ma come uff? Mi ha detto lei di non aprire l’armadio.
- E va bene, sì, sì, sì! – Quasi grida Alfred. - L’ho messo io nell’armadio. Non volevo che lo vedessi.
- Grazie per la cortesia, reverendo. L’ha trovato già così? Sembra morto da poco.
- ….
- Allora?
Alfred rispose con un sussurro - No, l’ho ucciso io.
- Come? Parli più forte, non bofonchi.
- L’ho ucciso io! L’ho ucciso io quel bastardo! Quel vizioso dissoluto maledetto corrotto immorale bastardo. Era ciò che si meritava dopo tutto quello che aveva fatto a me e a chissà quanti altri bambini.
- È stato lei?
- Io, io, io! Sono venuto qui questa mattina per affittare la camera per il nostro incontro. Poi però ho rivisto questo empio degenerato e mi è tornato su tutto l’orrore di quarant’anni fa! Da bambino vivevo in questo palazzo. Mia mamma andava a lavorare e a volte mi lasciava in portineria. E quando eravamo soli ‘sto dissoluto mi portava qui nel retro e… Se l’è meritato.
- Lei… Lei…
- Punizione severa per chi abbandona il retto sentiero. – Ammonì severo Alfred. - Chi odia la correzione morirà.
- Assassino! Il peccatore è lei! – Esplose la ragazza. - Empio e assassino! Mi fa schifo! È un omicida schifoso. Dov’è il perdono? Lei è un prelato! Dov’è la misericordia e la comprensione? Il perdono, il perdono cazzo! È solo un verme! Assassino! Ora la sua colpa è troppo grande per qualsiasi assoluzione. La sua condanna sarà eterna! Il castigo terribile! Per lei sarà riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. E se lo merita tutto! Tutto! Dio non sopporta gli omicidi.
- Ancora, ancora!
- Lei è un maledetto assassino pervertito incapace di perdonare. La fornace eterna l’attende. Lurido empio omicida corrotto.
- Ancora ti prego. Sta funzionando.
- Cosa?
- Questa condanna. Sei bravissima.
- Sta funzionando?
- Sì, sei eccezionale.
- E lei è uno schifoso assassino, ma mi faccia vedere. Urca, è vero!
- Sei la migliore con cui sia mai stato. Sento finalmente tutta la colpa, tutto il peccato. Che eccitazione! Che eccitazione! Ricomincia.
- Ok, spero di ritrovare l’ispirazione. Una curiosità, con cosa l’ha ucciso?
- Un martello, è sotto il letto. Vai avanti, ti prego.
- Le dispiace se intanto guardo il cadavere così mi risale la furia?
- Va bene, basta che muovi la mano con un certo ritmo. Che brava che sei.
- Il mio peccato è l’orgoglio. Se mi dice che sono brava non capisco più nulla.
- Brava brava brava.
- Schifoso porco assassino. Soffrirai le pene infernali per l’eternità.
- Aahh.